DAL SOLE DELL’AVVENIRE AL SOLE DI PARIGI
Con Alex Zanotelli e Luigi Mosca il sottoscritto ha elaborato la teoria delle “tre bombe globali” che avremmo, da cittadini succubi e disattenti, lasciato attivare da chi comanda il mondo e che prima o poi ci faranno saltare in aria se non provvediamo a disinnescarle: ci riferiamo alla “bomba nucleare”, alla “bomba ecologica”, ed infine alla “bomba della diseguaglianza”.
Più volte abbiamo spiegato nei nostri interventi che l’attività dei sistemi militari, dell’economia accumulativa e del consumismo sfrenato possono creare delle crisi propriamente mortifere per la massima parte del genere umano, ed abbiamo persino individuato una logica scala di priorità, definita dal numero di morti per estensioni temporali che la deflagrazione delle “bombe” sopra citate può innescare. La precedenza va al disinnesco attraverso il disarmo della bomba atomica, che può uccidere subito, in qualsiasi momento, tutti i 7 miliardi che siamo, grazie ad un conflitto che può deflagrare per caso, per errore, per sabotaggio; poi viene la bomba ecologica, che, ad es. con il riscaldamento climatico, il cuore dell’interesse della presente pubblicazione, può sopprimere la totalità delle vite in 100 anni; infine c’è la bomba finanziaria da neutralizzare, che può fare collassare le società con sofferenze generalizzate e perdite massicce, in senso letteralmente fisico, di moltitudini umane.
Con la finanziarizzazione, imperniata su Wall Street come principale piazza finanziaria e sul dollaro come mezzo di pagamento internazionale, l’1% di straricchi (in realtà le 10.000 persone fisiche contate dal compianto Luciano Gallino) ha messo su una “megamacchina” che funziona come un’aspirapolvere della ricchezza verso questa élite parassitaria. Dall’economia di coloro che lavorano sui beni e sui servizi reali risucchia valore ed infine titoli di proprietà l’appropriazione rentier di chi gioca con azioni e valori monetari, numeri che identificano prezzi (tutta la realtà viene ridotta a quantità che ignora la qualità).
I conflitti in corso, sociali, religiosi, culturali, etnici, territoriali, interstatuali, se consideriamo la centralità del parametro della sopravvivenza generale, sono oggettivamente meno importanti, anche se dominano la scena mediatica e delle preoccupazioni pubbliche: ma fungono da micce che possono portare all’esplosione catastrofica, addirittura cataclismatica, delle “bombe” globali.
Secondo noi, che ci ispiriamo alla nonviolenza – lo abbiamo già accennato – il concetto più importante, che va oltre l’esclusivismo dei gruppi particolari (per quanto ampi possano essere), è l’attribuzione della priorità assoluta alle persone e all’insieme della famiglia umana, a partire dal rispetto della vita, delle vite di tutti.
Noi però non dovremmo rinviare al «Sole dell’avvenire», come facevano le ideologie ottocentesche che hanno dominato anche il novecento; il concetto di priorità dell’umanità va proposto nel presente: l’umanità, quella che c’è adesso, quella che concretamente lavora, soffre e spera oggi, è l’oggetto e lo scopo del nostro attivismo nella congiuntura attuale. Di qui lo slogan: “Prima l’umanità, prima le persone”, che ovviamente si contrappone agli individualismi assolutistici, agli “identarismi” particolaristici e ai “sovranismi” di ogni colore. E si contrappone soprattutto alla nuova ideologia in formazione tra le altissime sfere, quella tecnocratica del “post-umano” che affida alla “tecnologia della potenza” il sogno dell’avvento di una nuova sorta di esseri, immortali e superperformanti, frutto dell’incrocio, poggiante sull’infrastruttura della Rete, di ingegneria genetica, robotica ed intelligenza artificiale.
Il “Sole dell’avvenire” di allora diventa oggi il “Sole di Parigi” con riferimento esplicito alla
mobilitazione contro ciascuna delle tre “bombe” da parte della cittadinanza attiva internazionale, che sta ottenendo oggi dei risultati “storici” nel diritto internazionale, cioè nella nonviolenza efficace secondo le stesse parole di Papa Bergoglio.
Le conquiste miliari di questa mobilitazione sono due:
1) l’accordo di Parigi, del 12 dicembre 2015, che mette praticamente fuori legge, nella prospettiva di qualche decennio, i combustibili fossili;
2) il percorso istituzionale avviato al di fuori del Trattato di Non Proliferazione da parte degli Stati non nucleari che arriverà a mettere fuori legge gli ordigni “atomici”, forse già nella stessa Conferenza ONU che si aprirà il 27 marzo p.v. a New York.
Questa rivista, che è strumento delle competenze e dei movimenti che si sono battuti per tali risultati, vigilerà perché non restino sulla carta ma promuovano la conversione energetica (il modello rinnovabile al 100%) ed ecologica della società in alternativa alla barbarie ed al baratro in cui rischiamo di precipitare.