Dal blog di Edo Ronchi
Ho conosciuto Giorgio Nebbia nel 1983: ero un giovane parlamentare trentenne e lui pure deputato ma già professore e noto ambientalista cinquantenne. Ora che è morto, ai primi di luglio a 93 anni, mi vengono in mente tanti ricordi: le prime discussioni sull’energia nucleare, quelle più tardi sulla bonifica dell’ACNA di Cengio, i suoi puntuali commenti alle varie edizioni dell’Italia del Riciclo e tanti altri.
Giorgio non era mai generico e superficiale, era sempre aggiornato e competente, ma mai presuntuoso. Io che mi ero accostato a lui come a un maestro, mi sono trovato subito a mio agio, con una persona che, negli anni, è sempre stata cortese e disponibile, specie quando, su qualche specifica questione, non ero in sintonia con lui.
Il contributo culturale della sua laboriosa e lunga attività spero sia più conosciuto e valorizzato. So che, in buona parte, è raccolto presso il Centro di storia dell’ambiente della Fondazione Luigi Micheletti di Brescia. Vorrei, in suo ricordo, richiamare quello che ritengo fra i suoi più importanti contributi, non sempre compreso appieno nella sua portata: quello relativo al ruolo delle merci sia nella insostenibilità ecologica, sia nel cambiamento verso la sostenibilità .
Nei modelli di economia circolare ha grande rilievo la responsabilità estesa del produttore che coinvolge l’intero ciclo di vita del prodotto. Giorgio Nebbia partiva dal prodotto-merce e proponeva di ricostruire tutta la filiera coinvolgendo il produttore, ma anche il consumatore.
La battaglia contro l’inquinamento chimico di una certa agricoltura che aveva portato alla “Primavera silenziosa” nei campi era più efficace se si partiva dai residui chimici pericolosi per la salute che lasciava negli alimenti venduti ai supermercati, per fare un esempio.
Oppure per affrontare il problema della gestione di una massa crescente di rifiuti – altro tema caro a Giorgio Nebbia- non si potevano ignorare i modelli del consumismo delle merci che li generano. Giorgio è stato fra i primi a proporre l’ecodesign delle merci: di progettare i prodotti per il mercato in modo che generassero meno rifiuti, che fossero di lunga durata, riparabili e interamente riciclabili.
Come studioso delle merci sottolineava il peso del mercato, delle logiche economiche capitalistiche e di breve termine che lo determinano, nel definire caratteristiche di prodotti e di processi produttivi che generano insostenibilità ecologica. Individuato il problema si è già sulla buona strada per la soluzione che sta in modelli ormai affermati di economia mista – di mercato ma con significativo ruolo pubblico – di economia di mercato regolata in modo sostenibile, di meccanismi fiscali utilizzati per internalizzare costi e benefici non pienamente riconosciuti dal mercato e via dicendo.
Attenzione però che queste soluzioni non sono nate dal conformismo del pensiero economico tradizionale, ma, invece, proprio da quello critico, oltre che dalle esperienze di tanti fallimenti ambientali del mercato.
I portatori di pensiero critico come Giorgio Nebbia sono sempre percepiti come spigolosi, raramente sono comodi, spesso sono in dissenso radicale e minoritario. Anche per questo gli sono riconoscente: ben seminato caro Giorgio