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Appello – 24H non stop per Julian Assange

Appello – 24H non stop per Julian Assange

 

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Julian Assange è un uomo, un giornalista che ha rivelato i crimini e i criminali delle guerre in Afghanistan e in Iraq degli Stati Uniti.

Julian Assange per questo è stato punito, è stato ingiustamente incarcerato e imbavagliato, gli è stato impedito di fare informazione. Mentre i crimini e i criminali sono impuniti e assolti.

Julian Assange rischia di essere estradato negli Stati Uniti e condannato a morte con 175 anni di carcere.

Julian Assange ha due figli piccoli e ha accanto una compagna e avvocata, Stella Assange, che continua a lottare.

Julian Assange è il simbolo di tutti i giornalisti, le giornaliste, le voci libere che con lui possono essere messe a tacere.

Julian Assange rappresenta un modello di mondo nuovo e migliore dove l’ingiustizia va condannata e i diritti umani difesi.

Sono sempre più numerose le iniziative per la libertà di Assange e per impedirne la pericolosa estradizione negli USA.

Ti invitiamo a partecipare a un’iniziativa grandiosa che possa far conoscere il suo caso in tutto il pianeta: 24 ore non stop dove giornalisti, attivisti, artisti, persone di cultura manifesteranno in tutto il pianeta per la libertà di Julian. Il 15 Ottobre sul Pianeta Terra.

Aderisci a: 24hAssange@proton.me

 

https://www.24hassange.org/

 

 

Le adesioni sono in ordine alfabetico; se la vostra adesione manca o se non volete che compaia sul sito scrivete a 24hassange@proton.me

Organizzazioni e testate:

Casa dei Diritti dei Popoli, Toscana

Centro per la pace Forlì-aps

Comitato permanente per la pace di Gorizia e Nova Gorica

CostituzioneBeniComuni

Dolce Vita

Donne Ambiente Sardegna

I Sentinelli di Milano

La Comunità per lo Sviluppo Umano

Movimento Nonviolento Sardegna

PeaceLink

Periscopio, Ferrara

perUnaltracittà, laboratorio politico Firenze

Piccola Scuola di Pace Gigi Ontanetti

Sardegna Pulita

Medicina Democratica

Yairaiha Onlus

Persone:

Maurizio Acerbo

Vittorio Agnoletto

Bruna Alasia

Angelo Baracca

Monica Barbera

Alberto Barbieri

Carlo Bellisai

Sandra Berardi

Nicoletta Bernardi

Emanuela Maria Bussolati

Giuseppe Bruzzone

Vincenzo Cadoni

Gennaro Calabres

Cecilia Capanna

Davide Cappelletti

Marco Cappato

Donatella Ciesch

Cinzia Cingolani

Geraldina Colotti

Gabriella Conti

Fausto Cosma

Fabrizio Cracolici

Cesare Dagliana

Claudia Daurù

Fabrizio de Togni

Myra Evans

Tullio Florio

Pietro Folena

Giorgio Fontana

Amelia Frascaroli

Caterina Giustolisi

Matteo Gracis

Alessandro Hellmann

Michela Lipari

Pierpaolo Loi

Claudio Lombardi

Aldo Lotta

Fausto Magagnini

Linda Maggiori

Nicoletta Manuzzato

Laura Marcheselli

Marzenka Matas

Ilva Palchetti

Giuliana Palermo

Agnese Palma

Lazzaro Pappagallo

Arturo Pellegrino,

Gianna Pepe

Anna Piras

Paolo Prieri

Stefania Maurizi

Paola Mazzinghi

Piergiorgio Rossetti

Ernesto Rossi

Luciana Rotter-Butera

Ester Seritti

Umberto Silvestri

Sonia Monica Soldani, Pistoia

Domenico Stimolo

Martina Tiberti

Laura Tussi

Vincenzo Vita

Alex Zanotelli

Silvia Zaru

 

Organizzazioni e testate:

Amnesty International

Articolo21

Atlante delle guerre

Comitato di solidarieta’ con Leonard Peltier di Milano

Free Assange Italia

Italia che Cambia

Left

Media Alliance

Pressenza

Presidio Europa NoTav

Terra Nuova

transform! Italia

Sostenitori di Julian Assange

Sovranità Popolare

Unimondo

Ecomapuche

Persone:

Daniela Bezzi

Maurizio del Bufalo, Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli

Alessio di Florio

Renato Giuseppe Napoli (EarthProtector-StopEcocide)
Maurizio Torti

Dale Zaccaria

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Un’alternativa plurale di pace: intervista a Maurizio Acerbo

Un’alternativa plurale di pace: intervista a Maurizio Acerbo

Laura Tussi conversa con Maurizio Acerbo segretario nazionale di Rifondazione Comunista – Sinistra Europea.
Intervista rilasciata prima della crisi di governo del luglio 2022

Maurizio Acerbo

Tussi. È necessario costruire un soggetto plurale alternativo al modo di fare politica attuale, assolutamente senza l’accordo con i poteri forti, tra cui banche, fondazioni, assicurazioni, fondi finanziari e altro. Come?
Acerbo. Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare: è il detto popolare. Il come lo dovremmo vedere tutti insieme però della necessità credo non si possa fare a meno. Noi assistiamo anche in queste ore a un coro intorno alla figura di Draghi che dice molto di che cosa è diventata la politica in Italia e non solo in Italia. Quindi credo che abbiamo un’urgenza che è quella di costruire un’alternativa popolare. Perché dico “popolare”, perché noi abbiamo un sistema politico che è diventato sempre più blindato verso le classi popolari di cui conquista il consenso di una fascia sempre più ristretta, perché metà della popolazione ormai non vota. Lo fa attraverso un bombardamento mediatico e attraverso tante strutture di gestione del potere e però la politica di fondo è una politica oramai che attribuisce priorità ai grandi capitali, alla logica del profitto e, come noi pacifisti avvertiamo da anni, a una logica anche del complesso militare industriale e imperialista davvero molto pericolosa per le sorti della pace mondiale. Quindi nel frattempo partiamo da una cosa. Da ciò che non vogliamo essere. Non vogliamo essere parte del partito della guerra perché alla fine tutti i partiti si accapigliano, ma vedremo come andrà a finire. Comunque hanno tutti votato per l’invio delle armi. Tutti hanno un approccio favorevole all’aumento delle spese militari. Nessuno si colloca in una linea di disobbedienza alle politiche della NATO. Non vogliamo neanche far parte del partito della precarizzazione del lavoro che, ricordo, è il prodotto di scelte di tutti i governi di centrosinistra e centrodestra che si sono passati la staffetta nel corso degli anni. Non siamo neanche del partito delle privatizzazioni e non a caso Draghi è considerato da loro come un punto di riferimento. Draghi è l’uomo delle privatizzazioni. Del governo delle privatizzazioni che sono state bipartisan. Quindi, se non vogliamo far parte di questo partito unico, dovremmo, credo, e qui vengo al come, evitare divisioni settarie che impediscono l’unità di chi sta in basso e costruire un programma di alternativa per il Paese un po’ come hanno fatto i nostri compagni e le nostre compagne in altri luoghi del pianeta da ultimo in Francia. È tutto difficile perché chi la pensa come noi è completamente invisibile, azzerato dai media e quindi i nostri discorsi non arrivano alla maggioranza della popolazione e questo è un problema, ma dovrebbe suscitare un grande senso di responsabilità in chi vuole cambiare le cose e deve avere anche l’umiltà di praticare l’unità perché abbiamo bisogno di un progetto che acquisisca quel minimo di forza che consenta di parlare al Paese. Ricordo che nessuno avrebbe potuto prevedere il successo di Mélenchon in Francia, ma quel successo è stato costruito andando in salita per tanti anni. Insomma noi ci proviamo. Abbiamo subito tante sconfitte, ma dobbiamo tornare a provarci.
Tussi. Occorre un importante radicamento nella società civile e nelle varie istanze pacifiste. Anche questa è la nuova entità parlamentare per poter cambiare?
Acerbo. È ovvio che l’Italia ha bisogno di un movimento pacifista forte e ne ha bisogno l’Europa perché mi pare evidente che noi oggi viviamo un paradosso. L’opinione pubblica è maggioritariamente sulle nostre posizioni e, nonostante ciò, siamo bombardati dai media. Però paradossalmente non riusciamo a costruire una grande mobilitazione di massa. Questo significa che vi è una debolezza del movimento pacifista perché questo mugugno della gente contro le scelte di guerra non si traduce in azione collettiva: noi dobbiamo lavorare in questa direzione. Quindi ricostruire una forza unitaria politica pacifista credo sia interesse anche dei movimenti per la pace che dovrebbero evitare il collegamento col PD perché è il partito più organicamente filo Nato in una maniera che davvero lascia sempre più interdetti e ci fa inorridire. Lo dico perché so che ci sono molti che voteranno e hanno votato per il centrosinistra e che la pensano come Gino Strada. Che danno il loro 5 x mille a Emergency e che fanno una sottoscrizione per una nuova ONG per la pace e però poi alla fine, fanno scelte assolutamente contraddittorie. Noi dobbiamo lavorare invece alla crescita del movimento pacifista e popolare e al tempo stesso alla sua autonomia perché se il centrosinistra è il partito delle spese militari e della fedeltà agli USA e alla Nato, non vedo perché dobbiamo collaborare con loro alla costruzione di una macchina da guerra. Un nostro successo elettorale, anche se non cambierebbero i problemi dalla sera alla mattina, aiuterebbe ad avere in Parlamento e nei media una posizione pacifista conseguente e contestare le scelte di guerra. È fondamentale capire cosa sta accadendo perché al vertice della Nato a Madrid (che ha ricevuto il sostegno entusiasta dei partiti di governo) abbiamo scoperto non solo che siamo in guerra con la Russia, ma che tra i nostri nemici, tra le nostre minacce, vi è la Cina. Ora noi non vogliamo che l’Italia sia la piattaforma militare della nuova guerra fredda con la Cina e della prosecuzione della guerra per procura con la Russia. Vogliamo che l’Italia conquisti la funzione che ci assegna l’articolo 11 della Costituzione cioè di essere un Paese che fa politiche di pace. Con noi dovremmo mettere insieme coloro – questa è la prima fondamentale discriminante – che si ritrovano invece intorno alla missione dell’articolo 11. Il nostro Paese non deve diventare una potenza imperialista, militarista, guerrafondaia. Non deve essere subalterno a chi fa queste politiche, diventando cobelligerante, ma deve perseguire la pace. A me fa impazzire l’idea che Erdogan faccia il mediatore tra Russia e Ucraina e la Nato. Avrei preferito lo facesse l’Italia.
Tussi. Con l’assemblea tenutasi a Roma per creare un’unione popolare cosa si vuole ottenere?
Acerbo. Stiamo per costruire l’Unione Popolare chiamando a raccolta le forze migliori. C’è stata una risposta molto positiva in termini di adesioni all’appello che è circolato. Speriamo che il processo di costruzione porti in tempi brevissimi ad aggregare un’area del Paese fatta da persone che tutti i giorni si impegnano sul piano sociale, politico, civile, culturale. Insomma quell’altra Italia che oggi non ha rappresentanza. Credo che sia un dovere. Noi ci proveremo ovviamente. Vogliamo andare molto oltre la sommatoria dei partiti che hanno già detto come Rifondazione Comunista e Potere al popolo: “Noi ci stiamo”. Abbiamo chiesto a Luigi De Magistris la disponibilità ad impegnarsi in questo progetto, perché con lui abbiamo condotto una esperienza quasi unica in Italia. Dieci anni di governo in alternativa a tutte le forze che oggi dominano il Parlamento avendo battuto a Napoli il centrosinistra, il centrodestra e anche il Movimento 5 Stelle. Partiamo da un’esperienza che è stata non solo di vittoria alle elezioni, ma anche di vittoria nei fatti. Con il centrosinistra in realtà si fa ingannare chi vuol essere ingannato dal PD. Non ha mai avuto un programma di sinistra quindi chi si stupisce e dice: “Oddio ma non fanno cose di sinistra” in realtà è perché si è autoilluso. Il PD non ha mai avuto, dalla sua fondazione, un programma di sinistra: non si chiama partito di sinistra. Credo che non abbiano scritto nello Statuto di essere un partito di sinistra. Prende i voti dei creduloni grazie a tanti strumenti. A Milano c’è chi ha votato per Sala pensando che fosse un ecologista. Il che è tutto dire. Credo che noi abbiamo il dovere di provarci a costruire questa prospettiva dell’Unione Popolare; dobbiamo fare anche in fretta perché si voterà tra pochissimo. A me dispiace doverlo fare in fretta solo perché non abbiamo il tempo per quel processo partecipativo che avevo immaginato. Ma proviamo lo stesso, perché le ragioni per cui abbiamo proposto di lanciare un percorso verso l’Unità Popolare escono rafforzate ogni giorno da quello che accade nel nostro Paese.
Tussi. Con la rappresentanza del nuovo soggetto politico alternativo e il legame con il mondo pacifista, l’opposizione al pensiero bellicista e guerrafondaio di Draghi come potrà prendere forma?
Acerbo. Innanzitutto va sottolineato che questo pensiero bellicista non è un’invenzione nostra, perché abbiamo una riconfigurazione della politica occidentale che va verso oggettivamente la guerra. Basti pensare ai bilanci militari degli Stati Uniti che da anni sono in crescita vertiginosa. Ogni anno è il record della storia del bilancio militare e le scelte che stanno facendo in Europa di fronte al conflitto Russia-Ucraina sono aberranti. La guerra doveva durare due giorni e invece è diventata interminabile. L’idea di fondo è che gli Stati Uniti costruiscono un blocco coinvolgendo l’Europa, il Giappone, fino all’Australia. Sostanzialmente gli Stati Uniti vorrebbero conservare per via militare quel predominio che non hanno più sul piano economico perché la stessa globalizzazione, voluta da loro, ha prodotto altre potenze, altri scenari. Quindi noi non ci troviamo di fronte a scelte improvvisate. La guerra in Ucraina è una guerra ricercata per anni che l’élite Europea ha subito e non ha avuto la forza di dire “No” agli Stati Uniti. Sta subendo anche adesso e oramai siamo di fronte a una mutazione che produrrà un’escalation militare sempre più pericolosa. In uno scenario di questo tipo in Russia sarà sempre più forte il nazionalismo revanchista e neozarista imperiale. Ma anche in Cina certo non avanzeranno i processi di democratizzazione. È la guerra che chiama guerra e chiama anche fascismo. Chiama anche crisi della democrazia e recupero di ideologia nazionalista. Non dobbiamo farci ingannare che in questa guerra le nostre armi servono per la democrazia e i diritti umani. Quali diritti umani? Basti vedere come Al Sisi sia coccolato sia dall’Occidente che dalla Russia. Io lascerei in pace i diritti umani e la democrazia che sono il frutto di lotte di chi si è opposto all’imperialismo e al colonialismo; a questa tendenza neoimperialista che si afferma nel mondo. Quindi noi dobbiamo creare una controegemonia e per farlo nel nostro Paese, innanzitutto dobbiamo ricostruire una forza che si dia la pace come obiettivo prioritario a partire dal “No” all’aumento delle spese militari. Noi dobbiamo organizzare la rivolta ogni volta che diranno che non ci sono i soldi per un ospedale. Noi dovremmo dire “maledetti li avete trovati per i missili e i carri armati e le portaerei e i droni e tutte le diavolerie con cui ammazzare la gente”. Abbiamo bisogno di far tornare questo punto in primo piano nell’agenda politica. Dobbiamo creare un’unità dal basso e stare uniti per promuovere la pace. Dobbiamo rifiutare il ricatto di chi ci accusa di essere amici di Putin; le accuse che lanciano contro noi pacifisti sono le stesse che Putin lancia contro i pacifisti russi accusandoli di essere filoamericani. Noi invece ci libereremo volentieri degli oligarchi dell’est e dell’ovest.

 

Tussi. Ma come facciamo in Italia a raggiungere i risultati delle ultime elezioni francesi dove la sinistra, quella vera, ha ottenuto ottimi risultati?
Acerbo. Non penso che siano possibili miracoli. Lo stesso risultato francese è stato prodotto da anni ed iniziative di una lenta crescita dopo una fase di crisi della sinistra radicale francese. Questa crescita è stata molto simile a quella che viviamo noi e quindi credo che dobbiamo innanzitutto iniziare a ricostruirla questa forza, a ridargli uno spazio sul terreno della rappresentanza, a lavorare alla convergenza dei movimenti e prepararci ad anni di lotta politica. Nessuno si sarebbe immaginato un successo come quello che ebbero alcuni anni fa i 5 Stelle che dallo zero virgola fecero un boom. Non è detto che noi non si abbia lo stesso successo però – e io su questo voglio essere chiaro – noi dobbiamo fare una cosa credibile e trovare le forme per costruire un discorso che funzioni. La maggior parte degli italiani mi sembra abbia visto diminuire negli ultimi trent’anni il proprio reddito nonostante tutte le riforme fatte. Anzi, a causa delle riforme neoliberiste, siamo l’unico Paese dell’Europa che ha perso potere d’acquisto. Gli italiani hanno vissuto il furto con le privatizzazioni del patrimonio collettivo. E il risultato oggi è un fallimento totale che è stato reso emblematico dal crollo del ponte Morandi. Tutti gli italiani vorrebbero, potenziare la sanità pubblica; essere curati bene e godere di una assistenza adeguata che invece il governo attuale non pratica. Insomma è una scelta già fatta. Si è deciso di continuare a tagliare la spesa sanitaria. Credo che la maggior parte degli italiani vogliano avere una maggiore stabilità e qualche diritto in più sul lavoro perché penso che ci siano molti nonni stanchi di dover aiutare i nipoti perché se trovano lavoro, trovano un lavoro precario e sottopagato che non consente di sopravvivere. Se è vero che ci sono tante persone preoccupate per la catastrofe ambientale, penso che noi dobbiamo provare a costruire un discorso e una forza unitaria, per trasformare queste posizioni condivise dalla maggioranza della popolazione anche in forza elettorale. Magari non ci riusciremo la prima volta, però proviamoci con convinzione. Magari facciamo un gran risultato come quello in Calabria con De Magistris alle regionali, dove si è ottenuto il 17%. Non siamo condannati alla marginalizzazione. Soprattutto a quelli che dicono: “non si può fare e quindi stiamo con il centrosinistra”, io rispondo: se tutti voi state con noi si può fare, dipende anche da voi.

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GAIA, Ecoistituto Alex Langer e il maestro Bimbisvegli

GAIA, Ecoistituto Alex Langer e il maestro Bimbisvegli

Un maestro per fare scuola dal basso che fa rima con pace e nonviolenza. Intervista a Giampiero Monaca (maestro attivista che si ispira a Montessori, Don Milani, Freinet, Freire e molti altri illustri pedagogisti della storia dell’educazione) con il progetto @Bimbisvegli (motto: I bimbi che pensano in grande) a Serravalle d’Asti.

di Laura Tussi

Giampiero Monaca conduce un progetto condiviso da genitori e alunni e di impronta pedagogica e educativa dal titolo Bimbisvegli, che purtroppo ha incontrato il lassismo e il menefreghismo di alcune istituzioni.

Ma ne parlerà il maestro Monaca in questa intervista inedita e esclusiva per fare il punto della situazione sul progetto Bimbisvegli.

Un progetto in grado di smuovere in tutti i sensi le coscienze di grandi e piccoli sulla necessità di fare scuola dal basso e con i mezzi a disposizione. Quando questi mezzi non vengono investiti nella guerra e per le spese militari e l’addestramento militaresco dei più piccoli, come in epoca fascista. Giampiero, quali motivazioni ti hanno portato a seguire le orme dei grandi della pedagogia?

«Tutto l’avventuroso percorso con le bimbe e i bimbisvegli è nato dalla costante osservazione grata e meravigliata, dei meravigliosi “scatti cognitivi” cui siamo testimoni e in parte artefici insieme alle nostre alunne ed alunni, in classe, quasi quotidianamente. Come maestro ed adulto accompagnatore di questi “cuccioli d’uomo e donna” che crescono, non smetto mai di restare affascinato quando una di loro sviluppa il primo pensiero logico astratto, o uno di loro impara in modo definitivo il valore delle quantità o il senso del tempo. Questo camminare insieme, mi ha portato, sin da subito, a osservare quali e quanto profondi possano essere i pensieri dei bambini su temi sociali o umani, a volte la loro schiettezza disarmata e disarmante ha bisogno solo di piccole rimodulazioni per diventare un progetto o un ideale applicabile alla società, in grado di rendere il mondo un po’ più bello e giusto. Dice spesso Francesco Tonucci “una società a misura di bambino è migliore per tutti”. Ecco Bimbisvegli è quello spazio intellettuale e fisico, emotivo, cooperativo, aperto, nonviolento, solidale in cui i piccoli sono incentivati a progettare azioni per una società migliore per tutti.

I due pilastri del progetto educativo

Il termine stesso Bimbisvegli racchiude in sé i due pilastri su cui si incardina l’intero intervento educativo.

Bimbi: si sostengono negli alunni tutti i diritti basilari dell’infanzia, tutte le caratteristiche delle tappe evolutive che ognuno di loro attraversa, ponendo in essere attività prevalentemente basate su un approccio empatico, affascinante, coinvolgente, sensoriale.

Ricordandoci del delicato momento evolutivo in cui si trovano i bambini di età 6-11 anni, molte attività saranno introdotte con il gioco: fare tutto con il gioco, ma niente per gioco.

I bambini, piccoli individui in formazione, vengono accolti nel loro bisogno di esprimere la loro fantasia, emotività, corporeità, empatia.

Svegli: si riconosce ai bambini, futuri adulti, cittadini del mondo che sarà, importanza e diritto a osservare il mondo, porsi domande, trovare e proporre soluzioni: esprimersi con la consapevolezza di essere ascoltati.

Per sostenere e favorire questa inclinazione a coinvolgersi per il bene comune e diventare futuri cittadini, solidali, critici e attivi, si coinvolgono i bambini nella maggior parte delle decisioni di classe: si leggono notizie d’attualità, si presentano personaggi del passato e del presente, che con il loro esempio e con il coraggio di scelte coerenti hanno saputo illuminare e rendere il mondo più bello e giusto.

Nani sulle spalle dei giganti della pedagogia

Siamo tutti “nani su spalle di giganti”, i nostri bambini che imparano grazie a noi a guardare un po’ più in là, ma anche noi insegnanti, io per primo non posso che riconoscere con gratitudine che l’esempio e le competenze professionali dei miei genitori (mamma super maestra montessoriana, papà educatore e sociologo) alle esperienze ed all’approfondimento del metodo scout e alle lezioni di pedagogia del professor Remo Fornaca e di psicologia dell’età evolutiva dei professor Rocco Quaglia ed Aldo Bertinetti, hanno rappresentato per me un substrato di metariflessione e di formazione assai fertile.

Bimbisvegli, tra l’altro, è un progetto molto flessibile e può essere praticato in città come in contesto rurale e, praticamente a costo zero, fatto questo non da poco data le ristrettezze dei finanziamenti e la tendenza a sospingere principalmente progetti patrocinati da enti bancari e benefattori che in cambio richiedono, quasi sempre, una qualche complicità con il sistema capitalistico o finanziario.

Bimbisvegli no, è un progetto praticato da persone libere, che mira alla formazione di persone libere, sin da piccoli».

La “linea del tempo dei disobbedienti”

Cosa pensi del sempre crescente impoverimento della scuola a fronte di un investimento della spesa pubblica per il riarmo militare e per incentivare le politiche guerrafondaie dei vari governi?

«L’Italia spende quotidianamente 98 milioni di euro per sovvenzionare l’intero apparato militare del nostro Paese. Quando ricordo questo dato a scuola, solitamente gli adulti sono increduli, i bambini si indignano fortemente.

Grazie all’esercizio della “matematica con i numeri giusti” è facile impostare problemi che evidenziano quanti serramenti isolanti per le nostre scuole, o quante palestre, o addirittura quante scuole o ospedali in paesi poveri si rinuncia a finanziare. Ogni settimana, sopra le nostre teste passano due caccia militari da addestramento che dall’aeroporto di Cameri vanno a quello di Pisa. Con i bambini e le bambine, ricordiamo che solo di carburante viene bruciato il valore di 80.000 dosi di vaccino o di 25 apparecchiature di ventilazione o lo stipendio annuo di 10 infermieri e 5 medici».

Il modello scolastico Bimbisvegli può definirsi un progetto disarmista, antimilitarista, nonviolento e per la pace?

«Certamente lo è nel quotidiano, come si può desumere dagli esempi qui sopra, ma anche grazie ad alcuni strumenti specifici come, ad esempio la “linea del tempo dei disobbedienti” che hanno reso il mondo più bello e in ogni aula è presente una linea del tempo sulla quale vengono inseriti personaggi significativi dei quali via via, la classe prende consapevolezza.

Ogni evoluzione, ogni scoperta, sia a livello storico/sociale, che bio/fisiologico avviene per divergenza dalla norma e dalle consuetudine. Il coraggio di cambiare idea, di scegliere la propria strada, di essere originali con l’obiettivo di trovare soluzioni a situazioni di ingiustizia per rendere il mondo migliore e la società più equa, viene presentato grazie a personaggi del passato ed attuali che lo hanno incarnato: da Antigone a Don Milani, da Yehoshua Ben Youssef a Montessori, da Ipazia a Vittorio Arrigoni, da Luther King a Renato Accorinti, da Greta Thunberg a David Grassi, da Falcone e Borsellino a Peppino Impastato. Tutti trovano il proprio posto, sotto forma di figurine disegnate dai bimbi e poste in questa semplice linea del tempo (posta al di sopra della lavagna), via via che se ne parla in classe, diventando una specie di “pantheon laico” che contemporaneamente permette a tutti di avere continuamente un riferimento etico e storico temporale».

Su YouTube un film girato con gli alunni

In quale personaggio della nonviolenza ti rispecchi maggiormente?

«Non oso accostarmi ad uno o una nello specifico, certamente Rosa Parks e Danilo Dolci, Peppino Impastato, Vittorio Arrigoni…come ho scritto nella dedica del film Antigone, girato insieme ai nostri alunni e visibile su YouTube, a noi spetta soprattutto trovare il nostro personale equilibrio tra il coraggio di ardere, illuminando la strada agli altri e la forza di sopravvivere per raccontare la storia raccogliendo il testimone. Tra Antigone e tra Peppino e Giovanni Impastato, tra M.L.K e Rosa Parks. Una anticipazione: stiamo sottotitolando il film Antigone in ebraico e palestinese, affiancando i titoli in ogni scena, rendendo simbolicamente possibile la visione del film da una platea mista, in una notte di tregua tra fratelli in guerra. È quasi il succo della scuola stessa: imparare la storia passata per riconoscere ed evitare qualche errore futuro».

Come trovi la forza di continuare nonostante il menefreghismo e il lassismo delle istituzioni?

«“Due strade incontrai nel bosco ed io ho scelto quella meno battuta, questo ha fatto tutta la differenza” sarò idealista, ma quando ho ascoltato questi versi di Frost da Robin Williams in “L’attimo fuggente” mi è cambiata profondamente la vita, ed ancora oggi, in tutta questa vicenda di confronto con le scelte di colei che percepisce lo stipendio da dirigente della mia scuola, mi sono reso conto che da sempre ogni mia scelta personale e professionale è sempre stata in qualche modo diretta verso strade alternative, forse per spirito di esplorazione o per creatività, senza giudizio per chi sceglie altri percorsi, sono fatto così.

In un futuro prossimo potremo attivare una innovativa collaborazione che sposa le nostre cause comuni tramite le presentazioni dei libri che trattano di Resistenza e Nonviolenza creativa, dal Premio Nobel per la pace per il disarmo nucleare universale con note di Resistenza tra Memoria e futuro per una nuova umanità?

Speriamo davvero, il mondo ha sempre bisogno di costruttori di pace, lo dimostrano, se mai ci fosse stato bisogno di una conferma, gli eventi di crisi internazionale. La pace vera, basata su libertà e giustizia, deve essere sperimentata vissuta, introiettata, con occhi aperti come bimbe e bimbisvegli, che imparano sin da piccoli come funziona il mondo ed imparano per essere cittadini critici ed affidabili, persone felici e solidali, impegnate a rendere il mondo un po’ più bello e giusto.

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A Civitavecchia 270MW di eolico al posto del carbone

di Mario Agostinelli

Anche se i media continuano a sottovalutare la novità del progetto, il fatto che Nicola Zingaretti (PD presidente regione lazio) e Roberta Lombardi (M5S assessora  ambiente regione lazio) abbiano tenuto proprio in questi giorni di avvio della campagna elettorale una conferenza stampa congiunta sull’eolico offshore, che porterà occupazione, taglio di CO2, e riconversione dell’attività manifatturiera a Civitavecchia è un segnale nazionale, che non va affatto trascurato. La platea che ha seguito l’annuncio era formata da tutti i soggetti sociali e politici che hanno concorso all’abbandono e alla riconversione a rinnovabili del grande impianto a turbogas (1840 MW) originariamente previsto e approvato dal piano energetico nazionale (PNIEC). Naturalmente occorrerà mantenere alta l’attenzione sull’effettiva attuazione di una svolta sostenuta da una mobilitazione unitaria, responsabile ed indicativa di una consapevolezza vasta sulla crisi climatica in corso.

Mario Agostinelli