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Docenti Senza Frontiere: quaderni etici, neutri e solidali

Docenti Senza Frontiere: quaderni etici, neutri e solidali

Docenti Senza Frontiere è l´ideatrice di percorsi di formazione sui temi dell’Agenda ONU 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.

di Laura Tussi

Dal video di Quaderni Solidali (Foto di Docenti Senza Frontiere)

 L´attività è raccolta con interesse da diversi licei artistici e istituti d´arte in quanto offre ad essi una nuova opportunità di utilizzo delle competenze artistiche acquisite, unita all´attivazione di forti capacità critiche di rielaborazione del tema. I disegni realizzati diventano veicolo di sensibilizzazione e di partecipazione attiva per altri alunni trasformandosi in strumenti didattici quali diario, quaderno, raccoglitore ad anelli creati dall´associazione e promossi alle famiglie nella nota Campagna Quaderni Solidali.

La campagna di sensibilizzazione dei quaderni di Docenti senza frontiere, etici, neutri e solidali intende promuovere un cambiamento all’interno delle scuole attraverso il coinvolgimento delle famiglie come parte attiva del patto educativo con l’Istituto di appartenenza.

Aderire alla campagna quaderni solidali significa non solo sostenere il diritto allo studio e i progetti di solidarietà, ma anche dare alle scuole la possibilità di ricevere da parte di Docenti Senza Frontiere percorsi e iniziative con l’obiettivo ultimo di avvicinare i giovani a quel necessario confronto costruttivo con persone, popoli e altre culture che costituiscono la realtà in cui viviamo.

Gli obiettivi della campagna sono sostenere il diritto allo studio, rafforzare il patto educativo tra alunni, docenti e famiglie, sviluppare una concreta occasione di collaborazione in rete e fornire reciproco supporto organizzativo in merito alle iniziative attivate in accompagnamento alla campagna quaderni solidali.

Un obiettivo necessario consiste nel sostenere le stesse scuole aderenti, con progetti educativi, solidali, interculturali in linea con lo statuto di Docenti Senza Frontiere.

La campagna di quaderni solidali lanciata da Docenti Senza Frontiere nel 2011 è un servizio funzionale, che prevede l’assegnazione a ogni singolo alunno del fabbisogno complessivo per un intero anno scolastico di quaderni e del diario.

Gli alunni ricevono direttamente a scuola i quaderni con la tipologia di rigatura richiesta dagli insegnanti. I genitori acquistano a prezzi vantaggiosi. I quaderni risultano pratici per la suddivisione in base alle discipline, avendo copertine di diverso colore e sono utilizzabili con foderine trasparenti e non necessitano di etichette per il nome. La copertina del quaderno del diario etico, che individua la campagna annuale, viene scelta tra i bozzetti realizzati dagli alunni degli istituti superiori della provincia che ha indetto l’iniziativa.

A un percorso proposto da Docenti Senza Frontiere in collaborazione con associazione Mazingira sul tema della sostenibilità ambientale hanno partecipato una quarantina di alunni di un liceo artistico. Inquinamento, cambiamenti climatici, perdita di biodiversità sono stati i principali soggetti e disegni proposti dai giovani artisti che in omaggio hanno esposto le loro opere. Una interessante analisi della salvaguardia ambientale partendo da un soggetto a tutti ben conosciuto come il cibo.

Un altro tema: una grande immagine di fabbriche immerso nel grigio dei fumi di scarico offuscano la vista delle stelle a una mamma e a un bambino con la scritta: “io sono me più il mio ambiente e se non preservo quest’ultimo non preservo me stesso.“ di José Ortega y Gasset. Poi un’altra immagine ispirata da Andy Warhol: “credo che avere la terra e non rovinarla sia la più bella forma d’arte che si possa desiderare“.

Un altro soggetto è un’immagine di uno spettacolo cinematografico che induce i giovani a rendersi protagonisti dei cambiamenti ambientali che vogliono vedere attorno a loro soprattutto in relazione alla questione climatica.

Tutti i disegni realizzati dagli studenti sono stati inseriti nelle pagine del diario, dedicato anche al tema ambientale e che avrà un interno della copertina tutto da scoprire.

Il titolo della Mostra 2022 è “Oggi per domani: cooperare o competere?”.

Cooperare e competere sono due modi di vivere una situazione problematica e di raggiungere un obiettivo. Mentre la parola competere riporta alla mente un rapporto conflittuale nel quale l’altro diventa un ostacolo, un impedimento alla possibilità di dare visibilità a competenze personali, il termine cooperare richiama il fare insieme traendone vantaggio. In realtà l’etimologia di competere (cum: insieme, petere: andare verso) non ha una accezione negativa.

Quindi competere o cooperare? la risposta la troverete nelle passate, presenti e future opere degli studenti.

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I BAMBINI DELLA PACE

“La Pace sempre”

Proposta di un Flash Mob internazionale “LA PACE SEMPRE”

I bambini della Pace

Vi segnaliamo con gioia il video – che potete  trovare  sulla  pagina di Youtube https://youtu.be/besY2_BzS5ge – che gli amici Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, hanno realizzato. Per questo video sono state  utilizzate le immagini inviate dalle scuole italiane che il 4 aprile 2022 hanno partecipato al Flash Mob “La Pace sempre”. Al Flash Mob hanno aderito il  MCE – Movimento di Cooperazione Educativa e la Fimem – Federazione Internazionale dei Movimenti di Scuola Moderna.

Sulla Pagina facebook   https://www.facebook.com/Per-la-Pace-MCE-104530715563147  potete trovare tutti i materiali prodotti, anche quelli che non hanno trovato spazio nel video.

Di Pace c’è molto bisogno. Da alcuni mesi la guerra in Ucraina non dà tregua e ci sono tante vittime, soprattutto civili, che sono coloro i quali più soffrono per questo orrore. Muoiono militari di entrambi gli eserciti, donne e bambini sotto i bombardamenti e altri vittime di attentati.  Nonostante questo sembra che ancora nessuno abbia deciso di intraprendere una decisa azione per la Pace. Per questo c’è ancora bisogno che le scuole facciano la loro parte e che i bambini ed i ragazzi si mobilitino per salvare l’umanità dall’orrore della guerra. Per questo invitiamo tutte le scuole a caratterizzare con proprie iniziative didattiche, la giornata di Mercoledì 21 settembre, “Giornata internazionale della pace” promossa dall’Onu.  Da parte nostra proponiamo e lavoreremo per arrivare ad organizzare nei prossimi mesi  un Flash Mob per la Pace, coinvolgendo scuole di tutta l’Europa e del Mondo intero, chiedendo la partecipazione dei Movimenti di insegnanti aderenti alla Federazione dei Movimenti di Scuola Moderna (Fimem – Federation Internationale des Mouvements d’Ecole Moderne) presente in tutti i continenti.

 

Roberto Lovattini

Movimento di Cooperazione Educativa – Gruppo Territoriale di Piacenza

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La tempesta perfetta: conversazione con Fabrizio Cracolici

La tempesta perfetta: conversazione con Fabrizio Cracolici

Intervista di Laura Tussi e Adriano Arlenghi a Fabrizio Cracolici – Eremo di Betania, Campi MIR 2022. M.I.R. – Movimento Internazionale di Riconciliazione tra i popoli, ma mai con fascismo e nazismo.

La tempesta perfetta: conversazione con Fabrizio Cracolici


Cracolici
. La realtà delle cose mi porterebbe ad essere pessimista. Ma, se ci poniamo in una condizione di pessimismo, nulla potrà cambiare quindi non si può fare altro che investire nell’ottimismo e investire nelle azioni concrete e pensare e parlare a quelle realtà che sono le più coinvolte perché, purtroppo, noi, la nostra generazione e alcune generazioni hanno sbagliato. Non siamo riusciti a raggiungere determinati obiettivi e determinati livelli di idealità scritti nella carta costituzionale, frutto di grandi sacrifici, di tanti morti, di stragi, lutti, guerre. Quindi dalle basi, dalle esperienze e dai sacrifici che ci hanno dato e donato le generazioni passate, voglio rivolgermi all’unico gruppo di persone che può realmente fare qualcosa: i giovani. Sembra che i giovani siano sempre più, come si diceva appunto nella domanda, estraniati da questa realtà, ma al contrario sono molto attenti. È necessario aiutare i giovani; bisogna stare loro vicino e tenerli per mano. Occorre partecipare umilmente con quel piccolo contributo che noi siamo in grado di dare per la possibilità di attivarsi con le loro capacità ed energie, i loro mezzi, la loro creatività e cambiare questo pianeta. Come? Noi vediamo i Fridays For Future, vediamo Extinction Rebellion: sono giovani che hanno capito tutto. La realtà non va bene. Hanno capito che qualcosa nel pianeta è in corto circuito e ci sta portando alla distruzione e stanno protestando. Però spesso li vediamo protestare, ma senza la piena consapevolezza di quello che è la gravità e di quello che sta succedendo chiaramente. Quando il sistema, il potere, a questi giovani permette la possibilità di parlare, questo è già indice che non li teme ancora al punto tale di doverli tacitare e bloccare, perché in questo momento i giovani protestano in modo generico e simbolico. Parlano dicendo: “Salviamo il pianeta, non abbiamo un piano B, smettiamo di inquinare”.
Ragazzi dobbiamo cominciare a fare i nomi. Chi sono questi grandi inquinatori? È necessario stimolare queste aziende e multinazionali e lobby di potere prima di tutto a smettere di inquinare in questa maniera. In seguito dobbiamo stimolare i nostri governi ad attuare politiche green, politiche di Ecologia e in questi momenti con i soldi che vengono stanziati dalla comunità europea non si sta pensando a investire in green e ad investire in risorse energetiche, si sta investendo ancora e sempre in armi e nucleare e questa è la contraddizione. Ragazzi ascoltatemi il mio è un mettermi a disposizione vostra. Occorre andare da lor signori, da questi personaggi che fino adesso ci hanno raccontato che va tutto bene così e non è vero e dobbiamo dare le nostre motivazioni; dovete dare le vostre motivazioni. Bisogna dire: “Signori il pianeta è uno e lo è anche per voi. Accumulate potere, accumulate ricchezze, ma quando il pianeta si esaurisce? Sappiate che se sparirà, sparirete anche voi. Cosa ve ne fate di quei soldi? cosa ve ne fate di quel potere?
Quindi facciamo una rivoluzione vera, sincera quella che è proprio rivolta a salvare questo pianeta. Cambiamo modalità. Cambiamo modo di ragionare. Rivolgiamoci alla terra con più rispetto perché la terra non è nostra, noi siamo figli di Madre Terra; quindi, ricordiamoci che noi non abbiamo nessun diritto, nessun possesso sulla terra, noi facciamo parte della terra come ne fanno parte gli animali, i vegetali, le piante e ogni singolo elemento fa parte di Madre Terra. Non dobbiamo essere arroganti: dobbiamo essere al servizio del pianeta e trovare il cambiamento. Quindi giovani diamoci da fare. Io sono ottimista…

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Appello – 24H non stop per Julian Assange

Appello – 24H non stop per Julian Assange

 

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Julian Assange è un uomo, un giornalista che ha rivelato i crimini e i criminali delle guerre in Afghanistan e in Iraq degli Stati Uniti.

Julian Assange per questo è stato punito, è stato ingiustamente incarcerato e imbavagliato, gli è stato impedito di fare informazione. Mentre i crimini e i criminali sono impuniti e assolti.

Julian Assange rischia di essere estradato negli Stati Uniti e condannato a morte con 175 anni di carcere.

Julian Assange ha due figli piccoli e ha accanto una compagna e avvocata, Stella Assange, che continua a lottare.

Julian Assange è il simbolo di tutti i giornalisti, le giornaliste, le voci libere che con lui possono essere messe a tacere.

Julian Assange rappresenta un modello di mondo nuovo e migliore dove l’ingiustizia va condannata e i diritti umani difesi.

Sono sempre più numerose le iniziative per la libertà di Assange e per impedirne la pericolosa estradizione negli USA.

Ti invitiamo a partecipare a un’iniziativa grandiosa che possa far conoscere il suo caso in tutto il pianeta: 24 ore non stop dove giornalisti, attivisti, artisti, persone di cultura manifesteranno in tutto il pianeta per la libertà di Julian. Il 15 Ottobre sul Pianeta Terra.

Aderisci a: 24hAssange@proton.me

 

https://www.24hassange.org/

 

 

Le adesioni sono in ordine alfabetico; se la vostra adesione manca o se non volete che compaia sul sito scrivete a 24hassange@proton.me

Organizzazioni e testate:

Casa dei Diritti dei Popoli, Toscana

Centro per la pace Forlì-aps

Comitato permanente per la pace di Gorizia e Nova Gorica

CostituzioneBeniComuni

Dolce Vita

Donne Ambiente Sardegna

I Sentinelli di Milano

La Comunità per lo Sviluppo Umano

Movimento Nonviolento Sardegna

PeaceLink

Periscopio, Ferrara

perUnaltracittà, laboratorio politico Firenze

Piccola Scuola di Pace Gigi Ontanetti

Sardegna Pulita

Medicina Democratica

Yairaiha Onlus

Persone:

Maurizio Acerbo

Vittorio Agnoletto

Bruna Alasia

Angelo Baracca

Monica Barbera

Alberto Barbieri

Carlo Bellisai

Sandra Berardi

Nicoletta Bernardi

Emanuela Maria Bussolati

Giuseppe Bruzzone

Vincenzo Cadoni

Gennaro Calabres

Cecilia Capanna

Davide Cappelletti

Marco Cappato

Donatella Ciesch

Cinzia Cingolani

Geraldina Colotti

Gabriella Conti

Fausto Cosma

Fabrizio Cracolici

Cesare Dagliana

Claudia Daurù

Fabrizio de Togni

Myra Evans

Tullio Florio

Pietro Folena

Giorgio Fontana

Amelia Frascaroli

Caterina Giustolisi

Matteo Gracis

Alessandro Hellmann

Michela Lipari

Pierpaolo Loi

Claudio Lombardi

Aldo Lotta

Fausto Magagnini

Linda Maggiori

Nicoletta Manuzzato

Laura Marcheselli

Marzenka Matas

Ilva Palchetti

Giuliana Palermo

Agnese Palma

Lazzaro Pappagallo

Arturo Pellegrino,

Gianna Pepe

Anna Piras

Paolo Prieri

Stefania Maurizi

Paola Mazzinghi

Piergiorgio Rossetti

Ernesto Rossi

Luciana Rotter-Butera

Ester Seritti

Umberto Silvestri

Sonia Monica Soldani, Pistoia

Domenico Stimolo

Martina Tiberti

Laura Tussi

Vincenzo Vita

Alex Zanotelli

Silvia Zaru

 

Organizzazioni e testate:

Amnesty International

Articolo21

Atlante delle guerre

Comitato di solidarieta’ con Leonard Peltier di Milano

Free Assange Italia

Italia che Cambia

Left

Media Alliance

Pressenza

Presidio Europa NoTav

Terra Nuova

transform! Italia

Sostenitori di Julian Assange

Sovranità Popolare

Unimondo

Ecomapuche

Persone:

Daniela Bezzi

Maurizio del Bufalo, Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli

Alessio di Florio

Renato Giuseppe Napoli (EarthProtector-StopEcocide)
Maurizio Torti

Dale Zaccaria

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Un’alternativa plurale di pace: intervista a Maurizio Acerbo

Un’alternativa plurale di pace: intervista a Maurizio Acerbo

Laura Tussi conversa con Maurizio Acerbo segretario nazionale di Rifondazione Comunista – Sinistra Europea.
Intervista rilasciata prima della crisi di governo del luglio 2022

Maurizio Acerbo

Tussi. È necessario costruire un soggetto plurale alternativo al modo di fare politica attuale, assolutamente senza l’accordo con i poteri forti, tra cui banche, fondazioni, assicurazioni, fondi finanziari e altro. Come?
Acerbo. Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare: è il detto popolare. Il come lo dovremmo vedere tutti insieme però della necessità credo non si possa fare a meno. Noi assistiamo anche in queste ore a un coro intorno alla figura di Draghi che dice molto di che cosa è diventata la politica in Italia e non solo in Italia. Quindi credo che abbiamo un’urgenza che è quella di costruire un’alternativa popolare. Perché dico “popolare”, perché noi abbiamo un sistema politico che è diventato sempre più blindato verso le classi popolari di cui conquista il consenso di una fascia sempre più ristretta, perché metà della popolazione ormai non vota. Lo fa attraverso un bombardamento mediatico e attraverso tante strutture di gestione del potere e però la politica di fondo è una politica oramai che attribuisce priorità ai grandi capitali, alla logica del profitto e, come noi pacifisti avvertiamo da anni, a una logica anche del complesso militare industriale e imperialista davvero molto pericolosa per le sorti della pace mondiale. Quindi nel frattempo partiamo da una cosa. Da ciò che non vogliamo essere. Non vogliamo essere parte del partito della guerra perché alla fine tutti i partiti si accapigliano, ma vedremo come andrà a finire. Comunque hanno tutti votato per l’invio delle armi. Tutti hanno un approccio favorevole all’aumento delle spese militari. Nessuno si colloca in una linea di disobbedienza alle politiche della NATO. Non vogliamo neanche far parte del partito della precarizzazione del lavoro che, ricordo, è il prodotto di scelte di tutti i governi di centrosinistra e centrodestra che si sono passati la staffetta nel corso degli anni. Non siamo neanche del partito delle privatizzazioni e non a caso Draghi è considerato da loro come un punto di riferimento. Draghi è l’uomo delle privatizzazioni. Del governo delle privatizzazioni che sono state bipartisan. Quindi, se non vogliamo far parte di questo partito unico, dovremmo, credo, e qui vengo al come, evitare divisioni settarie che impediscono l’unità di chi sta in basso e costruire un programma di alternativa per il Paese un po’ come hanno fatto i nostri compagni e le nostre compagne in altri luoghi del pianeta da ultimo in Francia. È tutto difficile perché chi la pensa come noi è completamente invisibile, azzerato dai media e quindi i nostri discorsi non arrivano alla maggioranza della popolazione e questo è un problema, ma dovrebbe suscitare un grande senso di responsabilità in chi vuole cambiare le cose e deve avere anche l’umiltà di praticare l’unità perché abbiamo bisogno di un progetto che acquisisca quel minimo di forza che consenta di parlare al Paese. Ricordo che nessuno avrebbe potuto prevedere il successo di Mélenchon in Francia, ma quel successo è stato costruito andando in salita per tanti anni. Insomma noi ci proviamo. Abbiamo subito tante sconfitte, ma dobbiamo tornare a provarci.
Tussi. Occorre un importante radicamento nella società civile e nelle varie istanze pacifiste. Anche questa è la nuova entità parlamentare per poter cambiare?
Acerbo. È ovvio che l’Italia ha bisogno di un movimento pacifista forte e ne ha bisogno l’Europa perché mi pare evidente che noi oggi viviamo un paradosso. L’opinione pubblica è maggioritariamente sulle nostre posizioni e, nonostante ciò, siamo bombardati dai media. Però paradossalmente non riusciamo a costruire una grande mobilitazione di massa. Questo significa che vi è una debolezza del movimento pacifista perché questo mugugno della gente contro le scelte di guerra non si traduce in azione collettiva: noi dobbiamo lavorare in questa direzione. Quindi ricostruire una forza unitaria politica pacifista credo sia interesse anche dei movimenti per la pace che dovrebbero evitare il collegamento col PD perché è il partito più organicamente filo Nato in una maniera che davvero lascia sempre più interdetti e ci fa inorridire. Lo dico perché so che ci sono molti che voteranno e hanno votato per il centrosinistra e che la pensano come Gino Strada. Che danno il loro 5 x mille a Emergency e che fanno una sottoscrizione per una nuova ONG per la pace e però poi alla fine, fanno scelte assolutamente contraddittorie. Noi dobbiamo lavorare invece alla crescita del movimento pacifista e popolare e al tempo stesso alla sua autonomia perché se il centrosinistra è il partito delle spese militari e della fedeltà agli USA e alla Nato, non vedo perché dobbiamo collaborare con loro alla costruzione di una macchina da guerra. Un nostro successo elettorale, anche se non cambierebbero i problemi dalla sera alla mattina, aiuterebbe ad avere in Parlamento e nei media una posizione pacifista conseguente e contestare le scelte di guerra. È fondamentale capire cosa sta accadendo perché al vertice della Nato a Madrid (che ha ricevuto il sostegno entusiasta dei partiti di governo) abbiamo scoperto non solo che siamo in guerra con la Russia, ma che tra i nostri nemici, tra le nostre minacce, vi è la Cina. Ora noi non vogliamo che l’Italia sia la piattaforma militare della nuova guerra fredda con la Cina e della prosecuzione della guerra per procura con la Russia. Vogliamo che l’Italia conquisti la funzione che ci assegna l’articolo 11 della Costituzione cioè di essere un Paese che fa politiche di pace. Con noi dovremmo mettere insieme coloro – questa è la prima fondamentale discriminante – che si ritrovano invece intorno alla missione dell’articolo 11. Il nostro Paese non deve diventare una potenza imperialista, militarista, guerrafondaia. Non deve essere subalterno a chi fa queste politiche, diventando cobelligerante, ma deve perseguire la pace. A me fa impazzire l’idea che Erdogan faccia il mediatore tra Russia e Ucraina e la Nato. Avrei preferito lo facesse l’Italia.
Tussi. Con l’assemblea tenutasi a Roma per creare un’unione popolare cosa si vuole ottenere?
Acerbo. Stiamo per costruire l’Unione Popolare chiamando a raccolta le forze migliori. C’è stata una risposta molto positiva in termini di adesioni all’appello che è circolato. Speriamo che il processo di costruzione porti in tempi brevissimi ad aggregare un’area del Paese fatta da persone che tutti i giorni si impegnano sul piano sociale, politico, civile, culturale. Insomma quell’altra Italia che oggi non ha rappresentanza. Credo che sia un dovere. Noi ci proveremo ovviamente. Vogliamo andare molto oltre la sommatoria dei partiti che hanno già detto come Rifondazione Comunista e Potere al popolo: “Noi ci stiamo”. Abbiamo chiesto a Luigi De Magistris la disponibilità ad impegnarsi in questo progetto, perché con lui abbiamo condotto una esperienza quasi unica in Italia. Dieci anni di governo in alternativa a tutte le forze che oggi dominano il Parlamento avendo battuto a Napoli il centrosinistra, il centrodestra e anche il Movimento 5 Stelle. Partiamo da un’esperienza che è stata non solo di vittoria alle elezioni, ma anche di vittoria nei fatti. Con il centrosinistra in realtà si fa ingannare chi vuol essere ingannato dal PD. Non ha mai avuto un programma di sinistra quindi chi si stupisce e dice: “Oddio ma non fanno cose di sinistra” in realtà è perché si è autoilluso. Il PD non ha mai avuto, dalla sua fondazione, un programma di sinistra: non si chiama partito di sinistra. Credo che non abbiano scritto nello Statuto di essere un partito di sinistra. Prende i voti dei creduloni grazie a tanti strumenti. A Milano c’è chi ha votato per Sala pensando che fosse un ecologista. Il che è tutto dire. Credo che noi abbiamo il dovere di provarci a costruire questa prospettiva dell’Unione Popolare; dobbiamo fare anche in fretta perché si voterà tra pochissimo. A me dispiace doverlo fare in fretta solo perché non abbiamo il tempo per quel processo partecipativo che avevo immaginato. Ma proviamo lo stesso, perché le ragioni per cui abbiamo proposto di lanciare un percorso verso l’Unità Popolare escono rafforzate ogni giorno da quello che accade nel nostro Paese.
Tussi. Con la rappresentanza del nuovo soggetto politico alternativo e il legame con il mondo pacifista, l’opposizione al pensiero bellicista e guerrafondaio di Draghi come potrà prendere forma?
Acerbo. Innanzitutto va sottolineato che questo pensiero bellicista non è un’invenzione nostra, perché abbiamo una riconfigurazione della politica occidentale che va verso oggettivamente la guerra. Basti pensare ai bilanci militari degli Stati Uniti che da anni sono in crescita vertiginosa. Ogni anno è il record della storia del bilancio militare e le scelte che stanno facendo in Europa di fronte al conflitto Russia-Ucraina sono aberranti. La guerra doveva durare due giorni e invece è diventata interminabile. L’idea di fondo è che gli Stati Uniti costruiscono un blocco coinvolgendo l’Europa, il Giappone, fino all’Australia. Sostanzialmente gli Stati Uniti vorrebbero conservare per via militare quel predominio che non hanno più sul piano economico perché la stessa globalizzazione, voluta da loro, ha prodotto altre potenze, altri scenari. Quindi noi non ci troviamo di fronte a scelte improvvisate. La guerra in Ucraina è una guerra ricercata per anni che l’élite Europea ha subito e non ha avuto la forza di dire “No” agli Stati Uniti. Sta subendo anche adesso e oramai siamo di fronte a una mutazione che produrrà un’escalation militare sempre più pericolosa. In uno scenario di questo tipo in Russia sarà sempre più forte il nazionalismo revanchista e neozarista imperiale. Ma anche in Cina certo non avanzeranno i processi di democratizzazione. È la guerra che chiama guerra e chiama anche fascismo. Chiama anche crisi della democrazia e recupero di ideologia nazionalista. Non dobbiamo farci ingannare che in questa guerra le nostre armi servono per la democrazia e i diritti umani. Quali diritti umani? Basti vedere come Al Sisi sia coccolato sia dall’Occidente che dalla Russia. Io lascerei in pace i diritti umani e la democrazia che sono il frutto di lotte di chi si è opposto all’imperialismo e al colonialismo; a questa tendenza neoimperialista che si afferma nel mondo. Quindi noi dobbiamo creare una controegemonia e per farlo nel nostro Paese, innanzitutto dobbiamo ricostruire una forza che si dia la pace come obiettivo prioritario a partire dal “No” all’aumento delle spese militari. Noi dobbiamo organizzare la rivolta ogni volta che diranno che non ci sono i soldi per un ospedale. Noi dovremmo dire “maledetti li avete trovati per i missili e i carri armati e le portaerei e i droni e tutte le diavolerie con cui ammazzare la gente”. Abbiamo bisogno di far tornare questo punto in primo piano nell’agenda politica. Dobbiamo creare un’unità dal basso e stare uniti per promuovere la pace. Dobbiamo rifiutare il ricatto di chi ci accusa di essere amici di Putin; le accuse che lanciano contro noi pacifisti sono le stesse che Putin lancia contro i pacifisti russi accusandoli di essere filoamericani. Noi invece ci libereremo volentieri degli oligarchi dell’est e dell’ovest.

 

Tussi. Ma come facciamo in Italia a raggiungere i risultati delle ultime elezioni francesi dove la sinistra, quella vera, ha ottenuto ottimi risultati?
Acerbo. Non penso che siano possibili miracoli. Lo stesso risultato francese è stato prodotto da anni ed iniziative di una lenta crescita dopo una fase di crisi della sinistra radicale francese. Questa crescita è stata molto simile a quella che viviamo noi e quindi credo che dobbiamo innanzitutto iniziare a ricostruirla questa forza, a ridargli uno spazio sul terreno della rappresentanza, a lavorare alla convergenza dei movimenti e prepararci ad anni di lotta politica. Nessuno si sarebbe immaginato un successo come quello che ebbero alcuni anni fa i 5 Stelle che dallo zero virgola fecero un boom. Non è detto che noi non si abbia lo stesso successo però – e io su questo voglio essere chiaro – noi dobbiamo fare una cosa credibile e trovare le forme per costruire un discorso che funzioni. La maggior parte degli italiani mi sembra abbia visto diminuire negli ultimi trent’anni il proprio reddito nonostante tutte le riforme fatte. Anzi, a causa delle riforme neoliberiste, siamo l’unico Paese dell’Europa che ha perso potere d’acquisto. Gli italiani hanno vissuto il furto con le privatizzazioni del patrimonio collettivo. E il risultato oggi è un fallimento totale che è stato reso emblematico dal crollo del ponte Morandi. Tutti gli italiani vorrebbero, potenziare la sanità pubblica; essere curati bene e godere di una assistenza adeguata che invece il governo attuale non pratica. Insomma è una scelta già fatta. Si è deciso di continuare a tagliare la spesa sanitaria. Credo che la maggior parte degli italiani vogliano avere una maggiore stabilità e qualche diritto in più sul lavoro perché penso che ci siano molti nonni stanchi di dover aiutare i nipoti perché se trovano lavoro, trovano un lavoro precario e sottopagato che non consente di sopravvivere. Se è vero che ci sono tante persone preoccupate per la catastrofe ambientale, penso che noi dobbiamo provare a costruire un discorso e una forza unitaria, per trasformare queste posizioni condivise dalla maggioranza della popolazione anche in forza elettorale. Magari non ci riusciremo la prima volta, però proviamoci con convinzione. Magari facciamo un gran risultato come quello in Calabria con De Magistris alle regionali, dove si è ottenuto il 17%. Non siamo condannati alla marginalizzazione. Soprattutto a quelli che dicono: “non si può fare e quindi stiamo con il centrosinistra”, io rispondo: se tutti voi state con noi si può fare, dipende anche da voi.

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GAIA, Ecoistituto Alex Langer e il maestro Bimbisvegli

GAIA, Ecoistituto Alex Langer e il maestro Bimbisvegli

Un maestro per fare scuola dal basso che fa rima con pace e nonviolenza. Intervista a Giampiero Monaca (maestro attivista che si ispira a Montessori, Don Milani, Freinet, Freire e molti altri illustri pedagogisti della storia dell’educazione) con il progetto @Bimbisvegli (motto: I bimbi che pensano in grande) a Serravalle d’Asti.

di Laura Tussi

Giampiero Monaca conduce un progetto condiviso da genitori e alunni e di impronta pedagogica e educativa dal titolo Bimbisvegli, che purtroppo ha incontrato il lassismo e il menefreghismo di alcune istituzioni.

Ma ne parlerà il maestro Monaca in questa intervista inedita e esclusiva per fare il punto della situazione sul progetto Bimbisvegli.

Un progetto in grado di smuovere in tutti i sensi le coscienze di grandi e piccoli sulla necessità di fare scuola dal basso e con i mezzi a disposizione. Quando questi mezzi non vengono investiti nella guerra e per le spese militari e l’addestramento militaresco dei più piccoli, come in epoca fascista. Giampiero, quali motivazioni ti hanno portato a seguire le orme dei grandi della pedagogia?

«Tutto l’avventuroso percorso con le bimbe e i bimbisvegli è nato dalla costante osservazione grata e meravigliata, dei meravigliosi “scatti cognitivi” cui siamo testimoni e in parte artefici insieme alle nostre alunne ed alunni, in classe, quasi quotidianamente. Come maestro ed adulto accompagnatore di questi “cuccioli d’uomo e donna” che crescono, non smetto mai di restare affascinato quando una di loro sviluppa il primo pensiero logico astratto, o uno di loro impara in modo definitivo il valore delle quantità o il senso del tempo. Questo camminare insieme, mi ha portato, sin da subito, a osservare quali e quanto profondi possano essere i pensieri dei bambini su temi sociali o umani, a volte la loro schiettezza disarmata e disarmante ha bisogno solo di piccole rimodulazioni per diventare un progetto o un ideale applicabile alla società, in grado di rendere il mondo un po’ più bello e giusto. Dice spesso Francesco Tonucci “una società a misura di bambino è migliore per tutti”. Ecco Bimbisvegli è quello spazio intellettuale e fisico, emotivo, cooperativo, aperto, nonviolento, solidale in cui i piccoli sono incentivati a progettare azioni per una società migliore per tutti.

I due pilastri del progetto educativo

Il termine stesso Bimbisvegli racchiude in sé i due pilastri su cui si incardina l’intero intervento educativo.

Bimbi: si sostengono negli alunni tutti i diritti basilari dell’infanzia, tutte le caratteristiche delle tappe evolutive che ognuno di loro attraversa, ponendo in essere attività prevalentemente basate su un approccio empatico, affascinante, coinvolgente, sensoriale.

Ricordandoci del delicato momento evolutivo in cui si trovano i bambini di età 6-11 anni, molte attività saranno introdotte con il gioco: fare tutto con il gioco, ma niente per gioco.

I bambini, piccoli individui in formazione, vengono accolti nel loro bisogno di esprimere la loro fantasia, emotività, corporeità, empatia.

Svegli: si riconosce ai bambini, futuri adulti, cittadini del mondo che sarà, importanza e diritto a osservare il mondo, porsi domande, trovare e proporre soluzioni: esprimersi con la consapevolezza di essere ascoltati.

Per sostenere e favorire questa inclinazione a coinvolgersi per il bene comune e diventare futuri cittadini, solidali, critici e attivi, si coinvolgono i bambini nella maggior parte delle decisioni di classe: si leggono notizie d’attualità, si presentano personaggi del passato e del presente, che con il loro esempio e con il coraggio di scelte coerenti hanno saputo illuminare e rendere il mondo più bello e giusto.

Nani sulle spalle dei giganti della pedagogia

Siamo tutti “nani su spalle di giganti”, i nostri bambini che imparano grazie a noi a guardare un po’ più in là, ma anche noi insegnanti, io per primo non posso che riconoscere con gratitudine che l’esempio e le competenze professionali dei miei genitori (mamma super maestra montessoriana, papà educatore e sociologo) alle esperienze ed all’approfondimento del metodo scout e alle lezioni di pedagogia del professor Remo Fornaca e di psicologia dell’età evolutiva dei professor Rocco Quaglia ed Aldo Bertinetti, hanno rappresentato per me un substrato di metariflessione e di formazione assai fertile.

Bimbisvegli, tra l’altro, è un progetto molto flessibile e può essere praticato in città come in contesto rurale e, praticamente a costo zero, fatto questo non da poco data le ristrettezze dei finanziamenti e la tendenza a sospingere principalmente progetti patrocinati da enti bancari e benefattori che in cambio richiedono, quasi sempre, una qualche complicità con il sistema capitalistico o finanziario.

Bimbisvegli no, è un progetto praticato da persone libere, che mira alla formazione di persone libere, sin da piccoli».

La “linea del tempo dei disobbedienti”

Cosa pensi del sempre crescente impoverimento della scuola a fronte di un investimento della spesa pubblica per il riarmo militare e per incentivare le politiche guerrafondaie dei vari governi?

«L’Italia spende quotidianamente 98 milioni di euro per sovvenzionare l’intero apparato militare del nostro Paese. Quando ricordo questo dato a scuola, solitamente gli adulti sono increduli, i bambini si indignano fortemente.

Grazie all’esercizio della “matematica con i numeri giusti” è facile impostare problemi che evidenziano quanti serramenti isolanti per le nostre scuole, o quante palestre, o addirittura quante scuole o ospedali in paesi poveri si rinuncia a finanziare. Ogni settimana, sopra le nostre teste passano due caccia militari da addestramento che dall’aeroporto di Cameri vanno a quello di Pisa. Con i bambini e le bambine, ricordiamo che solo di carburante viene bruciato il valore di 80.000 dosi di vaccino o di 25 apparecchiature di ventilazione o lo stipendio annuo di 10 infermieri e 5 medici».

Il modello scolastico Bimbisvegli può definirsi un progetto disarmista, antimilitarista, nonviolento e per la pace?

«Certamente lo è nel quotidiano, come si può desumere dagli esempi qui sopra, ma anche grazie ad alcuni strumenti specifici come, ad esempio la “linea del tempo dei disobbedienti” che hanno reso il mondo più bello e in ogni aula è presente una linea del tempo sulla quale vengono inseriti personaggi significativi dei quali via via, la classe prende consapevolezza.

Ogni evoluzione, ogni scoperta, sia a livello storico/sociale, che bio/fisiologico avviene per divergenza dalla norma e dalle consuetudine. Il coraggio di cambiare idea, di scegliere la propria strada, di essere originali con l’obiettivo di trovare soluzioni a situazioni di ingiustizia per rendere il mondo migliore e la società più equa, viene presentato grazie a personaggi del passato ed attuali che lo hanno incarnato: da Antigone a Don Milani, da Yehoshua Ben Youssef a Montessori, da Ipazia a Vittorio Arrigoni, da Luther King a Renato Accorinti, da Greta Thunberg a David Grassi, da Falcone e Borsellino a Peppino Impastato. Tutti trovano il proprio posto, sotto forma di figurine disegnate dai bimbi e poste in questa semplice linea del tempo (posta al di sopra della lavagna), via via che se ne parla in classe, diventando una specie di “pantheon laico” che contemporaneamente permette a tutti di avere continuamente un riferimento etico e storico temporale».

Su YouTube un film girato con gli alunni

In quale personaggio della nonviolenza ti rispecchi maggiormente?

«Non oso accostarmi ad uno o una nello specifico, certamente Rosa Parks e Danilo Dolci, Peppino Impastato, Vittorio Arrigoni…come ho scritto nella dedica del film Antigone, girato insieme ai nostri alunni e visibile su YouTube, a noi spetta soprattutto trovare il nostro personale equilibrio tra il coraggio di ardere, illuminando la strada agli altri e la forza di sopravvivere per raccontare la storia raccogliendo il testimone. Tra Antigone e tra Peppino e Giovanni Impastato, tra M.L.K e Rosa Parks. Una anticipazione: stiamo sottotitolando il film Antigone in ebraico e palestinese, affiancando i titoli in ogni scena, rendendo simbolicamente possibile la visione del film da una platea mista, in una notte di tregua tra fratelli in guerra. È quasi il succo della scuola stessa: imparare la storia passata per riconoscere ed evitare qualche errore futuro».

Come trovi la forza di continuare nonostante il menefreghismo e il lassismo delle istituzioni?

«“Due strade incontrai nel bosco ed io ho scelto quella meno battuta, questo ha fatto tutta la differenza” sarò idealista, ma quando ho ascoltato questi versi di Frost da Robin Williams in “L’attimo fuggente” mi è cambiata profondamente la vita, ed ancora oggi, in tutta questa vicenda di confronto con le scelte di colei che percepisce lo stipendio da dirigente della mia scuola, mi sono reso conto che da sempre ogni mia scelta personale e professionale è sempre stata in qualche modo diretta verso strade alternative, forse per spirito di esplorazione o per creatività, senza giudizio per chi sceglie altri percorsi, sono fatto così.

In un futuro prossimo potremo attivare una innovativa collaborazione che sposa le nostre cause comuni tramite le presentazioni dei libri che trattano di Resistenza e Nonviolenza creativa, dal Premio Nobel per la pace per il disarmo nucleare universale con note di Resistenza tra Memoria e futuro per una nuova umanità?

Speriamo davvero, il mondo ha sempre bisogno di costruttori di pace, lo dimostrano, se mai ci fosse stato bisogno di una conferma, gli eventi di crisi internazionale. La pace vera, basata su libertà e giustizia, deve essere sperimentata vissuta, introiettata, con occhi aperti come bimbe e bimbisvegli, che imparano sin da piccoli come funziona il mondo ed imparano per essere cittadini critici ed affidabili, persone felici e solidali, impegnate a rendere il mondo un po’ più bello e giusto.

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A Civitavecchia 270MW di eolico al posto del carbone

di Mario Agostinelli

Anche se i media continuano a sottovalutare la novità del progetto, il fatto che Nicola Zingaretti (PD presidente regione lazio) e Roberta Lombardi (M5S assessora  ambiente regione lazio) abbiano tenuto proprio in questi giorni di avvio della campagna elettorale una conferenza stampa congiunta sull’eolico offshore, che porterà occupazione, taglio di CO2, e riconversione dell’attività manifatturiera a Civitavecchia è un segnale nazionale, che non va affatto trascurato. La platea che ha seguito l’annuncio era formata da tutti i soggetti sociali e politici che hanno concorso all’abbandono e alla riconversione a rinnovabili del grande impianto a turbogas (1840 MW) originariamente previsto e approvato dal piano energetico nazionale (PNIEC). Naturalmente occorrerà mantenere alta l’attenzione sull’effettiva attuazione di una svolta sostenuta da una mobilitazione unitaria, responsabile ed indicativa di una consapevolezza vasta sulla crisi climatica in corso.

Mario Agostinelli

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E’ cosa buona che tu esista! Alla ricerca di un nuovo umanesimo

E’ cosa buona che tu esista! Alla ricerca di un nuovo umanesimo

EVENTO: Campo MIR – Movimento Internazionale Riconciliazione tra popoli

Eremo di Betania, Padenghe Sul Garda (BS) 5 agosto 2022 alle ore 15:00 (Durata: 3 ore)

Venerdì 5 agosto 2022 alle ore 15.00 interverranno a Padenghe Eremo Betania, Laura Tussi e Fabrizio Cracolici.  Parleranno della “tempesta perfetta” che sembra addensarsi sul nostro futuro, ma anche della speranza di un nuovo mondo possibile.  Di seguito pubblichiamo la scheda di Laura Tussi e il testo da cui partirà il confronto con i partecipanti al campo Mir: https://www.peacelink.it/cerca/index.php?q=laura+tussi

Per maggiori informazioni: https://www.facebook.com/events/1818419335017295/ o lauratussi.pace@gmail.com

 

Tutto il mondo sembra svegliarsi di scatto da un torpore lungo secoli dove abbiamo anteposto il profitto (spesso di pochi) alla nostra vita, al nostro prossimo, al nostro ambiente. Occuparsi dell’ambiente significa avere cura dei nostri figli, dei nostri nipoti, degli altri, insomma del nostro futuro, ma anche rivolgere uno sguardo più umanistico verso chi per un motivo o per un altro oggi non gode delle stesse nostre possibilità. Il nucleare è l’antonomasia di questo concetto che è in sostanza la realizzazione delle sovrastrutture che l’uomo ha costruito per nascondere il fatto che è ancora pienamente dominato dai propri istinti animali seppur molto più sofisticati.

Il nucleare inteso come fornitore energetico non ha ancora i crismi di sicurezza e resilienza che il pianeta e chi lo abita necessitano, ma abbiamo tecnologie per eludere questa risorsa piuttosto agilmente, basterebbe volerlo. Oggi possiamo parlare con persone a migliaia di chilometri di distanza, ma spesso, quando lo facciamo è per promulgare i nostri interessi personali e non quelli di una società evoluta. Il desiderio di avere una vita migliore passa da una spinta personale, ma se questa è realizzata in modo egoistico allora non porta mai ad una felicità concreta. Se il nostro percorso invece viene da una condivisione di intenti, le cose sono destinate a rimanere. Siamo asserragliati dietro concetti più grandi di noi che spesso ci portano a sentirci complicati e profondi, ma quando volgiamo lo sguardo sul mondo in maniera totale ci accorgiamo che la strada su cui siamo è da cambiare. I conflitti appena scoppiati all’interno dell’evolutissima Europa ne sono una rappresentazione quasi grottesca: siamo un popolo ricco, madre della fratellanza, culla della filosofia, patria della Bellezza e l’unica cosa che riusciamo a fare davanti ad un problema nettamente politico è scatenare una guerra.

 

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Paolo Ferrero: verso nuovi orizzonti condivisi di pace e giustizia sociale

Paolo Ferrero

Conversazione con Paolo Ferrero, vicepresidente della Sinistra Europea. Occorre un soggetto plurale che si batta contro la guerra e non solo.

 

È necessario costruire un innovativo soggetto plurale e alternativo al modo di far politica attuale, assolutamente senza l’accordo con i poteri forti, tra cui banche, fondazioni, assicurazioni, fondi finanziari e altri. Come?
Penso che sia assolutamente necessario. Perché noi abbiamo avuto un tempo in cui in Italia la sinistra e in particolare Rifondazione Comunista erano stati la speranza del cambiamento. Noi abbiamo fallito sulla vicenda del governo Prodi e in seguito è stato il Movimento 5 Stelle che in qualche modo ha impersonato l’idea del cambiamento, ma sono falliti anche loro in modo drammatico perché il Movimento 5 Stelle aveva un consenso elettorale enorme e quindi avrebbe effettivamente potuto cambiare le cose e la situazione attuale. Nessuno attualmente impersona la necessità del cambiamento che invece è più forte di prima perché la gente sta peggio di prima. E quindi penso che bisogna aver chiaro che serve una soggetto dell’alternativa in grado di parlare non su una base ideologica, non sulla base delle appartenenze di quello che eravamo, ma a partire dalla soddisfazione dei bisogni sociali. Quindi il problema nostro è riuscire a entrare in relazione con le domande sociali, soprattutto con quelle persone che giustamente protestano e si ribellano in nome di cose di buon senso: ad esempio che vogliono smetterla di regalare i soldi delle loro tasse per le spese militari che non servono a niente, anzi fanno enormi danni. Quei fondi vengono letteralmente tolti, sottratti alla sanità pubblica, all’istruzione, all’assistenza agli anziani, alla spesa per gli asili nido. Quindi la nostra idea è costruire un’unione popolare. Il nome parla di questo desiderio, di questa idea. Non ci definiamo su una base ideologica, ma sulla base dell’utilità sociale affinché le persone invece che essere da sole e disperate possano trovare un luogo, una comunità, un movimento politico che faccia valere le loro ragioni per riuscire a vivere perché questo è il problema. Quindi questa è l’idea e anche la necessità.

Occorre un importante radicamento nella società civile e nelle varie istanze pacifiste. Qual è la tua visione?
Occorre costruire un importante radicamento nella società a partire dai bisogni sociali. Occorre organizzare le persone in un movimento politico, a partire dai comitati sui territori. L’esperienza degli ultimi anni dimostra che non è sufficiente essere presenti in parlamento per cambiare le cose. Non basta nemmeno essere presenti nel governo. Per cambiare le cose è necessario un radicamento sociale, quindi una forza nella società su cui far leva. Se pensiamo all’Italia, il Partito Comunista, dall’opposizione, ha cambiato molto di più l’Italia che non noi dal governo. Perché se tu sei forte nella società, sei in grado di egemonizzare, di spingerti verso la cultura dei rapporti di forza. E la società nel suo complesso, e quindi noi, dobbiamo costruire un movimento politico che si ponga l’obiettivo di organizzare le persone, di non lasciarle da sole ma di costruire quello che si giustamente si chiama una “forza politica”. Rompere la solitudine e il senso di impotenza è il punto fondamentale perché se ci pensate oggi il problema drammatico che le persone vivono è che tutte provano uno stato di malessere, di spoliazione, di deprivazione, ma questo non ha delle forme collettive di risposta e di soluzione. Ognuno è davanti al suo televisore o davanti al computer. Allora il problema della politica è proprio quello che diceva don Milani, ossia di fronte a un problema sortirne da soli è l’egoismo, sortirne insieme è la politica. Abbiamo il problema di rompere questo isolamento, di rompere queste solitudini, di costruire comunità sui territori e di costruire comunità politica nel paese dell’Italia: questa è l’idea quindi di radicamento sociale, ma proprio nel senso della capacità di costruzione di comunità e sui livelli del territorio per rompere le solitudini, per rompere gli isolamenti che le persone vivono, i lavoratori vivono, i pensionati vivono, le casalinghe vivono. E’ necessario costruire un legame sociale positivo.

Con l’assemblea tenutasi a Roma verso l’unione popolare cosa si vuole ottenere?

L’assemblea del 9 luglio a Roma è stata semplicemente un momento di lancio con molte persone che hanno sottoscritto un appello, promosso l’assemblea e in qualche modo hanno fatto partire il movimento. Adesso si continuano a raccogliere le firme sull’appello perché sono molte di più le persone che vogliono firmare e vogliono promuovere questo movimento e dobbiamo far partire completamente questa innovativa entità politica. Penso che la strada concreta saranno tante assemblee in giro per l’Italia e quindi quello che si è fatto a Roma va riprodotto su scala nazionale andando a discutere in tutte le città, in tutti i paesi del Paese e mettere insieme tutte quelle persone che sono da sole a lottare contro la guerra, a lottare contro le ingiustizie, a lottare per l’ambiente e a fare comunità. Tutto questo significa mettersi insieme in un percorso che parta dalle istanze sociali fondamentali. Invece di mettere al centro i profitti e le richieste di pochi, mettiamo al centro il benessere dei tanti, la redistribuzione della ricchezza, la difesa dell’ambiente. Quindi a Roma si è promossa la partenza di questo movimento e adesso occorrerà, città per città, territorio per territorio, costruire nei prossimi mesi questo movimento politico di massa.

Come sarà possibile l’opposizione al pensiero unico e bellicista e guerrafondaio di Draghi?

E’ necessario superare una cosa che oramai si è radicata nella testa della gente, ossia la mentalità da tifo calcistico. Tutto viene ridotto ad uno schieramento tra due squadre: una buona e l’altra cattiva. Adesso ti dicono: stai con Putin o con la Nato? No, io non sono per la Nato e non sono per Putin: sono contro tutti e due, fanno tutti e due parte del problema e non della soluzione. Noi dobbiamo sottrarci a questa divisione manichea e penso che gran parte dell’attività politica e culturale che dobbiamo fare è spiegare questo: le alternative che ci vengono proposte non sono le vere alternative, ma semplicemente ci chiedono se vogliamo stare nella padella o cadere nella brace e tra queste due vi è sempre un’alternativa in termini pacifisti tra uccidere ed essere ucciso. Esiste un’alternativa pacifista che è vivere e noi proprio questo dobbiamo affermare. Il problema non è se stai con Putin o con la Nato, perché bisogna essere contro tutti e due, contro la logica della guerra. Il problema non è se stai con un paese contro l’altro, perché il problema vero è di riuscire a prendere i soldi a quelli troppo ricchi e di utilizzarli per le persone più povere che sono italiane, francesi, tedeschi, spagnoli. Questa è la logica che dobbiamo attivare. E’ questa sorta di nazionalismo economico e bellicista in cui sembra che il mondo di nuovo sia diviso di qua o di là. No. Il mondo è diviso, ma non per nazioni o etnie, ma è diviso tra i ricchi e i poveri, se stai sopra o stai sotto e chi sta sopra, quel 10% troppo ricco, vive sulle spalle di chi sta sotto. Il nostro problema esattamente è quello. E’ distribuire le risorse, difendere l’ambiente, produrre dei diritti che valgano a partire dai più deboli perché la società e la civiltà di una società la si misura sempre solo sui diritti dei più deboli.

 

L’intervista integrale nel webinar:

su Blog ODISSEA:

https://libertariam.blogspot.com/20…

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Nato e guerra. Intervista a Giorgio Cremaschi di Laura Tussi

Nato e guerra. Intervista a Giorgio Cremaschi di Laura Tussi

Conversazione di Laura Tussi con Giorgio Cremaschi.

Al vertice di Madrid, la Nato approva il più importante rafforzamento delle proprie capacità dalla fine della guerra fredda e porterà le forze militari a oltre 300 mila unità. Così afferma il segretario generale Nato Jens Stoltenberg nella conferenza stampa di presentazione del vertice di Madrid. Può argomentare queste affermazioni?

Penso che la questione sia che questa è addirittura la conclusione cioè l’aumento delle armi, dell’armamento, e l’argomento scottante compreso – è bene sottolinearlo – quello dell’armamentario nucleare. Il punto di partenza, in qualche modo è ancora più grave. Perché da un certo punto di vista salta un’ipocrisia cioè noi che siamo contro la Nato abbiamo detto che non è vero che la Nato e un’alleanza euroatlantica, ma in realtà la Nato è un’alleanza militare mondiale. L’Occidente contro il resto del mondo. E diciamo così: il documento strategico appunto 2022 definisce chiaramente questo, perché ovviamente dice che la Russia è il nemico principale con cui c’è uno scontro, con un’affermazione proprio di rottura totale. Ma a parte questo vi è la gravità di questo documento. Non mi risulta che altri documenti della Nato avessero affrontato questo tema. E hanno individuato come secondo nemico la Cina. La Cina non è in Europa. Eppure viene individuata come secondo nemico. Viene detto che la Cina, con la sua politica, minaccia – testuali parole – gli interessi, la sovranità e i valori della Nato: quindi la Cina è considerata il secondo nemico. Ovviamente vengono elencati poi gli stati nemici classici (Iran, Corea eccetera) e si definisce un impegno militare della Nato in vaste zone del mondo, come il Sahel e il Medio Oriente e l’Indocina. Ritorna in campo l’Indocina. Dall’epoca del Vietnam non sento più parlare dell’Indocina. Quindi il punto più grave, secondo me, è passato probabilmente sotto silenzio perché viviamo travolti da una propaganda guerrafondaia è che la Nato con questo documento non solo ha deciso di rafforzare il conflitto con la Russia, ma ha assunto una dimensione di conflitto mondiale cioè la Nato è in guerra con tre quarti del mondo, il mondo dei Brics, poi vi è un elenco vario, è un manifesto ideologico: i nostri valori e i loro. Noi siamo la democrazia, voi siete le dittature: è un documento di guerra al resto del mondo, dall’Occidente al resto del mondo ed è di una gravità inaudita perché, ripeto, saltano un po’ di attenuazioni, di ipocrisie che si erano tenute nel passato. La Nato non è più euroatlantica anche se i suoi aderenti si chiamano euroatlantici, ma è un’alleanza militare mondiale che sfida il mondo. Questa è la verità ed è questo l’aspetto gravissimo dal punto di vista militare – cioè il riarmo di massa che propone e la convinzione profonda che l’arma nucleare sia uno strumento di pace. Tra l’altro vi è una frase che fa venire i brividi. Perché a un certo punto nel documento, la Nato dice che per quanto riguarda l’uso dell’arma nucleare, per le sue previsioni, vi sia un uso remoto, e sottolineo remoto. Remoto e non escluso. Cioè remoto è già un termine che riguarda anche la vicinanza: vuol dire distanza. Non è tanto vicino, ma non è fuori dalle nostre distanze, dalle nostre dimensioni. Il vertice Nato: un vertice gravissimo e pericolosissimo nel quale si è scatenata tutta la belva guerrafondaia. Prendendo, a questo punto, voglio dirlo esplicitamente, a pretesto la guerra in Ucraina, perché io non credo che si costruisca così come è vero e giusto dire che Putin non ha sicuramente deciso negli ultimi giorni di fare la guerra all’Ucraina e quindi sussiste un progetto politico e militare che viene da lontano almeno dal 2014 da quando è scoppiata la guerra nel Donbass. Però è altrettanto vero che un progetto così profondo di riarmo mondiale contro il resto del mondo non si inventa in pochi minuti. Vuol dire che la Nato lo meditava da tempo e vuol dire che siamo appunto di fronte a un progetto di grande guerra e di confronto e dominio mondiale che noi dobbiamo contrastare. Questo è il mondo occidentale, capitalistico, “bianco”, che con un linguaggio da epoca coloniale ottocentesca, “noi siamo la civiltà e portiamo la civiltà nel mondo”, si arma contro il resto dell’umanità. Questo è di una gravità assoluta.

 

Giorgio Cremaschi
con Laura Tussi e Mimmo Laghezza
ad una iniziativa a Nova Milanese

 

A dare la linea di quella che sarà l’Alleanza atlantica del futuro, nel pieno della crisi in corso a causa della guerra in Ucraina, il segretario generale Stoltenberg ha posto l’entità del rafforzamento a est. A contare non sono solo l’aumento delle forze militari, ma la modifica dell’intera postura di difesa e deterrenza, ossia come la Nato intende usare uomini e mezzi per garantire l’espansione del patto Atlantico. Purtroppo per il popolo della pace e per l’intera umanità, alla Nato del futuro servono nuovi investimenti. Il bilancio dovrebbe quasi raddoppiare. Non cambia la mentalità della guerra fredda di creare nemici e impegnarsi in conflitti sul campo?

Alla Nato del futuro servono nuovi investimenti a bilancio. Dovrebbe quasi raddoppiare la spesa globale militare, dunque non cambia la mentalità della guerra fredda di creare nemici e impegnarsi in conflitti sul campo. Direi che siamo oltre la guerra fredda perché questo vertice si sta talmente ingrandendo, è una minaccia di guerra a tutto il mondo ed è un impegno di guerra diretta verso la Russia cioè noi siamo in guerra e in questo momento, combattono formalmente solo l’Ucraina contro la Russia, ma con una quantità enorme di armi e anche di consiglieri e di aiuti, non sono solo armi sono guerriglieri e consiglieri. La Nato è in guerra contro la Russia e d’altra parte il ministro della difesa di Stato maggiore delle Forze Armate della Gran Bretagna che si chiama Sanders esattamente come il senatore socialista americano che ha lo stesso nome ma non credo che abbia le stesse intenzioni e posizioni. Sanders ha dichiarato che bisogna prepararsi a mandare i soldati contro la Russia quindi noi siamo ancora dentro un meccanismo di escalation militare che va avanti e che viene alimentato e che si alimenta su sé stesso e di cui la prima vittima attualmente è l’Europa. In tutte le sue forme: Europa come Russia, Ucraina, come Unione Europea, Francia, Germania e così via. L’Europa è uscita dall’Europa come Unione Europea. Francia e Germania paesi dove vi è il dominio totale in questa situazione, sia quello dei paesi con governi di destra e di estrema destra è bene ricordarlo guerrafondai, hanno trascinato con sé tutti gli altri e quindi è una spinta propulsiva. E trovo un po’ ridicolo che si può dire però l’altra Europa più riflessiva di Macron e poi ci mettono sempre Draghi anche se non è vero perché in realtà è un paracarro degli Stati Uniti dentro l’Unione Europea. Ma la verità è che l’Europa che pensava di dialogare con la Russia non conta nulla e di fatto è dentro il campo militare. Già sussiste il vertice del G7 per altro che è una specie di sindacato di controllo della Nato. È bene ricordarsi che la Nato è fatta un po’ a scatole cinesi. È una matrioska fondamentale: ci sono gli Stati Uniti la matrioska al centro di tutto e sono loro che comandano. Poi un’altra matrioska un po’ più grande a turno che è il G7 e dopo la Nato che è diciamo così è il terzo livello e poi dopo ci sono altri paesi di confine, come l’Ucraina che sono aggregati alla Nato e sono un quarto livello anche se non sono formalmente della Nato, ma ormai ne fanno parte. Quindi al centro il nocciolo duro sono i potenti, gli Usa che comandano e che poi riuniscono il G7 che prende e impone decisioni alla Nato: tutto il resto non conta. In seguito, vi sono appunto i governi che vogliono fare di più, i polacchi e la Gran Bretagna. È il modello di governance della Nato e quindi dentro questo modello di governance è evidente che la decisione di fondo, che è stata presa, è quella di mandare avanti la guerra. La parola pace è stata abolita. La parola pace nel vocabolario della Nato e nel vocabolario dell’Unione Europea non esiste. La parola ultima, in questo momento, è vincere la guerra. Questa posizione ci sembrava la posizione di Johnson, del primo ministro polacco, ovviamente di Zelensky: vincere la guerra è diventata la posizione di tutti. Questa è la verità quindi poi ogni tanto Macron per ragioni interne elettorali dice che non bisogna umiliare Putin, ma la verità è che la pratica concreta in corso è quella di spingere ora la guerra, la guerra all’infinito e aumentare l’escalation e negare le trattative. Sottolineo che il G7 prima ci ha detto esplicitamente che non ci sono trattative e negoziati in questo momento da fare, ma solo la guerra, solo la guerra per cercare di sconfiggere la Russia. Quindi io credo che noi dobbiamo dire la cosa più semplice e più brutta: l’Italia è in guerra, siamo in guerra, siamo in guerra assieme alla Nato e chi si oppone alla guerra deve sapere che si oppone al fatto che il suo paese è in guerra.

Lei ritiene, alla luce delle tante manifestazioni e iniziative del popolo pacifista, che si possa finalmente affermare, anche a livello politico, il concetto di pace come presupposto della giustizia sociale?
Sì ma bisogna fare delle scelte nette, perché altrimenti ci giriamo troppo intorno e non si può diventare pacifisti quando si tratta di prendere i voti e poi stare con i governi guerrafondai. Non è questo. Non si può fare. È necessaria una coerenza pacifista. Dico questo perché oggi abbiamo una maggioranza politica guerrafondaia che va da Draghi a Letta fino a Giorgia Meloni passando per Leu, per Salvini e per Berlusconi. Penso che questa sia una grande discriminante: ossia considero ridicolo e dannoso che ci siano persone che si dicevano e dichiaravano pacifisti e che poi magari sul piano politico finiscono per allearsi con il partito della Nato e della Confindustria che oggi è il Partito Democratico o che comunque diano un sostegno diretto e indiretto dal governo Draghi. È una discriminante politica. Il partito della Pace esiste se appunto in politica non si fanno trasformismi perché altrimenti non è il partito della Pace è un partito trasformista che usa la parola pace perché ogni tanto serve perché la maggioranza degli italiani è contro la guerra. Però il partito della Pace oggi ancora non l’ho visto. Non esiste. Questa è la verità. Noi siamo di fronte a una crisi profondissima della nostra democrazia. Perché quando noi abbiamo il 55- 60% degli italiani che dicono di essere contro la guerra, contro il coinvolgimento dell’Italia in guerra, e sono contrari all’invio di armi, e abbiamo invece il 95% del Parlamento che vota per continuare la guerra – perché di questo si tratta – noi siamo di fronte a una crisi enorme di democrazia. O questo 55 per cento trova una sua rappresentanza contro il 95, oppure questo 55 non porterà a niente e sarà imbrogliato.Nonostante la costante propaganda di guerra e la narrativa di paura a favore dell’ingresso nella Nato, domenica 26 giugno 2022, migliaia di attivisti pacifisti e persone di varia estrazione e appartenenza politica hanno manifestato per la pace attraversando la capitale spagnola Madrid. Oltre all’opposizione alla Nato, si protestava con cartelli su cui era scritto “Basta spese militari: soldi a scuole e ospedali”. “Non paghiamo le tasse per le guerre Nato”. Questa è una netta dimostrazione contro ogni tipo di violenza e una ferma risposta della popolazione al vertice Nato che si è tenuto a Madrid dal 28 al 30 giugno 2022?

Sì certo è stata una manifestazione importante e sottolineo che una settimana prima sempre a Madrid vi è stata un’enorme manifestazione contro la strage criminale di Melilla dove sono stati massacrati dalla polizia marocchina e da quella spagnola, decine e decine di migranti e qui siamo a un punto centrale. Cioè non vi è dubbio che la lotta per la pace è una lotta per mettere in discussione proprio quei disvalori e principi su cui invece si sta facendo la guerra. Voglio sottolineare questo aspetto. Noi siamo in guerra e stiamo trasformando l’Europa in una fortezza guerrafondaia.

L’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato è una gravissima infamia ai danni del popolo curdo.

 
Noi siamo in guerra e stiamo trasformando l’Europa in una fortezza guerrafondaia che non solo fa la guerra verso l’esterno ai nemici come la Russia, ma fa la guerra ai migranti e fa la guerra agli altri popoli perché noi non possiamo dimenticare l’accordo infame tra Turchia, Finlandia, Svezia di cui sono tutti corresponsabili. Tutti. Ho visto la scena vergognosa di Draghi che di fronte a una giornalista che gli faceva la domanda e gli chiedeva “lei cosa penso dell’accordo” è scappato e non ha risposto. Ha fatto una cosa proprio, come si dice, da finanziere che non vuole parlare e qui c’è un accordo infame per cui un popolo, quello Curdo, è stato consegnato al suo aguzzino Erdogan in cambio del fatto che Svezia e Finlandia entrano e si riarmano e fanno la guerra e partecipano alla guerra in Russia. Cosa esiste di più infame di questo? anzi di altrettanto infame c’è l’accordo del socialista Sanchez del governo di sinistra che ha portato alla strage di Melilla. Perché è bene ricordare che Melilla è retaggio del colonialismo europeo in Africa. È bene ricordare che il Marocco con Erdogan, con i tagliagole libici e per conto nostro, fanno il lavoro sporco di assassinare i migranti. Il Marocco aveva un contenzioso aperto con la Spagna, in quanto la Spagna fino adesso aveva dato copertura e aiuto al popolo Sahrawi che è un popolo oppresso dal Marocco, sono i curdi del Marocco. Sono un popolo a cui è stata portata via la terra. Sono un po’ i palestinesi del Marocco, i curdi del Marocco. E allora il Marocco aveva fatto capire alla Spagna che se avesse continuato a sostenere il popolo saharawi non avrebbe più fatto il cane da guardia alle frontiere e quindi il governo spagnolo, l’infame governo spagnolo, ha sottoscritto un accordo come hanno fatto Finlandia e Svezia, in cui sostanzialmente ha abbandonato il popolo saharawi ai marocchini e in cambio i marocchini fanno quello che vediamo in televisione massacrano i migranti per conto degli Spagnoli. Voglio chiedere davvero se questa è una Europa da difendere o è un Europa da cancellare. Questa è una infamia. Questa è un’Europa che non ha stabilito dei valori di democrazia. Ma che ha ormai stabilito e imposto il fascismo alle sue frontiere. Perché sostanzialmente fascismo e razzismo comandano adesso alle frontiere in Polonia; si accolgono gli ucraini, ma tutti i popoli che hanno la pelle scura vengono abbandonati e ricacciati indietro. Vedi, siamo di fronte, ripeto, a un meccanismo generale di corruzione dei valori e della democrazia europea e tutte le manifestazioni che ci sono state come quella del 26 giugno 2022 non a caso sono manifestazioni che mettono assieme tutto: migranti, la difesa dei diritti dello Stato Sociale, no al riarmo, no alla guerra perché siamo senza una posizione di carattere complessivo a questo regime euroatlantico come si definisce. Questo regime euroatlantico è il nostro nemico e noi lo dobbiamo contrastare.

Cremaschi, quali sono i risultati del controvertice Nato a Madrid?
Ci sono stati due controvertice prima a Bruxelles mosso da alcune istanze di sinistra e poi un altro a Madrid: i risultati sono di mobilitazione. Ho già detto prima: bisogna costruire ancora un vero fronte e non bisogna dimenticare che ci sono anche divisioni di quello che una volta era il movimento attivista che nel 2003 e 2004 era in piazza contro le guerre in Iraq e Afghanistan. Attualmente non esiste un movimento di quella dimensione, non è paragonabile. Non bisogna dimenticare che esiste una parte della sinistra, almeno di quella che si chiama sinistra, che fa la guerra, sono governi socialdemocratici quelli che hanno venduto i saharawi. Sono governi di sinistra quelli che hanno venduto i curdi. C’è uno spostamento a destra reazionario dell’asse politico, diciamo così dell’Europa, che arriva a toccare anche parti di quelle che erano le retrovie dei movimenti. Quindi l’impegno oggi a costruire il movimento per la pace significa partire da una posizione che almeno nei palazzi del potere è di netta minoranza e bisogna averne concezione.

Chi rappresenta gli italiani al vertice Nato? 
Il peggio dell’Italia è rappresentato dal peggiore che per me è Draghi. Quindi penso che dobbiamo costruire un autunno contro la guerra e contro Draghi.

Esistono controproposte unitarie a livello europeo?
Sono state fatte. Ci sono stati appelli, soprattutto all’inizio, quando sembrava che ci fosse una fase di trattativa verso marzo-aprile. Sono usciti appelli di Podemos e di una parte, non tutta, delle forze di sinistra Europea per il negoziato e per la pace. Devo dire onestamente che in questo momento, con questa recrudescenza della guerra, con questa intensificazione della guerra, queste proposte sono state travolte.

Il Disarmo nucleare, attraverso la ratifica del trattato TPNW di cui si è discusso ultimamente alla conferenza internazionale di Vienna, può essere un punto fondamentale per accelerare la fine della Nato?
La Nato con il documento di strategia 2022 dice esattamente che il nucleare è uno dei pilastri, uno dei pilastri portanti della Nato. Si dice che ci sono tre tipi di pilastri della guerra Nato che sono il riarmo convenzionale, l’armamento nucleare, e la guerra cibernetica e informatica. La Nato intende investire su tutti e tre i fronti: guerra nucleare, guerra convenzionale, e guerra informatico-cibernetica. Anche su questo però voglio sottolineare una cosa: il voto in Italia del Parlamento. Il Parlamento che, invitato a partecipare alla conferenza per la proibizione delle armi nucleari a Vienna, non si è presentato. Il governo italiano sta installando bombe nucleari, credo che noi dobbiamo sottolineare la gravità e la criminalità del governo Draghi. Un governo di guerra che sta portando l’Italia per la prima volta dal 1945 verso una guerra mondiale.

Ma come facciamo in Italia a raggiungere i risultati delle ultime elezioni francesi dove la sinistra quella vera, quella autentica ha ottenuto ottimi risultati? È prevista qualcosa del genere qui in Italia?
Presto faremo una prima assemblea con varie forze. È necessario investire sempre in forze alternative. Io credo che la guerra definisca un gigantesco spartiacque. Chi è per la guerra sta di là, chi è contro la guerra sta di qua. È necessario compattare le forze contro la guerra. Credo che questo sia un lavoro essenziale. La Francia ci lavora da circa una decina di anni e noi è chiaro che non possiamo certo pensare di recuperare i nostri disastrosi ritardi. Però bisogna mettere in moto un percorso. Credo che lo dobbiamo fare adesso. Se non ora quando? Come si dice.

Tussi – Cremaschi (Odissea, luglio 2022)

https://libertariam.blogspot.com/2022/07/nato-e-guerra-giorgio-cremaschi.html

PRESSENZA – International Press Agency

Intervista a Giorgio Cremaschi. Dalla Nato nasce la guerra, ma la pace è più forte

https://www.pressenza.com/it/2022/07/intervista-a-giorgio-cremaschi-dalla-nato-nasce-la-guerra-ma-la-pace-e-piu-forte/

Unimondo: la pace è più forte:

https://www.unimondo.org/Notizie/La-pace-e-piu-forte-229844

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