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Contropiano – Eppure soffia. Recensione al libro Memoria e futuro di Alberto Bertoli

Contropiano – Eppure soffia. Recensione al libro Memoria e futuro di Alberto Bertoli

Sul Bimestrale del partito della Rifondazione Comunista SU LA TESTA, diretto da Paolo Ferrero – Sinistra Europea.

di Laura Tussi

Eppure soffia

Recensione al libro Memoria e futuro di

Alberto Bertoli figlio di Pierangelo Bertoli

Memoria e futuro Libro a cura di Laura Tussi, Fabrizio Cracolici, Alfonso Navarra

Memoria e futuro (Mimesis Edizioni), libro a cura di Laura Tussi, Fabrizio Cracolici, Alfonso Navarra, consta di due parole importantissime che riassumono probabilmente in toto la raccolta di interventi sulla “Terrestrità” presenti in questo saggio. Il concetto stesso di appartenere a una “famiglia” in quanto membro e non padrone dovrebbe essere naturale e crescere dentro di noi fin dalla prima infanzia. Se così fosse probabilmente scrivere e parlare di questi argomenti sarebbe pleonastico, invece ci troviamo davanti ad un volume necessario in questo preciso momento storico.

Una sorta di trascrizione di idee esposte “live” da pensatori dinamici e protagonisti di questo nostro tempo che si interrogano sulla possibilità di fare qualcosa di concreto per fare fronte alle minacce globali che ci stanno insidiando: tra cui la minaccia nucleare, la minaccia dell’ingiustizia sociale e infine la minaccia ambientale.

Tra gli interventi, Vittorio Agnoletto, Alex Zanotelli, Moni Ovadia, Antonia Sani un saggio di Luigi Mosca e molti altri.

Tutto il mondo sembra svegliarsi di scatto da un torpore lungo secoli dove abbiamo anteposto il profitto (spesso di pochi) alla nostra vita, al nostro prossimo, al nostro ambiente. Occuparsi dell’ambiente significa avere cura dei nostri figli, dei nostri nipoti, degli altri, insomma del nostro futuro, ma anche rivolgere uno sguardo più umanistico verso chi per un motivo o per un altro oggi non gode delle stesse nostre possibilità. Il nucleare è l’antonomasia di questo concetto che è in sostanza la realizzazione delle sovrastrutture che l’uomo ha costruito per nascondere il fatto che è ancora pienamente dominato dai propri istinti animali seppur molto più sofisticati.

Il nucleare inteso come fornitore energetico non ha ancora i crismi di sicurezza e resilienza che il pianeta e chi lo abita necessitano, ma abbiamo tecnologie per eludere questa risorsa piuttosto agilmente, basterebbe volerlo. Oggi possiamo parlare con persone a migliaia di chilometri di distanza, ma spesso, quando lo facciamo è per promulgare i nostri interessi personali e non quelli di una società evoluta. Il desiderio di avere una vita migliore passa da una spinta personale, ma se questa è realizzata in modo egoistico allora non porta mai ad una felicità concreta. Se il nostro percorso invece viene da una condivisione di intenti, le cose sono destinate a rimanere. Siamo asserragliati dietro concetti più grandi di noi che spesso ci portano a sentirci complicati e profondi, ma quando volgiamo lo sguardo sul mondo in maniera totale ci accorgiamo che la strada su cui siamo è da cambiare.

I conflitti appena scoppiati all’interno dell’evolutissima Europa ne sono una rappresentazione quasi grottesca: siamo un popolo ricco, madre della fratellanza, culla della filosofia, patria della Bellezza e l’unica cosa che riusciamo a fare davanti ad un problema nettamente politico è scatenare una guerra. Sembriamo persone in cerca di un cappello che abbiamo sulla testa. Il titolo e il concetto di quest’opera sono riassunti in due delle più belle canzoni a mio avviso scritte: “Eppure soffia” che parla della speranza che non si è arresa alla voglia di possedere anche l’ambiente ai fini personali, e “A muso duro” che parafrasando il titolo recita “…con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro”.

CONTROPIANO: https://contropiano.org/news/ambien…

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Mosaico di pace – A Vienna per smilitarizzare il mondo a partire dalle armi nucleari

Ican, Beatrice Fihn: “Lanceremo un piano per la fine delle armi nucleari”

Anche i rappresentanti di diverse associazioni ecopacifiste italiane collegate a Ican partecipano alla “Settimana di iniziative antinucleari”, che prevede inoltre un convegno scientifico (il 20 giugno), oltre alla vera e propria Conferenza degli Stati firmatari del TPNW, dal 21 al 23 giugno a Vienna.

La subalternità alla Nato
Il governo italiano, a causa del controllo Nato, non partecipa ai lavori, neanche in veste di osservatore, alla Conferenza degli Stati, parti del Trattato per la proibizione delle armi nucleari.

Una crescita antinuclearista e nonviolenta
La Delegazione delle associazioni ecopacifiste italiane ha fatto propri in questo percorso vari aspetti.
La consapevolezza strategica: l’intreccio tra minaccia nucleare e minaccia ecologico-climatica.
L’obiettivo generale che può essere rafforzato da iniziative locali di denuclearizzazione.
Il TPNW deve condizionare il percorso TNP (Trattato di Non Proliferazione), quindi finalmente la guerra deve diventare un tabù e la nonviolenza è il cammino che dobbiamo imparare a percorrere.

Le interrelazioni degli ecopacifisti
Durante il grande festival, i nostri attivisti hanno potuto ascoltare in video il primo ministro della Nuova Zelanda e il ministro degli Esteri austriaco. Hanno ascoltato le testimonianze dei sopravvissuti ai test nucleari in Kazakistan, nelle Isole Marshall e in Nevada, così come i sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki.
Per la partecipazione dell’Italia alla revisione del TPNW, invece, nessuna speranza si profila all’orizzonte.

Un importante intervento: Alessandro Capuzzo, movimento antinucleare di Trieste
Con la considerazione “strategica” di spazi aperti dai trattati internazionali, ha concluso la serata Alessandro Capuzzo, del movimento antinucleare di Trieste, in delegazione a Vienna.
Abbiamo confermato il nostro intento di puntare sull’evento collegato: “Give peace a chance”, che si è tenuto il 19 giugno e di cui Alessandro Capuzzo è tra i relatori rilasciando agli atti un documento.
La conferenza ha riunito rappresentanti statali, organizzazioni internazionali, comunità scientifica, sopravvissuti e società civile per discutere ed esplorare ricerche consolidate e nuove sulle conseguenze umanitarie e sui rischi delle armi nucleari.

La deterrenza nucleare è una minaccia per tutta la vita terrestre
La Conferenza scientifica di Vienna sull’impatto umanitario delle armi nucleari denuncia che la deterrenza è una minaccia per tutta la vita terrestre.
La nuclear ban week di Vienna arrivata a metà del suo percorso, prevede la revisione del Trattato di proibizione delle armi nucleari operata dagli Stati parte.
Martedì 21 giugno 2022 inizia a Vienna la conferenza di revisione del trattato di proibizione delle armi nucleari.
Ci sono all’Austria Center, parlamentari, sostenitori, esperti di politica, attivisti, creativi, funzionari delle Nazioni Unite e molti altri partecipanti della società civile e dei governi.

Ican meritato Premio Nobel per la Pace
Decisivo il ruolo di Ican che con Beatrice Fihn, direttrice esecutiva della Rete, ha preso la parola subito dopo il segretario generale dell’Onu Guterres e il presidente della Croce Rossa, Peter Mauer.

Una scadenza per l’eliminazione delle armi nucleari
L’ambasciatore Rüdiger Bohn stamattina è intervenuto a Vienna per la Germania ribadendo che l’obiettivo di Berlino rimane “un mondo libero dalle armi nucleari”. E fino a qui siamo nella normale retorica Nato, cui si conformano tutti gli Stati membri dell’Alleanza.
L’incontro coglierà il problema di una maggiore flessibilità in entrata del Tpnw e riuscirà a fissare una scadenza per l’eliminazione delle armi nucleari per gli Stati dotati di armi atomiche che decidessero di aderire al Trattato.
Alla conferenza di Vienna, denominata “Segmento di Alto Livello”, si susseguono le dichiarazioni degli Stati e gli interventi della società civile.

Mosaico di pace: https://www.mosaicodipace.it/index.php/rubriche-e-iniziative/rubriche/approfondimenti/la-parola-a-voi/3088-a-vienna-per-smilitarizzare-il-mondo-a-partire-dalle-armi-nucleari-2

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La denuclearizzazione del Golfo Internazionale di Trieste. Da Trieste un forte NO ai porti nucleari

La denuclearizzazione del Golfo Internazionale di Trieste. Da Trieste un forte NO ai porti nucleari

Alessandro Capuzzo durante il Nuclear Ban Week (Foto di Patrizia Sterpetti)

La denuclearizzazione del Golfo Internazionale di Trieste, sulla base del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari e del Trattato di Pace del 1947 con l’Italia, è sempre un argomento attuale?

Il 20 giugno 2017 a New York le ONG WILPF Italia e Disarmisti Esigenti hanno depositato agli atti del Convegno ONU di fondazione del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari (TPAN) il Documento di lavoro A/CONF.229/2017/ONG/WP.44 dal titolo DA TRIESTE (ITALIA) PROPOSTA DI CASI DI STUDIO SUI PORTI DA DENUCLEARIZZARE, firmato dal sottoscritto e dall’ex sindaco di Koper-Capodistria (Slovenia) Aurelio Juri.

Che ruolo svolge nella denuclearizzazione del Golfo Internazionale di Trieste il TPAN?

Il Trattato per la messa al bando delle armi nucleari, che la maggior parte dei paesi membri delle Nazioni Unite ha istituito in base alla pressione della Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari (ICAN) di cui tutti gli eco-pacifisti si sentono parte, può cambiare gli equilibri di potere tra stati nucleari e non, grazie all’introduzione di una sostanziale trasparenza a vantaggio della società civile, e dell’insieme dell’Umanità. In quanto cittadini del territorio che il Trattato di Pace con l’Italia del 1947 definì demilitarizzato e neutrale ne siamo particolarmente coinvolti.

Qual è il ruolo della Nato?

Attualmente Italia e Slovenia condividono il Golfo di Trieste con la Croazia, fanno parte dell’Alleanza Atlantica e si oppongono a questo Trattato, poiché coinvolte nei programmi nucleari militari dell’Alleanza.

Quali sono i pericoli che comporta il nucleare nel Golfo Internazionale di Trieste?

Il Golfo di Trieste ospita, in contrasto con il Trattato di Pace, due porti nucleari militari di transito, Trieste in Italia e Koper-Capodistria in Slovenia. La presenza stessa dei due centri urbani rende impossibile prevenire seriamente i possibili incidenti, rispetto alla propulsione nucleare delle navi, alla presenza a bordo di armi di distruzione di massa, e alla possibilità di diventare bersaglio di guerra.

Quali istanze avete proposto alle Nazioni Unite?

Col working paper presentato nel 2017 abbiamo proposto alla Conferenza ONU per un Trattato che metta al bando le armi nucleari, l’avvio di casi di studio sul rischio e la mancanza di trasparenza in materia da affidare, riguardo a Trieste alla Scuola di Prevenzione Nucleare dell’Agenzia Atomica (AIEA), presso il Centro Internazionale di Fisica Teorica di Miramare.

Quali sono gli altri siti nucleari? E quali soluzioni proponete per la loro denuclearizzazione?

I casi di studio proposti possono interessare i dodici porti nucleari militari italiani (oltre a Trieste, Venezia, Brindisi, Taranto, Augusta, Castellammare di Stabia, Napoli, Gaeta, Livorno, La Spezia, La Maddalena e Cagliari) e le basi aeree nucleari di Aviano e Ghedi. Chiediamo anche una ripresa dei colloqui per la denuclearizzazione del Mar Mediterraneo, ispirati al Trattato per la messa al bando delle armi nucleari, che coinvolge il nostro Golfo in quanto legalmente vincolato alla Demilitarizzazione e Neutralità, dal Trattato di Pace con l’Italia.​

Qual è la situazione di oggi, dopo la tua partecipazione alla Conferenza di revisione del TPAN a Vienna in delegazione coi Disarmisti esigenti?

Oggi, a cinque anni dalla sua approvazione, il Trattato è finalmente entrato in vigore, e siamo stati a Vienna ad esaminarne contenuti e attuazione. Lì abbiamo invitato le delegazioni presenti a considerare la proposta avanzata, e la sua fattibilità, resa possibile dai due Trattati citati nel Working Paper 2017: il TPAN e il Trattato di Pace del 1947.

Benché le implicazioni del Nuclear Ban Treaty siano note, pochi sono a conoscenza delle disposizioni del Trattato di Pace, recepito dal Consiglio di Sicurezza con Risoluzione S/RES/16, che ha avocato alle Nazioni Unite la giurisdizione sul Territorio Libero di Trieste; esistito come stato indipendente dal 1947 al 1954 all’estremità meridionale della “cortina di ferro”.

Competenze giurisdizionali mantenute nel tempo, come confermato nel 2015 dall’ex segretario generale Ban Ki-Moon in una lettera al presidente palestinese Abbas, ove si elencano i territori sotto diretta competenza ONU.
Lo Statuto dell’ex Territorio Libero di Trieste, contenuto nel Trattato di Pace con l’Italia, è un unicum giuridico nel Diritto Internazionale, paragonabile alla scelta costituzionale di abolizione dell’Esercito operata dal Costa Rica; vi sono iscritti il Disarmo e la Neutralità della fascia costiera sul Golfo Adriatico, dove si uniscono Italia Slovenia e Croazia.
Queste norme, “dimenticate” per esigenze politiche degli Stati coinvolti, se associate al Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari consentono la denuclearizzazione del Golfo di Trieste. Invitiamo quindi ONG e Stati parte del TPAN a verificare insieme la fattibilità di questa proposta di implementazione del Nuclear Ban Treaty.
Un invito particolare è rivolto agli Stati iscritti nel Trattato di Pace con l’Italia, per il diritto di utilizzare il Porto Franco Internazionale di Trieste: Austria, Cechia, Francia, Gran Bretagna, Italia, Polonia, Slovacchia, Stati Uniti, Svizzera, Ungheria, e tutti gli Stati emersi da Jugoslavia ed Unione Sovietica.

Inoltre, Australia, Belgio, Bielorussia, Brasile, Canada, Cina, Etiopia, Grecia, India, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Ucraina e Sud Africa, sono pure coinvolti nel Trattato di Pace con l’Italia.

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Disarmare il mondo dal nucleare? A Vienna si cercano soluzioni e la strategia giusta

Disarmare il mondo dal nucleare? A Vienna si cercano soluzioni e la strategia giusta

Mentre Putin e Biden agitano la minaccia nucleare, a Vienna si è discusso il TPNW, Trattato per l’abolizione delle armi di distruzione di massa nucleari.

La prima conferenza delle parti sul TPNW a Vienna, è stato un evento di interesse mondiale per l’abolizione delle armi nucleari che riguarda l’intera umanità.

A Vienna si sono trovate soluzioni per il disarmo con il Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari e il Premio Nobel per la Pace ICAN.

Le centinaia di partecipanti al Forum di Vienna sono stati accolti dal saluto di Beatrice Fihn, direttrice dell’International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (ICAN).

Beatrice Fihn ha lanciato un proclama: “lanceremo un piano per la fine delle armi nucleari”.

Gli ecopacifisti partecipanti al Forum di Vienna

Anche i rappresentanti di diverse associazioni ecopacifiste italiane collegate a ICAN hanno partecipato alla  “Settimana di iniziative antinucleari”, che ha previsto un convegno scientifico (il 20 giugno), oltre alla vera e propria Conferenza degli Stati firmatari del TPNW, dal 21 al 23 giugno 2022 a Vienna.

Il governo italiano, a causa del controllo e della subalternità Nato, non ha partecipato ai lavori, neanche in veste di osservatore, alla Conferenza degli Stati parti del Trattato per la proibizione delle armi nucleari.

Le delegazioni delle associazioni ecopacifiste hanno fatto propri in questo percorso vari aspetti.

La consapevolezza strategica: l’intreccio tra minaccia nucleare e minaccia ecologico-climatica.

L’obiettivo generale che può essere rafforzato da iniziative locali di denuclearizzazione.

Il TPNW deve condizionare il percorso TNP (Trattato di Non Proliferazione), quindi finalmente la guerra deve diventare un tabù e la nonviolenza è il cammino che dobbiamo imparare a percorrere.

L’inclusività multiculturale del Forum

Nel suo discorso introduttivo Beatrice Fihn ha sottolineato come l’organizzazione abbia lavorato duramente  per rendere il Forum e gli eventi della settimana il più inclusivi possibile. Beatrice Fihn, direttrice esecutiva di ICAN, ha concluso i lavori del Forum il 19 giugno scorso ospitando sul palco il numeroso staff di volontari (circa 40 persone) che con le attività di servizio hanno supportato organizzativamente l’incontro.

Il suo commiato è stato una decisa esortazione, tra gli applausi e le grida di giubilo dei partecipanti, a rimboccarsi le maniche sostanzialmente sulle modalità di lavoro fin qui percorse. Lo slogan è semplice e rischia anche una declinazione semplicistica: “The ban is the plan”. Si pensa cioé che il disarmo nucleare sarà la conseguenza della adesione progressiva degli Stati al TPNW.

Un meritato Premio Nobel per la pace a ICAN

Nel suo intervento Beatrice Fihn ha sottolineato che: “L’adozione di questo TNPW è frutto del ruolo chiave della società civile. Lavoreremo con i governi per implementare e universalizzare il Trattato” è stato concordato in una assemblea mattutina di ICAN.

Durante il grande festival, i nostri attivisti che sono collegati a ICAN con le varie associazioni ecopacifiste, hanno potuto ascoltare in video il primo ministro della Nuova Zelanda e il ministro degli Esteri austriaco. Hanno ascoltato le testimonianze dei sopravvissuti ai test nucleari in Kazakistan, nelle Isole Marshall e in Nevada, così come i sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki.

Per la partecipazione dell’Italia alla revisione del TPNW, invece, nessuna speranza si profila all’orizzonte.

L’intervento di Alessandro Capuzzo, movimento antinucleare di Trieste

Con la considerazione “strategica” di spazi aperti dai trattati internazionali, ha concluso la serata Alessandro Capuzzo, del movimento antinucleare di Trieste, in delegazione a Vienna.

Abbiamo confermato il nostro intento di puntare sull’evento collegato: “GIVE PEACE A CHANCE”, che si è tenuto il 19 giugno e di cui Alessandro Capuzzo è stato tra i relatori rilasciando agli atti un documento.

La conferenza ha riunito rappresentanti statali, organizzazioni internazionali, comunità scientifica, sopravvissuti e società civile per discutere ed esplorare ricerche consolidate e nuove sulle conseguenze umanitarie e sui rischi delle armi nucleari.

Il nucleare è la minaccia assoluta

La Conferenza scientifica di Vienna sull’impatto umanitario delle armi nucleari ha denunciato che la deterrenza è una minaccia per tutta la vita terrestere.

Lunedì 20 giugno, si è svolta, come da programma, all’Austria Center, la Conferenza scientifica sull’impatto umanitario delle armi nucleari organizzata dal governo austriaco.

Basandosi sulle precedenti conferenze di Oslo (marzo 2013), Nayarit (febbraio 2014) e Vienna (dicembre 2014) , Vienna ha fatto il punto sui risultati chiave di queste conferenze, e ha presentato nuove ricerche nelle sue tre sessioni di lavoro:

  • Fatti chiave su conseguenze e rischi umanitari  delle armi nucleari;
  • impatto delle armi nucleari sulla gente e sul pianeta
  • i rischi della deterrenza nucleare.

Il TPNW trattato Onu che proibisce le armi nucleari

Martedì 21 giugno 2022 ha avuto luogo a Vienna la Conferenza di revisione del Trattato di proibizione delle armi nucleari.

Erano presenti all’Austria Center, parlamentari, sostenitori, esperti di politica, attivisti, creativi, funzionari delle Nazioni Unite e molti altri partecipanti della società civile e dei governi. Decisivo il ruolo di ICAN che con Beatrice Fihn, direttrice esecutiva della Rete, ha preso la parola subito dopo il segretario generale dell’ONU Guterres ed il presidente della Croce Rossa, Peter Mauer.

L’ambasciatore Rüdiger Bohn è intervenuto a Vienna per la Germania ribadendo che l’obiettivo di Berlino rimane “un mondo libero dalle armi nucleari”. E fino a qui siamo nella normale retorica Nato, cui si conformano tutti gli Stati membri dell’Alleanza.

L’incontro ha colto il problema di una maggiore flessibilità in entrata del TPNW e riuscirà a fissare una scadenza per l’eliminazione delle armi nucleari per gli Stati dotati di armi atomiche che decidessero di aderire al Trattato.

Alla conferenza di Vienna, denominata “Segmento di Alto Livello”, si susseguono le dichiarazioni degli Stati e gli interventi della società civile.

Il percorso della proibizione delle armi nucleari a Vienna conclude una tappa importante  

La conferenza di Vienna è terminata con una dichiarazione di impegno per un mondo libero dalle armi nucleari. La sintesi del presidente austriaco ha previsto un piano d’azione per implementare il TPNW. Appuntamento in Messico tra cinque anni per la seconda revisione del Trattato.

L’incontro a Vienna degli Stati parti del Trattato di proibizione delle armi nucleari, sostanzialmente, si è concluso con l’approvazione di una DICHIARAZIONE e con la sintesi del presidente austriaco della Conferenza ONU Kmennt, che includerà il PIANO DI AZIONE per l’implementazione del Trattato.

*saggista e attivista pacifista

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quinta puntata del Diario da Vienna a cura di Alfonso Navarra

Mercoledì 22 giugno 2022 – quinta puntata del Diario da Vienna a cura di Alfonso Navarra

(conclusa alle ore 14:00)

APERTO UN POSSIBILE DIALOGO TRA PAESI NATO E IL PERCORSO DEL TPNW (CHE SI CONSIDERA COMPLEMENTARE RISPETTO AL TNP)

L’intervento della Germania stamattina: “Siamo qui come osservatori perché condividiamo la preoccupazione che non ci sono progressi verso il disarmo nucleare”

Estratto del mio pezzo odierno.

Alla conferenza di Vienna, prima parte denominata “Segmento di Alto Livello”, si susseguono le dichiarazioni degli Stati (alla fine del dibattito generale se ne conteranno 70) e gli interventi della società civile.

L’agenda ufficiale dell’incontro – l’elezione del Presidente (l’ambasciatore austriaco Kmentt), l’ordine del giorno, il regolamento interno e l’elenco delle ONG non accreditate ECOSOC (i Disarmisti esigenti sono tra queste) si sono svolte finora senza problemi.

Va tenuto presente che tutti i paesi possono partecipare alla riunione fino alla chiusura; quindi, non l’invito proveniente dalla dirigenza ICAN è quello di non smettere di spingere affinché i governi refrattari si presentino anche all’ultimo minuto. Ma per l’Italia con Draghi e Di Maio, questo sforzo francamente pare fatica sprecata! Il nostro governo non ha il coraggio di chiarire la sua posizione a livello internazionale, a differenza di Germania, Belgio e Paesi Bassi, anche essi Paesi NATO, e Paesi della condivisione nucleare NATO.

Oltre al modesto diario che propone il sottoscritto, per un resoconto completo delle giornate, è bene dare un’occhiata al Reaching Critical Will’s Nuclear Ban Daily (si vada su: https://reachingcriticalwill.org/disarmament-fora/nuclear-weapon-ban/1msp/reports). Oppure, per un riepilogo video, è possibile vedere MSP-TV (si vada su: https://vienna.icanw.org/live).

L’ordine del giorno della conferenza, approvato ieri, dà bene l’idea dei problemi in discussione e quindi del suo scopo.

Ogni mattina alle 9:00 ICAN riunisce i delegati della società civile per concordare le mosse e gli interventi da portare avanti nel corso dei lavori della conferenza.

Stamattina sono di particolare interesse gli interventi dei Paesi NATO e neutrali presenti come “osservatori”.

Il punto distintivo dell’intervento, per conto del governo tedesco, dell’ambasciatore Bohn, rispetto agli USA e alle altre potenze nucleari è però il riconoscimento di un possibile contributo positivo da parte del TPNW, che la NATO esclude.

“Il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari vieta, tra le altre cose, il dispiegamento, il possesso e il transito, lo stoccaggio e lo stazionamento di armi nucleari.

Questi ampi divieti creano un conflitto di interessi tra il TPNW e le responsabilità che gli alleati NATO hanno assunto. Per questo motivo né la Germania né altri membri NATO hanno aderito al TPNW.

Tuttavia, il governo federale condivide la preoccupazione degli Stati parti del TPNW per la mancanza di progressi nel settore del disarmo nucleare“.

Bohn conferma che il governo federale, (in dissonanza con le posizioni ufficiali della NATO, questo lo sottolinea il sottoscritto), “proseguirà il dialogo con gli Stati parti del TPNW sulla questione di come si possano compiere ulteriori progressi in materia di disarmo nucleare nell’attuale contesto di sicurezza“.

Gira e rigira, tutto l’ordine (o il disordine, forse è un termine più acconcio per descrivere la situazione) nucleare internazionale in via di evoluzione, ruota intorno al nodo della possibile complementarietà del rapporto tra TPNW e TNP. Che significa che i due sistemi giuridici (e magari in futuro) organizzativi sono “complementari”?

Una risposta tenta di darla una proposta, elaborata da Irlanda e Tailandia, per rendere compatibili e complementari TNP e TPNW alla luce della implementazione (e dell’allargamento ad altri Stati, inclusi gli Stati NATO) del secondo.

Questo documento parte dalla premessa che: “In assenza di un quadro giuridicamente vincolante e vista la lentezza ritmo di attuazione degli impegni concordati in materia di disarmo del TNP, i negoziati e l’adozione del Trattato di proibizione sono uno sforzo da parte degli Stati non dotati di armi nucleari di progredire verso la piena attuazione dell’articolo VI del Trattato di non proliferazione. Questo è, dopotutto, un obbligo per tutti gli Stati parti del Trattato di non proliferazione.
Lungi dall’intaccare il Trattato di non proliferazione, l’insieme completo di divieti previsti dal Trattato di proibizione danno concreta espressione alle “misure efficaci” per il disarmo nucleare previste nel Trattato di Non Proliferazione“.

Da questa premessa nascono le raccomandazioni di Irlanda e Tailandia, in realtà facilitatori di un dibattito collettivo, alla Conferenza degli Stati parti del TPNW.

A questo punto possiamo porre una domanda: se riteniamo compatibile e complementare il TPNW con il TNP, perché non lo dovrebbero essere altrettanto la campagna ICAN e la campagna per il NO first use?

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Alla conferenza di Vienna, prima parte denominata “Segmento di Alto Livello”, si susseguono le dichiarazioni degli Stati e gli interventi della società civile. Se ne conteranno circa 70 nel corso del dibattito generale. Queste dichiarazioni sono tutte del medesimo tenore. Si concentrano sulla crescente necessità di questo trattato come risposta alle minacce di utilizzare armi nucleari ed evidenziano il loro apprezzamento per i nuovi stati parti del TPNW: le ultime adesioni portano i ratificanti da 62 a 65.

L’agenda ufficiale dell’incontro – l’elezione del Presidente (l’ambasciatore austriaco Kmentt), l’ordine del giorno, il regolamento interno e l’elenco delle ONG non accreditate ECOSOC (i Disarmisti esigenti sono tra queste) si sono svolte senza problemi.

Per quanto riguarda la società civile, ecco alcune aggiunte rispetto a quanto resocontato ieri. Etica Responsible Investments ha rilasciato una dichiarazione a nome di 37 investitori, che rappresentano 230 miliardi di euro di asset in gestione. Sono intervenuti i sindaci di Hiroshima e Nagasaki, così come Merle Spellerberg, membro del Bundestag tedesco, quando ha presentato i parlamentari per il TPNW e l’esito della loro discussione.

Va tenuto presente che tutti i paesi possono partecipare alla riunione fino alla chiusura; quindi, non l’invito proveniente dalla dirigenza ICAN è quello di non smettere di spingere affinché i governi refrattari si presentino anche all’ultimo minuto. Ma per l’Italia con Draghi e Di Maio, questo sforzo francamente pare fatica sprecata!

Sembrano lontani i tempi in cui, nel 2017, sia il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che il sottosegretario Manlio Di Stefano, allora entrambi all’opposizione, misero le loro firme, insieme ad altri 244 parlamentari, un record a livello mondiale,

C’è rammarico per la decisione presa dal governo che perde l’occasione di poter discutere al tavolo, con rappresentanti di Paesi e società civile provenienti da tutto il mondo, il tema del disarmo nucleare reso sempre più urgente dal conflitto in Ucraina” sottolineano Rete Italiana Pace e Disarmo e Senzatomica.

Francesco Vignarca e Daniele Santi sono anche essi tra i delegati ICAN che circolano nelle sale dell’Austria Centre, building M, lo stesso della IAEA.

La dichiarazione di “Etica Responsable Investiment” è rinvenibile al seguente link:

https://divest.icanw.org/investors_address_1msp

Al seguente link si dà notizia del lancio dei “Parlamentari per il TPNW

https://www.icanw.org/parliamentarians_for_tpnw_launched

Oltre al modesto diario che propone il sottoscritto, per un resoconto completo delle giornate, è bene dare un’occhiata al Reaching Critical Will’s Nuclear Ban Daily (si vada su: https://reachingcriticalwill.org/disarmament-fora/nuclear-weapon-ban/1msp/reports). Oppure, per un riepilogo video, è possibile vedere MSP-TV (si vada su: https://vienna.icanw.org/live).

Andiamo ora sull’ordine del giorno della conferenza, approvato ieri, che dà bene l’idea dei problemi in discussione e quindi del suo scopo.

1. Apertura della Riunione.
2. Elezione degli incarichi ufficiali:
(a) Elezione del Presidente;
(b) Elezione di altri funzionari.
3. Introduzione del Presidente.
4. Sessione di apertura ad alto livello: discorso del Segretario generale delle Nazioni Unite e indirizzi di funzionari di alto livello.
5. Adozione dell’ordine del giorno.
6. Adozione del regolamento interno.
7. Conferma del Segretario Generale dell’Assemblea.
8. Organizzazione del lavoro.
9. Credenziali dei rappresentanti all’Assemblea:
(a) Nomina dei membri del Comitato Credenziali;
(b) Relazione del Comitato delle Credenziali.
10. Scambio di opinioni generale.
11. Esame dello status e del funzionamento del Trattato e di altre questioni
importanti per il raggiungimento degli obiettivi e delle finalità del trattato:
(a) Dichiarazioni riguardanti la proprietà, il possesso o il controllo delle armi nucleari (articolo 2);
(b) Universalità (articolo 12);
(c) Termini per la rimozione dallo stato operativo e la distruzione di armi nucleari e altri ordigni esplosivi nucleari e la loro rimozione dai territori nazionali (articolo 4);
(d) Autorità internazionale competente, compresa la verifica (articolo 4);
(e) Assistenza alle vittime, bonifiche ambientali e internazionali cooperazione e assistenza (articoli 6 e 7);

(f) Misure nazionali di attuazione (articolo 5);
(g) Altre questioni importanti per il raggiungimento degli obiettivi e delle finalità del
Trattato, come ad esempio:
io. Istituzionalizzare la consulenza scientifica e tecnica per l’efficace attuazione del Trattato;
ii. Struttura intersessione per l’attuazione del Trattato;
iii. Complementarietà del TPNW  con l’esistente regime di disarmo e non proliferazione.
12. Questioni finanziarie.
13. Preparativi per la seconda Riunione degli Stati Parte.
14. Altre questioni.
15. Esame e adozione del documento finale dell’Assemblea.
16. Chiusura dell’Assemblea

Ogni mattina alle 9:00 ICAN riunisce i delegati della società civile per concordare le mosse e gli interventi da portare avanti nel corso dei lavori della conferenza.

Stamattina sono di particolare interesse gli interventi dei Paesi NATO e neutrali presenti come “osservatori”. I Paesi NATO che hanno preso la parola hanno rafforzato la loro condanna della minaccia russa di utilizzare armi nucleari durante l’aggressione militare dell’Ucraina.

Susy Snyder del board di ICAN osserva con una qualche ironia:

È sempre bello vedere gli Stati (soprattutto quelli con armi nucleari nelle proprie politiche di sicurezza o sul proprio territorio) parlare dell’irresponsabilità e del pericolo in cui si trova il mondo quando un paese minaccia di usare armi nucleari. In modo schiacciante, gli stati osservatori si sono finora impegnati in modo costruttivo nelle discussioni, cercando modi per sostenere i principi umanitari nel trattato, compresa l’assistenza alle vittime e il risanamento ambientale, e suggerendo che questi temi dovrebbero essere trasferiti anche al TNP“.

L’ambasciatore Rüdiger Bohn stamattina è intervenuto a Vienna per la Germania ribadendo che l’obiettivo di Berlino rimane “un mondo libero dalle armi nucleari“. E fino a qui siamo nella normale retorica NATO, cui si conformano tutti gli Stati membri dell’Alleanza. Bohn ha ribadito che, nonostante l’aggressione russa dell’Ucraina, “sono necessarie deterrenza e difesa credibili per salvaguardare la nostra sicurezza in Europa“, allo stesso tempo, “il governo federale è impegnato nell’obiettivo di un mondo senza armi nucleari e quindi anche una Germania senza armi nucleari“. Sulla via verso questo obiettivo la Germania e tutta la comunità degli Stati avrebbero “urgente bisogno di un nuovo slancio per il disarmo nucleare. Il governo federale intende assumere un ruolo guida in questo settore“.

Bohn ha sottolineato, come fanno tutti i membri NATO, che il pilastro su cui costruire il disarmo resta sempre il TNP.

Per la Germania, il quadro centrale per l’azione nel campo del disarmo nucleare e della non proliferazione rimane il Trattato di non proliferazione nucleare (TNP), a cui hanno aderito quasi tutti i paesi del mondo. Nel contesto dell’iniziativa di Stoccolma, la Germania, in collaborazione con i partner, ha sviluppato proposte concrete per rafforzare il TNP e quindi ha aperto un modo per rendere il mondo più sicuro dalle armi nucleari“.

Il punto distintivo rispetto agli USA e alle altre potenze nucleari è però il riconoscimento di un possibile contributo positivo da parte del TPNW, che la NATO esclude.

Un altro forum di scambio sull’ obiettivo comune di un mondo più sicuro dalle armi nucleari è l’incontro degli Stati parti del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW), cui ora la Germania sta presenziando in qualità di Stato osservatore.  

Il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari vieta, tra le altre cose, il dispiegamento, il possesso e il transito, lo stoccaggio e lo stazionamento di armi nucleari.

Questi ampi divieti creano un conflitto di interessi tra il TPNW e le responsabilità che gli alleati NATO hanno assunto. Per questo motivo né la Germania né altri membri NATO hanno aderito al TPNW.

Tuttavia, il governo federale condivide la preoccupazione degli Stati parti del TPNW per la mancanza di progressi nel settore del disarmo nucleare“.

Bohn conferma che il governo federale, (in dissonanza con le posizioni ufficiali della NATO, questo lo sottolinea il sottoscritto), “proseguirà il dialogo con gli Stati parti del TPNW sulla questione di come si possano compiere ulteriori progressi in materia di disarmo nucleare nell’attuale contesto di sicurezza“.

L’ordine del giorno è continuato, con una discussione su modi e mezzi per convincere altri a partecipare al trattato, la strada considerata da ICAN verso l’universalizzazione. Indonesia e Costa Rica hanno fatto riferimento al working paper presentato a questa conferenza. Stati come la Malesia, che sono pronti a collaborare con il CICR, i Centri regionali per il disarmo delle Nazioni Unite e altri e terranno in seguito una tavola rotonda regionale sull’universalizzazione quest’anno.

Più tardi nel pomeriggio sono stati discussi gli articoli 6 e 7 del trattato sul risanamento ambientale e l’assistenza alle vittime. Guardando il piano a lungo termine per questi problemi. Gli interventi di Léna Normand e Hinemouera Cross dell’Associazione 193 (Polinesia francese) hanno fatto esplodere nella sala un fragoroso applauso e il presidente li ha ringraziati non solo per il loro intervento, ma per aver testimoniato gli orribili impatti a lungo termine delle armi nucleari su la loro patria e la loro salute.

Per illustrare questi impatti dei test e le comunità di resistenza in tutto il mondo, ICAN ha lanciato una mappa dei test nucleari per aiutare le persone a conoscere i test nucleari, le comunità colpite e l’attivismo per la giustizia.

La sessione si è conclusa con qualche minuto di anticipo e domani la bozza di dichiarazione sarà fatta circolare per la discussione e (incrociando le dita) l’adozione! Quando sarà bene messa a punto, ICAN farà circolare alcuni punti di discussione da utilizzare per la sensibilizzazione della stampa locale.

Ripensando all’intervento dell’ambasciatore tedesco, ecco quanto mi viene da osservare. Gira e rigira, tutto l’ordine (o il disordine, forse è un termine più acconcio per descrivere la situazione) nucleare internazionale in via di evoluzione, ruota intorno al nodo della possibile complementarità del rapporto tra TPNW e TNP. Che significa che i due sistemi giuridici (e magari in futuro) organizzativi sono “complementari”?

Nel preambolo del TNPW troviamo riaffermato che “esiste l’obbligo di perseguire in buona fede e concludere negoziati che conducano al disarmo nucleare in tutti i suoi aspetti sotto un controllo internazionale rigoroso ed efficace”. E ribadito inoltre che “l’attuazione completa ed efficace del Trattato di Non Proliferazione delle armi nucleari, che costituisce la pietra angolare del disarmo nucleare e del regime di non proliferazione, ha un ruolo fondamentale per promuovere la pace e la sicurezza internazionali”.

Quindi per lo stesso TPNW la pietra angolare del disarmo nucleare è il TNP. Esiste poi uno specifico articolo 18 dedicato ai rapporti con gli altri accordi che recita:

L’attuazione del presente Trattato non pregiudica gli obblighi assunti dagli Stati Parti per quanto riguarda gli accordi internazionali esistenti di cui sono parte, laddove tali obblighi siano coerenti con il trattato“.

L’articolo 4 del TNPW è strategico perché intitolato e indirizzato “Verso la totale eliminazione delle armi nucleari“. L’articolo in questione recita che “Ciascuno Stato Parte che dopo il 7 luglio 2017 abbia detenuto, posseduto o controllato armi nucleari o altri dispositivi esplosivi nucleari e abbia eliminato il programma relativo alle armi nucleari, compresa l’eliminazione o la conversione irreversibile di tutte le strutture correlate alle armi nucleari prima dell’entrata in vigore di questo Trattato per tale Stato Parte, coopererà con l’autorità internazionale competente designata ai sensi del paragrafo 6 del presente articolo per verificare l’eliminazione irreversibile del proprio programma relativo alle armi nucleari“. (…)

Al secondo comma troviamo scritto che : “Ciascuno Stato Parte che, in deroga all’articolo 1, lettera a), detiene, possiede o controlla qualsiasi arma nucleare o altri dispositivi esplosivi nucleari, deve immediatamente rimuoverli dallo stato operativo e distruggerli non appena possibile, ma non oltre un termine da determinare durante la prima Riunione degli Stati Parte, in conformità a un piano giuridicamente vincolante e con scadenza per l’eliminazione verificata e irreversibile del programma sulle armi nucleari di tale Stato Parte, compresa l’eliminazione o la conversione irreversibile di tutte le strutture connesse con le armi nucleari“. (…)

Al comma tre leggiamo: “Uno Stato Parte cui si applica il paragrafo 2, deve concludere un accordo di salvaguardia con l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica sufficiente a fornire garanzia credibile della non deviazione del materiale nucleare dichiarato da attività nucleari pacifiche, e dell’assenza di materiale nucleare o attività non dichiarate nello Stato nel suo complesso“. (…)

Abbiamo una proposta, elaborata da Irlanda e Tailandia, per rendere compatibili e complementari TNP e TPNW alla luce della implementazione (e dell’allargamento ad altri Stati, inclusi gli Stati NATO) del secondo.

Questo documento parte dalla premessa che: “In assenza di un quadro giuridicamente vincolante e vista la lentezza ritmo di attuazione degli impegni concordati in materia di disarmo del TNP, i negoziati e l’adozione del Trattato di proibizione sono uno sforzo da parte degli Stati non dotati di armi nucleari di progredire verso la piena attuazione dell’articolo VI del Trattato di non proliferazione. Questo è, dopo tutto, un obbligo per tutti gli Stati parti del Trattato di non proliferazione.
Lungi dall’intaccare il Trattato di non proliferazione, l’insieme completo di divieti previsti dal Trattato di proibizione danno concreta espressione al “misure efficaci” per il disarmo nucleare previste nel Trattato di Non Proliferazione“.
La conclusione è quindi che “le disposizioni del Trattato di proibizione sono pienamente coerenti con e complementari al Trattato di non proliferazione” e questo punto è stato sempre sottolineato dagli Stati aderenti al TNPW nelle sessioni di revisione del TNP. Questo sarebbe motivato dal fatto che “inquadrando le armi nucleari attraverso il Trattato di proibizione, i suoi Stati parti hanno creato un quadro giuridico che può aiutare ad attuare l’articolo VI del Trattato di non proliferazione e raggiungere un mondo libero dalle armi nucleari – un obiettivo che tutti Gli Stati parti del Trattato di non proliferazione, compresi gli Stati dotati di armi nucleari, hanno pubblicamente dichiarato come loro obiettivo. Il Trattato di proibizione sostiene anche l’obiettivo di non proliferazione del Trattato di non proliferazione. Attraverso il suo focus sulle conseguenze umanitarie e i rischi inerenti alle armi nucleari, il bando serve a sottolineare e rafforzare il tabù contro l’acquisizione delle armi nucleari“.

Da questa premessa nascono le raccomandazioni di Irlanda e Tailandia, in realtà facilitatori di un dibattito collettivo, alla Conferenza degli Stati parti del TPNW, che di seguito riportiamo.

La complementarità tra Trattato di proibizione e non proliferazione Trattato è già accettata dagli Stati parti del Trattato di proibizione. Tuttavia, il continuare a sottolineare e sensibilizzare rispetto a questa complementarietà tra gli Stati non parti, in maniera fattuale, potrebbe aiutare a perseguire gli obiettivi universalizzazione ai sensi dell’articolo 12 del Trattato di proibizione. In questa prospettiva, dovrebbe essere data considerazione alle seguenti eventuali raccomandazioni per la prima Riunione di Stati parti del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari:
(a) Gli Stati parti potrebbero, come parte dei documenti finali del loro primo
meeting, includere un linguaggio specifico per riconoscere la compatibilità di, e
complementarità tra il Trattato di proibizione e il Trattato di non proliferazione;
(b) I documenti finali della conferenza potrebbero anche riconoscere che il futuro lavoro del Trattato di proibizione, compresa la designazione del autorità internazionale competente, dovrebbero essere condotte in modo da basarsi su
la complementarità esistente con l’attuale disarmo nucleare e regime di non proliferazione;
(c) Gli Stati parti del Trattato di proibizione sono incoraggiati a sottolineare il
complementarità del trattato con il disarmo e la non proliferazione esistenti, anche alle riunioni preparatorie della conferenza e le Conferenze di Riesame delle Parti del Trattato di Non Proliferazione, e con iniziative e raggruppamenti pertinenti relativi al disarmo nucleare;
(d) La prima Riunione degli Stati Parte al Trattato di Proibizione dovrebbe
prendere in considerazione la nomina di un facilitatore informale per esplorare ulteriormente e articolare i possibili ambiti di tangibile cooperazione tra il Trattato di Divieto e il Trattato di non proliferazione durante il periodo intersessionale;
(e) Il Trattato di proibizione dovrebbe cooperare con altri organismi internazionali,
come l’AIEA e la Commissione preparatoria per l’Organizzazione del Trattato per la messa al bando globale degli esperimenti nucleari, al fine di rafforzare la cooperazione, anche nei settori dei controlli e delle verifiche nucleari. Tale cooperazione dovrebbe rafforzare il complementarità tra il Trattato di Divieto, il Trattato di Non Proliferazione e l’articolo del Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari;
(f) Gli Stati parti del Trattato di proibizione dovrebbero continuare a collaborare
su progetti di sensibilizzazione al fine di sensibilizzare non solo i Governi, ma
anche tra la società civile, il mondo accademico, i parlamentari e il pubblico in generale, compresi organizzazioni giovanili, per evidenziare la complementarità tra il Trattato di proibizione e l’attuale regime di disarmo e non proliferazione, compresi i trattati sulle  zone libere da armi nucleari”.

A questo punto possiamo porre una domanda: se riteniamo compatibile e complementare il TPNW con il TNP, perché non lo dovrebbero essere altrettanto la campagna ICAN e la campagna per il NO first use?

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quarta puntata del Diario da Vienna a cura di Alfonso Navarra

Martedi 21 giugno 2022 – quarta puntata del Diario da Vienna a cura di Alfonso Navarra

(concluso alle ore 17:00)

Martedì 21 giugno 2022 – quarta puntata del Diario da Vienna a cura di Alfonso Navarra

INIZIA A VIENNA LA CONFERENZA DI REVISIONE DEL TRATTATO DI PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI

Oggi, alle ore 10:00, è stata inaugurata dal presidente austriaco-l’Ambasciatore Alexander Kmentt – la prima riunione degli Stati Parti (MSP) del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW).

Ci sono all’Austria Center (settore M, nello stesso edificio che ospita l’IAEA), parlamentari (ho intravisto Laura Boldrini), sostenitori, esperti di politica, attivisti, creativi, funzionari delle Nazioni Unite e molti altri partecipanti della società civile e dei governi. Decisivo il ruolo di ICAN che con Beatrice Fihn, direttrice esecutiva della Rete, ha preso la parola subito dopo il segretario generale dell’ONU Guterres ed il presidente della Croce Rossa, Peter Mauer. L’intervento di Beatrice: “L’adozione di questo TNPW è frutto del ruolo chiave della società civile. Lavoreremo con i governi per implementare e universalizzare il Trattato” è stato concordato in una assemblea mattutina di ICAN che si è svolta alle ore 9:00.

Sono lì, tutte le persone che hanno riempito l’aula, tra le quali la nostra delegazione di Disarmisti esigenti e WILPF Italia, per discutere i progressi del trattato, lo stato del disarmo e della non proliferazione e pianificare il futuro dell’abolizione giuridica che deve evolvere in eliminazione effettiva degli ordigni.

In questa importante conferenza, gli Stati parti discuteranno le azioni necessarie per attuare gli obblighi previsti dal Trattato, comprese le azioni volte ad assistere le vittime dell’uso e dei test di armi nucleari, a risanare gli ambienti contaminati e ad universalizzare il Trattato.

In questo senso, ad avviso dello scrivente, il vero nodo è se l’incontro coglierà il problema di una maggiore flessibilità in entrata del TPNW e riuscirà a fissare una scadenza per l’eliminazione delle armi nucleari per gli Stati dotati di armi nucleari che decidessero di aderire al Trattato.

Nel momento in cui scrivo, sono in corso numerosi interventi, che alternano i delegati degli stati ed esponenti della società civile. Quale esempio di un discorso svolto dalla seconda categoria di partecipanti, riporto sotto un intervento del presidente del CICR, Peter Mauer.

Lo ritengo molto interessante perché batte sul punto che ritengo cruciale: trovare un modo di impattare sul Trattato di non proliferazione esplorando la complementarietà dei due strumenti.

La posizione dei disarmisti esigenti è che il TPNW deve essere riconosciuto in sede di TNP come una forma di attuazione dell’articolo VI di questo ultimo; quindi bisogna andare ben oltre il terreno proposto dalla Croce Rossa, cioè “la fornitura di assistenza alle vittime e la bonifica dell’ambiente naturale influenzato dall’uso o dalla sperimentazione di armi nucleari“…

Per questo riconoscimento da parte del TNP occorrerebbe, per una parte, la volontà di procurarselo; per l’altra, che gli Stati non nucleari battessero le scarpe sui tavoli del TNP per ottenere quel rispetto dalle potenze nucleari che ancora non è loro accordato.

Per ulteriori informazioni sulla prima riunione degli Stati parte, tornerò con una altra nota stasera; e comunque un consiglio è consultare il sito web della conferenza

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Peter Maurer: “La continua esistenza di armi nucleari è una delle più grandi minacce per l’umanità” | CICR (icrc.org)

Prima riunione degli Stati parti del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari

Vienna, 21 – 23 giugno 2022

 

Eccellenze, Signore e Signori,

Oggi è un momento storico.

Ci siamo riuniti qui per mettere in atto il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW) e per plasmare il futuro del disarmo nucleare.

Un decennio fa, questo poteva sembrare illusorio. Oggi, una proibizione globale, inequivocabile e completa delle armi nucleari – le armi più catastrofiche mai create – è una realtà.

Dobbiamo questa realtà agli sforzi instancabili di molti:

  • Gli Stati, che con convinzione e determinazione, hanno preso iniziative per portare avanti negoziati multilaterali significativi, sapendo che, a causa della vastità dell’impatto catastrofico delle armi nucleari, le preoccupazioni umanitarie dovevano venire prima di tutto.
  • Società Nazionali della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, che, insieme al CICR, non hanno cessato di chiedere l’abolizione delle armi nucleari da quando le prime bombe atomiche sono state fatte esplodere a Hiroshima e Nagasaki.
  • Organizzazioni della società civile audaci e ambiziose, che nel corso degli anni hanno contribuito a costruire l’impulso e lo slancio che hanno portato all’adozione del TPNW.
  • E il coraggio incrollabile e la speranza dei sopravvissuti all’uso e ai test delle armi nucleari, che hanno guidato i nostri sforzi fin dall’inizio e che non smettono mai di ispirarci. Dobbiamo loro questo trattato.

 

La continua esistenza di armi nucleari è una delle più grandi minacce per l’umanità. Il loro uso avrebbe conseguenze umanitarie catastrofiche, in grado di mettere in pericolo la sopravvivenza stessa del nostro pianeta. I rischi di tale uso sono in crescita, sia in termini di probabilità che di entità degli effetti.

In un momento in cui, sullo sfondo del conflitto in Ucraina, le teorie della deterrenza nucleare sembrano riacquistare vigore e apparente legittimità, è fondamentale rifocalizzare il dibattito su ciò che un uso di armi nucleari – anche una cosiddetta arma nucleare “tattica” a basso rendimento – significherebbe per civili e combattenti, e per l’ambiente naturale da cui tutti dipendiamo.

Se un’arma nucleare dovesse esplodere all’interno o nei pressi di un’area popolata, nessuno Stato o organismo internazionale potrebbe affrontare adeguatamente l’emergenza umanitaria immediata né le conseguenze a lungo termine, né fornire assistenza sufficiente alle vittime.

Perché è così importante concentrarsi sulle conseguenze delle armi nucleari? Perché sono il punto di riferimento rispetto al quale deve essere giudicata l’accettabilità morale, etica e legale di un’arma e devono essere valutate le teorie della deterrenza.

Infatti, mentre lo scopo dichiarato della deterrenza nucleare è quello di mantenere la sicurezza nazionale e regionale, l’esistenza di armi nucleari pone gravi rischi per la sicurezza umana – tra cui la salute individuale e collettiva, il benessere, la sicurezza ambientale e alimentare, così come il clima.

Sono le catastrofiche conseguenze umanitarie delle armi nucleari – sulla salute umana, sull’ambiente, sulle generazioni future – che rendono queste armi disumane, immorali e – dall’entrata in vigore del TPNW – anche illegali secondo il diritto internazionale convenzionale.

Alla luce di queste conseguenze, secondo il CICR, è estremamente dubbio che le armi nucleari possano mai essere utilizzate in conformità con le regole e i principi del DIU.

Inoltre, qualsiasi uso di armi nucleari sarebbe ripugnante per i principi dell’umanità e i dettami della coscienza pubblica. Qualsiasi minaccia di usare armi nucleari è, secondo il CICR, altrettanto ripugnante, perché implica la possibilità di utilizzarle effettivamente.

Il disarmo nucleare è un imperativo umanitario e legale urgente.

La proibizione globale delle armi nucleari mediante il TPNW è un passo cruciale verso la loro eliminazione, che è una responsabilità vitale della comunità internazionale nel suo complesso. In attesa di ciò, è necessario adottare con urgenza misure efficaci di riduzione dei rischi. Questa è in primo luogo la responsabilità degli Stati dotati di armi nucleari e dei loro alleati.

Eccellenze, Signore e Signori,

Ora è il momento non delle parole, ma dei fatti.

La prima riunione degli Stati parti è una pietra miliare importante per il successo del trattato. Stabilirà un quadro per l’effettiva attuazione e la progressiva universalizzazione del TPNW e sottolineerà il significativo valore aggiunto del trattato all’interno della più ampia architettura di disarmo nucleare e non proliferazione. Invierà un chiaro segnale che il trattato è uno strumento credibile in grado di avere un impatto reale.

A tal fine, è importante trovare un equilibrio tra ambizione e realismo.

Il CICR ha presentato un documento di lavoro con raccomandazioni concrete agli Stati Parti sull’attuazione del trattato e sull’esito di questo incontro, che vi incoraggio vivamente a considerare.

Anche la cooperazione e l’assistenza con gli Stati al di fuori del TPNW possono contribuire in modo significativo all’effettiva attuazione del trattato. È pertanto importante sviluppare sinergie, anche nel contesto del trattato di non proliferazione, ed esplorare la complementarità dei due strumenti, in particolare per quanto riguarda la fornitura di assistenza alle vittime e la bonifica dell’ambiente naturale influenzato dall’uso o dalla sperimentazione di armi nucleari.

Il CICR, e il più ampio Movimento della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, continueranno a lavorare instancabilmente per rafforzare l’adesione al TPNW e la sua attuazione, e per promuovere il disarmo nucleare, fino a quando l’obiettivo di un mondo libero dalle armi nucleari diventerà realtà.

Vi auguro un incontro di grande successo.

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LA RIUNIONE PARALLELA DI YOUTH FOR TNPW

Sempre oggi 21 giugno all’Austria Centre si tiene il primo MSP giovanile che si affianca  al meeting principale degli Stati sul Trattato sulla proibizione delle armi nucleari: per una giornata di workshop, conferenze, advocacy e pianificazione per il futuro.

La Youth MSP riunisce più di 130 giovani provenienti da tutto il mondo con la passione per il disarmo nucleare e la non proliferazione. I delegati di Youth for TPNW portano esperienza in advocacy, politica, creatività, campagne, legge e tanti altri campi.

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E’ il momento che il pacifismo sia una forza innovativa in Parlamento

Non è il momento che il pacifismo sia una forza innovativa in Parlamento?

È sempre più necessario muoverci e mobilitarci come popolo pacifista e comunista contro la guerra. In questo momento è necessaria l’unione di queste istituzioni: i partiti comunisti e i movimenti pacifisti.

Ma dove sono i pacifisti? Cosa significa pace?

La pace è un concetto chiave che per estensione concreta e attuativa racchiude tutti i problemi della società civile e dell’umanità in senso lato. Se la pace mondiale dominasse il nostro pianeta si risolverebbero davvero tutti i problemi che affliggono le specie viventi sulla terra.

Le problematiche inerenti la pace.

La pace contro l’attività militare che trova la sua massima espressione nella guerra  nucleare. La pace per la risoluzione dei cambiamenti e dei dissesti climatici causati dalle eccessive emissioni di gas serra di origine antropica nell’atmosfera e derivanti per il 20 per cento dall’inquinamento prodotto dalle attività di guerra e dalle esercitazioni militari e dagli svariati conflitti in corso. Pace e disuguaglianza sociale globale con lo sfruttamento dei lavoratori tramite il neoliberismo imperante e il capitalismo feroce e nello specifico il neofascismo e il fascismo nei luoghi di lavoro e nelle istituzioni. La pace comporta l’assenza di violenza strutturale, la parità di genere, la prevenzione della violenza sulle donne che trova il suo culmine e il suo massima risvolto e tragico epilogo nel femminicidio, una autentica piaga della società, trasversale a ogni contesto e a ogni luogo del pianeta.

La prevenzione della violenza contro gli LGBTQ, contro tutti i più fragili della terra. La pace risolverebbe i flussi migratori, le migrazioni forzate. Dal concetto di pace e affermando i contesti della pace si declina un mondo migliore.

La pace non è solo assenza di guerra

La pace non è solo assenza di guerra, ma è risoluzione di tutte queste emergenze e minacce che affliggono i popoli del pianeta, come la corsa agli armamenti e l’incremento esponenziale delle spese militari, la rincorsa alle armi e la subcultura del nemico. La guerra in atto in Ucraina e le tante e molteplici guerre in corso nel nostro mondo, stanno toccando le corde degli italiani e degli europei.

Pacifismo come forza politica strutturata e organizzata in Parlamento.

Dunque non è il momento che il pacifismo entri e sia rappresentato come innovativa forza politica in parlamento? Come pacifisti non ci sentiamo rappresentati nel parlamento europeo e italiano.

Una forza politica pacifista per avere una speranza di successo elettorale non deve solo lanciare slogan e comparire solo quando scoppia una guerra vera e propria. Ma il popolo pacifista se è capace di mobilitare persone deve trattare di tutti i problemi e di tutte le questioni sociali. Al centro deve essere sempre il significato di pace e la proposta pacifista su tutte le questioni attuali irrisolte.

Evitare le formule pleonastiche.

Ad esempio affermare sempre che noi siamo i pacifisti perché siamo contro la guerra è solo un sillogismo, una formula pleonastica, che non porta a risultati. Vi è la possibilità che il pacifismo diventi una forza politica organizzata per entrare e contare nel parlamento italiano e europeo? Un esperimento politico pacifista se viene proposto nelle politiche del 2023 e se in Italia funziona e riscuote credibilità, sarà possibile ripeterlo con le elezioni politiche del 2024 in Europa.

Il pacifismo può contrastare il capitalismo e il neoliberismo ed è un valore talmente vasto che dovrebbe accomunare tutti i paesi, soprattutto quelli sotto il controllo della Nato.

* saggista e attivista pacifista

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AN Vienna 2a giornata

Buona Salute a tutt*, sono Alfonso Navarra, portavoce dei Disarmisti esigenti, tra le organizzazioni membre in Italia della rete ICAN (International to Abolish Nuclear Weapons), insignita nel 2017 del Premio Nobel per la Pace.

Da Vienna vi informo che abbiamo appena superato la prima tappa della “NUCLEAR BAN WEEK con la due giorni del forum di ICAN. Le altre due tappe che stanno arrivando sono la conferenza scientifica del 20 giugno e gli Stati che si riuniscono per revisionare il Trattato di proibizione delle armi nucleari (in sigla: TPNW) dal 21 al 23 giugno (sigla della riunione ONU: 1MSP).

Beatrice Fihn, direttrice esecutiva di ICAN, ha concluso i lavori del Forum verso le 16:00 del 19 giugno ospitando sul palco il numeroso staff di volontari (circa 40 persone) che con le attività di servizio hanno supportato organizzativamente l’incontro.

Il suo commiato è stato una decisa esortazione, tra gli applausi e le grida di giubilo dei partecipanti, a rimboccarsi le maniche sostanzialmente sulle modalità di lavoro fin qui percorse.

Lo slogan è semplice e – ad avviso di chi scrive – rischia anche una declinazione semplicistica: “The ban is the plan“. Si pensa cioéche il disarmo nucleare sarà la conseguenza della adesione progressiva degli Stati al TPNW. Siamo a quota 62 ratifiche, a poco a poco arriveremo a 63, 64, 65, 66, 67, 68, 69, 70, 71, eccetera, insomma fino a includere, ratifica per ratifica, tutti i 193 Stati dell’ONU. Le potenze nucleari prima o poi firmeranno perché si convinceranno delle buone ragioni dei “proibizionisti” e saranno pressate dalla “stigmatizzazione” operata dall’opinione pubblica internazionale, mobilitata dai disarmisti e dai pacifisti.

Siamo stati oltre 600 attivisti qui a Vienna, con 50 eventi e oltre 100 relatori in due giorni: persone sopraffatte da un vortice di conversazioni settoriali più o meno approfondite, commoventi storie di sopravvissuti, serrati panel informativi.

La mattina l’introduzione era stata fatta dalla costaricana ElayneWhyte Gomez, che presiedeva i lavori della conferenza ONU che, il 7 luglio 2017, ha adottato il TPNW entrato poi in vigore il 22 gennaio del 2021, dopo la ratifica del 50esimo Stato.

Con Patrizia Sterpetti, la presidente di WILPF Italia, ho assistito questa domenica a due eventi, scegliendo tra altri tre che si svolgevano in contemporanea.

“Challenging Nuclearism and climate change”, con NyombiMorris e Hinamoeura Cross.

Subito dopo: “Impunity hides behind nuclear weapons” con Terrell Starr e Pavel Podvig.

Alle 14:30 ci siamo poi spostati di sala per seguire: “Sustain the momentum” con Allison Pytiak ed altre autorevoli personalità femministe.

Da questa discussione, Patrizia Sterpetti ed il sottoscritto, con Alessandro Capuzzo e con Fabio Sandri, siamo passati alla cerimonia finale con Beatrice Fihn, il momento festoso dei riconoscimenti allo staff e del saluto ai partecipanti.

Durante il grande festival avevamo potuto ascoltare in video il primo ministro della Nuova Zelanda e il ministro degli Esteri austriaco. Abbiamo ascoltato le testimonianze dei sopravvissuti ai test nucleari in Kazakistan, nelle Isole Marshall e in Nevada, così come i sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki. Mentre tutto ciò era in corso, abbiamo saputo che altri Stati membri della NATO, Belgio e Paesi Bassi, hanno deciso di partecipare a 1MSP dal 21 giugno insieme a Germania e Norvegia. Anche l’Australia, un altro alleato nucleare degli Stati Uniti, parteciperà dopo le recenti elezioni che hanno portato a un nuovo primo ministro che è impegnato nel TPNW.

Per la partecipazione dell’Italia alla revisione del TPNW, invece, nessuna speranza si profila all’orizzonte. Anche se potremo registrare il contentino di una presenza ufficiale al convegno scientifico del 20 giugno, un incontro che però non comporta alcuna “compromissione” politica.

Domani, oltre 60 parlamentari di 30 paesi si incontreranno in preparazione per partecipare a 1MSP (la sigla della conferenza di revisione del TPNW) come osservatori non ufficiali dei loro paesi.

Nonostante, o forse a causa dell’invasione russa dell’Ucraina, la sensazione che prevale tra i delegati pacifisti a Vienna è sicuramente quella dello slancio storico che si muove verso l’abolizione delle armi nucleari.

È stata messa a punto una notevole mole di pianificazione pratica e organizzazione per la prossima fase della campagna, che punta allo sfondamento del muro della NATO, forse sottovalutato nel suo spessore. Ciò significa, nelle indicazioni del Forum, lavorare più a stretto contatto con i parlamentari e le autorità locali, ma anche maggiori sforzi per disinvestire e lavorare con altri movimenti per ampliare le possibilità del movimento disarmista.

A me sembra che la formula del festival degli eventi sostituisca un dibattito assembleare che è sottovalutato e limitato sui problemi strategici che sfidano la campagna, con la guerra in Ucraina che invece è proprio lì a ricordarli. Probabilmente perché l’attivista tipico non si pone domande strategiche che identifica con l’astrattezza dei massimi sistemi: con stile anglosassone (anche se proveniente dall’Africa), misura il successo sui parametri quantitativi cui lo abituano modelli come la campagna contro le mine anti-uomo. La concretezza è avere un obiettivo semplice e chiaro e moltiplicare le adesioni su di esso: tutto il resto sarebbe bla bla politicista che non porta da nessuna parte.

Una parziale diversione, a mio avviso positiva, da questo abito mentale è stato invece l’evento “GIVE PEACE A CHANCE“, organizzato, tra gli altri, dalla WILPF e svoltosi, subito dopo il Forum ICAN, dalle 18:00 alle 22:00, alla OGB Catamaran, sempre a Vienna.

Maggiori info su organizzatori e programma al link:http://abfang.org/termine/friedenskonferenz-19-6-2022/

L’evento, focalizzato sull’intreccio tra crisi ecologico-climatica e minaccia nucleare, ha mirato a mettere insieme temi ecologici e temi disarmisti. Come ha sottolineato la moderatrice, Katerina Anastasiou, di Transform Europe: “Il disarmo e la riconversione dell’industria bellica sono elementi essenziali della necessaria trasformazione verso un futuro eco-sociale. In questa prospettiva la cosa più importante è il bando definitivo delle armi nucleari“.

Un contributo importante in apertura è stato “Voices for Peace from Ukraine and Russia“. Un confronto in videoconferenza tra l’obiettore ucraino Yurii Sheliazenko e l’obiettore russo Oleg Boldrov.

Per la WILPF è intervenuta Heidi Meinzolt, ed hanno anche parlato esponenti dell’IPPNW, degli Amici della Terra, di World Beyond the War, dell’ITUC, delle IPB…

L’intervento della serata che ho trovato più interessante è stato quello di Rebecca Johnson, cofondatrice di ICAN, campista a Greenham Common, direttore dell’Acronym Institute for Disarmament Diplomacy. Tema: “The nuclear Weapon Ban Treaty: Opportunities and Next Step”.

Ne riporto un momento significativo:

Dai miei anni analisi della diplomazia del disarmo, mi sono convinta che l’immenso potere strutturale delle P5 (le cinque potenze nucleari al Consiglio di sicurezza dell’ONU) e le dinamiche del possesso nucleare da parte dei quattro stati dotati di armi nucleari al di fuori del TNP, erano tali che avevamo bisogno, per sbloccare la situazione, di un trattato di divieto netto e inequivocabile. Il trattato doveva avere chiari divieti sull’uso di armi nucleari e sulle principali attività che avrebbero permesso a chiunque di produrle, acquisirle e dispiegarle; e aveva bisogno di dichiarare l’obbligo di eliminare le armi nucleari con alcuni principi di base, percorsi legali e strutture evolutive adattabili per come ciò sarebbe stato fatto.

Questa strategia – andare dritti per un divieto delle armi nucleari ai sensi del diritto internazionale umanitario, negoziato in un forum che sarebbe stato aperto a tutti i governi ma bloccabile da nessuno (in altre parole, le regole dell’Assemblea Generale) – è stata una sfida per molte organizzazioni nei movimenti per la pace di vari paesi. È nato perché sempre più persone sentivano che il tempo stava per scadere.

In sostanza, questo essere diretti e radicali è stata la strategia rivoluzionaria basata sul trattato che ICAN ha portato avanti. Dietro le quinte, i membri del gruppo direttivo ICAN e un crescente nucleo di diplomatici e governi hanno messo in moto la strategia alla Conferenza di revisione del TNP del 2010. Dopo solo 7 anni alla conferenza di New York del luglio 2017 la nave è stata costruita, varata ed è vigorosamente salpata. La rotta è stata tracciata e non resta che tenere la barra dritta fino alla meta finale…

L’elemento innovativo che caratterizza l’approccio di Rebecca è la consapevolezza che “il tempo stringe” e che, proprio in virtù di questa consapevolezza, occorre mobilitare i giovani sull’intreccio tra crisi nucleare e crisi climatica: per questo è stata tra le fondatrici di XR PEACE in Gran Bretagna.

Avevo fatto parte del Consiglio del Bulletin of the AtomicScientists dal 2001 al 2007, e così ho preso parte alle discussioni annuali su dove dovrebbero stare le lancette del “DoomsdayClock”. Con l’aumento dei pericoli nucleari e la crescente consapevolezza della distruzione del clima come minaccia a livello di estinzione che richiede un’azione internazionale collettiva, chiaramente non abbiamo più il tempo di continuare ad assecondare gli stati dotati di armi nucleari che hanno bloccato la maggior parte, se non tutti, i passi pratici proposti nelle conferenze del Trattato di non proliferazione, ormai ridotte a tribune inconcludenti“.

Rebecca ha individuato il prossimo fronte della avanzata del TPNW nella evaporazione della condivisione nucleare NATO:

Essenzialmente, il principale ostacolo al disarmo nucleare è che il P5 è diventato presto dipendente dallo status internazionale, dal potere interno, dall’amplificazione della proiezione di forza (come la vedevano) e dai cosiddetti “diritti” che amavano credere che le armi nucleari conferissero. Le loro giustificazioni, e la sfilata delle loro armi, hanno giocato un ruolo importante nel guidare la proliferazione, così che ora ci sono nove nazioni dotate di armi nucleari e molti più rischi e pericoli nucleari.

La NATO è nata come un’alleanza militare guidata dagli Stati Uniti, ma non era inevitabile che dovesse essere anche un’alleanza nucleare. Nella Guerra Fredda, le politiche degli Stati Uniti hanno reso le armi nucleari una caratteristica centrale della NATO, ma questo non è mai stato fondamentale per lo scopo di sicurezza dell’alleanza, i cui membri sono stati a lungo divisi e in conflitto sulle armi nucleari e le loro dottrine e politiche per il dispiegamento e l’uso. Per le loro ragioni militari-industriali e nucleari-economiche, gli Stati Uniti e il Regno Unito sono i principali motori della NATO per essere una “alleanza nucleare”. (La Francia dotata di armi nucleari usa diversi argomenti, basati sulla sua umiliante occupazione nella guerra del 1939-45.)

Il TPNW è stato legalmente inquadrato per consentire ai membri della NATO di aderire purché pongano fine ad attività proibite come lo stazionamento di armi nucleari. E recenti sondaggi di opinione mostrano un forte e crescente sostegno al trattato in molti paesi della NATO, compresi i cinque che “ospitano” armi nucleari statunitensi sul loro territorio: Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi e Turchia“.

Su una linea di approccio simile, la considerazione “strategica” di spazi aperti dai trattati internazionali, ha concluso la serata Alessandro Capuzzo, del movimento antinucleare di Trieste, in delegazione a Vienna con i Disarmisti esigenti.

Anche qui mi sembra importante lasciare ampio spazio al suo intervento, ricalcato sul working paper che ha indirizzato alla 1MSP di Vienna:

Il Trattato sulla messa al bando delle armi nucleari, che la maggior parte dei paesi membri delle Nazioni Unite ha istituito in base pressione della Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari (ICAN), di cui come Disarmisti esigenti siamo parte, può cambiare gli equilibri di potere tra stati nucleari e non, grazie a l’introduzione di una sostanziale trasparenza a vantaggio della società civile e dell’insieme Umanità.
In quanto cittadini del territorio che il Trattato di Pace del 1947 definì smilitarizzato e neutrali, siamo particolarmente felici e coinvolti nel percorso proibizionista.
Il Golfo di Trieste ospita, in contrasto con il Trattato di Pace, due porti militari di transito nucleare, Trieste in Italia e Koper-Capodistria in Slovenia. E la presenza stessa dei due centri urbani rende impossibile prevenire seriamente gli incidenti, che possono scaturire dai motori a  propulsione nucleare propulsione delle navi, dalla presenza a bordo di armi di distruzione di massa, e dalla possibilità di diventare un bersaglio nucleare.
Inoltre, il segreto imposto “per motivi di sicurezza” sulle notizie necessarie per una puntuale informazione, impedisce la valutazione del rischio in relazione ai pericoli esistenti; esso costringe le istituzioni a omettere parti importanti di informazioni e di conseguenza nasconde le situazioni di pericolo per la popolazione.
Pertanto, proponiamo alla Conferenza di Vienna per la revisione del TPNW l’avvio di casi studio sul rischio, e sulla mancanza di trasparenza in materia nucleare, da affidare alla Scuola di Prevenzione Nucleare dell’Agenzia Atomica (AIEA), presso il Centro Internazionale per la Fisica Teorica di Miramare a Trieste.
Interessanti casi di studio si potrebbero intraprendere anche per i dodici porti nucleari militari italiani (oltre a Trieste, Venezia, Brindisi, Taranto, Augusta, Castellammare di Stabia, Napoli, Gaeta, Livorno, La Spezia, La Maddalena e Cagliari) e per le basi aeree nucleari terrestri di Aviano e Ghedi. E chiediamo sempreispirandosi al Trattato per la messa al bando delle armi nucleari –una ripresa dei colloqui per la denuclearizzazione del Mare Mediterraneo, che coinvolga il nostro Golfo: teniamo sempre presente che esso è legalmente vincolato dal Trattato di Pace con l’Italia dopo la seconda guerra mondiale, alla Demilitarizzazione e alla Neutralità. Oggi, a cinque anni dalla sua approvazione, il Trattato è finalmente entrato in vigore e siamo, popolo della pace, a Vienna per esaminarne il contenuto e l’attuazione. Invitiamo gli Stati firmatari a considerare la proposta, e la sua fattibilità, resa possibile dai due Trattati citati nel Documento di lavoro del 2017: il bando nucleare o TPNW e il Trattato di pace del 1947 con l’Italia.
Un invito particolare è rivolto agli Stati iscritti nel Trattato di Pace con l’Italia, per il diritto di utilizzo del Porto Franco Internazionale di Trieste: Austria, Cechia, Francia, Gran Bretagna, Italia, Polonia, Slovacchia, Stati Uniti, Svizzera, Ungheria e tutti i paesi emersi dalla Jugoslavia e dall’Unione Sovietica.
Oltre a quanto menzionato, Australia, Belgio, Bielorussia, Brasile, Canada, Cina, Etiopia, sono coinvolti nel Trattato di pace con l’Italia anche Grecia, India, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Ucraina e Sud Africa“.

A conclusione di questa mia seconda puntata del diario da Vienna, tornando ad aspetti più immediatamente logistici ed operativi, ricordo che oggi parteciperò in qualità di giornalista accreditato da “IL SOLE DI PARIGI” alla Conferenza di Vienna del 2022 sull’impatto umanitario delle armi nucleari (HINW22Vienna), che si svolgerà presso l’Austria Center.

La conferenza riunirà rappresentanti statali, organizzazioni internazionali, comunità scientifica, sopravvissuti e società civile per discutere ed esplorare ricerche consolidate e nuove sulle conseguenze umanitarie e sui rischi delle armi nucleari.

Vi sarà la partecipazione del coordinamento ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons):https://vienna.icanw.org/humanitarian-impact-conference

E saranno questi i relator: https://vienna.icanw.org/speakers