Manuale per uffici stampa di base
Libro di Olivier Turquet, Pressenza- International Press Agency
Recensione di Laura Tussi
Edizioni Multimage
Olivier Turquet, l’autore di questo pamphlet didascalico, dal titolo “Comunicare la nonviolenza con nonviolenza. Manuale per uffici stampa di base”, ha cominciato a occuparsi di uffici stampa per la prima volta nel 1988 e, per la precisione, a Firenze dove si celebrava l’Internazionale Umanista.
Turquet aveva il compito di curare i media locali, infatti era l’unico appassionato del tema, anche se non aveva molta esperienza.
Un’ esperienza sostanziale e soprattutto vitale.
Così Olivier Turquet inizia a occuparsi di media partendo da zero, senza nessun maestro. Ma ha ricevuto un’ottima preparazione nel campo dal partito umanista cileno. Secondo l’autore, come lui stesso vuole spiegare nel libello, creare un Ufficio Stampa è un’attività molto semplice.
Paradossalmente un Ufficio Stampa, dal punto di vista dell’autore, è soprattutto un ufficio relazioni in quanto la realtà più importante è costituita dalle interazioni umane e è incentrata e costruita su di esse.
La nevrosi giornalistica.
È divertente soprattutto promuovere un’iniziativa e una notizia in cui si crede profondamente e questo è un elemento intangibile ed estremamente importante e anche essenziale. L’ambiente giornalistico è spesso un contesto competitivo, asettico, frenetico insomma nevrotico. E comunicare la nonviolenza con nonviolenza significa vivere l’ambito giornalistico in modalità diverse e soprattutto creative e umane.
Gli ossimori del vero comunicatore.
Ad esempio è profondamente necessario essere efficienti e amabili, rapidi e gentili, professionali e umani: tutte doti e modalità di approccio che costituiscono tanti ossimori intrecciati, come in un mosaico di pace e in un intricato puzzle nonviolento.
Un manuale per organizzare Uffici Stampa di base.
Il manuale cerca di spiegare in modalità descrittive e comprensibili, anche a persone non esperte nel settore, come si può organizzare un Ufficio Stampa in modo che quello che viene prodotto, o meglio creato, ossia costruito in modalità creative, sia poi anche riportato e diffuso dai media. È necessario poter comunicare il più lontano possibile il prodotto giornalistico: questa è una condizione essenziale. Il prodotto di un Ufficio Stampa e di un giornalista e di un efficiente comunicatore può anche essere meraviglioso ed encomiabile, ma se non è diffuso e conosciuto in vari ambiti, in diverse località, in molteplici luoghi, remoti, distanti, lontani, questo ha poca efficacia.
I vari settori del libello.
Quindi il manuale scritto da Turquet dal titolo Conoscere la nonviolenza con nonviolenza, presenta e prevede una interessante introduzione seguita dalle indicazioni relative a come organizzare e a cosa serve un Ufficio Stampa. In seguito l’argomentazione del testo spazia sulla descrizione del giornalista tipo e si dilunga rispetto ai contatti e valuta le relazioni con i giornalisti e con coloro che sono adibiti alla diffusione delle notizie e delle varie iniziative.
Successivamente i paragrafi sono scanditi da un interludio, ossia da esempi didattici ludici e didascalici per alleggerire la spiegazione e per rendere più fruibile la trattazione sul tema.
Gli interrogativi ultimi del comunicare con nonviolenza la nonviolenza.
In seguito si indaga sul come e sul perché nasce una notizia nella costruzione e estensione dello scritto giornalistico, e sulle modalità in cui è necessario e preferibile scrivere un comunicato stampa. Inoltre si pone e si cerca di rispondere a un sostanziale interrogativo: ma perché mai ci dovrebbero pubblicare? E ancora si spazia su esempi e trucchi per approntare una campagna stampa fino a concludere con un epilogo fondamentale ed essenziale e profondamente esistenziale relativo alle ultime e vere motivazioni dell’azione giornalistica nonviolenta e del comunicare la nonviolenza con nonviolenza.
I perché del comunicatore di base.
Quindi l’interrogativo profondo è: ma perché facciamo tutto questo? La conclusione prevede modelli di comunicati che annunciano contenuti e contesti di senso e significato e aprono a nuove prospettive e azioni di attivismo nonviolento anche con il tramite creativo della scrittura giornalistica che prende forma tra le relazioni e interazioni umane, e soprattutto umane e nonviolente, che prendono vita nei nostri uffici stampa di base.
Intervista a Olivier Turquet direttore di Pressenza Italia, agenzia di stampa internazionale, autore del libro Comunicare la Nonviolenza con Nonviolenza.
di Laura Tussi
1-Attualmente si assiste a una deriva di ampi settori della società civile verso un cattivismo dilagante, un qualunquismo antiegualitario che contrastano nettamente il portato valoriale della costituzione repubblicana.
Frange della società inneggiano ai miti della razza, della patria, dell’eroe verso un grottesco mondo guerrafondaio, bellicista impregnato di xenofobia, razzismo, fascismo. La nonviolenza può costituire un anticorpo, un antidoto sociale rispetto a questa condizione umana?
La nonviolenza è da sempre la risposta alla violenza. Bisogna capire che la radice ultima dei fenomeni che vediamo sta nella violenza. Che le razze non esistano l’ha detto inequivocabilmente la scienza da anni, eppure vediamo crescere ogni forma di discriminazione. Esiste un’illusione che, implicitamente, è anch’essa violenta: per risolvere i problemi basta mettere un cartello “siate buoni”. Assolutamente insufficiente. Per risolvere i problemi bisogna riconoscerli, comprenderli ed accettarli e le varie tecniche di risoluzione dei conflitti, di autoliberazione sono basate sulla nonviolenza che è un metodo di azione, ma anche un atteggiamento di fronte alla vita. Un altro tema è la comunicazione: molto spesso le migliaia di attività nonviolente che esistono si autocensurano e non comunicano con efficacia quel che fanno. “Comunicare la Nonviolenza con Nonviolenza” è uno strumento pratico per migliorare questa comunicazione, pensato da Pressenza per tutte le realtà di base che vogliono dialogare meglio con i media.
2-I problemi maggiori della nostra società sono legati alla sua natura aggressiva.
In che modo la formula relazione e comunicazione di cui tu, Olivier Turquet, tratti nel tuo ultimo libro potrebbe risolvere queste problematiche?
Dobbiamo chiarire questo tema dell’aggressività: l’aggressività, dice Pat Patfoort, deriva dalla forza vitale che caratterizza l’istinto di sopravvivenza che ogni specie ha, incluso l’Essere Umano. Il tema è quando l’aggressività diventa violenza all’interno di un sistema che produce continuamente catene di violenza, escalation di violenza e violenza contro se stessi. Questo è il vero problema. La comunicazione nonviolenta è sempre una possibile soluzione: il mio libro in questo è molto tecnico, ma certamente pubblicando quei consigli possiamo far conoscere meglio e con efficacia le numerose iniziative che creano nuovi ambiti di scambio, propongono nuove soluzioni.
3-Le statistiche nazionali comunque, nonostante tutto, rivelano che la maggioranza della popolazione si pone contro l’invio di armi in Ucraina. Questo dato di fatto può costituire un barlume di speranza collettivo contro un baratro oscurantista e catastrofico in cui imperversa l’umanità e rispetto a un nuovo futuro possibile di pace e nonviolenza?
Come ha detto varie volte Noam Chomsky c’è una grande differenza tra l’opinione pubblica e l’opinione che si pubblica; il lavoro che facciamo in Pressenza e che fanno anche altri media nonviolenti come il vostro – Italia che cambia – è quello di rivelare quello che non si pubblica o che si pubblica a margine. E’ il vecchio gioco della bambina che svela che il Re è Nudo, quando tutti lo vedono.
In questo momento aggiungerei che il livello di propaganda nei media sta aumentando, mentre peggiorano le condizioni di lavoro dei giornalisti: tutti fattori che non fanno ben sperare nell’immediato.
Ma dobbiamo comprendere che il fenomeno a cui assistiamo è una crisi globale di quei valori che danno fondamento alla violenza; una crisi irreversibile, per certi versi dolorosa, per altri inevitabile. Il compito dei nonviolenti in questo momento è annunciare il mondo che verrà dopo, essere gli “angeli” del nuovo mondo nel senso letterale di Angelos, annunciatore: un mondo di comprensione reciproca, di cura degli altri e del pianeta, un mondo dove sarà bandito il business as usual e tornerà in auge la vera solidarietà e dove le persone, per necessità, comprenderanno ed applicheranno veramente la saggia ed antica regola d’oro: “tratta gli altri come vorresti essere trattato”.