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Da Vienna a Vilnius, il confronto a distanza fra forze di pace e di guerra

di Laura Tussi (sito)

I movimenti per la pace europei si sono ritrovati a Vienna per fare quadrato in questo delicatissimo momento storico e per analizzare la situazione e proporre una linea per contrastare la deriva bellicista. Il momento scelto non è casuale: a luglio infatti i vertici NATO si riuniranno a Vilnius per un incontro che potrebbe essere decisivo nell’ottica del conflitto ucraino.

I partecipanti al vertice per la pace di Vienna che si è svolto il 10 e 11 giugno 2023 vengono da diverse parti del mondo e hanno esperienze, agende e posizioni diverse, ma sono tutti uniti dalla lotta per la pace, per la democrazia e la giustizia sociale e per un equilibrio ecologico in un mondo senza neocolonialismo, neonuclearismo, dominazione patriarcale, razzismo e sfruttamento dell’essere umano. In sintesi: Vienna prima di Vilnius, in Lituania, sede del prossimo vertice NATO. La pace prima della guerra.

A Vilnius, sul tavolo di discussione a cui siederanno l’11 e il 12 luglio i rappresentanti dei Paesi NATO, vi saranno diverse questioni, tra cui lo status dell’Ucraina. È questo il motivo per cui lo scorso fine settimana a Vienna il Movimento internazionale per la pace si è incontrato, mentre il movimento pacifista femminile manifesterà davanti alla sede Nato a Bruxelles l’8 e il 9 luglio. Siamo tutti, come umanità e come mondo pacifista, profondamente preoccupati per la guerra tra Russia e Ucraina.

IL CONTESTO GEOPOLITICO

Non è affatto l’unica guerra: attualmente sono in corso molteplici conflitti armati e violenti. Ma questa guerra è violenta in modo particolare poiché sono coinvolte tutte le maggiori potenze ed è pericolosa poiché rischia di diventare una terza guerra mondiale e di conseguenza nucleare. Questo è il motivo del vertice per la pace a Vienna che si è svolto a giugno: rafforzare la cooperazione dei movimenti pacifisti e sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale per aiutare a porre fine a questa assurda e logorante guerra.

L’intervento della conferenza di Vienna è un urgente appello alla pace che rimane nella storia dei tempi. Il mondo della nonviolenza e del disarmo ritiene che l’invasione russa illegale dell’Ucraina debba essere condannata. Nessun paese ha il diritto di attaccare un altro Stato, qualsiasi sia il pretesto, né di conquistarne e annetterne il territorio o parte di esso. Questa guerra, come guerra in quanto tale, è un crimine contro l’umanità. Ma dobbiamo anche noi condannare esplicitamente i crimini di guerra commessi in questo conflitto violento, da entrambe le parti.

Queste violenze covano dal 2014 e sono state sottovalutate da un lato e dall’altro e convogliate ed esasperate fino a portare al conflitto a cui assistiamo oggi. Di pari passo va la distruzione della democrazia negli stessi paesi, che gli oppositori al regime e chi resiste alla guerra sono i primi a sentire, come gli obiettori di coscienza alle armi in Ucraina e in Russia. Non vanno dimenticate le responsabilità degli Stati Uniti, con la corresponsabilità della NATO e dell’Unione Europea, per la mancanza di soluzione dei conflitti più profondi che riguardano l’Europa – a partire dall’architettura di sicurezza dopo il 1989 – e che, in particolare con l’allargamento dei confini della Nato, stanno contribuendo all’escalation di questo conflitto a lungo termine.

guerra ucraina nato
LE CONCLUSIONI DEL VERTICE DI VIENNA

I movimenti per la pace si sono riuniti a Vienna anche per piangere i feriti e i morti e i milioni di rifugiati e per entrare in empatia con le donne che soffrono, fornendo cure vitali, lottando per il loro sostentamento e la pace, nonostante le violazioni dei diritti umani. Hanno mostrato profonda preoccupazione per questa guerra che sta distruggendo l’ambiente e le infrastrutture dell’Ucraina e causando disastri materiali, economici, ambientali e psicologici.

Sul tavolo del vertice anche gli effetti globali devastanti del conflitto, che sta causando l’aumento dei prezzi del cibo e dell’energia e una carenza di prodotti cerealicoli che sta esacerbando la povertà e innescando carestie nel sud del mondo. Le crescenti tensioni geopolitiche e la corsa agli armamenti, sulla scia di questa guerra, stanno destabilizzando la politica mondiale e prosciugando vaste e preziose risorse: vi è un disperato bisogno di alimentazione e salute e la lotta ai disastri ecologici. Il mondo pacifista ha invitato quindi l’opinione pubblica a essere consapevole della storia di questa guerra e soprattutto della sua complessità.

L’intervento della conferenza di Vienna è un urgente appello alla pace che rimane nella storia dei tempi

VERSO UNA GUERRA MONDIALE NUCLEARE?

L’analisi ha portato alla conclusione che sono tre le situazioni di conflitto a cui stiamo assistendo: la continuazione della guerra intestina in Ucraina tra il Governo e le province separatiste, sostenuto e incitato dalla Russia. La volontà della NATO di finanziare militarmente e con ogni espediente la guerra in Ucraina, atteggiamento percepito dalla Russia e anche da molti Stati del sud del mondo come una guerra per procura. Infine un contesto storico e giuridico che trascende l’Ucraina e la Russia e vede fronteggiarsi Russia e Stati Uniti per il controllo dell’Europa centro-orientale.

È a causa di tutta questa complessa costellazione di eventi drammatici – è il timore espresso dal popolo di Vienna –, che è sempre più concreta la minaccia che tutto ciò sfoci in un’escalation incontrollabile fino a portare a una guerra mondiale, addirittura con il rischio di un terribile epilogo nucleare. Per questo motivo la soglia dell’attenzione e dell’attivismo non va abbassata, a maggior ragione in vista dell’imminente e decisivo vertice NATO di Vilnius.

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Rifondazione Comunista. Estratti da Pamphlet ecologico, il libro postumo di Virginio Bettini

di Laura Tussi (sito)

Ad un anno dalla sua uscita su “Nuova Ecologia” Alcuni brani tratti dalla pubblicazione del primo direttore della Nuova Ecologia

sul Sito di Rifondazione Comunista
 

Prefazione di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici a Pamphlet Ecologico di Virginio Bettini

In questa prefazione al libro Pamphlet ecologico, vogliamo menzionare i rapporti di collaborazione che abbiamo con Virginio Bettini perché stimiamo la sua autorevolezza come maestro dell’ecologia politica e come europarlamentare e professore e docente di grande valore e prestigio a livello mondiale, che, tra gli altri, ha collaborato anche con il celebre ecologista Barry Commoner.

I contenuti del libro di Bettini espongono quanto abbiamo proposto, insieme all’autore, spesso anche con Alfonso Navarra, cui dobbiamo la postfazione, nelle iniziative e nelle presentazioni in pubblico di vari nostri libri.

Con Virginio Bettini, in particolare negli ambienti ANPI – Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, proponiamo i moniti del grande Partigiano Deportato, Padre Costituente dell’ONU Stéphane Hessel “la nonviolenza come cammino che dobbiamo imparare a percorrere” e “Esigete un disarmo nucleare totale”, a partire da ICAN – Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari, che è stata insignita Premio Nobel per la Pace 2017 e di cui tutti noi attivisti per il disarmo nucleare siamo parte attiva. Bettini, insieme a Giorgio Nebbia e Gianni Mattioli, è stato tra i più grandi e principali oppositori al progetto del nucleare in Italia. Un vero riferimento dell’ecologismo politico equiparabile ad altri maestri come Laura Conti e Alexander Langer. Tutti questi grandi ecologisti sottolineano come i temi dell’ecologia urbana, del paesaggio e del nucleare civile devono essere approfonditi così come le problematiche relative alle riemergenti tecnologie nucleari, che cercano sempre di rialzare la testa nonostante le sconfitte.

Abbiamo sempre registrato, durante le presentazioni dei nostri libri in pubblico, una grande attenzione dei giovani agli interventi orali di Virginio Bettini in queste iniziative molto partecipate; e ora invitiamo i nostri lettori in particolare a leggere il Pamphlet di Bettini, perchè, nella dispiegata ed argomentata forma scritta, l’autore inquadra sistematicamente la questione ecologica nei suoi attuali termini scientifici, e nei diversi aspetti in cui si articola.

Basta scorrere l’indice per capire che tutta la complessità dell’ecologia è scomposta e trattata da Bettini in modo semplice (non semplicistico) nei vari elementi, senza perdere le connessioni e gli intrecci delle diverse problematiche che concorrono a rappresentare il terreno di lotta per una unica, letteralmente vitale alternativa al malsviluppo dominante.

Nel cammino nonviolento che dovremo percorrere per uscire positivamente dalle emergenze che ci stanno minacciando, tra cui i dissesti climatici, il rischio della guerra nucleare e la disuguaglianza sociale globale, proponiamo il portato valoriale dell’ecologia sociale ed in essa non dimentichiamo il Pamphlet ecologico di Virginio Bettini.

Pamphlet Ecologico (Edizioni Mimesis)
a cura di Maurizio Acerbo, Fabrizio Cracolici, Laura Tussi

Introduzione di Maurizio Acerbo
Intervento di Paolo Ferrero
Prefazione di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici
Postfazione di Alfonso Navarra
Contributo di David Boldrin Weffort

“I contenuti del libro di Bettini espongono quanto abbiamo proposto, insieme all’autore, nelle iniziative e nelle presentazioni in pubblico di vari nostri libri.

Con Virginio Bettini, in particolare negli ambienti ANPI – Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, proponiamo i moniti del grande Partigiano Deportato, Padre Costituente dell’ONU Stéphane Hessel “la nonviolenza come cammino che dobbiamo imparare a percorrere” e “Esigete un disarmo nucleare totale”, a partire da ICAN – Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari, che è stata insignita Premio Nobel per la Pace 2017 e di cui tutti noi attivisti per il disarmo nucleare siamo parte attiva. Bettini, insieme a Giorgio Nebbia e Gianni Mattioli, è stato tra i più grandi e principali oppositori al progetto del nucleare in Italia. Un vero riferimento dell’ecologismo politico equiparabile ad altri maestri come Laura Conti e Alexander Langer. Tutti questi grandi ecologisti sottolineano come i temi dell’ecologia urbana, del paesaggio e del nucleare civile devono essere approfonditi così come le problematiche relative alle riemergenti tecnologie nucleari, che cercano sempre di rialzare la testa nonostante le sconfitte.

Abbiamo sempre registrato, durante le presentazioni dei nostri libri in pubblico, una grande attenzione dei giovani agli interventi orali di Virginio Bettini in queste iniziative molto partecipate; e ora invitiamo i nostri lettori in particolare a leggere il Pamphlet di Bettini, perchè, nella dispiegata ed argomentata forma scritta, l’autore inquadra sistematicamente la questione ecologica nei suoi attuali termini scientifici, e nei diversi aspetti in cui si articola.

Basta scorrere l’indice per capire che tutta la complessità dell’ecologia è scomposta e trattata da Bettini in modo semplice (non semplicistico) nei vari elementi, senza perdere le connessioni e gli intrecci delle diverse problematiche che concorrono a rappresentare il terreno di lotta per una unica, letteralmente vitale alternativa al malsviluppo dominante.

Nel cammino nonviolento che dovremo percorrere per uscire positivamente dalle emergenze che ci stanno minacciando, tra cui i dissesti climatici, il rischio della guerra nucleare e la disuguaglianza sociale globale, proponiamo il portato valoriale dell’ecologia sociale ed in essa non dimentichiamo il Pamphlet ecologico di Virginio Bettini…”

Intervento di Paolo Ferrero
già 
Vicepresidente del Partito della Sinistra Europea

“…Il volume che avete tra le mani, a cura di Laura Tussi, Maurizio Acerbo, Fabrizio Cracolici, è quindi un omaggio a Bettini ma un favore a noi: la sua qualità non è facilmente riscontrabile nel panorama editoriale odierno. La proposta scientifica dell’Ecologia del paesaggio, come punto di incontro delle relazioni sociali con quelle naturali, è una pietra miliare imprescindibile per la trasformazione sociale. Questo libro giustamente la ripropone e aprirà nuove prospettive a chi non ne ha mai sentito parlare.

Da ultimo, questo è un libro che fa pensare su noi stessi. E’ un libro postumo di Bettini, che nell’introduzione ricorda Alex Langer e Laura Conti ed è dedicato a Giorgio Nebbia, altro padre fondatore dell’ecologia politica italiana. Questo libro segnala come la schiera degli scienziati rossi ed esperti, capaci di analizzare la realtà e di progettare percorsi di trasformazione, si stia molto assottigliando e sottolinea la difficoltà che abbiamo a riprodurre la cultura critica di alto livello. Per questo è una testimonianza – una rammemorazione come avrebbe detto Walter Benjamin – è un libro sul che fare, ma è anche un invito a studiare, perché la trasformazione chiede lotta e passione ma anche intelligenza e preparazione”.

Introduzione di Maurizio Acerbo, Segretario Nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

“…E’ impossibile riassumere il suo enorme contributo di studioso e attivista, come militante politico e di movimento, come rappresentante istituzionale. Il suo ruolo nei Verdi e poi l’avvicinamento e la candidatura con Rifondazione Comunista. Il movimento antinucleare gli deve tantissimo e ogni volta che in una lotta prepariamo le osservazioni per la VIA dovremmo rendergli omaggio. Da Virginio abbiamo sicuramente da tenere ferma la lezione che l’impegno ambientalista non può essere solo enunciazione di principi o trasformarsi in ideologia, ma deve utilizzare in maniera critica i saperi scientifici confrontandosi con la complessità della realtà. Non è mai diventato un politicante e ci ha lasciato una miniera che va custodita e esplorata, un patrimonio di passione e ricerca che chi non rinuncia a un impegno rossoverde non può che considerare essenziale. Questo pamphlet ce lo ricorda come compagno “commoneriano” (sia nel senso di Commoner che di commons, beni comuni) appassionato e ironico che fino all’ultimo ha cercato di cercare di interpretare il mondo e di cambiarlo”.

La lezione di Virginio Bettini
Contributo di David Boldrin Weffort

“…Per troppo tempo la maggioranza degli scienziati ha idealizzato una posizione di osservatori estranei e neutrali ai processi storici, relegando il loro ruolo a semplici consiglieri tecnici al servizio del potere. Nicholas Maxwell, filosofo della scienza, ha recentemente definito l’attuale impresa scientifica un tradimento della ragione e dell’umanità, poiché incapace d’influenzare e migliorare il presente nel suo miope accumulo di conoscenza. Ora, “suonato l’allarme” per la crisi climatica, la scienza può ritirasi nella torre d’avorio o agire coerentemente con azioni di disobbedienza civile come recentemente esortato da Charlie J. Gardner e Claire F. R. Wordley sulla rivista Nature Ecology and Evolution. L’impresa scientifica ha, dunque, l’opportunità di riassumere quel carattere liberatorio che ne ha caratterizzato gli albori, quando la rivoluzione copernicana ha sovvertito l’oscurantismo medioevale. In particolare, l’ecologia, come ha affermato Murray Bookchin, ha un carattere intrinsecamente rivoluzionario perché studiando le relazioni tra organismi e il loro ambiente, non può sottrarsi dalla critica dei sistemi sociali che determinano le relazioni tra la specie umana e l’ambiente. Virginio Bettini lo aveva capito prima di molti altri muovendosi disinvolto dalle cattedre accademiche alle assemblee dei tanti comitati per la difesa del territorio. E oggi, più che mai, dobbiamo seguire il suo esempio”.

Postfazione di Alfonso Navarra

Questo prezioso manualetto di Virginio Bettini va inquadrato in un contesto pre-pandemico: nella cronologia di scrittura, appartiene ad un “prima” della crisi da coronavirus. Allora non era così chiaro come adesso che il “dopo” la catastrofe sanitaria in corso pone in modo evidente e pressante un “cambiamento di rotta” della barca comune dell’Umanità che la porti in via definitiva fuori dal mare delle tempeste in cui rischia di naufragare.

Questo porto sicuro del “dopo” si potrebbe chiamare Green New Deal mondiale ed esso può essere raggiunto solo se si segue la bussola culturale della terrestrità, un concetto che in qualità di portavoce dei Disarmisti esigenti ho elaborato partendo dalle intuizioni base di Morin-Hessel (la coscienza planetaria), dalla visione dei popoli indigeni (l’umanità e’ figlia della Madre Terra) e dalla consapevolezza gandhiana che “la nonviolenza efficace sono i progressi nel diritto internazionale”.

La rete di educazione alla terrestrità promossa dai Disarmisti esigenti, connessa all’iniziativa della Carta della Terra, vuole creare le premesse culturali per l’armonizzazione di campagne e strategie politiche, a partire da ICAN (Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari) – Premio Nobel per la Pace 2017, che concretizzino i diritti dell’Umanità e della Natura cui deve essere subordinata la legittimità degli Stati: la terrestrità è, a conti fatti, il necessario antagonista culturale del sovranismo militarista, la deriva in cui rischiamo invece di inabissarci.

Il libro di Virginio Bettini, con la prefazione dei giornalisti e attivisti Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, è ricco di informazioni concentrate, attendibili, essenziali, una miniera di idee e di indicazioni per la costruzione del Green New Deal globale e delle sue varie articolazioni continentali, nazionali, locali, persino di comportamenti personali.

Appartiene ad un “prima” la crisi pandemica che prepara un “dopo” di reale svolta, di reale trasformazione: cioè un dopo, in cui l’Umanità fa la pace con la Natura violentata ed in questo percorso fa la pace anche con sé stessa.

Da questo punto di vista, per tutti i movimenti alternativi, mi sento di consigliarlo come strumento imprescindibile di dati e di riflessioni, capace di lasciare un segno di crescita intellettuale, ma anche morale ed emotiva, a disposizione delle persone che stanno maturando ed approfondendo una conversione ecologica.

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A Cagliari il 2 giugno la marcia per dire no alla militarizzazione della Sardegna

di Laura Tussi (sito)

Lo scorso venerdì 2 giugno si è tenuta a Cagliari una manifestazione indetta da A Foras a cui hanno partecipato decine di sigle del pacifismo e del disarmo italiani. L’obiettivo era denunciare la drammatica situazione della Sardegna, il cui territorio è ampiamente militarizzato e ostaggio di azioni ed esercitazioni che hanno un impatto devastante sull’isola e sulla sua popolazione. Ecco com’è andata.

Scritto da: LAURA TUSSI

CagliariSardegna – «Questa manifestazione è stata indetta da A Foras e hanno aderito una quarantina di associazioni. Il giorno della Festa della Repubblica non c’è niente da festeggiare, specialmente per noi sardi, che siamo una colonia dello Stato italiano. Il 65% delle servitù militari dell’Italia è concentrato in Sardegna, l’isola di Teulada viene continuamente bombardata da eserciti della NATO. Quest’anno abbiamo deciso di fare una manifestazione a Cagliari perché è una città militarizzata; il percorso scelto è stato agevole per avere un partecipazione il più alta possibile».

Così Salvatore Drago, dell’USB e del Cagliari Social Forum, ha presentato la manifestazione di venerdì 2 giugno a Cagliari. Perché in Sardegna e perché in questo giorno? Da decenni l’isola e il suo popolo sono ostaggio di interessi politici e militari che sfruttano il territorio impoverendolo, facendo ammalare e fuggire chi lo abita, inquinando e alimentando la cultura della guerra. Tuttavia l’isola ha saputo reagire e sono innumerevoli le iniziative di contrasto a questi abusi, per conquistare l’autodeterminazione e diffondere i valori della pace e della nonviolenza.

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È stata citata la zona di Teulada, un territorio che dal 1950 è teatro di guerre chiamate “simulate”, dove si muore per il cosiddetto inquinamento bellico. Si spara e si bombarda, dal mare, da terra e dall’aria. Un affronto, una ingiuria atroce alla Sardegna e alla salute di chi è costretto a respirare le polveri cancerogene della guerra, nelle zone militari e non solo, in un nefasto odore di morte.

La manifestazione del 2 giugno ha denunciato e portato una testimonianza che vorrebbe aiutare i sardi e tutti gli attivisti per la pace a prendere coscienza di quel che accade.

Il rischio non è solo quello di depositi di scorie nucleari in Sardegna – a questo proposito, fra le altre cose A Foras ha rinnovato la richiesta affinché venga fatta chiarezza in merito alla classificazione di Cagliari come porto “a rischio nucleare” per la possibilità che navi e sommergibili a propulsione nucleare siano ormeggiati nel Golfo degli Angeli, senza che la popolazione sia neppure messa al corrente dell’esistenza o meno di un piano di evacuazione in caso di incidente. Il timore – rafforzato da esempi come il caso di Quirra – è che i poligoni militari siano stati solo il primo passo.

Davanti a uno scenario internazionale sempre più allarmante e al conseguente arrivo in Sardegna di migliaia di militari e mezzi da guerra – tanto da far definire la Sardegna “la regione più militarizzata d’Europa” – si è deciso di riportare l’attenzione su Cagliari, dove il 2 giugno si è svolta appunto una massiccia manifestazione. Vogliamo denunciare che la guerra non viene fatta solo all’interno dei poligoni e non solo quando subentra l’attenzione di tutti i media: una grandissima percentuale del territorio della Sardegna, anche cittadino, è occupata militarmente per tutto l’anno.

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Installazione militare ex POL NATO a Cagliari

Per tutte queste ragioni centinaia di persone hanno marciato il 2 giugno, partendo alle 16 da Marina Piccola chiedendo a gran voce una Repubblica pacifista e fondata sul disarmo. Questa volta A Foras, invece di uno dei tanti luoghi della Sardegna che “ospitano” basi e poligoni militari, ha scelto Cagliari e i suoi luoghi militarizzati per convocare il variegato, ma abbastanza unito arcipelago pacifista e per ricordare, come ogni 2 giugno, che anche in Sardegna esiste una parte della popolazione contraria al fatto che l’isola sia da tempo una sorta di laboratorio a cielo aperto in cui si sperimenta la guerra.

Con la partecipazione di due partiti sempre in prima linea soprattutto contro la guerra e per le politiche di pace: Rifondazione Comunista e Potere al Popolo.

Non mancava quasi nessuna delle sigle pacifiste e indipendentiste e i loro rappresentanti si sono succeduti negli interventi prima della partenza del corteo da Marina Piccola, snodatosi in un lungo serpentone colorato di almeno 1500 partecipanti animato da musica e canti. La militarizzazione del territorio sottratto agli usi civili e la pesante eredità di suoli e spiagge inquinate hanno suscitato la proposta di utilizzare i fondi del PNRR per dar luogo a delle vere opere di bonifica ovviamente dopo che i territori sono stati liberati dalla servitù.

La manifestazione del 2 giugno ha denunciato e portato una testimonianza che vorrebbe aiutare i sardi e tutti gli attivisti per la pace a prendere coscienza di quel che accade

La militarizzazione dell’economia è stata più volte condannata facendo riferimento soprattutto alla fabbrica di materiale bellico della RWM e a come la presenza delle servitù militari soffochi sul nascere qualunque speranza di emancipazione economica e sociale di una Sardegna che avrebbe ben altri punti di forza su cui basare il suo sviluppo. La militarizzazione delle coscienze è stata allo stesso modo denunciata, a cominciare dalle sempre più invasiva presenza della cultura militare e guerresca all’interno delle scuole; fino al punto di chiamare “scuola” un centro di formazione e addestramento sorto nella base di Decimomannu – alle porte di Cagliari –, per sfornare giovani di tutta Europa capaci di bombardare a bordo dei caccia.

Non sono mancati gli interventi, orgogliosamente indipendentisti, con l’ennesimo appello ai sardi a scoprirsi consapevoli di essere asserviti a uno Stato italiano che della Sardegna ha fatto da sempre solo terra di predazione. La manifestazione si è conclusa senza alcun incidente, con il concerto che ha raggiunto Piazza S. Bartolomeo, altro luogo simbolo di una Cagliari militarizzata.

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Chiara Castellani, l’”angelo senza un’ala” che si batte per la pace e l’autodeterminazione in Congo

di Laura Tussi (sito)

Chiara Castellani, medica e chirurga, vive e opera da anni in Congo. Oggi si occupa di formazione, poiché un incidente l’ha privata del braccio destro. Con lei parliamo della situazione di questa terra martoriata dai conflitti interni e dall’ingerenza dei poteri occidentali, interessati alle abbondanti risorse del paese e insensibili alle drammatiche conseguenze che la loro politica predatoria genera sul territorio.

Chiara Castellani è un medico e chirurgo di guerra che opera in un piccolo villaggio del Congo. In seguito a un incidente, che ha visto la Jeep che la trasportava cadere in una grossa buca nel terreno provocata da una mina antiuomo ha perso un braccio. Chiara è come un angelo senza un’ala. Prima di questo tragico evento lavorava nell’ospedale del piccolo villaggio di Kimbau, nella provincia di Kenge, una grande città capoluogo di regione: operava e faceva nascere i bambini, soprattutto quelli di donne stuprate e violentate durante gli episodi di guerra tra le varie faide e i molteplici gruppi etnici che si contendono il territorio in quella zona.

La guerra in Congo è causata soprattutto da gruppi politici nemici e antagonisti che si contendono le miniere di coltan, litio e diamanti e i territori minerari, manovrati dai poteri forti. Chiara Castellani è l’angelo senza un’ala che continua comunque e imperterrita la sua missione in quella terra insanguinata. Adesso si occupa della formazione medica e chirurgica delle ostetriche, appunto perché con un solo braccio non può più operare direttamente.

Chiara Castellani al Policlinico Gemelli (foto di Reply Studio)
Tu hai creato dal basso la fondazione di volontariato Insieme a Chiara Castellani. Quali sono gli obiettivi che vi ponete?

La formazione è la chiave dello sviluppo economico e sociale, ma soprattutto dello sviluppo umano integrale. Me lo ha insegnato la mia grande maestra e amica, Rita Levi Montalcini. Lei avrebbe aggiunto “delle donne” e ne sono convinta anche io. Benché nei primi anni dopo l’amputazione abbia dovuto imparare a operare con la sinistra appoggiandomi alla mano destra dei miei infermieri, avere finalmente al mio fianco giovani medici laureati anche con il mio aiuto, mi ha permesso di cedere il testimone.

Fra quei giovani medici, i due posti di maggior responsabilità – la direzione dell’ospedale di riferimento di zona, equivalente al nostro distretto sanitario, di Kimbau dove come unico medico avevo lavorato per vent’anni, e la direzione dell’ospedale di riferimento Provinciale di Kenge – sono occupati da donne. Entrambe hanno fatto il primo triennio di studi all’università di Bandundu, alla facoltà di medicina che oggi abbiamo reso finalmente autonoma e capace di laureare medici anche per il triennio clinico, il più importante.

Quali sono i principi a cui ti ispiri?

Formazione per “volare tenendosi abbracciati”: è questo il sunto della poesia-preghiera del compianto Tonino Bello, apostolo della nonviolenza, presidente di Pax Christi, colui che scrisse che Dio creò gli uomini come “angeli con un’ala soltanto”. Poesia che ho fatto da tempo mia.

chiara castellani2
Il Congo è una terra molto difficile e resa sanguinaria perché sempre oggetto di manovre economiche, azioni belliciste e atti militareschi. Quanto l’Occidente cosiddetto civilizzato è responsabile di questa terribile situazione?

Molto: nella misura in cui i nostri telefoni cellulari hanno bisogno del coltan del Congo che costa meno se frutto di un sanguinoso contrabbando e dello sfruttamento di bambini minatori schiavi. Ai bambini viene oggi chiesto di estrarre a mani nude il cobalto indispensabile per le batterie delle auto elettriche, ecologiche per noi, letali a breve o lungo termine per loro. È una guerra economica e non tribale. Planetaria, delle transnazionali e non civile locale. Al centro ci sono il cobalto e il coltan, per non citare l’uranio utilizzato per le bombe di Hiroshima e Nagasaki.

Tu eri molto legata all’ambasciatore in Congo Luca Attanasio, recentemente vittima di un attentato che gli è costato la vita. Puoi raccontarci l’accaduto e le ragioni di questo terribile omicidio?

A mio avviso è riconducibile proprio a chi finanzia questa guerra di sfruttamento economico – una catena lunga di interessi strategici –, che ha individuato in Luca Attanasio un testimone scomodo. Luca sapeva troppo e soprattutto voleva sapere la verità. Troppi elementi poco chiari nella sua fine, ultimo in ordine di tempo il rifiuto del governo italiano di costituirsi parte civile.

La formazione è la chiave dello sviluppo economico e sociale, ma soprattutto dello sviluppo umano integrale

Hai avuto un colloquio privato con Papa Francesco. Cosa vi siete detti in quell’incontro?

“Giù le mani dall’Africa”, ha giustamente intimato Papa Francesco durante la sua visita in Congo. È questa visione chiara su ciò che realmente ostacola il decollo di un continente che unisce il nostro comune impegno per una pace mondiale basata sulla giustizia e su uno sviluppo umano integrale. Per tutto ciò ho chiesto e ottenuto il suo supporto incondizionato.

Secondo te, come afferma Alex Zanotelli, siamo davvero sul crinale del baratro nucleare? A cosa è servito il premio Nobel per la pace alla rete internazionale Ican per il disarmo nucleare universale e per la proibizione degli ordigni di distruzione di massa nucleari?

Rispondo ricordando l’amore incondizionato per la vita dei congolesi, che si esprime in un indelebile sorriso sulle labbra pur di fronte a enormi difficoltà e diventa anche rispetto per la vita altrui e impegno politico basato sulla partecipazione e sulla costruzione di uno stato di diritto attraverso le strategie della nonviolenza.

Intervista pubblicata sul sito ITALIA CHE CAMBIA

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Il 24 giugno manifestazione nazionale a Roma. Il governo Meloni ci ruba il futuro

di Laura Tussi (sito)

Tutte le misure che il governo Meloni sta assumendo da quando è in carica seguono un unico e coerente disegno: accodarsi alle decisioni della NATO, proseguendo nel coinvolgimento dell’Italia nella guerra in Ucraina, e sostenere le richieste delle grandi imprese per far ricadere i costi sociali sui lavoratori e i settori popolari. Mentre i fondi per l’avventura militare crescono, i salari e le pensioni rimangono fermi e si approvano nuove misure che allargano la precarietà del lavoro.

Non c’è un solo campo di intervento sociale dove il governo non stia agendo per favorire un aumento delle disuguaglianze e delle ingiustizie. Dalla grande emergenza abitativa provocata da un mercato con prezzi alle stelle e con un patrimonio di case popolari ridotto al lumicino, alla piaga di un sistema sanitario pubblico ormai completamente soppiantato dalle aziende private e una fetta larghissima di popolazione senza più risorse per curarsi.

Dalla eliminazione del reddito di cittadinanza, sostituito da uno strumento di ricatto utile solo a tenere ancora più in basso i salari, alla vergogna del Decreto Cutro che rende sempre più arduo il percorso di regolarizzazione per i lavoratori migranti. Dalla riforma del fisco che mira a eliminare quel poco di progressività che ancora conserva il nostro sistema di tassazione, fino alla ulteriore liberalizzazione degli appalti e dei contratti a tempo determinato che aumentano la ricattabilità del lavoro e ne indeboliscono le tutele.

Una sequela martellante di provvedimenti che vengono presi senza ascoltare la sofferenza che cresce nel paese né alcuna interlocuzione con la società che sia altra dai manager dei grandi interessi privati. Una logica che vediamo agire nella realizzazione degli impianti di gassificazione, da Piombino a Ravenna, come nella prosecuzione della Tav in Val di Susa, nel progetto del Ponte sullo Stretto o della base militare in programma a Coltano. Dietro le parole [o, chiacchiere] della transizione verde, il Governo prosegue nella devastazione dell’ambiente e nell’uso delle fonti fossili, contro queste politiche dobbiamo rivendicare giustizia ambientale e giustizia sociale.

Nelle politiche sul lavoro il mantra del governo è la moderazione salariale, che viene scambiata con una misera esenzione contributiva per alcuni mesi. Decenni di riduzione dei salari e una fortissima perdita di potere d’acquisto dovuta all’impennata dei prezzi (che non è affatto finita) non trovano nessuna risposta seria nei rinnovi contrattuali. Addirittura nel settore pubblico non è stata prevista dal governo nessuna risorsa per i contratti. E tutto questo, mentre è forte l’aumento dello sfruttamento nelle fabbriche, nei magazzini, in moltissimi settori lavorativi, dovuto all’intensificazione dei ritmi, all’allungamento della giornata di lavoro ed alla flessibilità sempre più selvaggia dei turni.

Anche i disegni di stravolgimento dell’ordinamento costituzionale, dall’autonomia differenziata ai propositi di presidenzialismo, rispondono ad una stessa logica di aumento delle disparità, sociali e territoriali, accanto ad un accentramento dei poteri e del controllo sulla società. Con il disegno di legge Calderoli, il governo vuole colpire i diritti sociali definendo i Livelli essenziali di prestazione, garantendo cioè il minimo delle prestazioni in modo da tagliare ancor di più i servizi pubblici e mantenere il Mezzogiorno in uno stato di arretratezza, utile solo per nuove servitù militari, energetiche e logistiche.

Mentre le condizioni economiche peggiorano e i nostri redditi valgono sempre meno, il governo Meloni si pone l’obiettivo di creare fratture nella società, favorire la guerra tra poveri, aumentare il controllo e trascinarci sempre più dentro un conflitto dagli esiti imprevedibili. E per farlo promuove una campagna di restaurazione culturale che aggredisce la scuola pubblica e attraversa tutti gli apparati del sistema informativo e della comunicazione. Diversità, sofferenze, povertà diventano obiettivi da attaccare, soggetti da discriminare ed escludere. I giovani, in particolare, li si vorrebbe irreggimentare in un sistema di sfruttamento e precarietà, lavoro gratuito, affitti alle stelle e soffocamento delle libertà.

Non c’è futuro con questo governo. 

Mettere insieme le forze, unire le nostre battaglie, costruire percorsi comuni è la via per non farci rubare il futuro.

Adesioni pervenute fino ad oggi:

Spazio No Ponte (Messina) – No Ponte Calabria – CMDT Calabria – Opposizione Studentesca d’Alternativa – Cambiare Rotta – Unione Sindacale di Base – Movimenti per il diritto all’abitare – Potere al Popolo – Partito della Rifondazione Comunista – Rete dei Comunisti – Comitati contro l’Autonomia Differenziata – Mi Riconosci – CALP Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali – Paese Reale – ManifestA – Comitato contro il Rigassificatore di Piombino (La Piazza della Val di Cornia) – Collettivo No al fossile Civitavecchia – Rete No Rigass No GNL – Stop allo scempio ambientale (Giugliano) – Genova City Strike – Giovani Palestinesi Roma – AIFWA (Pescara) – Rete Stop GNL Napoli – Medicina Democratica Napoli – La Città Visibile (Caserta) – Movimento Migranti e Rifugiati – Associazione Terra e Libertà di Torretta Antonacci – Comunità Palestinese – Giù le mani dall’Africa – Centro Internazionale Crocevia – Coniare Rivolta….
 

Donatella Di Cesare – Moni Ovadia – Francesca Fornario – Nicoletta Dosio – Ernesto Screpanti – Laura Tussi – Fabrizio Cracolici – Ennio Cabiddu – Giorgio Cremaschi – Luigi De Magistris – Claudio Defiores – Riccardo Faranda – Chiara Colasurdo – Danilo Conte – Arturo Salerni – Angelo D’Orsi – Bartolo Mancuso – Franco Russo – Vincenzo Perticaro – Patrizia Angiari – Clara Fanelli – Salvatore Graci – Chef Rubio – Paolo Bevilacqua – Enrico Calamai – Filippo Barbera – Paolo Ferrero – Maurizio Acerbo – Antonello Patta – Antonio Mazzeo – Paolo Fierro – Paola Nugnes…..
 

Le adesioni vanno inviate a:

adesionemanifestazione24giugno@gmail.com

Foto di Patrizia Cortellessa

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EireneFest. Un festival che porta la pace nel mondo con i libri per la nonviolenza

 – Laura Tussi – AgoraVox

(Foto di Olivier Turquet)

La seconda edizione del Festival internazionale del libro per la pace e la nonviolenza di Roma si è tenuta  dal 26 al 28 maggio 2023.

Il grande motore di idee e novità del festival ha letteralmente costruito tassello per tassello un mosaico di pace con più di un centinaio di presentazioni, incontri, mostre, spettacoli e performances.

E’ entrata ancora in azione per il secondo anno, in una nuova veste organizzativa e in una innovativa edizione, la grande macchina organizzatrice di idee e organizzativa di iniziative, che parte dal basso e, nonostante le difficoltà rispetto alla disponibilità di risorse umane ed economiche, ha visto l’impegno di decine di operatori e volontari per la pace e la nonviolenza intenti e impegnati a collaborare per la realizzazione della seconda edizione del festival internazionale del libro per la pace e la nonviolenza di Roma: il tutto a partire da un volontariato attivo e consapevole che crea grandi iniziative dal niente.

Un’autentica panoramica ad ampio raggio d’azione nonviolenta e intervento sociale e culturale sull’attualità degli eventi che accadono nel mondo: dalla guerra in Ucraina a tutte le guerre Nato, dalle morti per l’uranio impoverito alla tutela dell’ambiente e degli ecosistemi planetari compromessi dai dissesti climatici e dalle alterazioni climatiche. Un festival internazionale a 360 gradi a riguardo della panoramica mondiale relativa alle emergenze e minacce che incombono sull’intera umanità: dalla guerra nucleare alla disuguaglianza sociale globale, dalla violenza strutturale alle migrazioni forzate e al problema della violenza a tutti i livelli del macrosistema planetario.

Una ventata di informazioni e approfondimenti e notizie sull’attualità di questo nostro presente che certamente spaventa, ma queste iniziative come EireneFest, il festival del libro per la pace e la nonviolenza di Roma danno ampio respiro all’intera umanità, a ogni singolo attivista che si impegna in quanto persona per il bene, contro il male in assoluto.

Personalmente ho contattato e intervistato, per un excursus sulle conclusioni di questo straordinario festival, alcuni promotori e attivisti di questa grande struttura organizzativa di idee e progetti di pace contro l’odio e la violenza che imperversano nella congiuntura attuale dell’umanità e della Storia, con tutte le guerre nel mondo, dal Medio Oriente all’Ucraina.

La testimonianza di Gianmarco Pisa, un giovane del Comitato Promotore di EireneFest.

Secondo te, come afferma Alex Zanotelli, siamo davvero sul crinale del baratro nucleare? A che è servito, a noi e all’umanità intera, il Premio Nobel per la Pace alla rete internazionale ICAN per il disarmo nucleare universale e per la proibizione degli ordigni di distruzione di massa nucleari?

“Il Nobel per la Pace a ICAN, la Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari, è stato un riconoscimento di grande importanza.

Alcuni Nobel per la Pace sono stati assai controversi, pensiamo al premio a Barack Obama nel 2009 e quello all’UE nel 2012; altri, viceversa, avrebbero potuto costituire uno stimolo più forte a intraprendere azioni più concrete ed efficaci per conseguire gli scopi per i quali furono assegnati. Tra questi, appunto, l’ICAN, nel 2017.

Tuttavia, nelle motivazioni del premio è possibile rintracciare i motivi della sua importanza, non solo morale, ma anche politica: un riconoscimento all’impegno ‘a richiamare l’attenzione sulle catastrofiche conseguenze umanitarie di qualsiasi uso di ordigni nucleari’ e a ‘conseguire la totale proibizione di tali ordigni’.

Di fronte al rischio nucleare, è anche uno stimolo a dare più spazio alla diplomazia, a porre fine alle guerre, a impegnarsi per la trasformazione costruttiva dei conflitti e i Corpi civili di pace”.

https://youtube.com/watch?v=YKSPT08QnS4%3Ffeature%3Doembed

Con il libro Memoria e futuro edito da Mimesis Edizioni, che riceve i contributi scritti di molte personalità tra cui Vittorio Agnoletto, Moni Ovadia, Alex Zanotelli, siamo stati presenti, in collaborazione con l’attivista e scrittore di pace e videomaker Fabrizio Cracolici. In parte da remoto in parte in presenza con personalità di spicco del mondo dell’attivismo e della politica, da Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista, Sinistra Europea a Paolo Ferrero, già Vicepresidente della sinistra in Europa, fino al celebre Giorgio Cremaschi, Potere al Popolo.

https://youtube.com/watch?v=g_gRsBexf9o%3Ffeature%3Doembed

Altre testimonianze di Annabella Coiro, Centro di Nonviolenza Attiva e Federica Fratini, La Comunità per lo Sviluppo Umano.

Quest’anno Eirenefest ha dato molto spazio alle scuole e all’educazione. Perché e quale bilancio ne è scaturito?

“Riconosciamo che il persistere della violenza è frutto di una visione che la giustifica, di una cultura e di un’educazione che perdurano nel suggerire azioni violente. È necessario liberarsi della violenza con se stessi, con chi ci circonda, con l’ambiente. Questo significa ‘educare alla nonviolenza e con la nonviolenza’. 

È per questo che, in questa seconda edizione, il festival ha proposto un programma dedicato alla comunità educante, riconoscendo il ruolo della scuola e delle biblioteche nel creare le condizioni per un cambio di paradigma. Infatti il primo incontro del Festival è stato dedicato alle scuole, ad un tema poco conosciuto come il pericoloso avanzare della militarizzazione nelle classi; si è poi parlato di stereotipi come culla delle grandi discriminazioni e violenze di genere; si è discusso dei grandi maestri e maestre che, educando controvento, si uniscono in un unico fiume sotterraneo che cerca di liberarsi verso una scuola per tutte e tutti. Hanno partecipato istituti comprensivi e scuole superiori, docenti, dirigenti, rappresentanti delle istituzioni per costruire un dialogo multidisciplinare e intergenerazionale”.

E ancora Anna Polo della Redazione di Pressenza – International Press Agency.

All’interno di Eirenefest cosa è risultato di propositivo rispetto alle istanze portate avanti dal mondo pacifista?

“Il tema della pace è stato presente in varie iniziative nel corso del festival. Ne sottolineo in particolare due: la Terza Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza, che inizierà in Costa Rica il 2 ottobre 2024 e, dopo aver fatto il giro del pianeta, vi tornerà il 5 gennaio 2025, collegando azioni locali con il livello globale. La parte via mare della Marcia punta a dichiarare il Mediterraneo Mare di pace, di incontro tra culture e libero da armi nucleari.

La campagna Obiezione alla guerra promossa dal Movimento Nonviolento sostiene obiettori di coscienza, renitenti alla leva e disertori ucraini, russi e bielorussicon dichiarazioni congiunte, azioni concrete di solidarietà e supporto legale, carovane di pace, contatti con avvocati e difensori dei diritti umani e un obiettivo politico: la richiesta al governo italiano e in generale all’Europa di concedere lo stato di rifugiato politico a disertori e obiettori russi, ucraini e bielorussi.”

Scritto in collaborazione con il sito ITALIA CHE CAMBIA.

L’articolo originale può essere letto qui

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Paolo Ferrero: non smettere di lottare

 – Laura Tussi

Paolo Ferrero
Una recente iniziativa per la pace (Foto di Elab. Pressenza da Youtube)

Ho intervistato Paolo Ferrero direttore di Su la testa che parteciperà alla seconda edizione di  Eirenefest a Roma dal 26 al 28 Maggio prossimi.

Come hai formato la tua coscienza politica e la tua appartenenza di classe?

La mia appartenenza di classe più che formarla l’ho riconosciuta nel corso degli anni. Vivevo in un piccolo paese di montagna dove sostanzialmente tutti erano proletari e quindi la consapevolezza di appartenere ad una classe è venuta dal contatto con l’esterno. Per me era normale non andare all’università e ancora più era normale dopo le medie scegliere una scuola che permettesse di trovare un posto di lavoro, non certo il liceo. L’appartenenza agli strati popolari e la consapevolezza di una società divisa in classi è stata quindi un riconoscimento concreto di una realtà di fatto. Per quanto riguarda la coscienza politica invece c’è stato un intreccio tra la mia appartenenza alla chiesa Valdese e la socializzazione alla politica avvenuta nel corso dei primi anni delle scuole medie superiori. In quel caso le esperienze di lotta studentesca e di ribellione all’autorità si sono saldate con un percorso di presa di coscienza, di studio e di riflessione che è avvenuto soprattutto nella Federazione Giovanile Evangelica Italiana. Nella scuola ho scoperto la lotta e la ribellione, nell’organizzazione giovanile ho approfondito la riflessione e poi, in Democrazia Proletaria e ho cominciato a 17 anni la militanza politica.

Pensi che l’antifascismo possa condurre a percorsi di pacifismo e di nonviolenza?

Nel mio percorso formativo era ben presente la figura di Jacopo Lombardini, che partecipò alla resistenza nella valli valdesi, in qualità di commissario politico, senza mai impugnare un’arma e che morì dopo aver sopportato torture e privazioni nel campo di concentramento di Mauthausen. L’antifascismo della resistenza è stata una lotta armata di chi fu obbligato ad usare le armi per aprire la strada al dialogo e alla lotta di massa. L’antifascismo è costitutivamente finalizzato al superamento della necessità della violenza ed a porre fine alla guerra. L’antifascismo è il contrario della violenza come metodo di lotta politica e della guerra. Da questo punto di vista penso si possa dire che l’antifascismo è tendenzialmente non violento, definizione che io – obiettore di coscienza – sceglierei per me stesso. Non sono non violento assoluto, lo sono tendenzialmente e sono molto felice di aver raggiunto la veneranda età di 62 anni senza mai essere stato posto nella condizione di aver dovuto utilizzare la violenza.

Eirenfest è giunto alla sua seconda edizione con decine di protagonisti, scrittori, giornalisti, attivisti e una ampia vetrina di libri, saggi, romanzi. Cosa consigli e che suggerimenti puoi dare e un tuo augurio per il futuro a tutti gli organizzatori e relatori di questo importante festival del libro della pace e della nonviolenza?

Chi sono io per dare consigli? Posso solo dire che a mio parere il punto fondamentale è coniugare il pacifismo per motivi etici con il pacifismo per motivi materiali: perché è meglio della guerra. Ritengo sbagliata la divisione quando non la contrapposizione tra etica e interessi materiali. Noi – intendo noi comunisti – dobbiamo operare per connettere – al fine di raggiungere la pace, la giustizia e il superamento della violenza – le scelte etiche e la difesa degli interessi materiali di tutte e tutti coloro che dalla guerra hanno solo da perderci. La pace è possibile mantenerla o è possibile conquistarla perché la maggioranza delle persone capiscono che definisce un sistema di relazioni umane molto migliore della barbarie della guerra. Coniugare etica pacifista e non violenta con gli interessi materiali delle classi subalterne è a mio parere il più grande compito politico che un essere umano possa affrontare.

Eirenfest percorre la via più  lunga e difficile, quella del pacifismo finalistico, per convertire le coscienze. Un percorso di educazione alla pace. Pensi che invece sia più urgente un pacifismo istituzionale che tenti di indirizzare le politiche degli Stati verso la fraternità tra i popoli?

Perché mettere in contrapposizione percorsi diversi se finalizzati allo stesso scopo? Ognuno dia il suo contributo a partire dai propri convincimenti per permettere agli umani di discutere e di non uccidersi. Non è necessario fare gerarchie tra coloro che operano per la pace.

Noi tutti pacifisti e nonviolenti siamo i depositari del Premio Nobel per la pace a Ican per l’abolizione degli ordigni di distruzione di massa nucleari e per il disarmo nucleare universale. Quale messaggio puoi donare a tutti noi attivisti e all’intera umanità coinvolta nelle brutali espressioni della violenza guerresca, militarista, bellicista?

Di non smettere di lottare. Il disarmo costituisce l’unica strada attraverso cui gli essere umani possono pensare di poter continuare ad esistere su questo globo terrestre. La vera forza che hanno i principi morali è di non essere sottoposti alla verifica del consenso e della vittoria: continuare la lotta non violenta, senza inacidirsi e senza maturare un disprezzo per gli altri umani, è la cosa migliore che possono fare nell’ora presente attivisti pacifisti e non violenti.

Davvero l’umanità intera si trova sul crinale del baratro nucleare?

Si, penso di si. L’attuale guerra tra la Russia e la NATO è soggetta ad un’escalation continua da parte occidentale, Inghilterra in prima fila. Se l’escalation continua, arriveremo alla guerra nucleare. Se riusciremo a fermare questa guerra attraverso il dialogo e la trattativa, gli USA hanno già individuato nella Cina il prossimo nemico da abbattere.

Il rischio di guerra nucleare è insito nel tentativo del governo statunitense ed in generale dei paesi aderenti alla NATO di mantenere i propri privilegi economici sul resto del mondo. Rendere chiaro che è necessario costruire la cooperazione tra i popoli, che la guerra si può solo fermare e non si può vincere è il messaggio fondamentale che oggi dobbiamo comunicare.

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EVENTO

EireneFest, Festival del libro per la Pace e la Nonviolenza.

Resistenza e Nonviolenza creativa

26 maggio 2023

ore 21:00 

Mondo, ROMA ()

EireneFest, Festival del libro della Pace e della Nonviolenza. Resistenza e Nonviolenza creativa

EireneFest, Festival del libro della Pace e della Nonviolenza. Resistenza e Nonviolenza creativa.-.-.

In una società dominata da informazioni orientate dalle opinioni dell’1%, rimanere sui fatti e promuovere una corretta comunicazione, a partire dalla nonviolenza creativa, diventa una missione per chi abbia a cuore la verità.

Libro di riferimento:

Laura Tussi, a cura di, Resistenza e nonviolenza creativa, Mimesis Edizioni, Milano, 2022.-.-.

Interventi di:

LAURA TUSSI,

FABRIZIO CRACOLICI,

GIANMARCO PISA,

GIORGIO CREMASCHI,

PAOLO FERRERO.

Con collegamento internet e diretta streaming. Link: https://www.facebook.com/EireneFest

VENERDI’ 26 MAGGIO ore 21,00

Per maggiori informazioni:

https://www.facebook.com/EireneFest

Olivier Turquet

lauratussi.pace@gmail.com

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Tempi di fraternità.

Armi, sempre armi, fortissimamente armi.

Articolo scritto in collaborazione con le Riviste Italia Che Cambia e Tempi di Fraternità.

di LAURA TUSSI

Le spese per gli armamenti e per la difesa in generale ammontano a molti miliardi ogni anno e cioè circa 26 miliardi di euro nel 2022 solo in Italia. Cifre colossali fornite da Sipri – l’Istituto Internazionale di Ricerca sulla Pace di Stoccolma – e da Milex – l’Osservatorio sulle Spese Militari Italiane – relative al 2022, che sono però in esponenziale incremento. Secondo i dati dell’autorevole istituto e dell’importante osservatorio, la spesa militare globale nel mondo continua ad aumentare nonostante la crisi.

ALCUNI DATI SULLA SPESA BELLICA GLOBALE

Le spese militari nel mondo sono in costante ascesa: secondo Sipri, sono stati raggiunti i 2113 miliardi di dollari nel 2021, con un +0,7% in termini reali rispetto all’anno precedente. I primi dieci Paesi per spesa militare coprono il 75% del totale degli investimenti bellici, con i soli Stati Uniti che contribuiscono per il 43% e più indietro, al secondo posto la Cina e al terzo l’India.

Stati Uniti, Russia, Inghilterra, Francia, Cina, India, Pakistan e Israele posseggono complessivamente più di 25000 armi nucleari e di queste più di 5000 sono pronte all’uso e al lancio: abbastanza per distruggere più volte il nostro pianeta. Fra le potenze che stanno aumentando più rapidamente il budget destinato al comparto bellico c’è la Russia, che nel 2021, prima dell’invasione dell’Ucraina, lo ha incrementato del 2,9%, portandolo al 4,1% del prodotto interno lordo complessivo.

L’ITALIA E GLI F35

Per quanto riguarda il nostro paese, un caso interessante da analizzare è quello dell’acquisto degli F35. L’F35 è un cacciabombardiere d’attacco al suolo e come tale contrasta con un modello di difesa basato sulla difesa stessa e non sull’offesa, quale dovrebbe essere quello italiano, come sancisce anche la Costituzione repubblicana all’articolo 11. Questo tipo di cacciabombardiere è atto al trasporto delle famigerate e mortifere bombe termonucleari NATO B61-12.

Inoltre è esorbitante la cifra che l’Italia spende per l’acquisto di questi mostri da guerra: 14 miliardi di euro per 90 di questi aerei e il numero è stato ridotto nel 2012 grazie alle proteste e alla mobilitazione nate nel paese rispetto ai 131 cacciabombardieri F35 iniziali. Ma pur sempre una follia. Una spesa enorme e esorbitante, soprattutto in tempi di crisi e quando si taglia la spesa pubblica per sanità, servizi sociali, scuole, per i più deboli, per i malati.

Da notare che i 14 miliardi valgono solo per l’acquisto: Considerando poi, sulla falsariga di quanto fatto per i programmi canadesi e olandese, il costo totale “a piena vita” del programma (quindi con gestione e mantenimento completi) si può stimare un costo complessivo  dell’ordine di 50 miliardi di euro. Per il reddito di cittadinanza, che secondo molti pare essere la spesa statale che rischia di far fallire il nostro Paese e che invece ha costituito, seppure con alcune criticità, uno strumento fondamentale a sostegno delle persone più fragili, lo stato ha speso nel 2022 poco meno di 8 miliardi di euro! E la favola di 10.000 posti di lavoro che si sarebbero creati per la costruzione degli aerei si è presto sgonfiata: solamente qualche centinaio di lavoratori con un costo medio per persona esorbitante.

Con il costo di 1 cacciabombardiere F35 (stima media di 130 milioni di euro) potremmo: – costruire 387 asili nido con 11.610 famiglie beneficiarie e circa 3.500 nuovi posti di lavoro; oppure – 21 treni per pendolari con 12.600 posti a sedere; oppure – 32.250 borse di studio per gli studenti universitari; oppure – 258 scuole italiane messe in sicurezza (rispetto norme antincendio, antisismiche, idoneità statica); oppure – 14.428 ragazzi e ragazze in servizio civile per un anno; oppure – 17.200 lavoratori precari coperti da indennità di disoccupazione; oppure – 14.742 famiglie con disabili e anziani non autosufficienti aiutate con servizi di assistenza.

È dal 2005 che il mondo pacifista denuncia l’assurda follia di queste spese. Nel 2007 a Novara è nato un coordinamento di associazioni e organismi impegnati a contrastare l’assemblaggio dei cacciabombardieri nell’aeroporto militare di Cameri, vicino alla città. Si tratta di un coordinamento fondato sull’antimilitarismo e sull’autonomia dei soggetti istituzionali e varie sono state le iniziative di opposizione attivate. Contro il progetto F35 si è schierata anche la diocesi di Novara. Recentemente alcuni organismi come la Tavola della PaceUnimondoSbilanciamoci e altri ancora hanno promosso una campagna nazionale parallelamente a una giornata che si celebra ogni 25 febbraio con iniziative in molte città italiane e la raccolta di firme contro il progetto F35.

Il bilancio della difesa per la “guerra impossibile” è prevista, per il 2023, a 28,7 miliardi di euro. Inoltre, l’Italia destina alla spesa bellica l’1,54% – contro una media europea dell’1,3% – del prodotto interno lordo e prevede di raggiungere entro il 2028 una quota di almeno il 2%, come richiesto dalla NATO, mentre investe una percentuale inferiore, ad esempio, nella ricerca scientifica – 1,4% del PIL, contro una media europea del 2,1%. In un simile quadro risultano dunque fondamentali non solo l’azione dei movimenti pacifisti, ma soprattutto la presa di coscienza da parte dell’opinione pubblica, della quale facciamo parte tutti noi.

Ma occuparsi di armi, costruirle e venderle, fa bene alla nostra economia. Le esportazioni nel 2021 (ultimi dati disponibili) sono ammontate a 4,7 miliardi di euro. La società con il peso più rilevante è Leonardo, il cui maggiore azionista è il Ministero dell’Economia, che ha esportato armamenti per quasi 1,6 miliardi di euro. Il 53% è andato a Paesi membri della Nato, ma compaiono alcuni dati interessanti. Il Paese maggiore importatore è stato il Qatar e tra i primi compaiono anche Pakistan ed Emirati Arabi, Paesi nei quali i diritti umani non godono di grande rispetto. L’Egitto è infine un caso interessante: nel 2020 era il primo paese importatore, e nel 2021 è passato al diciottesimo posto.

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Nonviolenza e disarmo: ecco alcune letture di pace al Salone del Libro di Torino

Scritto da: REDAZIONE PIEMONTE CHE CAMBIA

Libri che spaziano tra varie tematiche, dalla pace al disarmo, saranno esposti al prossimo Salone Internazionale del Libro di Torino insieme ad altre eminenti realtà editoriali e importanti case editrici. L’evento si terrà dal Dal 18 al 22 maggio presso l’Oval di Lingotto Fiere e il Centro Congressi Lingotto: per l’occasione vi presentiamo alcune opere di Mimesis Edizioni che supportano realtà e comunità legate all’impegno civile, alla resistenza e alla nonviolenza.

Torino – Migliaia di libri, esposti al Salone Internazionale del libro di Torino, che rispecchiano l’alto valore e ideale della conoscenza e del sapere e che si tramandano di generazione in generazione nella storia dell’umanità. Sarà presente anche Mimesis Edizioni, con gli ultimi libri di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, scritti in collaborazione con molte altre personalità del mondo della cultura, della politica, dello spettacolo e dell’attivismo, sempre in prima linea per la pace e i diritti umani e contro ogni guerra e prevaricazione imperialista. La casa editrice Mimesis nasce infatti come associazione culturale nel 1987, su iniziativa di Pierre Dalla Vigna, con lo scopo di raccogliere e diffondere le idee che animano la riflessione italiana ed europea. 

LIBRI DI ATTUALITÀ

I libri sono correlati e collegati da un medesimo leitmotiv, da un coerente filo rosso che trasporta e conduce il lettore nella fascinazione della lettura e della conoscenza: dal concetto di nonviolenza all’esigenza del disarmo nucleare, dal clima alla pace, dalla solidarietà tra i popoli alle minoranze. Un altro grande tema approfondito è la Resistenza contro il nazifascismo durante la seconda guerra mondiale, oltre che l’attivismo per l’antifascismo, sia nelle lotte attuali che nello studio della storia passata.

Salone del Libro
Foto tratta da Unsplash

Tematiche che contraddistinguono le centinaia di presentazioni di libri che sono state condotte in questi anni con associazioni e molte altre organizzazioni italiane. Questa cospicua produzione si pone l’obiettivo di sostenere e solidarizzare con le varie realtà e comunità di impegno civile e di resistenza attiva contemporanea e di nonviolenza creativa presenti oggi nella nostra realtà nazionale e internazionale di attivismo nonviolento.

LIBRI PER LA PACE

I principali titoli presentati da Mimesis Edizioni sono Riace. Musica per l’umanità, il celebre libro con intervista a Mimmo Lucano che è stato presentato in RAI da Fabio Fazio nel corso della trasmissione Che Tempo che fa. Poi sarà esposto Memoria e Futuro, un autentico manuale di nonviolenza attiva con gli scritti di grandi uomini di pace, da Moni Ovadia ad Alex Zanotelli, a Vittorio Agnoletto.

Questa cospicua produzione si pone l’obiettivo di sostenere e solidarizzare con le varie realtà e comunità di impegno civile

Non ultimo, il libello Resistenza e Nonviolenza creativa, che porta gli scritti di Giorgio Cremaschi e Paolo Ferrero e che rappresenta un’analisi descrittiva di azioni di donne e uomini, portatori e portatrici di impegno contro la dittatura nazifascista. Persone che in epoca contemporanea hanno dato il loro piccolo e grande contributo per la pace, per i diritti umani e per un mondo libero da totalitarismi, ingiustizie e prevaricazioni sociali.

LIBRI SULLE QUESTIONI AMBIENTALI

Pamphlet Ecologico è il libro postumo di Virginio Bettini, a cura di Laura Tussi, Fabrizio Cracolici e Maurizio Acerbo, con scritti di Paolo Ferrero e del giovane accademico e ricercatore David Boldrin Weffort che fin da piccolo ha conosciuto e si è formato sui saggi del noto ecologista di fama mondiale Virginio Bettini. Un altro libro è La follia del nucleare: come uscirne: propone una riflessione intorno al tema del nucleare, a 70 anni dai bombardamenti nucleari di Hiroshima e Nagasaki, a 30 anni dalla catastrofe di Chernobyl, a 5 anni da quella di Fukushima. 

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Foto di Mimesis Edizioni

Sarà presente anche il romanzo di Oliviero Sorbini dal titolo Le Rivelazioni, un suggestivo racconto di narrazione che presenta una metempsicosi di vite e di ideali tra più protagonisti che rappresentano la molteplicità di noi attivisti che lottiamo contro le estreme minacce che incombono sull’umanità: la guerra e il nucleare, i dissesti climatici, la disuguaglianza sociale globale e per comprendere il tutto, la violenza strutturale contro i più fragili del pianeta. Tutti questi vogliono essere i libri che, insieme a molti altri protagonisti del Salone Internazionale del libro di Torino, portano alle persone le importanti istanze culturali di impegno politico e attivismo pacifista necessarie ai giorni nostri.

Non ultimo, segnaliamo Passo dopo passo, la cura del sé, dell’altro, del territorio, del presidente onorario di FederTrek Paolo Piacentini, che partendo dall’idea di un nuovo umanesimo analizza la società attuale, in particolare rispetto alla contrapposizione fra il concetto di cura e quello di possesso. Il tutto declinato attraverso la cultura del cammino, un terreno che per Piacentini è di casa. Per chi fosse interessato, l’autore presenterà il libro giovedì 18 maggio alle 17:30 presso lo stand della Regione Toscana.