di Laura Tussi
Appello di Moni Ovadia perchè l’Italia aderisca al trattato TPNW: “cominciamo ad abolire le armi nucleari per poi abolirle tutte. La questione in campo è assoluta, è la questione della vita”.
“Cominciamo dall’abolizione delle armi nucleari perché un giorno ci sia l’abolizione totale delle armi”, suggerisce Moni Ovadia, artista poliedrico ed attivista per la pace, in un video a sostegno di ICAN, la campagna contro le testate nucleari che nel 2017 ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace anche se solo poco più di un terzo dei 193 paesi dell’ONU hanno ratificato finora il TPNW, cioè il trattato per il disarmo nucleare, nato in risposta anche all’appello di Papa Francesco nello storico discorso all’ONU del 2015. Purtroppo l’Italia, pur avendo affermato di “condividere con gli Stati parti del Trattato l’obiettivo di un mondo libero dalle armi nucleari” e di apprezzare “il ruolo svolto dai Parlamenti e dalla società civile per il raggiungimento di questo obiettivo”, ha deciso di non voler aderire alla prima e unica norma internazionale che mette al bando le armi nucleari, preferendo la fedeltà alla NATO al dare ascolto alla volontà del suo popolo. Il Trattato sulla Proibizione delle armi nucleari TPNW infatti proibisce agli Stati di sviluppare, testare, produrre, realizzare, trasferire, possedere, immagazzinare, usare o minacciare di usare gli armamenti nucleari, o anche permettere alle testate di stazionare sul proprio territorio. Inoltre impedisce loro di assistere, incoraggiare o indurre altri Paesi ad essere coinvolti in tali attività proibite, che è esattamente quel che fa la NATO.
Ad oggi 68 Stati lo hanno ratificato, impegnandosi a promuovere un processo graduale e sicuro verso un disarmo nucleare totale, mentre sono 92 i Paesi che lo hanno firmato. Negli ultimi mesi altri 9 Stati sono entrati a far parte dell’elenco dei ratificatori, una crescita che dimostra la dinamica positiva di rafforzamento del Trattato, come reso evidente anche dal dibattito della Conferenza di Vienna dell’anno scorso. Un appuntamento di confronto che, nonostante la grande tensione internazionale, ha condannato in modo inequivocabile “qualsiasi minaccia nucleare, sia essa esplicita o implicita e a prescindere dalle circostanze”, la più forte ed esplicita condanna multilaterale di sempre della minaccia di usare armi nucleari.
“Come molti altri attivisti per la pace, tra i quali la nostra Laura Tussi, scrittrice, giornalista ed esperta di tematiche educative, Moni Ovadia, nato a Plovdiv in Bulgaria nel 1946, da una famiglia ebraico-sefardita, non si rassegna a un tale stallo, che lasciando proliferare le armi nucleari, rischiando di condannare l’umanità all’estinzione. E in questo video spiega le ragioni dell’ICAN: “Sono Moni Ovadia – esordisce – e sostengo ICAN (International Campaign to abolish nuclear weapons) campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari. A ICAN è stato conferito il premio Nobel per l’importanza del suo magistero di pace. Premio Nobel per la pace. Diventiamo tutti insieme a ICAN attivisti di pace, donne e uomini di pace. La questione in campo è assoluta: è la questione della vita. La differenza fra chi combatte per l’abolizione delle armi nucleari e chi invece non fa nulla e è indifferente, è il discrimine per chi vuole stare dalla parte della vita e chi invece accetta l’abbraccio della morte come condizione di esistenza. Dunque sostenete questa campagna: diventate attivisti della vita e non è difficile capire che cosa è in gioco. Siamo in gioco noi, ma sono in gioco i nostri figli, i nostri nipoti e i nostri pronipoti. Cominciamo dall’abolizione delle armi nucleari perché è un giorno ci sia l’abolizione totale delle armi”. Un obiettivo reso sempre più impellente ed evidente da quanto avvenuto negli ultimi mesi, in particolare con la guerra tra la Russia e l’Ucraina o in Medio Oriente, dove l’uso di una bomba atomica su Gaza è stato evocato da parte di un ministro di Israele. Ed un traguardo a cui ci si potrebbe realmente avvicinare implementando le 50 proposte del “Piano di Azione” elaborato a Vienna nel giugno dello scorso anno, durante la prima Conferenza degli Stati Parti del Trattato.
Di seguito il video e il commento di Laura Tussi”.
Salvatore Izzo, direttore di FARO DI ROMA
Appello di Moni Ovadia
La questione in campo è assoluta: è la questione della vita.
“Sono Moni Ovadia e sostengo ICAN (International Campaign to abolish nuclear weapons) campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari. A ICAN è stato conferito il premio Nobel per l’importanza del suo magistero di pace. Premio Nobel per la pace. Diventiamo tutti insieme a ICAN attivisti di pace, donne e uomini di pace. La questione in campo è assoluta: è la questione della vita. La differenza fra chi combatte per l’abolizione delle armi nucleari e chi invece non fa nulla e è indifferente, è il discrimine per chi vuole stare dalla parte della vita e chi invece accetta l’abbraccio della morte come condizione di esistenza. Dunque sostenete questa campagna: diventate attivisti della vita e non è difficile capire che cosa è in gioco. Siamo in gioco noi, ma sono in gioco i nostri figli, i nostri nipoti e i nostri pronipoti. Cominciamo dall’abolizione delle armi nucleari perché è un giorno ci sia l’abolizione totale delle armi.” di Moni Ovadia
Video di Moni Ovadia sul Premio Nobel per la Pace a ICAN: https://www.youtube.com/watch?v=03gei4RCRB8
Con molte personalità dell’attivismo nonviolento per la pace, da anni siamo parte costruttiva, creativa e attiva della rete internazionale ICAN per il disarmo nucleare universale, di cui in Italia fanno parte diverse associazioni
Siamo un coordinamento di associazioni basato sui grandi moniti e appelli all’umanità del partigiano francese Stéphane Hessel con il suo libro postumo pubblicato in Italia ESIGETE! un disarmo nucleare totale.
La rete ICAN è stata insignita premio Nobel per la pace 2017 a Oslo e questo rappresenta un riconoscimento per tutti gli attivisti che si occupano di disarmo nucleare nel mondo, guidati dall’obiettivo di promuovere il progetto storico del diritto internazionale: l’abolizione e l’interdizione degli ordigni nucleari.
Il governo italiano non ha ancora approvato e ratificato il trattato ONU del 7 luglio 2017, che è valso a tutti noi di ICAN – e ripetiamo a tutti gli attivisti antinucleari – il premio Nobel per la pace
Il trattato ONU è stato varato a New York nel Palazzo di Vetro, la sede delle Nazioni Unite, da 122 nazioni dietro la spinta determinante della società civile internazionale organizzata in ICAN. A questa stesura erano presenti di persona Alfonso Navarra, storico ecopacifista, attivista nonviolento insieme a Peppino impastato e importante protagonista delle lotte per il disarmo nucleare da Comiso ai porti a rischio nucleare; Giovanna Pagani, dirigente di Wilpf-Italia e lo scienziato italo-francese Luigi Mosca.
I nostri libri “La follia del nucleare” e “Antifascismo e Nonviolenza” tracciano il percorso che ha condotto l’ONU e la società civile internazionale al trattato del 7 luglio 2017
Lo slogan positivo della cultura di pace che sta alla base di questi trattati si riassume nel motto “Prima l’umanità, prima le persone”. Questo adagio, nella nostra interpretazione, applicata specialmente in Italia, ma con un’ottica globale, contrappone la nuova cultura della pace del XXI secolo al rischio di una subcultura fascista, dove i fascisti, a partire dal presidente americano, e a seguire i politici e i capi di stato, impongono uno slogan negativo e contrapposto al nostro: prima gli americani, prima i francesi, prima gli ucraini, prima i russi, prima gli italiani, prima i padani eccetera. Invece nel comune villaggio globale, nel nostro sistema mondo, nell’universale afflato di mondialità che accomuna tutti noi, i popoli e l’umanità comune e solidale, come attivisti ecopacifisti ci rendiamo sempre più conto di appartenere a un’unica razza comune come sosteneva Einstein, a un’unica famiglia umana. Per questo adottiamo il celebre adagio del noto pacifista e attivista Vittorio Arrigoni, barbaramente assassinato a Gaza nel 2011: Restiamo Umani.
Una comune umanità che è minacciata da tre ‘bombe’ che incombono come una spada di Damocle sulla sua incolumità. Le tre bombe di cui tratta anche il comboniano padre Alex Zanotelli:
-l’attività militare che trova la sua massima espressione nella guerra nucleare.
-La bomba climatica che comporta quotidiani disastri e dissesti climatici per le emissioni eccessive di gas serra.
-La bomba dell’ingiustizia sociale e della disuguaglianza globale dove l’1% dei ricchi detiene risorse pari a quelle controllate dal restante 99% dell’umanità.
Per questo facciamo nostri i moniti e gli appelli del Partigiano Stéphane Hessel, deportato a Buchenwald, padre costituente della dichiarazione dei diritti dell’umanità del 1948, presidente del tribunale Russell sulla Palestina
Il suo saggio “Indignatevi!” ha venduto milioni di copie in tutto il mondo e ha ispirato il movimento degli indignati e di Occupy Wall Street. Un autentico uomo di pace: una speranza di futuro, un ponte intergenerazionale tra il passato antifascista e le alternative per il futuro prossimo, per le nuove generazioni, per una rivoluzione ecologista, pacifista, disarmista e femminista. Per una utopia realizzabile di pace e solidarietà perché per dare risposte di sinistra alla crisi strutturale e al revanchismo delle nuove destre estreme e dei populismi occorrono soluzioni democratiche e civili.
Stéphane Hessel, nell’appello scritto con i Resistenti francesi nel 1944 e pubblicato nel saggio “Indignatevi!”, suggerisce delle soluzioni alla crisi economica e di valori che attualmente sta stritolando e destrutturando il pianeta
La soluzione prevede la nazionalizzazione delle banche e delle industrie strategiche con un’economia al servizio delle persone, tramite investimenti pubblici per creare lavoro e per livellare la disuguaglianza globale e sociale per evitare la miseria dei ceti più deboli che ingenera risposte razziste e capri espiatori.
La campagna Onu per il disarmo nucleare universale con la rete ICAN e le COP ONU per il clima costituiscono le campagne globali tramite cui costruire una nuova internazionale dei diritti, delle persone, dei popoli, dell’umanità.
Infatti la dipendenza dai combustibili fossili e dal nucleare è alla base di un modello sociale predatorio, accumulatorio e insostenibile che è causa principale di guerre e conflitti nel mondo. Per questo motivo il nostro attivismo, l’impegno di noi ‘AlterGlocalisti’ è volto a salvare il clima e la pace, per costruire una conversione ecologica fondata su un nuovo e alternativo modello energetico, decarbonizzato, denuclearizzato, rinnovabile al 100%, ossia pulito, democratico e socialmente giusto.
La divisione dell’umanità in tutte le sue forme, dal razzismo al fascismo, dalla xenofobia ai nazionalismi agli etnicismi, contrasta nettamente con il contesto culturale e giuridico di unica famiglia umana proclamato dalla dichiarazione Onu del 1948, che deriva dall’immane tragedia della seconda guerra mondiale con 65 milioni di morti: interi paesi in macerie, bombardamenti a tappeto, Dresda 100.000 morti, Auschwitz e Hiroshima
Da questo immane trauma nasce un sussulto positivo come la dichiarazione Onu e le Costituzioni Antifasciste nate dalla Resistenza partigiana. La banca d’affari mondiali J. P. Morgan tempo fa ha attaccato pesantemente le costituzioni antifasciste e le dichiarazioni volte allo sviluppo dell’umanità e alla tutela dei diritti umani perché considerate troppo democratiche e ostacolo al progresso e alla risoluzione della crisi strutturale in quanto volte alla tutela della dignità umana. Il nostro slogan positivo “Prima l’umanità, prima le persone” vuole contrastare la disuguaglianza globale strutturata con muri, frontiere, ghetti nazionalistici, etnicismi. Con questi presupposti, le nazioni europee sbarrano le porte ai migranti vecchi, giovani, donne, bambini che fuggono da guerre, persecuzioni, terrorismo, disastri ambientali, manovre economiche e che vorrebbero trovare, in modo legale e sicuro, solidarietà, assistenza, accoglienza sulle nostre sponde, nei nostri territori. Invece l’Occidente risponde con una politica di riarmo e guerrafondaia, per cui le spese militari nel mondo sono in continuo incremento e provocano pericoli e miserie per l’umanità come il rischio di un inverno e di un’apocalisse nucleare: così i diritti e la dignità umana vengono sempre negati e calpestati. Nella nostra attuale congiuntura assistiamo al precipitare di ampi settori della popolazione italiana e non solo, sotto l’influenza di ideologie xenofobe, razziste, fasciste, dell’esaltazione del cattivismo dilagante, del qualunquismo antiegualitario che contrastano nettamente con i principi della nostra Costituzione. Per far fronte a questa deriva anche l’ ANPI nazionale potrebbe aderire alla rete ICAN premio Nobel per la pace 2017 per il disarmo nucleare universale e alla coalizione per il clima e per la conversione ecologica e rinnovabile della nostra economia e del nostro modo di vivere e di pensare.
E come l’ANPI anche altre grandi organizzazioni sociali e sindacali: è questo il senso della campagna che abbiamo lanciato: “Siamo tutti premi Nobel per la pace con ICAN”, che vede come suo primo testimonial Moni Ovadia
La solidarietà umana, richiamata nell’articolo 2 della Costituzione, va praticata con l’unione popolare oltre le barriere nazionalistiche, per la difesa di un pianeta minacciato dall’attuale dittatura finanziaria dei mercati internazionali. Il diritto a sopravvivere e a vivere senza la paura della guerra nucleare è un diritto alla pace oltre le barriere ideologiche. Il diritto alla pace, insieme alla Carta della Terra, all’Agenda ONU 2030 e alle COP per la tutela del clima, sono parte del programma dell’agenzia culturale e scientifica dell’Onu che è l’Unesco. Il diritto alla pace è appunto attuato e attivato oltre le barriere, i limiti, i confini, i muri, i ghetti nazionalistici partoriti dal cattivismo culturale, ma con la ferma considerazione del valore dell’aiuto e del sostegno umanitario per una svolta umanistica affinché il debole, l’emarginato, l’oppresso siano redenti, salvati e valorizzati. Il disarmo nucleare universale e il diritto alla pace costituiscono una importante rivoluzione nella nostra società mondiale dove attualmente prevalgono l’egoismo, l’individualismo, la sete dissennata di potere, ossia il pensiero unico che secondo Hessel è ancora veicolato dai massmedia. Questi disvalori neofascisti e neoliberisti provocano guerre volute dall’intero complesso, apparato, sistema industriale-militare-energetico, che dopo anni dalla guerra nel Golfo, di nuovo impone la guerra in Libia, finanzia le guerriglie siriane, supporta con armi i Saud contro lo Yemen, in uno dei più gravi e grandi e tragici genocidi della storia contemporanea. I movimenti nonviolenti e pacifisti perdono di creatività e proattività perché si fanno avanti i poteri forti spacciati da progressisti.
Per far fronte a queste condizioni disumane, a questa deriva di valori strutturale, occorre creare ponti di memoria, ponti di dialogo, reti di relazioni, legami di pace per evitare la supremazia dei potentati dei signori dell’atomo, del petrolio, della guerra, dell’acciaio detentori del rischio dell’apocalisse nucleare
La forza della nonviolenza e della disobbedienza civile consistono nella volontà di far prevalere la verità, il confronto politico, la pace nei contesti plurali e multiculturali. La democrazia e la forza della verità devono prevalere sull’egoismo, sulla logica del neoliberismo finanziario, sul potere che impone di mercificare tutto con le lobby e le multinazionali del libero mercato che disprezzano l’ambiente, la persona, i diritti umani e travalicano il significato di bene comune. Occorre riappropriarci dei beni comuni per tutelarli dalla privatizzazione mercificatoria in favore della vita e dell’appartenenza a molteplici culture. I nostri beni comuni come la pace, l’antifascismo, il disarmo nucleare, per superare i pregiudizi, per prevenire, gestire e trascendere i conflitti, per stemperare paure e ostilità, per una laicità aperta, inclusiva, relazionale, per il diritto alla pace e a vivere senza la paura dello sterminio nucleare.
Questo il messaggio profondo dei nostri libri che è nella matrice, nel DNA delle culture antifasciste, antitotalitarie, antidogmatiche oggi le culture nonviolente. Questa è anche l’essenza della nostra iniziativa, sulla quale attualmente concentriamo gli sforzi, che punta ad allargare le adesioni alla Rete ICAN.