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Danilo Dolci, il ricordo del figlio Amico tra libri, musica ed esempio

di LAURA TUSSI

Nel centenario della nascita di Danilo Dolci torniamo a parlarvi del suo impegno politico, sociale ed educativo attraverso le parole e i ricordi del figlio Amico Dolci.

A cento anni di distanza dalla sua nascita, Danilo Dolci resta una delle figure più importanti in Italia nel Secondo Dopoguerra per l’impegno politico, sociale ed educativo. Candidato al Nobel per la pace con il suo progetto di sottrarre la Sicilia alla mafia, alla povertà e all’ignoranza, il suo messaggio e la sua opera continuano a lasciare un segno grazie al Centro per lo Sviluppo Creativo Danilo Dolci, presieduto dal figlio Amico Dolci. Lo abbiamo incontrato nuovamente per farci raccontare momenti di vita vissuta e partecipata insieme al padre. 

«Noi bambini e ragazzini più grandicelli partecipavamo preparando i grandi cartelli che poi avrebbero sfilato durante le marce, le manifestazioni, i digiuni. “LAVORO NELLA NOSTRA TERRA”, “FUORI I MAFIOSI DAGLI INCARICHI PUBBLICI”, “L’ACQUA È VITA”, “LA DIGA È FIDUCIA” erano alcune delle frasi esibite». Afferma Amico Dolci.                                                                 

Libri in casa. Amico, la vostra era una casa piena di testi significativi e dei tipi più diversi.

Una casa piena di testi importanti e dei generi più disparati per una famiglia che leggeva moltissimo e in tutte le occasioni

In casa nostra circolavano tanti libri, sia quelli di scuola che quelli di nostro papà o degli amici a lui collegati; ma entravano anche tanti altri che noi liberamente sceglievamo ogni tanto, andando nelle librerie di Partinico o di Palermo, o ancora quelli che papà ci regalava individualmente: ricordo per esempio a Chiara tutto il teatro di Ibsen, nelle splendide edizioni Einaudi “I Millenni”, a me un bellissimo cofanetto con tutto il Teatro di Shakespeare, alla mamma Vincenzina tutti i Racconti di Cechov.

Anche i libri economici della BUR giravano molto tra voi, comodissimi nelle loro dimensioni ridotte, anche se un po’ scomodi alla lettura per le dimensioni molto ridotte dei caratteri a stampa

 Tante avventure di Giulio Verne, raccolte di aforismi di Leonardo Da Vinci, libri umoristici di Jerome K. Jerome, fino ad Oscar Wilde … Alcuni brani ce li leggevamo tra di noi, ad alta voce, o in auto durante le lunghe gite – tra grandi risate -, oppure in attesa del pic-nic tra i prati.

Puoi spiegarci le vicissitudini del celebre Sciopero alla rovescia ideato da tuo padre Danilo Dolci e il ruolo di Calamandrei in quella vicenda.     

Durante la fine della mia Scuola elementare, e poi i primi anni di Scuola media – quindi tra il 1967 e il 1970 circa – mi ero appassionato della lettura di Processo all’art. 4, cioè tutto il resoconto della vicenda dello sciopero alla rovescia del 1956, sulla “trazzera vecchia” di Partinico. Sapevo per grandi linee di quell’evento (a quell’epoca io non ero ancora nato), ma la lettura diretta dei dialoghi tra gli avvocati, il Pubblico Ministero e gli imputati – cioè mio papà, Turiddu Termine, Ignazio Speciale, Carlo Zanini e qualche altro ancora – mi presentavano chiaramente il paradosso di qualcuno che veniva arrestato … solo perché faceva del bene agli altri!

Ti ricordi ancora nei particolari l’arringa di Piero Calamandrei?

 Ricordo benissimo che mi commuovevo all’arringa finale di Piero Calamandrei, il quale cercava di chiarire che quel Processo non era contro Danilo e i suoi amici disoccupati, ma andava considerato come un’occasione per affermare che la Costituzione italiana esisteva già da dieci anni, ma aveva bisogno di essere inverata, realizzata, grazie al contributo di ciascuno, Giudici compresi. In realtà era poi la mamma Vincenzina che, alle mie domande, dava più risposte e dettagli al mio bisogno di capire;

Tu Amico affermi :”papà era invece sempre più rivolto al futuro, quindi meno interessato alle vicende di ormai oltre dieci anni prima, e accennava piuttosto alle nuove iniziative che si andavano preparando”.

Amico Dolci figlio di Danilo Dolci

Raccontaci delle manifestazioni pubbliche come occupazioni, digiuni, marce e il ruolo di coordinamento di Franco Alasia

  Tra queste, noi bambini e ragazzini più grandicelli partecipavamo preparando i grandi cartelli che poi avrebbero sfilato durante le marce, le manifestazioni, i digiuni: LAVORO NELLA NOSTRA TERRA, FUORI I MAFIOSI DAGLI INCARICHI PUBBLICI, L’ACQUA È VITA, LA DIGA È FIDUCIA, e tanti altri; coordinava il lavoro di noi piccoli Franco Alasia, carissimo nostro quasi-zio che preparava i materiali, i bastoncini di legno e i pannelli di compensato che noi avremmo poi riempito con pennellate dai colori accesi, Blu scuro, Rosso fiammante, Nero scurissimo; per accentuare il più possibile la visibilità di quelle frasi, anche durante il movimento, a piedi o sui caratteristici “carretti siciliani”.

Il nuovo Centro Educativo di Mirto e la poesia

Oltre che per la costruzione della diga sul fiume Jato, ormai avviata, altre proteste, altri digiuni erano necessari per ottenere la realizzazione delle opere che le amministrazioni pubbliche erano tenute a portare a termine, come la realizzazione del nuovo Ospedale o della strada di accesso al bellissimo Centro educativo di Mirto che ormai il Centro Studi e Iniziative aveva realizzato nel 1974-’75. Usciva intanto in quegli anni il Poema umano, bellissimo libro di poesie che già conoscevo sia nelle precedenti stesure de Il limone lunare che nei fogli ciclostilati che papà ci dava per una prima lettura ed eventuali consigli di cambiamenti, variazioni, eccetera.

Hai sempre seguito la produzione letteraria di tuo padre e ti soffermavi molto nel leggerne le poesie, scrivendone anche la musica, ossia animandole musicalmente e musicando i versi

Da quei momenti ho sempre seguito la nascita di tutte le poesie di papà, in particolare il successivo poema Il Dio delle zecche, libro che esce nuovamente proprio in questi giorni per la casa editrice Mesogea di Messina. In quel periodo – siamo ora nel 1975-’76 mentre papà si occupava soprattutto della sperimentazione della maieutica reciproca con i bambini e gli educatori a Mirto – io lì facevo musica con i piccoli – nascevano appunto le pagine de Il Dio delle zecche, e io ne scrivevo la musica, in funzione anche di momenti pubblici in cui musica e poesia erano anche esse occasione di discussione e riflessione insieme; sia in Italia che all’estero questi momenti erano organizzati dai vari comitati di sostegno, anche per la raccolta di fondi per continuare il lavoro educativo a Mirto. Il Centro Studi non ha mai ricevuto, dallo Stato italiano, una lira!

Danilo Dolci architetto, sociologo, poeta, e i Carteggi

       Oltre che grande lettore – sin da giovanissimo papà si alzava presto la mattina per potere leggere indisturbato, prima della scuola e le altre attività, come la musica o lo sport – papà era molto interessato ai concetti di struttura, progettazione, costruzione; tutti termini che, a ben vedere, confluiscono in seguito in tutto il suo lavoro sociale, educativo, poetico.

La produzione scritta di Danilo Dolci come Architetto e l’adesione a Nomadelfia

Quindi dopo la maturità aveva intrapreso gli studi di Architettura, pubblicando addirittura due manuali tecnici sulla scienza delle costruzioni, molto utilizzati poi per diversi anni come dispense per gli studenti. In realtà poi non si laureò, perché aveva conosciuto Don Zeno di Nomadelfia e aderì a quel progetto di vita, considerando che come architetto avrebbe costruito delle case per i ricchi, per chi aveva tanti soldi, mentre intanto lui aveva conosciuto gente poverissima che dal dopoguerra in poi cercava di ricostruirsi una vita, una famiglia.

       Di quel periodo, metà degli anni ’50, sono molto importanti i Carteggi, le lettere che lui scriveva agli amici di prim’ordine che intanto aveva conosciuto: Mario Luzi, Bruno Zevi, Norberto Bobbio, Carlo Levi, Aldo Capitini

Di quest’ultimo la Carocci ha pubblicato anni fa uno splendido libro: A. Capitini – D. Dolci, Lettere 1952-1968, a cura di Giuseppe Barone e Sandro Mazzi, Roma, Carocci, 2008. Ricostruisce nella sua interezza l’ampio rapporto epistolare tra Capitini e Dolci.

Ma proprio di recente abbiamo pubblicato un altro Carteggio, importantissimo, tra il Prof. Tommaso Fiore, di Altamura – Bari, e mio padre. Verrà presentato il 7 dicembre ad Altamura, all’interno di una serie di incontri su quel periodo e le iniziative di questi due personaggi così importanti per la cultura italiana, e non solo: T. Fiore – D. Dolci, Il Professore e l’Architetto, Carteggio 1953-1970, a cura di Giuseppe Dambrosio, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2024.

Come ricordate il Centenario dalla nascita di Danilo Dolci?

Ricordando Danilo Dolci a 100 anni dalla nascita è un incontro a cura di Giuseppe Dambrosio che in occasione della pubblicazione del suo ultimo libro ha organizzato una due giorni dedicati a queste due importanti figure e quanto sia Fiore che Dolci ci hanno lasciato. Le due giornate si articoleranno in dibattiti e presentazioni e si svolgeranno nell’Agorateca di Altamura.