Da millenni la musica è un linguaggio universale, in grado di veicolare in maniera emozionante e diretta ogni tipo di messaggio. E uno dei messaggi che in questa epoca ha più bisogno di essere diffuso è quello della pace, dell’accoglienza e della nonviolenza. È proprio ciò che fa Agnese Ginocchio, cantautrice e attivista per la pace, che con la sua musica tocca temi centrali dell’attualità, come per esempio la tragedia di Cutro.
Scritto da: LAURA TUSSI
Caserta, Campania – Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri.
Don Lorenzo Milani
Appelli di pace, inviti alla riflessione e messaggi contro ogni guerra e razzismo comunicati attraverso la “musica impegnata”. Agnese Ginocchio è una cantautrice per la pace che attraverso note musicali e testi di denuncia spinge a riflettere sui nostri devastanti problemi civili e sociali, ultimo in ordine cronologico il naufragio di Cutro, avvenuto il 26 febbraio scorso nel mar Ionio. Sono questi i temi a cui si dedica l’artista campana, attivista per la pace e per i diritti dei migranti, argomenti centrali e ricorrenti nella sua produzione musicale.
«Sono una cantautrice di impegno civile», spiega Agnese. «Denuncio in continuazione perché non si dimentichi il dramma dei migranti che fuggono dalle loro terre a causa di povertà, guerre, miseria, terrorismo, genocidi, manovre economiche e disastri ambientali. Queste iniziative si svolgono in solidarietà con il “digiuno di giustizia” promosso da padre Alex Zanotelli. Il messaggio del mio nuovo video contiene anche un frammento tratto dalla Profezia del grande Pier Paolo Pasolini dedicata al dramma dei migranti nel lontano 1962».
A questo e a molto altro ancora si rivolge l’infaticabile impegno di Agnese Ginocchio, cantautrice che è stata paragonata a Joan Baez. Agnese è testimonial di pace e organizza importanti manifestazioni per diffondere la cultura della pace, dell’amore e della nonviolenza, collaborando anche con istituti scolastici e con varie realtà amministrative e istituzionali sul territorio nazionale.
«Cutro è la nostra umanità, non possiamo far finta di nulla», riprende Agnese tornando sul recente, tragico avvenimento. «Un dramma immane come i tanti naufragi avvenuti nel Mare Nostrum, trasformatosi nel cimitero più oscuro d’Europa. Ci siamo tutti dentro: voltare lo sguardo altrove significa essere indifferenti. Occorrono politiche eque, politiche di pace, fondate su leggi giuste che abbattano muri di divisione, e nel contempo leggi severe che condannino e fermino coloro che, collusi con le mafie, provocano l’illegalità delle migrazioni».
È necessario compiere ogni sforzo perché si giunga a una seria risoluzione: in primis far cessare le guerre e riportare giustizia e legalità, per mettere fine al fenomeno delle migrazioni forzate
Agnese afferma l’amore e la solidarietà nei confronti del mondo con la sua mite, ma sicura e caparbia ostinazione che sostiene l’acribia nel denunciare “in direzione ostinata e contraria”: «Respingere chi sta fuggendo per implorare salvezza e per chiedere aiuto significa divenire complici di questa ingiustizia. È necessario compiere ogni sforzo perché si giunga a una seria risoluzione: in primis far cessare le guerre e riportare giustizia e legalità, per mettere fine al fenomeno delle migrazioni forzate. Le guerre stanno ammazzando il futuro».
Il fenomeno delle migrazioni forzate è causato dalla povertà, dalla distruzione delle risorse naturali e dalla desertificazione, che provocano una reazione a catena. Ma il nostro Occidente cosiddetto civilizzato come dovrebbe reagire a tutto questo? «I migranti – risponde Agnese – consapevoli di ciò a cui vanno incontro implorano salvezza e fuggono dalle loro terre in cerca di nuova vita, di accoglienza, assistenza, solidarietà, ma lungo il tragitto spesso incontrano la morte. Uomini, donne, bambini, ormai sono numeri che non tornano».
Ricordava Don Lorenzo Milani – di cui quest’anno ricorre il centenario dalla nascita – che “l’Obbedienza non è più una virtù”. Agnese Ginocchio, fondatrice del Movimento per la Pace casertano e campano e promotrice della grande mobilitazione della Fiaccola della Pace, ancora una volta alza il suo grido di condanna e lo fa con i suoi strumenti nonviolenti che usa da sempre: la voce, la chitarra e i testi delle canzoni da lei composte. Una voce fuori dal coro che denuncia l’indifferenza di questo tempo che schiaccia sogni e speranze di quell’umanità e di quei disperati in cammino, in cerca di libertà e di Pace.
Lo ha ricordato poco tempo fa in occasione del suo intervento durante la giornata Mondiale della Donna svoltasi presso l’Aula Magna dell’Azienda Ospedaliera di Caserta, durante la Tavola Rotonda promossa da AVO Caserta a cui hanno preso parte medici e psicologi impegnati nel recupero della persona, con un focus particolare sulla testimonianza delle Donne Iraniane. Agnese ha dichiarato con forza e fermezza: «Siamo schiacciati sotto il peso insormontabile del cinismo e dell’assuefazione. Abituarsi al male significa divenirne complici. Ecco il motivo per cui non possiamo starcene zitti».