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Beneficenza pro Riace: 1110 euro alla Fondazione 

La Solidarietà non si arresta

Beneficenza pro Riace: 1110 euro alla Fondazione

Mimesis Edizioni e i curatori del libro “Riace. Musica per l’Umanità” Laura Tussi e Fabrizio Cracolici donano 1110 euro alla Fondazione Riace – E’ stato il vento

Riace For Future

La Solidarietà non si arresta

Beneficenza pro Riace: 1110 euro alla Fondazione

Mimesis Edizioni e i curatori del libro “Riace. Musica per l’Umanità” Laura Tussi e Fabrizio Cracolici donano 1110 euro alla Fondazione Riace – E’ stato il vento

La presentazione del libro “Riace. Musica per l’Umanità”, Mimesis Edizioni, a Palazzo Reale di Milano, il 19 ottobre 2019, è risultata un evento con grande affluenza di pubblico, interessato dalla partecipazione di personalità quali Mimmo Lucano, Vittorio Agnoletto, Moni Ovadia, Alfonso Navarra, Renato Franchi, Gianfranco D’Adda, Dan Shim Sara Galasso – Orchestrina del suonatore Jones e varie associazioni della sinistra milanese, tra cui Milano in comune con Basilio Rizzo e il Comitato 11 Giugno con Giovanna Procacci.

Nell’occasione dell’evento sono stati messi a disposizione da Mimesis e dai curatori del Libro Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, in beneficenza per Riace, ben 100 libri. Dalle offerte del pubblico presente a Palazzo Reale a Milano, è stata fatta una donazione alla “Fondazione Riace – E’ stato il vento” di ben 1110 euro.

La Fondazione Riace – E’ stato il vento ricordiamo che tra i suoi garanti contempla i coautori del Libro “Riace. Musica per l’Umanità” padre Alex Zanotelli e Vittorio Agnoletto.

Questo gesto di dono è destinato a supporto oltre che di un progetto locale, riconosciuto a livello mondiale e internazionale come Riace, e pensato a sostegno di un ideale alto che accomuna tutti noi attivisti per una nuova internazionale dei diritti umani, delle persone, dei popoli e dell’umanità.

L’evento, co-organizzato da attivisti di associazioni affiliate alla rete internazionale ICAN- Premio Nobel per la pace 2017 per il disarmo nucleare universale e per la proibizione  degli ordigni di distruzione di massa nucleari, è stato a sostegno della campagna premio Nobel per la pace a Riace, per sviluppare un nuovo internazionalismo solidale, a cui il riconoscimento internazionale del Nobel  darebbe ulteriore importanza e rilievo.

E’ stato sottolineato nell’incontro, in particolare da Alfonso Navarra, che il modello Riace va esteso ed attuato almeno a livello nazionale ed acquista pregnanza e significato quale aspetto attuativo di un Green New Deal: accoglienza e integrazione degli immigrati dovrebbero fare parte di un nuovo welfare universalistico e costituire base di lancio di un coosviluppo ecologico Nord-Sud del mondo per affrontare e risolvere le comuni emergenze climatiche e nucleari.

 

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Medicina Democratica – “Epidemiologia della guerra infinita” 82 conflitti in tempi “di pace”

Medicina Democratica, movimento di lotta per la salute: Recensione al Libro di Maurizio Marchi

Medicina Democratica – “Epidemiologia della guerra infinita” 82 conflitti in tempi “di pace”

Dal suo inizio, Medicina Democratica, come movimento e come organizzazione, si è occupata della salute nei luoghi di lavoro, facendo inchieste e rivendicando l’applicazione delle leggi sulla sicurezza e salute in ogni luogo di lavoro
Medicina Democratica

Recensione di Laura Tussi al Libro di Maurizio Marchi

https://www.medicinademocratica.org/wp/?p=51

Cosa è e come agisce MEDICINA DEMOCRATICA, MOVIMENTO DI LOTTA PER LA SALUTE

Medicina Democratica è una cooperativa che si è costituita nel 1978 ed una associazione ONLUS che si è costituita nel 2003. Come movimento MD è nata 10 anni prima su un appello sottoscritto da diversi medici, ricercatori, operatori della prevenzione e diversi consigli di fabbrica.

Dal suo inizio MD, come movimento e come organizzazione si è occupata della salute nei luoghi di lavoro, facendo inchieste e rivendicando l’applicazione delle leggi sulla sicurezza e salute in ogni luogo di lavoro. La caratteristica peculiare di MD è quella di essere un’organizzazione che è formata da medici, ricercatori ed altri tecnici della prevenzione e della sanità insieme ai più svariati soggetti, cittadini utenti del Servizio Sanitario Nazionale

 

https://www.medicinademocratica.org/wp/?p=9077

Per gentile concessione dal sito di PeaceLink

Recensione di Laura Tussi al Libro di Maurizio Marchi

“Epidemiologia della guerra infinita” giugno 2019
82 conflitti in tempi “di pace” tra il 1945 e il 2015 con 24 milioni di morti diretti più almeno altrettanti per carestie, epidemie, esodi forzati di massa (profughi), inquinamento di immensi territori, 600 pagine
Il libro “Epidemiologia della guerra infinita. 82 conflitti tra il 1945 e il 2015” dello scrittore Maurizio Marchi è realizzato con l’intento e con la volontà di abolire le guerre ovunque vengano innescate dall’apparato, sistema e complesso industriale, militare e fossile e di disvelare la mitologia guerrafondaia e la politica del riarmo che la NATO propugna in quanto istituzione che, come millanta il potere e come vantano in maniera infondata i poteri forti, avrebbe garantito la pace dopo la seconda guerra mondiale fino ai giorni attuali. Infatti non si trova nella stampa cartacea e in Internet un libro, come questo, che svolga una ricognizione dei conflitti armati nel mondo dal dopoguerra al periodo contemporaneo e attuale. Da un’intervista di Pax Christi, l’autore Maurizio Marchi afferma che scrivendo questo libro, che risulta costituire un’autentica ricerca dettagliata, un esaustivo compendio storiografico, ha imparato molto lui stesso e è riuscito a entrare a conoscenza di realtà spesso ignorate dai massmedia tradizionali e censurate dai mainstream ortodossi. Marchi ha potuto focalizzare e appurare che sono avvenuti ben 82 conflitti tra il 1945 e il 2015, con 24 milioni di morti diretti, cioè deceduti a causa delle armi utilizzate nelle guerre, ossia violenza diretta e altrettante persone decedute per epidemie, esodi forzati di massa, inquinamento di grandi territori, carestie: quindi l’equivalente di un genocidio e di una ecatombe equiparabili a quelli della seconda guerra mondiale 1939/1945. Ma tutte le istituzioni e i politici di governo parlano invece di settant’anni di pace. Secondo l’opinione dello scrittore Maurizio Marchi, attivista di Medicina Democratica, ampiamente condivisa da tutti noi ecopacifisti per il disarmo nucleare unilaterale e per l’abolizione degli ordigni di distruzione di massa soprattutto nucleari, la guerra costituisce la “nocività assoluta” in quanto comporta i cosiddetti effetti collaterali sulle persone come la miseria, la malnutrizione e la fame, che conducono alla morte per stenti.
Il presidente Mattarella nell’aprile 2019 in occasione del settantennale della fondazione della Nato, afferma che quest’istituzione ha garantito settant’anni di pace. Questa è un’affermazione basata su un dato falso. La Nato ha garantito una finta stabilità, un assetto sicuro, una pace surrettizia a una piccola parte dell’umanità ossia all’umanità che sta sotto l’egida della Nato, i paesi europei e la Turchia. Al contrario, ben 6 miliardi di persone sono vittime e hanno subito guerre atroci, devastanti e fatali. Le malattie più diffuse e connesse alla guerra possono essere anche semplici disagi e banali patologie. Infatti quando i bambini e anche gli adulti sono malnutriti, addirittura il freddo e i virus presenti nell’aria possono essere letali. Oltre alle morti per violenza armata, le guerre distruggono e annientano l’ecosistema, l’ambiente e la salute delle popolazioni e degli stessi militari [1]. L’analisi andrebbe estesa a tutti i militari, di qualsiasi nazionalità, coinvolti nelle guerre più recenti, in particolare in Jugoslavia, in Libia e soprattutto alle persone che hanno subito bombardamenti con questi proiettili devastanti e letali. Si riscontrerebbero centinaia di migliaia di casi di tumori e altre patologie. Inoltre, interi territori sono dichiarati inagibili per le sostanze tossiche dei bombardamenti. Lo spargimento di altre sostanze tossiche, radioattive e chimiche, come l’agente Orange in Vietnam e il CVM e gli idrocarburi emessi dopo il bombardamento della raffineria di Belgrado nel bacino del Danubio , comportano e comporteranno altre centinaia di migliaia di malformazioni e vittime. Quindi il calcolo e la stima delle vittime indirette è molto più difficile, perché quando il conflitto armato è terminato e non “fa più notizia” e si spengono i riflettori sulla popolazione civile, le sostanze tossiche, chimiche e radioattive, le carestie ed epidemie continuano a mietere vittime anche se non hanno più incidenza e rilevanza cronachistica dettata e riportata dai massmedia tradizionali. Ad esempio, le guerre in Africa hanno causato la morte di 8 milioni di bambini tra il 1995 e il 2005 di cui 3 milioni con meno di un anno di vita, secondo uno studio recente pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet, frutto della ricerca di un team guidato dal Dottor Eran Bendavid della Stanford University in California, nel settembre 2018. Estendendo prudentemente i dati dello studio a tutto il mondo (non solo all’Africa) e al periodo 1945/2015 si possono stimare 24 milioni di vittime indirette, non solo bambini, nel periodo del dopoguerra dal 1945 al 2015 in tutto il mondo.

[1] Ad esempio, sulle vittime da uranio impoverito, possiamo segnalare lo studio dell’epidemiologo Valerio Gennaro “Incidenza di tumori maligni 1996-2012 in giovani militari italiani inviati in missione all’estero. Analisi preliminare dei dati della commissione parlamentare di inchiesta su uranio impoverito e vaccini” che quantifica 3663 casi di tumore tra i militari italiani.

[2] (Cfr. “Il problema del cancro a Gaza” di Filippo Bianchetti, medico di base, Varese; Flavia Donati, psichiatra e psicoanalista, Roma; Fiorella Gazzetta, medico di base, Varese; Laura Franceschini, psichiatra, Imperia; Loretta Mussi, medico in pensione; Rosa Raucci, Direttore Pronto Soccorso di Aversa; Khaled Rawash, medico di base e criminologo, Imperia; Khader Tamimi, pediatra di base, Rho (Milano) https://www.peacelink.it/palestina/a/46319.html

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Radio Radicale – Emergenza climatica, emergenza nucleare!

Conferenza stampa al Senato della Repubblica – Roma, con Radio Radicale

Radio Radicale – Emergenza climatica, emergenza nucleare!

Senato della Repubblica: Conferenza stampa su iniziativa della Senatrice Loredana De Petris, in collaborazione con WILPF Italia, DISARMISTI ESIGENTI e ACCADEMIA KRONOS promotori dell’appello perché il Governo italiano dichiari lo stato di emergenza climatica; e con attivisti di XR Italia

Conferenza al Senato della Repubblica - Roma con Radio Radicale

Conferenza stampa al Senato della Repubblica – Roma, con Radio Radicale

Registrazione video della conferenza stampa dal titolo “Emergenza climatica, emergenza nucleare!” che si è tenuta a Roma mercoledì 18 dicembre 2019 alle 13:00.

Con Antonia Sani (presidente di WILPF Italia), Alfonso Navarra (portavoce di Disarmisti Esigenti), Giovanna Pagani (partecipante alla COP 25 di Madrid WILPF), Oliviero Sorbini (vice presidente dell’Accademia Kronos), Patrizia Sterpetti(componente di WILPF Italia).
I relatori della Conferenza Stampa al Senato della Repubblica

Sono stati trattati i seguenti argomenti: Ambiente, Armi, Carbone, Clima, Commissione Ue, Consiglio Europeo, Ecologia, Elettricita’, Energia, Fonti Rinnovabili, Gas, Inquinamento, Petrolio, Repubblica Ceca, Ungheria, Von Der Leyen.

La registrazione video della conferenza stampa dura 1 ora e 1 minuto.

Oltre al formato video è disponibile anche la versione nel solo formato audio.Alfonso Navarra al Senato della Repubblica

Note: https://www.radioradicale.it/scheda/593535/emergenza-climatica-emergenza-nucleare

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La proposta di un patto antinucleare tra disarmisti e ecologisti

Incontro alla casa delle Associazioni di Milano

La proposta di un patto antinucleare tra disarmisti e ecologisti

Per un green new deal che inglobi il modello Riace. Con i messaggi di Moni Ovadia e Alex Zanotelli contro il nucleare civile e militare

Report dell'incontro

Report:

Il portavoce dei Disarmisti esigenti (membri della Rete ICAN, Premio Nobel per la pace 2017), Alfonso Navarra, in un incontro alla Casa delle Associazioni di Milano, ha posto il problema della ambigua posizione antinucleare dei nuovi movimenti ecologisti, prendendo spunto dalla testimonianza della sua partecipazione diretta alla manifestazione del 3 dicembre a Londra contro il vertice del 70ennale della NATO.

XR – Extinction Rebellion: protesta forte e comunicativa

Navarra aveva risposto ad un appello di XR PEACE inglese che chiedeva attivisti dall’Italia di XR disposti a farsi arrestare nella contestazione nonviolenta del 3 dicembre, per rendere forte e comunicativa la protesta.

Il movimento XR Peace per il disarmo nucleare ha come coordinatrice Angie Zelder che presenta all’attivo un curriculum di ben 100 arresti in seguito ad azioni dirette nonviolente. Quasi tutti gli attivisti di XR Peace sono reduci dalle battaglie a livello europeo degli anni 1980 per lo smantellamento degli euromissili nucleari (in Italia Comiso). Gli attivisti di Comiso e di XR Peace sono i ribelli all’estinzione dell’umanità e come nuovi partigiani hanno fatto una scelta di vita con  conseguenze e responsabilità imprescindibili in chi sostiene coerentemente cause di importanza vitale.

XR e il rifiuto del possibilismo filonuclearista

I pacifisti di XR a livello internazionale cominciano ad acquisire e recepire le istanze del rifiuto del possibilismo nucleare che Fridays For Future per il momento esprime e conferma con le dichiarazioni di Greta Thunberg e che ora parte della base (si vedano i Fridays for Peace di Trieste) sta cercando di superare evitando i tentativi di strumentalizzazione da parte della lobby del nucleare.

Navarra ha annunciato che sulle orme della XR PEACE inglese si costituirà in Italia XR PACE e che sua missione specifica sarà incardinare l’emergenza nucleare nel movimento che si batte per l’emergenza climatica, di modo che si comprenda che è il loro intreccio a dover essere affrontato per orientare l’intera società alla pace verso la Natura, condizione per la giustizia sociale.

La NATO non muore mai anche se cerebrolesa

Macron sostiene che la Nato è in uno stato di morte cerebrale, ma in realtà si è deciso, durante il vertice di Londra, un aumento delle spese militari davvero considerevole e spaventoso (100 miliardi di euro all’anno per i Paesi europei). La riconversione ecologica e il cosiddetto Green New Deal non contemplano, a giudizio di Navarra, il sistema militare perché esso ruba investimenti alla green economy, contrariamente a quanto deciso nel vertice Nato. Le riunioni del Consiglio europeo appena svoltesi prevedono fasi transitorie con mezzi che non sono in grado di risolvere e fermare i mutamenti climatici perché vedono la possibilità che l’energia nucleare sia finanziabile: vedono il nucleare e il gas utili per la transizione ecologica. La linea dell’Unione Europea è che il nucleare non sia propriamente sostenibile, ma utile per la transizione.

Conferenza stampa a Roma con i messaggi di Moni Ovadia e Alex Zanotelli

La conferenza stampa di Roma del 18 dicembre 2019, organizzata dai Disarmisti esigenti, da Accademia Kronos e dalla WILPF, con i messaggi di Moni Ovadia e Alex Zanotelli,  ha proposto una mobilitazione per un Green New Deal dove il nucleare sia abolito come soluzione.

Si continua a cercare il dialogo con i movimenti giovanili per proporre questa consapevolezza antinucleare, un patto antinucleare di ecologisti e disarmisti. Il nucleare dal punto di vista sociale è una fonte energetica molto centralizzata e sotto il controllo delle lobby e delle multinazionali. Con i governi parafascisti e sovranisti e il “cattivismo” dilagante non è possibile rispondere da buonisti per risolvere il problema di fondo in quanto il sistema di globalizzazione mondiale ha eroso il welfare e i diritti universali. A questa deriva di crisi strutturale che disorienta e spaventa i settori popolari dobbiamo rispondere con la tutela dei beni comuni e pubblici come il welfare universalistico per l’accoglienza dei migranti, con la green economy, per modelli universalistici di sviluppo internazionale, in vista di una innovativa riconversione ecologica dove la cittadinanza attiva e globale sia protagonista.

Per un’innovativa riconversione ecologica

Un’innovativa riconversione ecologica che porti alla piena occupazione, per la cui attuazione occorre il risparmio sia delle spese militari, sia dei sussidi ambientalmente dannosi al petrolio e alle grandi opere inutili e nocive che vedono il formarsi di movimenti a loro contrasto come i notav, i nomuos, i notriv, i noilva eccetera. Per una autentica conversione ecologica occorrono regole e infrastrutture pubbliche e grandi investimenti per una diversa mobilità e uno stato sociale universalistico che comprenda la solidarietà con i migranti, come una serie importante di azioni congiunte.

Per un green new deal che inglobi il modello Riace

Riace. Musica per l'Umanità

E’ quindi intervenuto Fabrizio Cracolici presentando il libro edito dalla Mimesis edizioni, “Riace. Musica per l’Umanità”.

Il cosiddetto mondo occidentale moderno e progressista, ha sottolineato Cracolici,  ha colonizzato e sfruttato i territori da cui partono le grandi migrazioni forzate, al fine di detenere il potere e il controllo sulle risorse come il gas, il petrolio, il coltan. Le persone fuggono dalle guerre innescate dallo sfruttamento e dall’estrazione di coltan, petrolio e gas per alimentare l’industria occidentale. Il vero problema è il sistema occidentale che crea disperazione in altri paesi con le grandi migrazioni non solo dall’Africa, ma anche dall’Italia in altre nazioni e continenti: i cosiddetti migranti economici che non sono un problema, ma una risorsa. I governi parafascisti vogliono far concepire un pericolo le migrazioni perché vogliono mettere contro gli ultimi e i più deboli per continuare a sfruttarli.

Riace: un altro mondo è possibile

Riace è un luogo di speranza dove si sviluppano processi che verranno esportati in tutto il mondo. È una grande visione della vita comprendere che le migrazioni possono nascere da uno slancio di umanità volto all’alternativa a questo sistema di potere che impone di sbilanciare il pianeta con poche persone molto ricche e molte persone molto povere. Riace è un modello contestualizzato e al contempo internazionale che ben si compenetra con le lotte di emancipazione che si stanno svolgendo a livello planetario: infatti la nostra comune umanità propone azioni concrete per il bene comune dell’accoglienza nel rispettare l’altro, il fratello, le persone migranti “portate dal vento” che sono una risorsa per tutta l’umanità.

Messaggio di Moni Ovadia:

Buongiorno sono Moni Ovadia, avrei voluto essere presente di persona a un incontro come quello di oggi che viene tenuto in una sede istituzionale e che affronta temi di decisiva importanza per il nostro presente e il nostro futuro. La questione ecologica e quella del disarmo nucleare sono intrinsecamente connesse perché entrambe attengono alla sopravvivenza dell’umanità e della vita stessa su questo pianeta. E’ a mio parere una assoluta priorità affrontare i temi in discussione ponendoli in testa alle agende politiche di chi governa e di chi legifera. E’ la politique politicienne che deve passare in secondo piano. le istituzioni devono accogliere le sollecitazioni e le richieste che vengono dal basso attraverso ininterrotte mobilitazioni. Devono farlo non con parole retoriche o dichiarazioni di buona volontà ma con fatti precisi. Stupisce per questo la decisione europea di accogliere il nucleare come alternativa al fossile. Il nucleare non è una alternativa come provato ampiamente dalle catastrofi di Chernobyl e Fukushima. Questa volta non si tratta di congiunture da superare, ma di inaugurare un’altra epoca, quella della centralità della vita.

Messaggio di Alex Zanotelli:

Buongiorno sono Alex Zanotelli. Sull’App di Papa Francesco, lui chiede preghiere per la fine dell’era nucleare. Chiaramente Francesco ha in mente il nucleare militare. Infatti a Nagasaki è stato durissimo su questo punto. È il Papa che è stato il più duro di tutti gli altri anche del concilio Vaticano secondo, dicendo che il possesso di armi nucleari è immorale e criminale e che una protezione di una nazione e del mondo con armi nucleari è criminale. È un insegnamento estremamente significativo questo. È il più avanzato della Chiesa cattolica e ne siamo grati a Francesco. Ma dobbiamo ricordare che il Papa sta parlando del nucleare non solo militare. Ma è talmente ovvio che il nucleare civile è essenzialmente legato al nucleare militare e che i due sono fortemente interconnessi. Per cui ritengo estremamente grave che molti, nel movimento che sta lottando per salvare il pianeta, pensano che una delle soluzioni energetiche sia quella di ottenere l’energia anche tramite il nucleare civile. Non lo possiamo assolutamente accettare. L’Italia è stata chiara. Nel referendum, il popolo italiano ho detto no al nucleare civile. Noi come popolo italiano abbiamo detto la nostra. Ma dovrebbe essere ormai chiaro. E mi auguro che si faccia chiarezza anche a livello di Chiesa. E’ doveroso che la chiesa anche in Italia e tramite il Papa anche nel mondo si esprima contro il nucleare, perché è un pericolo. È un pericolo in tutti i sensi. Quello che ci attende sono situazioni catastrofiche climatiche. E allora siamo certi che sono così sicuri tutti questi impianti nucleari civili? abbiamo visto quello che è successo a Fukushima in Giappone. Non possiamo vedere altre Fukushima in giro per il mondo con tutto quello che questo significa e comporta in un momento di degrado climatico come quello attuale. Quindi è fondamentale dire no all’unione europea perché si sta aprendo al nucleare civile. L’Unione Europea non può fare questo passo. È davvero grave. Quindi auguro a tutti che questa conferenza stampa e questo nostro impegno di militanti contro il nucleare militare, diventi anche impegno contro il nucleare civile perché i due sono profondamente interconnessi e legati. E non sono una soluzione per il futuro che ci attende. Un futuro che sarà fortemente minacciato da grandi cambiamenti climatici. Auguro un buon lavoro a tutti voi attivisti contro il nucleare.

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Campagna Siamo tutti premi Nobel per la pace con ICAN

Educazione alla Terrestrità

Appello a collaborare con una sezione televisiva di formazione dei formatori per la rete ICAN
Alfonso Navarra, Fabrizio Cracolici, Laura Tussi (Coordinamento ICAN Premio Nobel per la Pace)

Educazione alla Terrestrità

Come prima cosa dobbiamo fare chiarezza su un concetto fondamentale.

Facciamo parte di un ecosistema terrestre come frutti di una evoluzione naturale, rami e foglie di un albero che costituiamo e che ci ha costituito, o ne siamo i dominatori in quanto abitanti estranei di un edificio che stiamo occupando?

Il concetto di terrestrità evidenzia il fatto che è l’essere umano organizzato in società a trovarsi inserito in un organismo vivente più esteso e complesso e non relegabile alla sua unica, autonoma e separata presenza decisionale.

L’uomo, l’essere umano, fa parte di un complesso sistema mondo, una comunità di viventi ma anche di non viventi, e da tempi molto lontani si arroga però il diritto di dominarlo e decidere come attore unico e indipendente.

Questo è il punto di partenza per un ragionamento molto ampio su come agire partendo da alcuni principi cardine scritti in trattati e convenzioni mondiali.

L’essere umano “terrestre”, membro della comunità della vita, si deve fare artefice di un processo di riequilibrio del pianeta.

Forme viventi come piante e animali, che stanno in delicato equilibrio evolutivo, si trovano sempre più in pericolo a causa della società umana accumulatoria e predatoria, che le sfrutta per trarne un profitto.
Ma questo processo, di cui una ristretta élite dell’1% è più responsabile della massa passiva ad essa assogettata, porta a segare il ramo su cui siamo seduti dall’albero della vita, essendo noi stessi foglie di quel ramo e di quell’albero!

Ragionare con in mente il concetto di terrestrità significa proiettare azioni concrete su una lavagna che raccoglie le istanze globali, azioni rivoluzionarie che guardino a un’ecologia nuova, base di un’economia nuova, di una società che fa pace con la Natura, la società del nuovo millennio che porterà anche vera libertà e vera giustizia.

Da quando l’essere umano, organizzato gerarchicamente nell’esaltazione degli antagonismi sociali, si è reso attore unico e decisionale del pianeta si sono avviati processi che hanno portato ad un declino inesorabile del pianeta.

Di questo declino ne sono prova il fatto che da molti secoli l’élite al potere promuove guerre pronta a distruggere l’intera umanità per detenere il controllo del pianeta.

Quale strada allora percorrere?

Dopo momenti che hanno visto seriamente il rischio della morte dell’umanità (due guerre mondiali), abbiamo avuto un afflato di dignità che ci ha permesso di scrivere carte del diritto internazionale, ma anche costituzioni nazionali, che contengono principi imprescindibili in grado di ricondurci su strade di Pace: la pace tra noi esseri umani e con il pianeta tutto che ha diritto di vivere a prescindere dalla nostra stessa esistenza.

Altri processi si sono avviati nella storia e se anche in modalità ridotta hanno stabilito presupposti praticabili, strade da percorrere per arrivare a un cambiamento vero e duraturo nel rapporto tra l’uomo e la Natura all’insegna della cultura della terrestrità.

Spesso vengono messe in discussione le agenzie mondiali (ONU, UNESCO)  perché non incisive, ma questo è un limite che va superato con passi in avanti nella governance globale, sicuramente non facendo il passo del gambero.
Lo abbiamo già scritto in “Antifascismo e nonviolenza”: una cattiva legge è meglio di nessuna legge, perché lavoriamo alla forza del diritto che deve subentrare al diritto della forza (armata).
Questa è la nonviolenza efficace secondo Papa Francesco, che riprende Gandhi.

Stabilire a livello globale l’illegalità e l’immoralità di un agire (ad esempio la proibizione giuridica delle armi nucleari, oggi quasi a portata di mano) può e deve essere un passo che può condurci ad un cambiamento rivoluzionario, spetta ai grandi movimenti globali lottare per la sua attuazione.

Se nel mondo esistono ancora ingiustizie, guerre e sfruttamento, se una oligarchia di 10.000 persone riesce a schiacciarne oltre 7 miliardi, se il nostro modo di produrre e consumare sta erodendo le basi stesse della vita, questo non vuole dire che la carta internazionale dei diritti umani, da estendere ai diritti dell’umanità e ai diritti della Natura, debba essere stracciata perché non rispettata.

Il nuovo trattato TPAN per la proibizione giuridica delle armi nucleari votato all’ONU e in attesa del completamento dell’iter di validazione con almeno 50 ratifiche da raggiungere, rappresenta un passo in avanti del pacifismo mondiale, della pace tra umanità e natura, anche se non sarà una soluzione definitiva al problema della deterrenza nucleare, che costituisce una emergenza mortale al pari di quella climatica ad essa intrecciata.

L’essere umano organizzato nel sistema gerarchico e patriarcale deve smettere di essere antropocentrico e deve stabilire un patto biocentrico “del Nuovo Millennio” : cessare la guerra contro il pianeta, quindi contro sé stesso.

Vi proponiamo, con la educazione alla “terrestrità” (si veda il testo sotto riportato di Alfonso Navarra per un primo tentativo di approfondimento del concetto),  un percorso di formazione e interazione tra associazioni, attivisti e cittadini al fine di condurre percorsi condivisi che abbiano come comune denominatore la vita da difendere, rispettare e valorizzare.

Questo percorso prevede, con la collaborazione di soggetti impegnati in progetti analoghi, la realizzazione, nel lungo periodo, di una scuola di Pace a livello globale indirizzata, per cominciare, nei primi passi immediati, ai già formatori ed educatori interessati ad approfondire la ricerca culturale sella terrestrità nei suoi vari aspetti, e su come tradurla nei percorsi formativi delle scuole e del mondo culturale e sociale.

Testimonianze, contributi e dibattiti, provenienti da varie fonti, verranno messi come materiale fruibile liberamente dalla rete per una condivisione e una riflessione globale.
Intendiamo, ripetiamolo ancora, collaborare con analoghe iniziative in corso focalizzandoci, da parte nostra su questo problema, più consono al tipo di attività che stiamo svolgendo: come costruire le categorie giuridiche e culturali che esprimano l’appartenenza dell’essere umano alla Terra, e non della Terra all’uomo?

Grazie e diamoci da fare insieme, sorelle e fratelli consapevoli delle piante e degli animali, ma anche del Sole, della Luna e dell’acqua!

 

 

Da parte di Alfonso Navarra

 

Quelli che seguono sono appunti per la definizione dell’idea di terrestrità, ormai matura nella cultura e nei movimenti, ma non focalizzata in modo coerente, adeguato e preciso nelle elaborazioni correnti.
La frase chiave per definire il concetto è: gli esseri umani appartengono alla comunità della vita e alla Terra, Terra Madre, unico ecosistema globale di viventi e non viventi.
Non è viceversa: la Terra appartiene all’uomo, inclusa nella forma della proprietà comune (= la Terra appartiene in comune a tutti gli uomini – e le donne, presenti, passati e futuri).

I nonni della terrestrità: Edgar Morin e Stéphane Hessel. Terra patria, non ancora matria

Il concetto di terrestrità quale bussola per la nostra educazione di cittadini del mondo è alla base de “Il cammino della speranza”, il libro, edito in Italia da Chiarelettere, scritto insieme da Edgar Morin e Stéphane Hessel, due grandi protagonisti della Resistenza antifascista e antitotalitaria nel pensiero e nell’azione.
I due intellettuali furono riuniti dalla redazione di “Le Monde” il 28 febbraio 2013 e in quel dialogo vediamo contenuti in nuce il pensiero che andremo a sviluppare nel proseguio dell’articolo.
In particolare Edgar Morin enuncia la nozione di “Terra-patria”, che non è ancora la terrestrità per come la andremo definendo, ma la contiene in nuce.

Le Monde domanda:

La crisi della nozione prometeica di progresso si è aggravata con disastri ecologici come quello di Fukushima. Il mondo occidentale può considerare un percorso diverso da quello della ragione strumentale?

Edgar Morin  risponde:

 

Quando un sistema non è in grado di risolvere i problemi che lo minacciano, o si disintegra o sprofonda nella barbarie, o riesce ad effettuare una metamorfosi.

Le catastrofi di Hiroshima e Nagasaki segnarono la fine della storia, non nel senso indicato dallo scienziato politico americano Françis Fukuyama, per il quale la democrazia liberale fu il culmine della storia, ma nel senso che tutto deve essere reinventato.

È qui che il principio della metamorfosi assume rilevanza. La globalizzazione è sia la cosa peggiore che la cosa migliore. Come può essere la tendenza migliore? Ha rivelato una comunità di destini per un’umanità confrontata con gli stessi problemi fondamentali, sia ecologici, sociali, politici o altro.

Pertanto, possiamo ottenere i cambiamenti che Stéphane Hessel vuole in termini di governance globale sviluppando un sentimento di appartenenza alla comunità, a ciò che chiamo “Terra-Patria”.

Questa parola “Patria”  è molto importante; basa la comunità dei destini su una filiazione condivisa. “Terra-Patria” non significa che le comunità nazionali ed etniche debbano essere dissolte: l’umanità deve preservare la sua diversità producendo unità.

È fondamentale creare un organo in grado di decidere sui problemi ecologici, di spazzare via le armi di distruzione di massa e di regolare l’economia al fine di frenare la speculazione finanziaria.

Un cantore contemporaneo della terrestrità: Papa Francesco. La Terra nostra sorella, non ancora madre

Nell’enciclica “Laudato sii”, in apertura, il capo della Chiesa di Roma scrive:
«Laudato si’, mi’ Signore», cantava san Francesco d’Assisi… «per sora nostra matre Terra». Questa sorella protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla (…) Dimentichiamo che noi stessi siamo terra (cfr Gen 2,7).” (par. 1-2)
E poco oltre aggiunge: “La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare (…) Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti. ” (par. 13-14)

La Carta della Terra, fatta propria nel 2000 dall’UNESCO. La Terra comunità dei viventi. Ma siamo in comunione anche con il non vivente

Già nel 2000, dopo anni di consultazioni, stesure, ritocchi, venne redatta quella che fu chiamata la Carta della Terra, una dichiarazione di principi etici fondamentali per la costruzione di una società globale giusta, sostenibile e pacifica nel 21° secolo.

La Carta si propose di ispirare in tutti i popoli un nuovo sentimento d’interdipendenza globale e di responsabilità condivisa per il benessere di tutta la famiglia umana, della grande comunità della vita e delle generazioni future.

Un testo breve ma molto sostanzioso, i cui punti programmatici (che spaziano dall’ecologia alla giustizia e democrazia) purtroppo rimangono per lo più solo sulla carta, come del resto buona parte delle nuove Carte dell’ONU: anche esse esprimono in nuce il valore della “terrestrità”.

Il nuovo 68 ecologista: volontà di azione ma debolezza di pensiero nei fortunatamente risvegliati

Oggi stiamo assistenza ad una rinascita di una coscienza ecologica nei giovani e giovanissimi che si mobilitano in tutto il mondo.

Dal movimento Extiction Rebellion a Greta Thunberg e il movimento Fridays for Future da lei avviato, siamo di fronte a masse di persone (giovani e diversamente giovani) che sono stanchi di ascoltare le parole della politica politicante e pretendono fatti concreti subito. Hanno capito che ne va di loro, di noi tutti e dell’intero Pianeta sul quale siamo, nella loro visione, ospiti.

Due movimenti che, data la loro portata numerica e l’attenzione mediatica che hanno conquistato, fanno sperare: di fronte a tutta questa massa di persone che chiedono politiche immediate di riduzione del riscaldamento climatico e che non si fermano ma sono intenzionate a proseguire finché non vedranno varate norme effettive in questa direzione, i governi e le multinazionali potranno poco ciurlare nel manico. Ora resistono, talvolta fingono di acconsentire e prendono tempo. Ma prima o poi dovranno cedere alla forza dell’unione popolare che si va chiarificando e costruendo.

A condizione che il sentimento sia guidato dall’intelligenza e che la fretta non faccia da cattiva consigliera. L’emergenza che viene invocata viene difatti già sfruttata dalla lobby atomica che rientra dalla finestra dopo essere stata esclusa dalla porta degli accordi di Parigi del 2015.
Non si può curare l’inquinamento da CO2, che – a detta dell’IPCC – può portarci al collasso ecologico entro 10 anni, con l’inquinamento radioattivo da ciclo nucleare, che comunque costituisce un fattore di estinzione ed è prodotto inevitabile di una “deterrenza” che in qualsiasi momento può farci saltare tutti per aria anche solo per incidente o per errore di calcolo.

I giovani, per fortuna, sono usciti da uno stato letargico ed insieme ai giovani risvegliati, nel confronto e nel dialogo, i protagonisti delle lotte e della consapevolezza delle lotte ecopacifiste e sociali del recente passato forse riusciranno a salvare il cammino umano sulla Terra.

 

La Costituente della Terra. Ma non siamo solo gli abitanti di una casa comune

 

E’ appena uscito un appello, redatto in bozza da Riccardo Petrella, che chiama gli “abitanti della Terra” a istituire un “popolo della Terra” con l’obiettivo di promuovere una “Costituente della Terra”.

L’iniziativa nasce da una domanda giusta e importante: “come mettere in movimento i processi capaci di permettere all’Umanità di diventare nel corso dei prossimi anni/decenni il soggetto giuridico e politico-istituzionale capace di assumere il compito di assicurare la salvaguardia, la cura e la perennità della vita della Terra su scala planetaria”?

E si giunge ad individuare quattro gruppi di principi fondatori e di percorsi costituenti (PPC):
PPC 1. Per un divenire della vita della Terra fondato sulla sacralità e la gratuità della vita e la responsabilità dell’umanità
PPC2. Sradicare i fattori strutturali generatori dell’inuguaglianza per cui l’impoverimento/esclusione costituisce il maggiore furto della vita
PPC3. Rimpiazzare le logiche di guerra con le logiche della sicurezza collettiva e del potere diffuso tra tutti gli Abitanti della Terra (direttamente fra gli umani e via la rappresentanza tramite l’Umanità)
PPC 4. Primi strumenti operativi al servizio della messa in movimento della concezione e realizzazione del Patto dell’Umanità.

Il concetto di abitante di una casa comune non è, a nostro avviso, adeguato e lo sforzo giuridico da compiere sarebbe quello di individuare le categorie del riconoscimento non dell’appartenenza della Terra alla società umana ma dell’appartenenza della società umana alla Terra.

Detto questo, la proposta di una “Scuola per un nuovo pensiero” la troviamo interessante ed opportuna e pensiamo, come membri della Rete ICAN Italia, di potere collaborare con la nostra linea di ricerca sulla “educazione alla terrestrità”.

Riportiamo i temi di cui vorrebbe occuparsi la “Scuola Costituente Terra”, che vorrebbe “addestrarci a disimparare l’arte della guerra, per imparare invece l’arte di custodire il mondo e fare la pace”:

 

1) le nuove frontiere del diritto, il nuovo costituzionalismo e la rifondazione del potere;

 

2) il neo-liberismo e la crescente minaccia dell’anomia;

 

3) la critica delle culture ricevute e i nuovi nomi da dare a eventi e fasi della storia passata;

 

4) il lavoro e il Sabato, un lavoro non ridotto a merce, non oggetto di dominio e alienato dal tempo della vita;

 

5) la «Laudato sì» e l’ecologia integrale;

 

6) il principio femminile, come categoria rigeneratrice del diritto, dal mito di Antigone alla coesistenza dei volti di Levinas, al legame tra donna e natura fino alla metafora della madre-terra;

 

7) l’Intelligenza artificiale (il Führer artificiale?) e l’ultimo uomo;

 

8) come passare dalle culture di dominio e di guerra alle culture della liberazione e della pace;

 

9) come uscire dalla dialettica degli opposti, dalla contraddizione servo-signore e amico-nemico per assumere invece la logica dell’ et-et, della condivisione, dell’armonia delle differenze, dell’ «essere per l’altro», dell’ «essere l’altro»;

 

10) il congedo del cristianesimo dal regime costantiniano, nel suo arco «da Costantino ad Hitler», e la riapertura nella modernità della questione di Dio;

 

11) il «caso Bergoglio», preannuncio di una nuova fase della storia religiosa e secolare del mondo.

 

 

Terrestrità non è semplice internazionalismo, cosmopolitismo o mondialismo.

L’internazionalismo è un movimento e un’ideologia politica, nata nel XIX secolo, che persegue la cooperazione politica ed economica tra le popolazioni di
diverse nazioni per il beneficio di tutti. Sebbene col termine “internazionalismo” si intenda solitamente far riferimento all’internazionalismo proletario sono nate in seguito scuole di pensiero che sostengono e appoggiano l’esistenza di un “internazionalismo liberale”.
L’internazionalismo proletario è bene espresso dal famoso inno de “L’Internazionale”. Il suo concetto base risale al “Manifesto del Partito Comunista”, redatto nel 1848 da  Karl Marx e Friedrich Engels, che terminava con il famosissimo slogan: “Proletari di tutti i Paesi, unitevi!”.
I membri della classe operaia, avanguardia del proletariato, devono agire in solidarietà verso la rivoluzione globale e in supporto dei lavoratori degli altri paesi, piuttosto che seguire un percorso nazionale.
L’internazionalismo proletario è considerato un antidoto e un deterrente contro la guerre tra nazioni, poiché non è nell’interesse degli appartenenti alla classe proletaria usare le armi contro altri proletari, invece è più utile che lo facciano contro la borghesia, che, secondo il Marxismo, sfrutta e opprime i lavoratori. Mediante la solidarietà fra i proletari di tutte le nazioni si potrà arrivare alla fine dei conflitti fra nazioni, e quindi alla scomparsa delle stesse come stati nazionali (in base alla nota teoria marxiana dell’estinzione dello stato). Secondo la teoria marxista l’avversario dell’internazionalismo proletario è il nazionalismo borghese: in sintesi l’internazionalismo marxista considera la divisione del mondo in classi, nazioni e religioni un ostacolo allo sviluppo della civiltà umana.
(Nello sviluppo storico abbiamo poi avuto la dottrina e la pratica staliniana del “Socialismo in un solo Paese”: di fatto un socialismo nazionalista che ricercava la potenza dello Stato guida sovietico, cioè della Russia, avanguardia mondiale dei popoli oppressi in lotta – come “campo socialista” – contro il “campo imperialista”).
Nel XXI secolo l’internazionalismo proletario è stato ereditato dal pensiero e dai movimenti Alter-Global in antitesi a quella che è stata identificata come la globalizzazione capitalista del mondo occidentale. Lo scopo è quello di costruire un “altro mondo possibile”, abolendo totalmente gli “Stati-nazione”, ritenuti ormai obsoleti, secondo una concezione con addentellati anche anarchici, vagheggiata soprattutto dal Socialismo utopistico e, sebbene in forme e maniere differenti, dallo stesso Marx nel XIX secolo.
All’internazionalismo proletario poi si è contrapposto l’internazionalismo liberale ed infine quello neo-liberale. L’internazionalismo liberale è caratterizzato dall’idea della reciproca collaborazione fra le nazioni per la loro convivenza pacifica. Con questo intento nel XX secolo, dopo le due guerre mondiali, sorsero gli organismi internazionali, nati per mantenere la pace ed il rispetto di norme comuni in tutto il mondo. Un antesignano importante dell’internazionalismo liberale è considerato il famoso trattato del filosofo Immanuel Kant  “Per la pace perpetua” (1795), in cui si propone una fattiva collaborazione fra i vari Stati d’Europa per eliminare le guerre. Il “sentimento cosmopolitico”, tipicamente illuministico, deve cercare di evitare ogni tipo di conflittualità fra gli Stati stessi. Può essere notevole rammentare che il cosmopolitismo settecentesco criticava il “patriottismo”: nella Encyclopédie d’Holbach lo definiva “una mascheratura, in cui cadono gli ingenui “buoni patrioti”, messa in atto dal potere costituito per realizzare i propri interessi”. Al patriota viene propinato un ideale che raffigura tutti gli altri uomini come suoi nemici mentre al cosmopolita non interessa che la sua patria sia più o meno estesa, più o meno povera. La patria è semplicemente un concetto relativo in cui si identifica lo Stato quando assicuri ai cittadini libertà e felicità. “Dove c’è libertà là è la mia patria”, affermava Benjamin Franklin, uno dei padri del costituzionalismo americano.
L’ONU può quindi essere considerata il frutto dell’egemonia culturale del cosmopolitismo rivisitato nel Novecento, cioè dell’internazionalismo liberale.
Con il termine “mondialismo” viene indicato il processo storico dell’attuale globalizzazione capitalista, un particolare processo storico che sta portando a una progressiva unificazione e omogenizzazione (omologazione in senso occidentale, “occidentalizzazione”) dell’intero pianeta.
Il termine viene solitamente utilizzato nell’ambito della cosiddetta controinformazione in modo paradossalmente speculare dai movimenti e dai partiti politici di destra radicale e qualche volta anche in quelli della sinistra radicale.
La sinistra radicale denuncia la politica estera imperialista della NATO e degli USA, politica fondata sul cercare di conformare il mondo ai dettami del Pentagono e al modello economico e sociale statunitense, in questo senso una politica di stampo “mondialista”, dove per “mondialismo” si intende l’imposizione di un modello politico (o di altro tipo) su scala mondiale, una globalizzazione imposta (militarmente, economicamente, culturalmente) e non spontanea.
Non coglie però – tale sinistra – che logiche simili, anche se con minori proiezioni di potenza per ovvi motivi storici, si sviluppano le politiche della Cina e della Russia,
e persino le politiche ispirate dall’islamismo integralista, sia esso guidato da grandi potenze (Arabia Saudita ad es) che da formazioni estremiste (Al Qaeda, Isis, ecc).

Terrestrità non è semplice mondialità o altermondialità

La parola mondialità, di conio ONU-UNESCO, è invece usata in una accezione positiva da organizzazioni cattoliche e pacifiste e rinvia all’idea di una unica famiglia umana, fondata sul dialogo interculturale (specialmente inter-religioso) e la solidarietà tra le persone, le comunità, i popoli. Suoi riferimenti sono la pace, la giustizia, il rispetto dei diritti umani e dell’ambiente.
Quello che il concetto di terrestrità aggiunge alla semplice mondialità nasce dall’introiezione ed assimilazione più coerente e profonda del pensiero ecologista. Gli esseri umani non sono solo abitanti del Pianeta Terra, ma figli e figlie di Gaia, la Madre Terra, cioè parte, membri di un unico super- organismo vivente. Qui non solo si va ben oltre gli Stati-nazione e la stessa comunità degli Stati-nazione.
La cultura della pace del XXI secolo viene resa coerente e può passare da una visione strettamente antropocentrica ad una visione olistica biocentrica includente la totalità degli esseri viventi (mondo dei geni, mondo vegetale, mondo animale, mondo umano…). Da qui l’importanza dello sviluppo dei diritti degl animali, delle piante, della “Natura”, composta da “ecosistemi” cui si può pensare di riconoscere personalità giuridica (già nel 2017 è avvenuto con cinque fiumi).
L’Umanità in quanto tale deve diventare un soggetto giuridico, e questa era la proposta della Carta che Corinne Lapage, ministro dell’ambiente francese, non riuscì a presentare alla COP 25 di Parigi perchè conteneva l’istanza antinucleare.
Ma nemmeno questo basta: bisogna, sottolineamolo, anche riconoscere i diritti autonomi della Natura, da identificare come comunità globale di vita, e per soprammercato come equilibrio tra ciò che possiamo definire vivente e ciò che non lo è.
Lo aveva intuito San Francesco d’Assisi: anche ciò che non è vivente, ma è alla base della nostra vita, va considerato nostro fratello e sorella: l’acqua, il fuoco, il Sole, le stelle, la Luna…
La diseguaglianza è inaccettabile, ma bisogna riconoscere il suo nesso con la guerra contro la Natura, espresso dall’intreccio tra emergenza climatica ed emergenza nucleare.
La pace tra Uomo e Natura, condizione della lotta alla disuguaglianza, postula cambiamenti radicali, il rivoluzionamento dei principi fondatori dei sistemi economici, politici, militari, ideologici dominanti.
La Terra è molto di più che il nostro “luogo di vita” (oikos), la nostra “casa comune”, per come ce la indica una metafora usata ed abusata.
E’ la nostra Madre, è la Natura cui apparteniamo e quindi non ci può appartenere. Nessun essere umano, nessuna organizzazione umana ne può essere proprietario/a.
Gli esseri umani, come tutte le specie viventi, sono il risultato dell’evoluzione della vita della Terra, vita nata circa 3 miliardi di anni fa su un Pianeta che ha 5 miliardi di anni.
Ogni comunità umana va allora considerata un membro vivo dell’unico ecosistema terrestre: per questo l’escludere, il segregare, il mettere in pericolo di vita gruppi, categorie o comunità umane devono essere trattati come atti criminali da condannare senza compromessi. Ma questo stigma di comportamento criminale andrebbe attribuito anche ai comportamenti che mettono a rischio gli ecosistemi particolari che compongono l’ecosistema globale.
La cittadinanza globale deve prescindere dall’appartenenza ad un singolo Stato “nazionale”, ed anche dall’essere “risorsa” per l’economia il cui valore è determinato in funzione al suo contributo alla creazione della “crescita” calcolata in termini monetari.
La cittadinanza per gli uomini e per le donne deve essere riconoscimento di appartenenza alla comunità dei viventi, nel recepimento della visione moderna (ricollegantesi anche ad alcune visioni ancestrali dei popoli indigeni) che ha superato l’antropocentrismo con il biocentrismo.
Oggi, la distinzione tra la specie umana (l’umanità) e le altre specie viventi resta ma abbiamo acquisito la coscienza di far parte integrante dell’insieme della vita della Terra e della sua evoluzione. Esseri umani, facciamo parte della “Natura”, siamo “Natura”. Insieme alle altre specie viventi costituiamo la comunità globale della vita della Terra, ben piantata sulla sua necessaria infrastruttura fisico-materiale.
La Terra, anche nel suo scheletro non vivente, dobbiamo concepirla come un unico super-organismo di cui siamo “membri” organici.
Questa nuova visione biocentrica, concretamente, sul piano organizzativo del vivere insieme, ci conduce ad entrare in una prospettiva storica dell’istituzionalizzazione giuridico- politica della « comunità globale della vita », ossia dell’ecosistema globale.
Quando si parla di “proteggere” o “salvare” la vita della terra, si parla dell’equilibrio e della cooperazione di tutte le specie viventi nel rapporto indissolubile con l’infrastruttura non vivente.
Pertanto se l’economia, come dice la sua etimologia, è l’insieme delle “regole della casa”  è evidente che essa deve diventare un sottoinsieme dell’ecologia, cioè che l’attuale economia mondiale deve essere modificata alle radici perché essa non è altro che un insieme di regole fondate sul principio dell’accumulazione illimitata a profitto di pochi, che, violentando la Natura, genera esclusione, inuguaglianza, competitività, guerra.
Ma altrettanto devono essere soggetti a cambiamento i sistemi politici e culturali fondati sulle medesime finalità.
Un punto su cui, per finire, bisognerebbe riflettere è anche se il biocentrismo possa rappresentare un antidoto alle rappresentazioni titaniche dell’uomo come quelle implicate dal concetto di “antropocene”, cioè della convinzione che le attività umane siano ormai diventate la forza determinante nello stabilire i destini della vita e le leggi di sviluppo del Pianeta. Esiste la responsabilità umana, una particolare responsabilità di “custodi” e coordinatori in virtù dell’intelligenza, ma deve sottrarsi alle sirene implicite della “deificazione”, cioè alla idea che la vita in quanto tale, nelle forme e negli sviluppi, dipende ormai solo da noi. Non dobbiamo pretendere di indirizzare il divenire della Vita, ma solamente fare la nostra parte, con intelligenza e saggezza, con l’uso ragionevole delle conoscenze scientifiche, per garantirne l’equilibrio nel continuare lo svolgimento naturale dell’evoluzione.

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Libro – David Maria Turoldo, il Resistente

Anteprima del libro “David Maria Turoldo, il Resistente”: a gennaio in tutte le librerie

Libro – David Maria Turoldo, il Resistente

Un trattato di Guerino Dalola sulla vita di Turoldo frate eclettico, Resistente nella lotta partigiana antifascista. Prefazione della giornalista Laura Tussi – PeaceLink e campagna “Siamo tutti Premi Nobel per la pace con Ican” e di Fabrizio Cracolici, Presidente ANPI Nova Milanese.

David Maria Turoldo, il Resistente

“David Maria Turoldo, il Resistente”: un trattato di ampio respiro dell’autore Guerino Dalola sulla vita di questo frate eclettico che fu poeta, filosofo, sacerdote, autore, traduttore, fondatore di riviste e giornali, e Resistente nella lotta partigiana antifascista, come si può leggere nella prefazione della giornalista Laura Tussi – PeaceLink e campagna “Siamo tutti Premi Nobel per la pace con Ican “ e di Fabrizio Cracolici, Presidente ANPI sezione Emilio Bacio Capuzzo Nova Milanese (Monza e Brianza). Diversi e tutti conoscenti di padre David Maria Turoldo i collaboratori di questo trattato nato nell’ambito di ANPI Franciacorta Brescia. Il libro nasce dall’incontro assiduo tra questi grandi estimatori e conoscitori di padre David Maria Turoldo: Donatella Rocco, Antonio Santini, Mino Facchetti, Pierino Massetti, Gian Franco Campodonico. Il saggio è stato realizzato con il patrocinio di vari enti e associazioni tra cui la Città di Chiari, il Comune di Coccaglio, il Comune di Cologne , i Servi di Maria – Provincia di Lombardia e Veneto e l’associazione Gervasio Pagani. Una versione di notevole successo negli ambienti ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) che vede una sua continuità letteraria e una realizzazione di impegno militante con Mimesis Edizioni.

Il libro è una nuova edizione Mimesis completamente rieditata e nata dalla prima versione autoprodotta da ANPI Franciacorta-Brescia

Il Libro “David Maria Turoldo, il Resistente” è disponibile da gennaio in tutte le librerie

Note: https://www.peacelink.it/cultura/a/46776.html

https://www.peacelink.it/cultura/a/46677.html

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Teatro Gloria da riscattare e salvare dalla speculazione edilizia

Salviamo la cultura dal cemento

A Como, alla fine del 2005, soffocato dall’apertura contemporanea di due multisala nel territorio circostante, chiudeva il cinema Gloria, una sala che, oltre ad avere una propria programmazione di qualità, aveva ospitato per anni cineforum molto seguiti, era stato spesso luogo per iniziative pubbliche di

associazioni, organizzazioni di volontariato, realtà di terzo settore e sindacati: insomma un cinema storico nel vero senso della parola. La sua chiusura si inseriva in un panorama cittadino che negli anni è andato sempre più impoverendosi di spazi e occasioni di incontro e di cultura.

 

Agli inizi del 2007 il cinema Gloria riapre ad opera del neo costituito CIRCOLO ARCI XANADU’

con un progetto che i promotori definiscono di cinema post cinema. Il cinema è in crisi perchè gli spettatori diminuiscono costantemente, perchè il mercato è orientato al business in un circuito distribuzione-multisala chiuso su se stesso e fortemente

penalizzante per le produzioni di qualità, perché le nuove tecnologie e la rete offrono facile accesso alla visione dei film da casa.

 

In questa situazione sembrano poter sopravvivere solo i multisala (e nemmeno tutti), e il

destino delle mono sala sembra segnato, perlomeno nei piccoli centri. D’altro canto, in un tale contesto,il progetto cinema post cinema può rispondere a molteplici obiettivi: garantire la funzionalità massima degli spazi, offrire variegate proposte e opportunità di svago e cultura, riportare le persone in luoghi di cultura.

 

L’intento dei promotori è quindi quello di creare un luogo polifunzionale in cui il cinema di

qualità possa convivere con la musica, il teatro, dar spazio ad incontri sia letterari che su

temi sociali, fungendo al tempo stesso come luogo di fruizione e produzione di cultura.

Oltre a riproporre il ruolo di cinema “storico” che il Gloria aveva ricoperto fino alla sua

chiusura, il circolo Arci Xanadù apre uno spazio per il territorio, dalla vocazione multifunzionale e polivalente, rispondendo alla mancanza in città di un luogo di fruizione e

condivisione di cultura, dal cinema alla musica, al teatro.

 

Così il cinema Gloria diventa SPAZIO GLORIA cioè uno spazio polifunzionale, un luogo di

fruizione di eventi artistici, ma anche laboratorio di progetti ed esperienze artistico-culturali,

luogo di incontro e socialità, nonché spazio disponibile anche per associazioni, scuole, comunità di immigrati e istituzioni, ovvero di tutte quelle realtà del territorio che necessitano di spazi per proprie iniziative, risolvendo così un problema annoso per la città di Como.

 

Un’esperienza lunga 9 anni, che fa dello Spazio Gloria un vero e proprio polmone culturale della città di Como

 

manchitunellaria

Il Nostro Progetto:
Voi lo vendete? Noi lo acquistiamo!

Dodici anni fa abbiamo riaperto il cinema Gloria coscienti della problematicità di tale operazione, lo abbiamo fatto contando sul fatto che in città e nel suo territorio ci fossero sensibilità in grado di sostenerla; il tempo ci ha dato ragione. Sono stati dodici anni belli e difficili durante i quali abbiamo fatto fronte a diverse crisi economiche, che talvolta ci hanno portato sull’orlo della chiusura, ne siamo sempre venuti fuori guardando avanti, cogliendo in ogni crisi nuove possibilità di sviluppo, abbiamo imparato a vivere nel terremoto, portando il progetto Spazio Gloria alla sua piena maturità.

 

Così anche oggi a fronte della decisione della proprietà di vendere lo stabile, che decreterebbe la fine di questa esperienza abbiamo deciso di provarci e, così come allora, pensiamo che si possa innestare un grande movimento di persone che si assumano la responsabilità, non di salvare, ma preservare un’esperienza viva e pulsante, e possano realizzare l’acquisto collettivo di questo luogo, preservarne la funzione e garantirlo alla città negli anni a venire.

Scommettiamo su questo, sul forte legame creato col territorio in questi anni, sulla forza coinvolgente di un progetto che mette al centro il valore della cultura nella vita di una comunità e riprende il tema della mutualità e del sentirsi un noi nella società dell’io dominante. Un’operazione che definiamo di “azionariato popolare” e che non è un atto di semplice resistenza ma che intende guardare al futuro, per sviluppare al meglio le potenzialità dello spazio e farne sempre più un luogo di fruizione e produzione culturale oltre che di incontro e socialità.

Il cammino sarà lungo e difficile e non sappiamo se riusciremo nell’intento, ma vogliamo provarci, vogliamo provare a non disperdere un patrimonio di esperienze e passioni; in un mondo sempre più atomizzato vogliamo provare a tenere aperta un’altra possibilità e non vogliamo essere soli.

 

Abbiamo già ricevuto molte adesioni dal mondo dello spettacolo 

Registi e attori: Mario Martone, Elio Germano, Andrea Segre, Marco Bellocchio, Moni Ovadia, Marcello Fonte, Il Terzo Segreto Di Satira, Davide Ferrario, Daniele Gaglianone, Roberta Torre, Daniele Biacchessi, Marco Giallini, Marco D’Amore, Angela Finocchiaro, Maria Amelia Monti
Musicisti: Massimo Zamboni, Emidio Clementi, Enrico Gabrielli, Davide Toffolo, Lorenzo Monguzzi, Max Collini, Teho Teardo, Alessio Lega, Cisco, Gang, Paolo Capodacqua

Fumettisti: Zerocalcare, Giuseppe Palumbo, Squaz, Luca Enoch, Lucio Villani, Davide La Rosa
Istituzioni Cinematografiche: Cineteca Di Bologna, Cinema Massimo Di Torino, Centro Studi Archivio Pier Paolo Pasolini, Ucca

 

Ma qual è la storia del Cinema Gloria? 

Como, alla fine del 2005 soffocato dall’apertura contemporanea di due multisala, chiudeva il cinema Gloria. Con esso chiudeva uno degli ultimi cinema storici della città e veniva a compimento il processo di erosione del significato di cinema inteso come un luogo del vissuto, trasformato in puro luogo di consumo. Avveniva per il cinema ciò che avviene in ogni aspetto del vivere umano nelle attuali società cosiddette avanzate.

La sua chiusura si inseriva così in un panorama cittadino che negli anni era andato sempre più impoverendosi di spazi e occasioni di incontro e di cultura, che aveva reso Como una sorta di non luogo fatto di una periferia abbandonata a se stessa e un centro completamente piegato al commercio e alla finanza.

Il Cinema diventa “Spazio Gloria”

Agli inizi del 2007 il cinema Gloria riapre e rinasce ad opera del neocostituito Circolo ARCI Xanadù, un gruppo di “visionari” convinti che si potesse non subire il declino civile e culturale della città ma rilanciare con una esperienza che potesse rappresentarne una  controtendenza; con la convinzione che ciò fosse necessario ma anche vincente perché esistente in città e nella provincia una ampia area di persone e un vasto tessuto associativo in sintonia con questo pensiero e quindi in grado di sostenerne la progettualità.

Così il Cinema Gloria diventa Spazio Gloria, in un progetto che abbiamo definito Il cinema post cinema, cioè un vero e proprio spazio polifunzionale in cui il cinema di qualità si intreccia con attività di teatro, musica dal vivo, reading e incontri. Un luogo di fruizione di eventi artistici, ma anche laboratorio di progetti ed esperienze artistico-culturali, luogo di incontro e socialità, spazio  disponibile anche per associazioni, scuole, comunità di immigrati e istituzioni stesse.

Sono trascorsi dodici anni da allora, dodici anni intensi e ricchi durante i quali il progetto ha preso sempre più corpo, ha rotto le diffidenze e i pregiudizi che lo circondavano  conquistandosi la stima di gran parte della città.

Chi siamo?

Xanadù conta oggi circa 2500 soci che sono un’enormità per un luogo come Como, è aperto da settembre a maggio praticamente tutti i giorni, nel solo 2018 abbiamo proiettato 95 film, sia con la normale programmazione che con rassegne come la storica I lunedì del cinema, e ospitato 21 eventi live; abbiamo dato ospitalità a 18 associazioni e 12 scuole per realizzare proprie iniziative, abbiamo organizzato il Festival di cinema indipendente Fuori mercato. Inoltre, tanto per non farci mancare nulla, da giugno ad agosto trasferiamo l’attività all’aperto con rassegne estive come 35 mm sotto il cielo , Sdrive-In , Tra la luna e le stelle per un totale nel 2018 di 45 serate di proiezioni.

Tutto questo fa di Xanadù e dello Spazio Gloria un vero e proprio polmone culturale per Como e il suo territorio.

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– Partecipa agli eventi pubblici presso lo Spazio Gloria di via Varesina 72 a Como
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– Aiutaci a promuovere la campagna tra i tuoi amici o tramite i social

 

Telefono: 031 4491080

Via Varesina 72

Como

Email: arcixanadu@gmail.com

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Presentazione Libro “Riace. Musica per l’Umanità” con intervista esclusiva a Mimmo Lucano

Presentazione del libro:

“Riace. Musica per l’Umanità” con intervista esclusiva a Mimmo Lucano

Premio Nobel per la Pace a Ican: un ponte per Riace con il Coordinamento antifascista Sebino e valli bergamasche e bresciane

Presentazione a sostegno della Fondazione Riace - E' stato il vento

Il Libro Riace, Musica per l’Umanità è disponibile in tutte le librerie.

Un libro che prende in esame il modello Riace sviluppandolo e declinandolo in varie esperienze musicali di note personalità della musica d’autore e della musica di impegno civile e sociale. Il Libro Mimesis Edizioni dal titolo Riace, Musica per l’Umanità, realizzato e curato da Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, presenta gli importantissimi contributi di Mimmo Lucano, padre Alex Zanotelli, Moni Ovadia, Vittorio Agnoletto, Daniele Biacchessi, Marino Severini – Gang, Renato Franchi e Gianfranco D’Adda, della cantautrice per la pace Agnese Ginocchio, Adelmo Cervi, gli ecopacifisti Alessandro Marescotti e Alfonso Navarra, Gianmarco Pisa e con le illustrazioni di Giulio Peranzoni e cover di Mauro Biani. Non potete mancare.

Presentazione del libro

“Riace. Musica per l’Umanità”, Mimesis Edizioni

con intervista esclusiva a Mimmo Lucano

con gli autori:

Fabrizio Cracolici

Laura Tussi

Evento organizzato da Coordinamento antifascista Sebino e valli bergamasche e bresciane, nell’ambito delle iniziative per sostenere la FONDAZIONE RIACE – E’ STATO IL VENTO

Parte del ricavato del libro sarà devoluto a sostegno della Fondazione Riace – E’ stato il vento.

La Campagna “Siamo tutti Premi Nobel per la Pace con ICAN” sostiene la Campagna Premio Nobel per la Pace a Riace

con il messaggio antinucleare della Campagna Internazionale

ICAN – Premio Nobel per la Pace 2017

per il disarmo nucleare universale

e della Campagna Premio Nobel per la Pace a Riace, paese dell’accoglienza

Musica e note di impegno civile di

Renato Franchi & Orchestrina del Suonatore Jones

 

in collaborazione con ANPI Lovere

e Associazione L’Italia che R-Esiste

 

Sabato 29 Febbraio 2020 ore 17.30  

presso Pia Fondazione via Del Lanico  n. 2 Malegno (Brescia)

LA CITTADINANZA è INVITATA

Il Libro “Riace. Musica per l’Umanità” sostiene la Fondazione Riace – E’ stato il vento

La vicenda di Riace ha portato all’attenzione dell’opinione pubblica alcuni interrogativi che, in un periodo come quello che stiamo vivendo, non possono più essere ignorati. Le leggi devono essere sempre rispettate, anche quando ingiuste, oppure la disobbedienza civile può ancora incidere sulla nostra società? Riace e il suo sindaco hanno offerto un modello di convivenza pacifica e plurale, oltre che virtuosa per il territorio. Questo volume, realizzato e curato da Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, raccoglie le considerazioni sul caso Riace di alcune delle figure che, negli ultimi anni, si sono contraddistinte per il loro impegno civile (Moni Ovadia, Vittorio Agnoletto, Alex Zanotelli ecc.) e propone un’intervista all’assoluto protagonista della vicenda: Mimmo Lucano.

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Rivista Digitale “Il Sole di Parigi”

“Il Sole di Parigi” contro le minacce globali che pendono sull’Umanità

Rivista Digitale “Il Sole di Parigi”

Organo comunicativo dell’ Osservatorio per l’attuazione dell’accordo globale di Parigi sul clima: intende dare voce alla elaborazione e alla attività per una seria attuazione del bando dei combusti­bili fossili e dell’alternativa rinnovabile

“Il Sole di Parigi” contro le minacce globali che pendono sull’Umanità: per la giustizia climatica, la conversione energetica ed ecologica, il disarmo e la pace.

IL SOLE DI PARIGI - Rivista Digitale

Rivista Digitale “Il Sole di Parigi”

 

Organo comunicativo dell’ Osservatorio per l’attuazione dell’accordo globale di Parigi sul clima: intende dare voce alla elaborazione e alla attività per una seria attuazione del bando dei combusti­bili fossili e dell’alternativa rinnovabile

 

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La Rivista Digitale “il Sole di Parigi”, con periodicità bi­mestrale a partire dall’anno 2019, si propone come l’organo comunicativo dell’ Osservatorio per l’attuazione dell’accordo globale di Parigi sul clima, che intende dare voce alla elaborazione ed alla attività per una seria attuazione del bando dei combusti­bili fossili e dell’alternativa rinnovabile.

 

L’Osservatorio per l’attuazione dell’accor­do di Parigi sul clima è il progetto di un centro di documentazione, studi e ricer­che/azione costituito da realtà impegnate contro le minacce globali che pendono sulla testa dell’Umanità; e per la giustizia climatica, la conversione energetica ed ecologica, il disarmo e la pace.

I soggetti fondatori sono: Accademia KronosDisarmisti esigentiAPE (Ar­te-pace-energia – settore di Kronos Pro Natura)Associazione Energia FeliceWILPF Italia .

Siamo, per una convergenza non casua­le, i soggetti promotori della conferenza stampa del 15 aprile 2016, svoltasi pres­so la Camera dei Deputati, protagonisti Alex Zanotelli, Alfonso Navarra, Ennio La Malfa, Giovanna Pagani.

 

Facciamo riferimento all’appello on-line: www.petizioni24.com/ratificareparigi

La casa editrice Kronos Pro Natura, inserita nel circuito di Accademia Kronos, è parte integrante del movimento ecopacifista, contribuisce al progetto dei Disarmisti esigenti e partecipa alla Coalizione per il clima. Da queste radici sociali e di impegno politico-culturale  nasce la rete dei nostri collaboratori ed i temi e le proposte di articoli e di servizi che essi avanzano: per sostanziare un impegno di lunga durata che conservi il nostro Pianeta grazie ad un modello di democrazia e di società depurato dalla hybris imperante degli “affamati e folli”, quindi realistico, paziente ed equilibrato. Per questo impegno speriamo di suscitare nei nostri lettori studi ulteriori e riflessioni critiche: lungi da noi l’intrattenere con fuochi pirotecnici di curiosità e stranezze, magari sotto forma di denunce impegnate!

Intendiamo coinvolgere esperti di altissima qualità scientifica, anche secondo gli standard accademici ufficiali; ma, nella nostra opinione, è altrettanto valido, per usare una espressione provocatoria ma significativa, il “non curriculum” di attivisti che si sono battuti contro le lobby dominanti del complesso militare industriale energetico (MIEC) pagando talvolta di persona le dure risposte repressive con cui si sono dovuti confrontare.

Queste caratteristiche di “esperti critici legati ai movimenti di lotta” ed all’obiettivo del modello completamente rinnovabile subito potrebbero essere di particolare interesse in particolare per coloro che avvertono l’esigenza di “una rivoluzione democratica dell’Italia”, di un vero “cambiamento”, in cui andrebbe inclusa, quale componente integrante, la conversione energetica ed ecologica”.

Riteniamo quindi di poter offrire, nel nostro lavoro informativo e comunicativo, un surplus di consapevolezza e di visione sintetizzabile nei seguenti punti:

1- L’approccio globale, non semplicemente nazionale, al problema: è, ad esempio , significativo che nel Piano Energia presentato in maggio 2017 dal governo Gentiloni manchi ogni accenno al “processo di Parigi”. Aspettiamo ora di vedere se il governo “giallo blu” emerso dal voto politico del 4 marzo rappresenterà una inversione di tendenza rispetto alla tradizionale retorica “verde” poco seguita dai fatti. E ci ripromettiamo di non concedere sconti sia a chi sta nella cabina di comando sia a chi dovrebbe controllarlo dall’opposizione ;

2- Le implicazioni del clima sui problemi della sicurezza e della difesa: l’intreccio tra minaccia nucleare e minaccia climatica;

3- Il rapporto tra pianificazione energetica e cambiamento del paradigma economico, che esige una predisposizione di scenari STRUTTURALMENTE contemplanti una significativa riduzione dei consumi (e quindi dello stesso fabbisogno elettrico e di quanto altro).  Una riduzione quantitativa di materia ed energia “sprecati” che deve però corrispondere ad una crescita della qualità della vita misurata sull’essere e relazionarsi serenamente prevalenti sul confliggere per l’avere. Sappiamo tutti che “snellirsi” individualmente fa bene alla nostra salute; così una società che diventa più snella ed essenziale è più sana e vitale rispetto a ciò che veramente conta nello sviluppo di ciascuno e di tutti: la libertà dal bisogno e la libertà di partecipare alle decisioni collettive, la libertà del tempo autodeterminato per potere dedicarsi a svaghi formativi in comunità conviviali e soprattutto a “seguire virtute e conoscenza”…

Se si sfoglia il nostro numero zero, è facile ricavare una idea del lavoro che abbiamo intrapreso e che ci ripromettiamo di portare avanti ed anche della sua articolazione in quattro approcci fondamentali di “slow information”, ciascuno seguito dai nostri capi area: 1) coordinato da Alfonso Navarra, il diritto alla pace, che si prepara attraverso il disarmo, ed in particolare il disarmo nucleare ; 2) coordinato da Giuseppe Farinella, il diritto all’ambiente sano e pulito e ad un’energia rinnovabile che ci garantisca di vivere e lavorare senza rompere i cicli ecosistemici fondamentali; 3) coordinato da Fabrizio Cracolici e Laura Tussi, il diritto ad una cultura libera, per il dialogo tra idee che nascono da pratiche sociali di base e non dalle manipolazioni dei “poteri forti”; 4) coordinato da Antonella Nappi, il diritto alla salute come dotazione essenziale per gli individui ma soprattutto come interesse collettivo della società, in via preventiva, a partire dai soggetti più deboli, a non subire condizioni di vivibilità degradata per le varie ragioni di potere (economico, militare, patriarcale ma anche di potere scientifico male inteso).

Ultima notazione. Già dal nostro numero di prova si evince facilmente che intendiamo impegnarci specificamente sul monitoraggio di come l’Italia procederà all’attuazione dell’accordo di Parigi per contrastare il cambiamento climatico, con l’intento di fornire proposte per la sua implementazione tempestiva ed efficace, collegata alla prospettiva del 100% rinnovabili entro il 2050; nonché promuovendo attività di divulgazione scientifica, e campagne di informazione e di educazione ambientale.

La finalità che ci diamo è di tratteggiare e suggerire ai decisori politici ed agli attori sociali strategie, politiche, scelte, interventi e azioni, così da poter indicare il percorso concreto per la messa in pratica qualificata ed incisiva dell’accordo.

Il nostro spirito non è occupare spazi politici per “svolgere un tema”, come è spesso nella prassi del grande ambientalismo “professionale” e mediatico, che è per molti versi, a livello di vertice (con contraddizioni locali), parte integrante del sistema attuale (esso – sistema – abbisogna di una “opposizione di Sua Maestà”!); ma, al contrario, è quella di sviluppare una dinamica di attenzione, mobilitazione e pressione per “risolvere  il problema”, con la grinta e la determinazione di chi “non molla la presa “finché non ha portato il risultato a casa”.

 

http://www.disarmistiesigenti.org/il-sole-di-parigi/

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