Mercoledì 22 giugno 2022 – quinta puntata del Diario da Vienna a cura di Alfonso Navarra
(conclusa alle ore 14:00)
APERTO UN POSSIBILE DIALOGO TRA PAESI NATO E IL PERCORSO DEL TPNW (CHE SI CONSIDERA COMPLEMENTARE RISPETTO AL TNP)
L’intervento della Germania stamattina: “Siamo qui come osservatori perché condividiamo la preoccupazione che non ci sono progressi verso il disarmo nucleare”
Estratto del mio pezzo odierno.
Alla conferenza di Vienna, prima parte denominata “Segmento di Alto Livello”, si susseguono le dichiarazioni degli Stati (alla fine del dibattito generale se ne conteranno 70) e gli interventi della società civile.
L’agenda ufficiale dell’incontro – l’elezione del Presidente (l’ambasciatore austriaco Kmentt), l’ordine del giorno, il regolamento interno e l’elenco delle ONG non accreditate ECOSOC (i Disarmisti esigenti sono tra queste) si sono svolte finora senza problemi.
Va tenuto presente che tutti i paesi possono partecipare alla riunione fino alla chiusura; quindi, non l’invito proveniente dalla dirigenza ICAN è quello di non smettere di spingere affinché i governi refrattari si presentino anche all’ultimo minuto. Ma per l’Italia con Draghi e Di Maio, questo sforzo francamente pare fatica sprecata! Il nostro governo non ha il coraggio di chiarire la sua posizione a livello internazionale, a differenza di Germania, Belgio e Paesi Bassi, anche essi Paesi NATO, e Paesi della condivisione nucleare NATO.
Oltre al modesto diario che propone il sottoscritto, per un resoconto completo delle giornate, è bene dare un’occhiata al Reaching Critical Will’s Nuclear Ban Daily (si vada su: https://reachingcriticalwill.org/disarmament-fora/nuclear-weapon-ban/1msp/reports). Oppure, per un riepilogo video, è possibile vedere MSP-TV (si vada su: https://vienna.icanw.org/live).
L’ordine del giorno della conferenza, approvato ieri, dà bene l’idea dei problemi in discussione e quindi del suo scopo.
Ogni mattina alle 9:00 ICAN riunisce i delegati della società civile per concordare le mosse e gli interventi da portare avanti nel corso dei lavori della conferenza.
Stamattina sono di particolare interesse gli interventi dei Paesi NATO e neutrali presenti come “osservatori”.
Il punto distintivo dell’intervento, per conto del governo tedesco, dell’ambasciatore Bohn, rispetto agli USA e alle altre potenze nucleari è però il riconoscimento di un possibile contributo positivo da parte del TPNW, che la NATO esclude.
“Il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari vieta, tra le altre cose, il dispiegamento, il possesso e il transito, lo stoccaggio e lo stazionamento di armi nucleari.
Questi ampi divieti creano un conflitto di interessi tra il TPNW e le responsabilità che gli alleati NATO hanno assunto. Per questo motivo né la Germania né altri membri NATO hanno aderito al TPNW.
Tuttavia, il governo federale condivide la preoccupazione degli Stati parti del TPNW per la mancanza di progressi nel settore del disarmo nucleare“.
Bohn conferma che il governo federale, (in dissonanza con le posizioni ufficiali della NATO, questo lo sottolinea il sottoscritto), “proseguirà il dialogo con gli Stati parti del TPNW sulla questione di come si possano compiere ulteriori progressi in materia di disarmo nucleare nell’attuale contesto di sicurezza“.
Gira e rigira, tutto l’ordine (o il disordine, forse è un termine più acconcio per descrivere la situazione) nucleare internazionale in via di evoluzione, ruota intorno al nodo della possibile complementarietà del rapporto tra TPNW e TNP. Che significa che i due sistemi giuridici (e magari in futuro) organizzativi sono “complementari”?
Una risposta tenta di darla una proposta, elaborata da Irlanda e Tailandia, per rendere compatibili e complementari TNP e TPNW alla luce della implementazione (e dell’allargamento ad altri Stati, inclusi gli Stati NATO) del secondo.
Questo documento parte dalla premessa che: “In assenza di un quadro giuridicamente vincolante e vista la lentezza ritmo di attuazione degli impegni concordati in materia di disarmo del TNP, i negoziati e l’adozione del Trattato di proibizione sono uno sforzo da parte degli Stati non dotati di armi nucleari di progredire verso la piena attuazione dell’articolo VI del Trattato di non proliferazione. Questo è, dopotutto, un obbligo per tutti gli Stati parti del Trattato di non proliferazione.
Lungi dall’intaccare il Trattato di non proliferazione, l’insieme completo di divieti previsti dal Trattato di proibizione danno concreta espressione alle “misure efficaci” per il disarmo nucleare previste nel Trattato di Non Proliferazione“.
Da questa premessa nascono le raccomandazioni di Irlanda e Tailandia, in realtà facilitatori di un dibattito collettivo, alla Conferenza degli Stati parti del TPNW.
A questo punto possiamo porre una domanda: se riteniamo compatibile e complementare il TPNW con il TNP, perché non lo dovrebbero essere altrettanto la campagna ICAN e la campagna per il NO first use?
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Alla conferenza di Vienna, prima parte denominata “Segmento di Alto Livello”, si susseguono le dichiarazioni degli Stati e gli interventi della società civile. Se ne conteranno circa 70 nel corso del dibattito generale. Queste dichiarazioni sono tutte del medesimo tenore. Si concentrano sulla crescente necessità di questo trattato come risposta alle minacce di utilizzare armi nucleari ed evidenziano il loro apprezzamento per i nuovi stati parti del TPNW: le ultime adesioni portano i ratificanti da 62 a 65.
L’agenda ufficiale dell’incontro – l’elezione del Presidente (l’ambasciatore austriaco Kmentt), l’ordine del giorno, il regolamento interno e l’elenco delle ONG non accreditate ECOSOC (i Disarmisti esigenti sono tra queste) si sono svolte senza problemi.
Per quanto riguarda la società civile, ecco alcune aggiunte rispetto a quanto resocontato ieri. Etica Responsible Investments ha rilasciato una dichiarazione a nome di 37 investitori, che rappresentano 230 miliardi di euro di asset in gestione. Sono intervenuti i sindaci di Hiroshima e Nagasaki, così come Merle Spellerberg, membro del Bundestag tedesco, quando ha presentato i parlamentari per il TPNW e l’esito della loro discussione.
Va tenuto presente che tutti i paesi possono partecipare alla riunione fino alla chiusura; quindi, non l’invito proveniente dalla dirigenza ICAN è quello di non smettere di spingere affinché i governi refrattari si presentino anche all’ultimo minuto. Ma per l’Italia con Draghi e Di Maio, questo sforzo francamente pare fatica sprecata!
Sembrano lontani i tempi in cui, nel 2017, sia il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che il sottosegretario Manlio Di Stefano, allora entrambi all’opposizione, misero le loro firme, insieme ad altri 244 parlamentari, un record a livello mondiale,
“C’è rammarico per la decisione presa dal governo che perde l’occasione di poter discutere al tavolo, con rappresentanti di Paesi e società civile provenienti da tutto il mondo, il tema del disarmo nucleare reso sempre più urgente dal conflitto in Ucraina” sottolineano Rete Italiana Pace e Disarmo e Senzatomica.
Francesco Vignarca e Daniele Santi sono anche essi tra i delegati ICAN che circolano nelle sale dell’Austria Centre, building M, lo stesso della IAEA.
La dichiarazione di “Etica Responsable Investiment” è rinvenibile al seguente link:
https://divest.icanw.org/investors_address_1msp
Al seguente link si dà notizia del lancio dei “Parlamentari per il TPNW“
https://www.icanw.org/parliamentarians_for_tpnw_launched
Oltre al modesto diario che propone il sottoscritto, per un resoconto completo delle giornate, è bene dare un’occhiata al Reaching Critical Will’s Nuclear Ban Daily (si vada su: https://reachingcriticalwill.org/disarmament-fora/nuclear-weapon-ban/1msp/reports). Oppure, per un riepilogo video, è possibile vedere MSP-TV (si vada su: https://vienna.icanw.org/live).
Andiamo ora sull’ordine del giorno della conferenza, approvato ieri, che dà bene l’idea dei problemi in discussione e quindi del suo scopo.
1. Apertura della Riunione.
2. Elezione degli incarichi ufficiali:
(a) Elezione del Presidente;
(b) Elezione di altri funzionari.
3. Introduzione del Presidente.
4. Sessione di apertura ad alto livello: discorso del Segretario generale delle Nazioni Unite e indirizzi di funzionari di alto livello.
5. Adozione dell’ordine del giorno.
6. Adozione del regolamento interno.
7. Conferma del Segretario Generale dell’Assemblea.
8. Organizzazione del lavoro.
9. Credenziali dei rappresentanti all’Assemblea:
(a) Nomina dei membri del Comitato Credenziali;
(b) Relazione del Comitato delle Credenziali.
10. Scambio di opinioni generale.
11. Esame dello status e del funzionamento del Trattato e di altre questioni
importanti per il raggiungimento degli obiettivi e delle finalità del trattato:
(a) Dichiarazioni riguardanti la proprietà, il possesso o il controllo delle armi nucleari (articolo 2);
(b) Universalità (articolo 12);
(c) Termini per la rimozione dallo stato operativo e la distruzione di armi nucleari e altri ordigni esplosivi nucleari e la loro rimozione dai territori nazionali (articolo 4);
(d) Autorità internazionale competente, compresa la verifica (articolo 4);
(e) Assistenza alle vittime, bonifiche ambientali e internazionali cooperazione e assistenza (articoli 6 e 7);
(f) Misure nazionali di attuazione (articolo 5);
(g) Altre questioni importanti per il raggiungimento degli obiettivi e delle finalità del
Trattato, come ad esempio:
io. Istituzionalizzare la consulenza scientifica e tecnica per l’efficace attuazione del Trattato;
ii. Struttura intersessione per l’attuazione del Trattato;
iii. Complementarietà del TPNW con l’esistente regime di disarmo e non proliferazione.
12. Questioni finanziarie.
13. Preparativi per la seconda Riunione degli Stati Parte.
14. Altre questioni.
15. Esame e adozione del documento finale dell’Assemblea.
16. Chiusura dell’Assemblea
Ogni mattina alle 9:00 ICAN riunisce i delegati della società civile per concordare le mosse e gli interventi da portare avanti nel corso dei lavori della conferenza.
Stamattina sono di particolare interesse gli interventi dei Paesi NATO e neutrali presenti come “osservatori”. I Paesi NATO che hanno preso la parola hanno rafforzato la loro condanna della minaccia russa di utilizzare armi nucleari durante l’aggressione militare dell’Ucraina.
Susy Snyder del board di ICAN osserva con una qualche ironia:
“È sempre bello vedere gli Stati (soprattutto quelli con armi nucleari nelle proprie politiche di sicurezza o sul proprio territorio) parlare dell’irresponsabilità e del pericolo in cui si trova il mondo quando un paese minaccia di usare armi nucleari. In modo schiacciante, gli stati osservatori si sono finora impegnati in modo costruttivo nelle discussioni, cercando modi per sostenere i principi umanitari nel trattato, compresa l’assistenza alle vittime e il risanamento ambientale, e suggerendo che questi temi dovrebbero essere trasferiti anche al TNP“.
L’ambasciatore Rüdiger Bohn stamattina è intervenuto a Vienna per la Germania ribadendo che l’obiettivo di Berlino rimane “un mondo libero dalle armi nucleari“. E fino a qui siamo nella normale retorica NATO, cui si conformano tutti gli Stati membri dell’Alleanza. Bohn ha ribadito che, nonostante l’aggressione russa dell’Ucraina, “sono necessarie deterrenza e difesa credibili per salvaguardare la nostra sicurezza in Europa“, allo stesso tempo, “il governo federale è impegnato nell’obiettivo di un mondo senza armi nucleari e quindi anche una Germania senza armi nucleari“. Sulla via verso questo obiettivo la Germania e tutta la comunità degli Stati avrebbero “urgente bisogno di un nuovo slancio per il disarmo nucleare. Il governo federale intende assumere un ruolo guida in questo settore“.
Bohn ha sottolineato, come fanno tutti i membri NATO, che il pilastro su cui costruire il disarmo resta sempre il TNP.
“Per la Germania, il quadro centrale per l’azione nel campo del disarmo nucleare e della non proliferazione rimane il Trattato di non proliferazione nucleare (TNP), a cui hanno aderito quasi tutti i paesi del mondo. Nel contesto dell’iniziativa di Stoccolma, la Germania, in collaborazione con i partner, ha sviluppato proposte concrete per rafforzare il TNP e quindi ha aperto un modo per rendere il mondo più sicuro dalle armi nucleari“.
Il punto distintivo rispetto agli USA e alle altre potenze nucleari è però il riconoscimento di un possibile contributo positivo da parte del TPNW, che la NATO esclude.
“Un altro forum di scambio sull’ obiettivo comune di un mondo più sicuro dalle armi nucleari è l’incontro degli Stati parti del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW), cui ora la Germania sta presenziando in qualità di Stato osservatore.
Il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari vieta, tra le altre cose, il dispiegamento, il possesso e il transito, lo stoccaggio e lo stazionamento di armi nucleari.
Questi ampi divieti creano un conflitto di interessi tra il TPNW e le responsabilità che gli alleati NATO hanno assunto. Per questo motivo né la Germania né altri membri NATO hanno aderito al TPNW.
Tuttavia, il governo federale condivide la preoccupazione degli Stati parti del TPNW per la mancanza di progressi nel settore del disarmo nucleare“.
Bohn conferma che il governo federale, (in dissonanza con le posizioni ufficiali della NATO, questo lo sottolinea il sottoscritto), “proseguirà il dialogo con gli Stati parti del TPNW sulla questione di come si possano compiere ulteriori progressi in materia di disarmo nucleare nell’attuale contesto di sicurezza“.
L’ordine del giorno è continuato, con una discussione su modi e mezzi per convincere altri a partecipare al trattato, la strada considerata da ICAN verso l’universalizzazione. Indonesia e Costa Rica hanno fatto riferimento al working paper presentato a questa conferenza. Stati come la Malesia, che sono pronti a collaborare con il CICR, i Centri regionali per il disarmo delle Nazioni Unite e altri e terranno in seguito una tavola rotonda regionale sull’universalizzazione quest’anno.
Più tardi nel pomeriggio sono stati discussi gli articoli 6 e 7 del trattato sul risanamento ambientale e l’assistenza alle vittime. Guardando il piano a lungo termine per questi problemi. Gli interventi di Léna Normand e Hinemouera Cross dell’Associazione 193 (Polinesia francese) hanno fatto esplodere nella sala un fragoroso applauso e il presidente li ha ringraziati non solo per il loro intervento, ma per aver testimoniato gli orribili impatti a lungo termine delle armi nucleari su la loro patria e la loro salute.
Per illustrare questi impatti dei test e le comunità di resistenza in tutto il mondo, ICAN ha lanciato una mappa dei test nucleari per aiutare le persone a conoscere i test nucleari, le comunità colpite e l’attivismo per la giustizia.
La sessione si è conclusa con qualche minuto di anticipo e domani la bozza di dichiarazione sarà fatta circolare per la discussione e (incrociando le dita) l’adozione! Quando sarà bene messa a punto, ICAN farà circolare alcuni punti di discussione da utilizzare per la sensibilizzazione della stampa locale.
Ripensando all’intervento dell’ambasciatore tedesco, ecco quanto mi viene da osservare. Gira e rigira, tutto l’ordine (o il disordine, forse è un termine più acconcio per descrivere la situazione) nucleare internazionale in via di evoluzione, ruota intorno al nodo della possibile complementarità del rapporto tra TPNW e TNP. Che significa che i due sistemi giuridici (e magari in futuro) organizzativi sono “complementari”?
Nel preambolo del TNPW troviamo riaffermato che “esiste l’obbligo di perseguire in buona fede e concludere negoziati che conducano al disarmo nucleare in tutti i suoi aspetti sotto un controllo internazionale rigoroso ed efficace”. E ribadito inoltre che “l’attuazione completa ed efficace del Trattato di Non Proliferazione delle armi nucleari, che costituisce la pietra angolare del disarmo nucleare e del regime di non proliferazione, ha un ruolo fondamentale per promuovere la pace e la sicurezza internazionali”.
Quindi per lo stesso TPNW la pietra angolare del disarmo nucleare è il TNP. Esiste poi uno specifico articolo 18 dedicato ai rapporti con gli altri accordi che recita:
“L’attuazione del presente Trattato non pregiudica gli obblighi assunti dagli Stati Parti per quanto riguarda gli accordi internazionali esistenti di cui sono parte, laddove tali obblighi siano coerenti con il trattato“.
L’articolo 4 del TNPW è strategico perché intitolato e indirizzato “Verso la totale eliminazione delle armi nucleari“. L’articolo in questione recita che “Ciascuno Stato Parte che dopo il 7 luglio 2017 abbia detenuto, posseduto o controllato armi nucleari o altri dispositivi esplosivi nucleari e abbia eliminato il programma relativo alle armi nucleari, compresa l’eliminazione o la conversione irreversibile di tutte le strutture correlate alle armi nucleari prima dell’entrata in vigore di questo Trattato per tale Stato Parte, coopererà con l’autorità internazionale competente designata ai sensi del paragrafo 6 del presente articolo per verificare l’eliminazione irreversibile del proprio programma relativo alle armi nucleari“. (…)
Al secondo comma troviamo scritto che : “Ciascuno Stato Parte che, in deroga all’articolo 1, lettera a), detiene, possiede o controlla qualsiasi arma nucleare o altri dispositivi esplosivi nucleari, deve immediatamente rimuoverli dallo stato operativo e distruggerli non appena possibile, ma non oltre un termine da determinare durante la prima Riunione degli Stati Parte, in conformità a un piano giuridicamente vincolante e con scadenza per l’eliminazione verificata e irreversibile del programma sulle armi nucleari di tale Stato Parte, compresa l’eliminazione o la conversione irreversibile di tutte le strutture connesse con le armi nucleari“. (…)
Al comma tre leggiamo: “Uno Stato Parte cui si applica il paragrafo 2, deve concludere un accordo di salvaguardia con l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica sufficiente a fornire garanzia credibile della non deviazione del materiale nucleare dichiarato da attività nucleari pacifiche, e dell’assenza di materiale nucleare o attività non dichiarate nello Stato nel suo complesso“. (…)
Abbiamo una proposta, elaborata da Irlanda e Tailandia, per rendere compatibili e complementari TNP e TPNW alla luce della implementazione (e dell’allargamento ad altri Stati, inclusi gli Stati NATO) del secondo.
Questo documento parte dalla premessa che: “In assenza di un quadro giuridicamente vincolante e vista la lentezza ritmo di attuazione degli impegni concordati in materia di disarmo del TNP, i negoziati e l’adozione del Trattato di proibizione sono uno sforzo da parte degli Stati non dotati di armi nucleari di progredire verso la piena attuazione dell’articolo VI del Trattato di non proliferazione. Questo è, dopo tutto, un obbligo per tutti gli Stati parti del Trattato di non proliferazione.
Lungi dall’intaccare il Trattato di non proliferazione, l’insieme completo di divieti previsti dal Trattato di proibizione danno concreta espressione al “misure efficaci” per il disarmo nucleare previste nel Trattato di Non Proliferazione“.
La conclusione è quindi che “le disposizioni del Trattato di proibizione sono pienamente coerenti con e complementari al Trattato di non proliferazione” e questo punto è stato sempre sottolineato dagli Stati aderenti al TNPW nelle sessioni di revisione del TNP. Questo sarebbe motivato dal fatto che “inquadrando le armi nucleari attraverso il Trattato di proibizione, i suoi Stati parti hanno creato un quadro giuridico che può aiutare ad attuare l’articolo VI del Trattato di non proliferazione e raggiungere un mondo libero dalle armi nucleari – un obiettivo che tutti Gli Stati parti del Trattato di non proliferazione, compresi gli Stati dotati di armi nucleari, hanno pubblicamente dichiarato come loro obiettivo. Il Trattato di proibizione sostiene anche l’obiettivo di non proliferazione del Trattato di non proliferazione. Attraverso il suo focus sulle conseguenze umanitarie e i rischi inerenti alle armi nucleari, il bando serve a sottolineare e rafforzare il tabù contro l’acquisizione delle armi nucleari“.
Da questa premessa nascono le raccomandazioni di Irlanda e Tailandia, in realtà facilitatori di un dibattito collettivo, alla Conferenza degli Stati parti del TPNW, che di seguito riportiamo.
“La complementarità tra Trattato di proibizione e non proliferazione Trattato è già accettata dagli Stati parti del Trattato di proibizione. Tuttavia, il continuare a sottolineare e sensibilizzare rispetto a questa complementarietà tra gli Stati non parti, in maniera fattuale, potrebbe aiutare a perseguire gli obiettivi universalizzazione ai sensi dell’articolo 12 del Trattato di proibizione. In questa prospettiva, dovrebbe essere data considerazione alle seguenti eventuali raccomandazioni per la prima Riunione di Stati parti del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari:
(a) Gli Stati parti potrebbero, come parte dei documenti finali del loro primo
meeting, includere un linguaggio specifico per riconoscere la compatibilità di, e
complementarità tra il Trattato di proibizione e il Trattato di non proliferazione;
(b) I documenti finali della conferenza potrebbero anche riconoscere che il futuro lavoro del Trattato di proibizione, compresa la designazione del autorità internazionale competente, dovrebbero essere condotte in modo da basarsi su
la complementarità esistente con l’attuale disarmo nucleare e regime di non proliferazione;
(c) Gli Stati parti del Trattato di proibizione sono incoraggiati a sottolineare il
complementarità del trattato con il disarmo e la non proliferazione esistenti, anche alle riunioni preparatorie della conferenza e le Conferenze di Riesame delle Parti del Trattato di Non Proliferazione, e con iniziative e raggruppamenti pertinenti relativi al disarmo nucleare;
(d) La prima Riunione degli Stati Parte al Trattato di Proibizione dovrebbe
prendere in considerazione la nomina di un facilitatore informale per esplorare ulteriormente e articolare i possibili ambiti di tangibile cooperazione tra il Trattato di Divieto e il Trattato di non proliferazione durante il periodo intersessionale;
(e) Il Trattato di proibizione dovrebbe cooperare con altri organismi internazionali,
come l’AIEA e la Commissione preparatoria per l’Organizzazione del Trattato per la messa al bando globale degli esperimenti nucleari, al fine di rafforzare la cooperazione, anche nei settori dei controlli e delle verifiche nucleari. Tale cooperazione dovrebbe rafforzare il complementarità tra il Trattato di Divieto, il Trattato di Non Proliferazione e l’articolo del Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari;
(f) Gli Stati parti del Trattato di proibizione dovrebbero continuare a collaborare
su progetti di sensibilizzazione al fine di sensibilizzare non solo i Governi, ma
anche tra la società civile, il mondo accademico, i parlamentari e il pubblico in generale, compresi organizzazioni giovanili, per evidenziare la complementarità tra il Trattato di proibizione e l’attuale regime di disarmo e non proliferazione, compresi i trattati sulle zone libere da armi nucleari”.
A questo punto possiamo porre una domanda: se riteniamo compatibile e complementare il TPNW con il TNP, perché non lo dovrebbero essere altrettanto la campagna ICAN e la campagna per il NO first use?