Il nuovo presidente USA Donald Trump, prima e dopo la sua elezione, ha sempre dichiarato pubblicamente che l’accordo globale sul clima stipulato a Parigi, a suo parere, era una “boiata pazzesca”, o giù di lì, nel suo tranciante linguaggio twitteriano. Questo in conseguenza del suo scetticismo sul riscaldamento climatico.
A pochi mesi dal suo insediamento possiamo chiederci: procederà al recesso con la medesima decisione che ha mostrato sulla promessa riguardo al muro con il Messico?
Parrebbe avere imboccato concretamente la strada, visto che il Nostro ha da poco firmato un ordine esecutivo che cancella parte delle iniziative ambientali adottate dall’amministrazione Obama.
Il documento si chiama “Energy Independence” e conferisce mandato all’Agenzia per la protezione dell’ambiente di procedere per il ritiro e la riformulazione del Clean Power Plan di Obama, diventato legge nell’agosto 2015. Si tratta di un piano nazionale, quello di Obama, volto a ridurre le emissioni di gas serra prodotte dalle centrali elettriche alimentate a carbone. Il piano stanzia alcuni miliardi di dollari di investimenti per finanziare lo sviluppo e la diffusione di fonti di energia pulita (fotovoltaica ed eolica), ridurre il ricorso a fonti di energia responsabili dell’emissione di gas serra e favorire la chiusura di centrali elettriche a carbone. Il piano di Obama è stato pensato per ridurre – entro il 2030 – i livelli di emissioni di gas serra del 32 per cento rispetto a quelli del 2005.
Le posizioni di Trump sul cambiamento climatico e sulle politiche di protezione dell’ambiente potrebbero avere importanti conseguenze anche sull’accordo sul clima di Parigi, concluso nel dicembre 2015 durante la Conferenza mondiale sul clima (nota come Cop21). Si teme, appunto, che Trump possa decidere l’esplicito ritiro degli Stati Uniti dall’accordo della Cop21.
Con l’ordine esecuttivo citato, gli accordi di Parigi rischiano di diventare carta straccia e di perdere ogni effettività. Anche se l’accordo Cop21 non è citato nel provvedimento gli Stati Uniti, tra i principali colpevoli dell’emissione di gas serra, potrebbero disattendere il raggiungimento dell’obiettivo concordato a Parigi nel 2015 con il risultato che non si arriverà a mitigare l’aumento delle temperature globali del Pianeta, ci sarà un’impennata delle emissioni di anidride carbonica e si finirà con il compromettere l’ecosistema globale e quindi, senza esagerare, la sopravvivenza umana.
Il motivo che ha portato Trump a boicottare il piano ecologico di Obama è quello, secondo il presidente, di promuovere l’indipendenza energetica degli Stati Uniti per rilanciare l’industria nazionale del carbone e creare nuovi posti di lavoro in un settore “tradizionale” dell’economia americana. Tuttavia, l’interpretazione prevalente data da alcuni autorevoli economisti è che le politiche di Trump potrebbero non essere adeguate o sufficienti per raggiungere questi obiettivi: in parte perché gli Stati Uniti dipendono già dal carbone e dal gas naturale nazionale, in parte perché i vecchi impianti in cui viene impiegato il carbone useranno in futuro un numero sempre maggiore di macchine e sempre minore di uomini.
L’amministrazione Trump potrebbe incontrare, sul provvedimento approvato, l’opposizione dei singoli Stati. Ad esempio, lo stato di New York e la California hanno già detto che si opporranno alla nuova politica ambientale, mentre quasi 30 Stati hanno adottato delle leggi per migrare gran parte della loro produzione di elettricità dall’uso di combustibili fossili a quello di fonti energetiche più pulite.
Sulla politica estera e della difesa abbiamo già visto che l’establishment ha fatto fare retromarcia a Trump imponendo l’esclusione di Steve Bannon (ideologo dell’ultradestra) dal Consiglio di Sicurezza Nazionale. Poi abbiamo appena assistito alla “punizione” di Assad, alleato di Putin, con i raid aerei della notte del 6 aprile. Non è allora da escludere che anche nel settore energetico ci saranno pressioni che, se non renderanno Trump un fervente ambientalista, faranno però rientrare in binari più ordinari e razionali (il che non significa sempre giusti e accettabili, sia chiaro) il nostro imprevedibile demagogo…