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Alex Zanotelli, le armi che alimentano i conflitti e il G7 a guida italiana. “Bisogna avere il coraggio di protestare” 

di LAURA TUSSI

“Le armi pesano sull’ecosistema. Per cui ci sta letteralmente saltando l’ecosistema. Attualmente siamo in un mondo che praticamente davanti ha due realtà. Ho fatto questo appello a voi giovani. Avete un ruolo unico e fondamentale in questo momento dove si gioca la sopravvivenza della vita stessa, l’esistenza umana su questo pianeta”.

La nostra Laura Tussi ha parlato con Padre Alex Zanotelli di G7 e C7, di giovani e attivismo, di pace e di guerra, di elezioni e di disobbedienza civile.

Abbiamo chiesto ad Alex Zanotelli, padre comboniano e attivista per la pace, di commentare il recente meeting dei G7 tenutosi a Fasano, in provincia di Brindisi. Da lì il discorso si è ampliato toccando temi cruciali come l’obiezione fiscale, il potere politico ed economico dell’industria bellica e l’importanza di coinvolgere le giovani generazioni.

BrindisiPuglia – «I G7 sono i leader mondiali che oggi guidano il mondo, soprattutto quello occidentale. Ma oggi è come Genova 2001 e questo vertice deve essere contestato, perché quelli che siedono attorno a quel tavolo sono gli stessi che stanno provocando le guerre e che stanno fabbricando armi». Non usa mezze parole Alex Zanotelli per commentare il meeting che si è tenuto dal 13 al 15 giugno a Fasano, in Puglia, e che ha visto incontrare i leader dei G7, che fino al 31 dicembre di quest’anno saranno guidati dalla presidenza italiana.

Una piccola novità rispetto all’attività di questo forum, che si incontra regolarmente da ormai quasi cinquant’anni, è la nascita di una specie di alter ego chiamato C7 – ovvero Civil 7 –, un organismo che dovrebbe rappresentare la società civile e dialogare con il G7. «Avevano detto che volevano portare i documenti al G7 e andare direttamente da Giorgia Meloni – commenta in proposito Alex Zanotelli – ma io dalla Meloni non ci vado. Non serve a nulla e dobbiamo mettere sul terreno la contestazione».

Alex Zanotelli contro il G7. Una lettera collettiva del pacifismo contro i potenti del mondo e contro chi vuole ‘dialogare’ con il sistema di guerra

Lettera al C7 da parte di importanti Pacifisti.

L’organismo pseudodialogico e non costruttivo del C7 che incontra l’economia di guerra e il sistema bellicista del vertice G7

Prima di tutto perché questo documento del C7 inizia con “noi la società civile che rappresentiamo” cioè loro non rappresentano una società civile perché nessuno lo sapeva di questo ‘dialogo costruttivo’ del C7 con G7 e si interrelazionano con i potenti, nulla a che fare con gli anni del G8 di Genova, quando si protestava.

Una parte della società civile è organizzata, ma come è mai possibile che non ascoltate prima la società civile di Bari e Brindisi che si è organizzata e che si è preparata nel contro forum in contrasto al G7? Seconda cosa è inutile trattare e sono lì, ossia la società dal basso, ovvero i pacifisti hanno deciso di contestare il G7 non andare a parlare alla Meloni per determinate cose. Pensano di avere il monopolio della pace; il monopolio della società civile sembra in mano loro e decidono come C7 in ‘dialogo costruttivo’ (secondo loro) con il G7.

Al vertice G7 in Puglia ci sono le potenti nazioni quindi è l’incontro dei leader chiamiamoli pure dell’Occidente; leader mondiali occidentali e questo C7 sarebbe in opposizione? E’ una certa società civile che si organizza per dire la propria, ma senza sentire prima il contro forum, ossia la cittadinanza attiva di Bari e Brindisi contro il G7.

I G7 sono i leader mondiali che oggi guidano il mondo soprattutto dell’Occidente. Lo scontro è anche sul fatto che il C7 voleva consegnare dei documenti o altro chiedendo determinate cose mentre la società civile di Bari e Brindisi e anche altri, che contestano il G7, non ne sapevano niente. Il G7 è come quello che era successo a Genova e deve essere contestato perché sono quelli che stanno provocando le guerre e che stanno fabbricando armi.

Cosa ne pensi della società civile del C7?

Avevano detto che volevano qualcuno dell’arena di Verona per portare i documenti al G7 e andare dalla Meloni. Ma io dalla Meloni non ci vado. Non serve a nulla e dobbiamo mettere sul terreno la contestazione.

Una tragica situazione sussiste in Europa, ma anche in Medioriente. Con questi forti venti di guerra; con queste volontà e con questi contrasti. Come possiamo in quanto società civile attivarci e cosa possiamo fare per porre un freno e per cercare di invertire la rotta e per cercare di bloccare il genocidio in Palestina e la possibilità di un’escalation nucleare in Ucraina?

L’ho detto anche altre volte: la penso come padre Berrigan; forse voi non lo conoscete. Berrigan era un gesuita, non so se sia ancora vivo. E’ un gesuita americano che ha animato la resistenza nei giovani americani contro la guerra in Vietnam. Si è fatto la bellezza di quattro mesi di galera e lui diceva “inutile parlare di pace se non perché parlare di pace costa tanto quanto fare la guerra”, almeno a livello di onorabilità e nel pagare col carcere; è questa la sfida. Se non siamo capaci di giocarci queste cose bisogna avere il coraggio che ha Ultima Generazione di disobbedienza civile, per protestare. Di finire in galera.

I cittadini ascoltano i media e vengono distratti da queste politiche di promesse, ossia “è importante fare la guerra perché altrimenti non si vince”. Cioè il trasformare la guerra quasi in un atto dovuto; in una cosa bella, ma quello che Scholtz e  Macron stanno iniziando a dire è che da qui al 2029 dobbiamo addestrare i giovani a andare in guerra?

Vale a dire prima guerra mondiale. Ma quello è già successo. Se vuoi la mia analisi della situazione è un’analisi brutale: andando avanti così, armandoci come ci stiamo armando, siamo obbligati ad entrare in conflitto armato e a fare la guerra mondiale. A questo punto e non è solo l’Europa e quando e come si sta armando l’Asia e in questo caso la Cina e Taiwan. Scoppia la situazione. E’ di una gravità estrema, ma veramente non penso che si sia mai arrivati a un punto come questo di situazione mondiale. Almeno non ho visto mai una situazione del genere soprattutto in armamenti. E’ sufficiente osservare Crosetto che si accorda con la Leonardo. Siamo prigionieri dei complessi militari e industriali. Sono loro che comandano. Infatti sappiamo di questa multinazionale che spinge la Nato a determinate azioni cioè siamo proprio all’economia di guerra per autosostenerci. E Leonardo la nostra multinazionale nelle armi è la più grossa. E’ al terzo posto mondiale per valore in borsa della produzione. Al terzo posto mondiale ! E’ quindi chiaro che anche l’Italia è prigioniera di questo complesso militare e industriale e quindi adesso il pericolo è che procedendo così, con queste politiche, allora venga reinserito il servizio militare obbligatorio per i giovani.

Allora bisognerà veramente pensare all’obiezione di coscienza militare; ma una volta che questo avvenisse penso che quella richiesta sarà “tu sei un cristiano?” oppure “hai determinati principi?” Devi disobbedire ! e è quello che chiamiamo l’obiezione al servizio militare; è andare in galera. Ritorniamo sempre a quell’obiezione fiscale. Ossia tu governo spendi in armi percentualmente in Italia, per esempio, io mi rifiuto di pagare quello che sarà il 3% del Pil.

Mi rifiuto di pagarlo in tasse e la detrazione e questa è una delle cose importanti. Quando l’hanno fatto Beati i costruttori di pace è avvenuto il finimondo con Spadolini il ministro della difesa. E il Ministro della difesa ha protestato.

Penso che oggi veramente in politica tranne qualche “meraviglia” qua e là ci sia un servilismo al potere totale cioè i politici sono lì perché messi da qualcuno o comunque non devono disturbare qualcuno che altrimenti li fa sparire

Avremmo bisogno veramente di politici di spessore capaci anche di andare contro determinate posizioni. Però giustissimo. Il problema è che i politici si sentono totalmente legati a quello che decide il partito e quindi devono obbedire prima di tutto al partito. Dobbiamo pensare qualcosa e comunque per me la carta da giocare e da spendere con tutte le nostre forze è quella del totale coinvolgimento dei giovani. Perché i giovani anche nelle votazione abbiamo visto dove sono andati. Sono andati a sostenere delle ingiustizie. Ad esempio Mimmo Lucano perché sta subendo tutto questo e il grosso dell’elettorato sono stati giovani sotto i trent’anni, quindi i giovani non sono sganciati dalla politica, ma semplicemente vengono tenuti lontani; vengono storditi da tutta una serie di sistemi che li distraggono. I social con le stupidate.

Però Alex stiamo facendo un esperimento che sta funzionando benissimo a livello di TikTok con una pagina di spot su questioni e personaggi di rilevanza storica e sociale che ha quasi 2 milioni di visualizzazioni

Per i vostri social vorrei accennare a degli stralci del brano della Lettera alla tribù bianca,  per voi e per tutti i giovani.

Carissimi giovani chi vi parla non è un giovane, ma è un vecchio. Ho 85 anni e la mia generazione sarà la generazione più maledetta della storia, perché nessuna generazione come la mia ha talmente violentato il pianeta terra. A voi ragazze e ragazzi, giovani e giovanissimi noi vi consegniamo un mondo malato, anzi gravemente malato. Toccherà a voi, se volete salvarvi insieme al pianeta, cambiare radicalmente tutto, perché siamo arrivati a un punto della storia umana in cui ci stiamo giocando letteralmente tutto. Siamo dentro un sistema economico e finanziario che permette al 10% della popolazione mondiale di consumare da sola il 90% di beni su questo pianeta. E chi produce tutti questi disastri? abbiamo 800 milioni di persone che stanno soffrendo la fame. Per fare questo ci stiamo armando. Per proteggere l’Occidente e il nostro stile di vita e ottenere quello che non abbiamo e spendiamo soldi all’infinito.

“Non è vero che i giovani sono sganciati dalla politica, semplicemente vengono tenuti lontani”

Le armi pesano sull’ecosistema. Per cui ci sta letteralmente saltando l’ecosistema. Attualmente siamo in un mondo che praticamente davanti ha due realtà. E’ facilissimo ormai decadere in una guerra che sarà mondiale e sarà nucleare e quindi ci attende l’inverno nucleare e dall’altra parte quello che ci attende è il disastro ecologico. Il problema oggi che toccherà la vostra generazione, che decide se l’uomo e la donna, ossia se homo sapiens è diventato demens. Ho fatto questo appello a voi giovani. Avete un ruolo unico e fondamentale in questo momento dove si gioca la sopravvivenza della vita stessa, l’esistenza umana su questo pianeta. Un potere enorme hanno i giovani di non piegarsi a questo sistema, ma impegnarsi a cambiare. Non lasciarsi paralizzare dalla paura, ma reagire con coraggio. Non stare in silenzio, ma alzarsi e uscire di casa e unirsi in piazza per chiedere al Potere di cambiare. Un sogno. Un bel sogno. Il sogno di un mondo più giusto. Il sogno di tutta una vita. Il sogno di rendere felice l’umanità e bella e affascinante per il bene comune; per un mondo più fraterno e Vi confesso che nella mia vita, donata ai poveri e agli emarginati, ho sperimentato la gioia di vivere. E’ proprio quanto afferma quel povero Gesù di Nazareth in quelle sue parole evangeliche straordinarie… Abbiate il coraggio giovani di indignarvi e ripensare e reinventare tutto per far sbocciare un mondo un po’ più umano ora tocca a voi giovani umanizzare l’uomo.

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Bibliografia essenziale:

  • Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, Resistenza e nonviolenza creativa, Mimesis Edizioni.
  • Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, Memoria e futuro, Mimesis Edizioni. Con scritti e partecipazione di Vittorio Agnoletto, Moni Ovadia, Alex Zanotelli, Giorgio Cremaschi, Maurizio Acerbo, Paolo Ferrero e altr*
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Quelle attiviste della nonviolenza e del disarmo attive in tutto il mondo (Laura Tussi)

di LAURA TUSSI da FARO DI ROMA

Il movimento delle Donne Globali per la Pace unisce centinaia di attiviste della nonviolenza e del disarmo di tutto il mondo. Cercando di incarnare i valori della sorellanza, della solidarietà e della sostenibilità ambientale, il movimento si oppone alle politiche di molti paesi e organismi sovranazionali che, soprattutto in questo momento storico, hanno preso una decisa e preoccupante deriva bellicista.

Il potere è l’ombra oscura opposta all’amore universale e al femminile.
Il femminile è creatività universale contro la violenza.

Per dire NO all’invio di armi in guerra
Nella cittadinanza planetaria, le donne costituiscono la parte più fragile, ma attiva, dei tanti sud del mondo, dove vi è un pensiero al femminile con la coscienza della terrestrità umana e della solidarietà universale contro ogni guerra e conflitto armato.

A Bruxelles l’anno scorso, in contrapposizione e netto contrasto con il summit e vertice Nato di Vilnius in Lituania, si è tenuta una importante conferenza di donne impegnate per la pace e che provengono da tutto il mondo e hanno soprattutto come comune denominatore l’amore per madre terra, per il pianeta e l’assetto ecosistemico planetario e universale.

Un movimento femminile contro la Nato e per la pace universale
Nella loro Dichiarazione comune dal titolo: “Donne Globali per la Pace, Unite contro la Nato” le donne del movimento per la pace affermano:”Abbiamo a cuore i principi universali di uguaglianza giustizia e pace affermati dalla Carta delle Nazioni Unite e dalla Dichiarazione universale dei diritti umani”.

Finalmente le donne unite per l’affermazione dei diritti umani e dei popoli tutti, delle genti e delle minoranze contro ogni forma di violenza, in tutta la sua morfogenesi e i suoi livelli e sviluppi
Questo movimento femminile per la pace a livello planetario lotta per l’affermazione dei diritti delle donne e dei popoli, delle genti e delle minoranze contro ogni forma di violenza, in tutta la sua morfogenesi e i suoi livelli e sviluppi e in quanto genere femminile si professano contro ogni tipo di sfruttamento e modalità di discriminazione.

Le donne contro la violenza strutturale e contro il male a livello planetario: dalle guerre ai genocidi al nucleare
Le donne di pace da molti anni si impegnano contro ogni brutale manifestazione di violenza che trova la sua massima espressione nell’attività militare e nel suo tragico e inevitabile epilogo: la guerra nucleare.

Il neoliberismo e il capitalismo che fomentano le guerre derivano dal maschilismo e dalle strutture patriarcali che sono trasversali a ogni spazio e tempo
Le donne per la pace contrastano nettamente il capitalismo che è padre del patriarcato, della mercificazione del corpo delle donne e soprattutto del militarismo e di tutte le attività belliche e dimostrazioni guerresche che hanno come stampo il maschilismo patriarcale e il machismo.
“Lottiamo per affermare una nuova sicurezza non militarizzata, che garantisca la vita e la salute delle generazioni presenti e future su questo pianeta, oltre che del pianeta stesso”.

L’aspirazione alla pace ha un carattere femminile e ha il volto sofferente di tutte le donne del sud del mondo che vedono i propri figli morire di fame e malnutrizione
L’aspirazione alla pace di carattere femminile è oggi minacciata da una escalation della corsa al riarmo, dell’incremento delle spese militari in tutto il mondo che provocano miserie e gravi pericoli per l’umanità intera come il rischio della terza guerra mondiale e dell’apocalisse nucleare, “dalla riproposizione di alleanze militari contrapposte e dalla militarizzazione crescente delle relazioni internazionali”.

La Nato e le decisioni verbali tra Bush senior e Gorbaciov totalmente disattese e non rispettate fino al vertice di Madrid
Tutto questo rischia di portare l’umanità alla catastrofe e soprattutto all’estinzione totale della storia e del passato, presente e futuro del genere umano nella sua totalità e nelle sue istanze valoriali. “Responsabili del crescente pericolo di scontro globale sono state in gran parte le decisioni assunte dalla Nato fin dal 1991, il cui ultimo approdo è il cosiddetto “Nuovo Concetto Strategico” concordato all’ultimo vertice dei capi di stato e di governo dei paesi Nato a Madrid nel 2022”.

La Nato a Madrid ha approvato un forte contingente di riarmo bellico, il più ingente da dopo la guerra fredda
Al vertice di Madrid, la Nato approva il più importante rafforzamento delle proprie capacità dalla fine della guerra fredda e porterà le forze militari a oltre 300 mila unità, come affermato dal segretario generale Nato Jens Stoltenberg nella conferenza stampa di presentazione del vertice di Madrid.

Dopo il vertice Nato di Madrid, il nuovo summit di Vilnius in Lituania per ribadire uno spaventoso piano di riarmo a discapito dei popoli e dell’intera umanità
Così la Nato vuole sostituirsi a funzioni e compiti che sono di esclusiva responsabilità delle Nazioni Unite. “Questa Nato globale, che agisce nell’interesse dei paesi ricchi dell’Occidente, ha esteso le sue attività fino al Pacifico e pretende di imporre un “modello di civiltà” ben oltre l’area euroatlantica del Trattato originario”.

Vertice Nato di Vilnius: incremento delle spese belliche e degli investimenti militari oltre il 2 per cento del Prodotto Interno Lordo di ogni nazione membro Nato
Al vertice di Vilnius in Lituania, la Nato ribadirà agli stati membri di imporre la condizione di incrementare le spese belliche e in generale gli investimenti militari oltre il 2 per cento del Prodotto Interno Lordo e devolverle alla guerra e all’assetto guerrafondaio, mentre le popolazioni devono affrontare crisi economiche e aumenti del costo della vita davvero insopportabili e non sostenibili da una qualità dell’ esistenza che si vorrebbe felice e edificante.

La diffusione del militarismo nella cultura e la colpevolizzazione di ogni forma di pacifismo e azione nonviolenta per contrastare lo status quo
Tutto questo spettro di situazioni insostenibili, perché disumane e fuori dalla sopportazione umana, si accompagna a processi politici contrassegnati da crescente autoritarismo e dal riemergere di ideologie neofasciste, nazionaliste, xenofobe e sessiste, incoraggiate dal preoccupante diffondersi del militarismo nella cultura e della colpevolizzazione di ogni forma di pacifismo e azione nonviolenta per contrastare lo status quo.

Il potere della Nato e degli Stati Uniti impone di incoraggiare e attuare dei piani strategici per la militarizzazione dell’educazione, delle scuole e delle università
Nel successivo vertice dei capi di stato e di governo della Nato che si è svolto a Vilnius, in Lituania l’anno scorso, il Nuovo Concetto Strategico sarà ulteriormente elaborato, accrescendo il pericolo globale, a livello planetario. Verrà anche istituito un fondo speciale di investimento, finanziato con fondi pubblici, per start-up e rinnovamento tecnologico, con il quale si intende “incoraggiare esplicitamente la commistione dell’educazione scientifica e della formazione dei giovani con la ricerca militare”.

Noi pacifiste e pacifisti contrapponiamo a queste perversità militaresche il riproporsi del femminile come creatività per la pace, il disarmo, la nonviolenza
Le donne di pace e soprattutto a favore della pace, rifiutano la Nato e una visione del mondo di stampo militarista, patriarcale e maschilista, che inasprisce i conflitti internazionali, ed è inconciliabile con il principio della tutela e salvaguardia dell’intero ecosistema planetario e di madre terra a livello globale. In un afflato femminile che vuole da sempre la fine della discordia del genere maschile e al contrario afferma il riproporsi del femminile come creatività per la pace, il disarmo, la nonviolenza.

Le donne e il pacifismo femminile e in generale i movimenti per la nonviolenza contro l’oscurantismo del male assoluto
Come donne di pace, le donne contro la Nato, nella tragica congiuntura attuale danno una possibilità alla pace e credono a un barlume di speranza contro l’oscurantismo del male assoluto. Le donne credono a “un nuovo ordine mondiale multicentrico e multipolare basato su decisioni condivise, sulla giustizia sociale e ambientale, sulla condivisione di risorse e tecnologie, sulla transizione all’azzeramento degli arsenali militari”.

E’ necessario nella tragica congiuntura attuale di guerra e escalation nucleare promuovere il ruolo delle donne nei processi di pace
Questo è quanto il movimento delle donne per la pace ha sostenuto al Vertice di Madrid l’anno scorso. Vogliono promuovere il ruolo delle donne nei processi di pace. Tramite il rispetto delle intenzioni autentiche della risoluzione 1325 delle Nazioni Unite sulla partecipazione delle donne ai negoziati di pace.

Le donne della pace provenienti da tutto il mondo
“Abbiamo in programma di parlare di tutto questo a Bruxelles. E inviteremo le donne di tutto il mondo a unirsi a noi, siano esse dei paesi membri della Nato o meno. Sono benvenute/i tutte e tutti coloro che condividono con noi questi obiettivi: parlare a favore della pace, della vita e della liberazione delle donne”.

Laura Tussi
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  • Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, Resistenza e nonviolenza creativa, Mimesis Edizioni.
  • Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, Memoria e futuro, Mimesis Edizioni. Con scritti e partecipazione di Vittorio Agnoletto, Moni Ovadia, Alex Zanotelli, Giorgio Cremaschi, Maurizio Acerbo, Paolo Ferrero e altr*
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“Educare e non militarizzare. L’economia è di guerra e pure i media, le forze politiche, gli attori sociali hanno deciso d’indossare l’elmetto”. Dialogo con Antonio Mazzeo (Laura Tussi) 

di LAURA TUSSI da FARO DI ROMA

Vogliamo intervistare Antonio Mazzeo, Insegnante, peace-researcher e giornalista impegnato nei temi della pace, della militarizzazione, dell’ambiente, dei diritti umani, della lotta alle criminalità mafiose. Ha ricevuto il “Premio G. Bassani – Italia Nostra 2010″ per il giornalismo e a Roma nell’ottobre 2020 è stato premiato dall’Archivio Disarmo con la “Colomba d’oro per la Pace” quale riconoscimento “per aver interpretato per anni il giornalismo e la scrittura come una missione di difesa dei diritti umani e di denuncia delle ingiustizie”.

Attualmente assistiamo a un fenomeno ormai sempre più dilagante nelle scuole e nelle università; una sorta di militarizzazione dell’educazione
In questi istituti non vi è più spazio per i partigiani e per coloro che testimoniano la trasmissione generazionale delle idee antifasciste, ma la scuola e l’università diventano teatro sempre più emblematico e eclatante delle Forze Armate che impongono i disvalori più retrivi e reazionari del superego dell’eroe e della razza, del primato dell’individualismo, della violenza soprattutto, della competizione a oltranza e dell’annientamento dei più fragili del pianeta.
Tutti disvalori di una subcultura arretrata e atavica che sono accomunati alla mentalità reazionaria del ventennio più oscurantista e terrificante del novecento. Basti ricordare l’istruzione imposta ai giovani balilla all’epoca del Duce e in nome di un indottrinamento di barbarie e violenza.

Puoi commentare queste affermazioni in quanto docente che si oppone a questi disvalori e all’attuale subcultura guerresca e militarista dominante?
Sì, fai bene a porre l’attenzione su uno degli aspetti più deleteri dell’odierno processo di militarizzazione delle scuole di ogni ordine e grado e del sistema educativo: il revisionismo storico e la riproposizione della narrazione e dei disvalori che hanno caratterizzato l’istruzione del ventennio fascista. Patria, nazione, identità e unità nazionale, sicurezza, rispetto della “legalità” e obbedienza sono tornate ad essere le parole d’ordine delle innumerevoli iniziative “formative” che le Forze Armate propongono alle studentesse e agli studenti. Si rispolverano presunti eroi di tutte le guerre (perfino le figure più ignobili della Repubblica Sociale Italiana), se ne esaltano le gesta di morte, si commemorano sanguinose battaglie coloniali e di contro si occultano i crimini commessi, le sanguinarie aggressioni contro le popolazioni, i bombardamenti con i gas sui villaggi in Africa, le inutili stragi di milioni di giovani mandati a fare da carne da macello per gli interessi del capitale e le follie dei dittatori. E intanto la scuola italiana diventa sempre più autoritaria, classista e discriminante.

Ma quale è il risultato di queste campagne sui nostri ragazzi?
La violenza diventa abitudine. Mentre si perseguono gli attivisti dei movimenti in favore della pace, del disarmo e della nonviolenza. Ragazzi che continuano a Resistere, portando avanti campagne di digiuno, per opporsi alle guerre e alla catastrofe nucleare. Queste iniziative intraprese da singole persone amiche della Nonviolenza costituiscono, tutte insieme, un modo per mettersi in gioco personalmente, per assumersi delle responsabilità e per indicare la strada concreta della nonviolenza e della pace, per uscire dalla follia, dal baratro senza fine dei conflitti bellici e dell’era nucleare. Vogliamo la pace come umanità.
La pace è un processo lungo di preparazione e meditazione dei popoli che parte dell’educazione nei luoghi preposti alla formazione delle nuove generazioni.

Come puoi commentare queste riflessioni alla luce di ciò che avviene nelle scuole e nelle università sempre più militarizzate e con la presenza delle Forze Armate Armate?
Nelle nostre scuole è sempre più difficile proporre e sperimentare progetti di educazione alla pace e alla nonviolenza. Direi pure che è diventato quasi impossibile porre all’attenzione di dirigenti e colleghi la necessità di de-militarizzare i linguaggi e le attività curriculari. All’ultimo collegio dei docenti ho avuto l’ardire di chiedere di ridenominare un dipartimento incautamente chiamato “sicurezza e legalità”. “Perché non pensiamo a un gruppo di lavoro sull’educazione nonviolenta?”, ho proposto. I ragazzi devono imparare a rispettare le leggi, l’autorità e le istituzioni che le difendono come le forze armate e di polizia, mi è stato risposto. E a stragrande maggioranza la richiesta è stata respinta.

Come ti spieghi questa sconfitta?
Questo è il clima che ormai si respira in buona parte degli istituti. Siamo del resto in guerra, una guerra globale e permanente. L’economia è di guerra e pure i media, le forze politiche, gli attori sociali hanno deciso d’indossare l’elmetto. La scuola è da sempre lo specchio delle tensioni e delle contraddizioni della società. E dunque anche la scuola va alla guerra.

Come e in quali modalità si manifesta questo processo di militarizzazione, che si sta diffondendo in maniera esponenziale?
Purtroppo sono innumerevoli le forme che testimoniano il processo in atto: visite guidate degli studenti (fin dalla primaria) alle caserme e ai porti e aeroporti militari; lezioni dei militari su quasi tutti i temi e gli argomenti interdisciplinari (Storia, Costituzione, salute, sport, contrasto alla droga e ai comportamenti definiti devianti e altro ancora); stage e alternanza scuola-lavoro all’interno delle infrastrutture di morte, nei depositi di missili e munizioni, a bordo di caccia e carri armati, nei poligoni inquinanti, nelle industrie belliche. Ci sono poi i tanti concorsi a premi promossi dal ministero della Difesa e dalle grandi holding delle armi e della cyber security (Leonardo, Fincantieri, Boeing), i campi estivi con gli alpini e i reparti d’élite della Marina, le lezioni in lingua inglese con i Marines Usa che operano nelle installazioni che occupano i nostri territori. In tanti istituti si celebra l’inizio dell’anno scolastico con l’alzabandiera e il canto dell’Inno di Mameli, fianco a fianco con i militari e la mano al cuore.

La nonviolenza e il diritto al disarmo nucleare sono ancora valori proponibili nei contesti educativi?
Dicevo che è sempre più complicato proporre la pace, la nonviolenza e il disarmo e non rischiare l’isolamento o la commiserazione. Ma dobbiamo continuare a farlo perché è in gioco il futuro stesso di tutte e tutti noi. All’orizzonte si profilano le tetre nubi dell’olocausto nucleare e siamo chiamati al diritto-dovere alla resistenza per la sopravvivenza. Dobbiamo continuare a educare alla vita e per la vita, contro vento e maree, pur consapevoli delle nostre fragilità e del clima culturale di morte imperante.

Laura Tussi

Nella foto: la premier Giorgia Meloni in mimetica in occasione di una visita al contingente di pace italiano in Iraq nel dicembre 2022

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  • Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, Resistenza e nonviolenza creativa, Mimesis Edizioni.
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“Il racconto di Jadib”. Il libro di Oliviero Sorbini descrive l’umanità in pericolo, per le minacce planetarie impellenti, e i sogni che ci fanno sopravvivere (Laura Tussi)

di LAURA TUSSI da FARO DI ROMA

Jadib, il protagonista del racconto, è un eroe, ma anche un uomo come il suo autore, Oliviero Sorbini, e come tutti noi, poliedrici, pluridimensionali, fragili e meravigliosi ecopacifisti.
Oliviero Sorbini opera nel settore della comunicazione sociale e istituzionale e culturale. È un autore televisivo e ha realizzato reportage in Italia e nel mondo.

Per la Televisione, Sorbini attualizza diversi format importanti e di ampio respiro e prestigio. Jadib, l’alter ego di Oliviero Sorbini, è così lontano nella storia, ma anche così vicino con le sue vicissitudini, che vive con forza e debolezza esattamente come noi tutti.
Noi, grande umanità in pericolo, per le minacce planetarie impellenti, ancora siamo in attesa di un altro Jadib che ci accompagni nelle tenebre e nelle burrascose notti della storia con le impellenti minacce e emergenze, per fuggire dalla morte, ieri con i sogni narrati dal protagonista, oggi forse con immagini video per sopravvivere al nulla esistenziale della contemporaneità.

Jadib è impersonificazione di una storia antecedente la Storia, in un racconto che prevede e pervade qualsiasi narrazione fantastica e psichedelica, ma anche minacciosamente vera.

Dopo Jadib è subentrata la storia e poi il video, nella contemporaneità dell’Autore intriso di vivacità creativa e di passioni impellenti e inquietanti, proprio come il personaggio. Molti di noi cercano le radici della propria esistenza. Forse perché pensiamo che le radici offrano all’umanità intera e a ogni singolo Jadib un incantevole e meraviglioso racconto, in un colorato caleidoscopio che ci permetta di analizzare e osservare non solo il presente, ma in modo preveggente, anche il futuro.

Le radici scoperte dall’Autore attraverso la sua ipnosi onirica intermittente e ripetitiva e ossessiva – quasi da impianto freudiano –  non sono forse radicate nella psiche inconscia e consapevole?

Le radici di Jadib/Sorbini sono parte del grande “inconscio collettivo” ampiamente ideato e analizzato dal sommo psicanalista Carl Gustav Jung. In un profondo viaggio di iniziazione quasi dantesco, Jadib è naturalmente il Virgilio del nostro Oliviero Sorbini, raccontando sogni e ipnosi allegoriche.

E così permette all’Autore – e al lettore – di scoprire il suo ego e alter ego, con la licenza di riportare al presente le sue paure, le ansie e le angosce oniriche e la stanchezza di sogni ripetuti e preveggenti fino all’atto paranoico.

Jadib è al contempo un fantasma inconscio molto remoto della psiche e profondamente anche un amico immaginario, fantastico, evanescente giusto rimedio e guida perspicace e coraggiosa di tribù e carovane in rotta contro il caos e il torpore psichedelico del quotidiano nel silenzio immane di una civiltà sconvolta, mostrando anche l’esperienza primigenia che si cela dietro il parallelo paravento tecnologico dell’attualità e della storia contemporanea.

Come menziona nella significativa e intuitiva prefazione Vittorio Ginzburg, i dormiveglia del protouomo Jadib sono allucinazioni ipnagogiche che attribuiscono forza e volontà per affrontare un evento pauroso e difficile. Questo è il sogno scritto di Jadib che si trova in un profondo passato remoto proiettato in un prossimo futuro allucinante come passaggio dall’imprevedibile e dall’impensabile all’oralità della scrittura che proviene dal pensiero.

I sogni dei racconti di Jadib sono proprio il linguaggio dell’anima e dell’inconscio umano più reconditi e imperscrutabili. Un inconscio a volte disperso, depresso, travagliato, disperato, a volte ricomposto e gioioso che diviene sempre parte imprescindibile dell’immenso inconscio collettivo e dell’esperienza umana universale.

Molte volte, come nel caso di questa opera di Sorbini, quando si osserva un dipinto di un pittore sconosciuto, può capitare che non si percepiscano i dettagli di cui l’artista non si è reso mai conto nel dipingere.

Spesso le annotazioni dei dettagli delle opere d’arte conducono la nostra anima, la psiche, il pensiero, i sensi per tanti tortuosi passaggi imperscrutabili e imprevedibili, verso impreviste fascinazioni e significazioni dell’intelletto e scorci e improvvise e mirabili “agnizioni” dell’animo umano attraverso mondi nuovi di cui lo stesso creatore non conosce il percorso.

Così sono i riconoscimenti e i particolari dell’ultima scena del dramma, il reperimento di rapporti, di lingua e di stile in autori diversi e bipolari e  lontani in sede di varie letture critiche e catartiche, nel riconoscimento di uno o più personaggi che scoprono la loro identità fino ad allora sconosciuta. Queste “agnizioni” ad esempio nel teatro greco sono elementi della tragedia e della commedia nuova, riprese nelle forme drammatiche di varie mimesis e quindi imitazioni classiche trasposte in età contemporanea. Anche questo è il racconto di Jadib di Oliviero Sorbini.

Laura Tussi

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Il MUOS(tro) di Niscemi e l’impegno dei siciliani contro un fattore incontrollabile di degrado ambientale e di accelerazione delle guerre. Intervista a Antonio Mazzeo (Laura Tussi)

di LAURA TUSSI da FARO DI ROMA

Giornalista free lance, insegnante, attivista di tante battaglie pacifiste, contro la guerra e la militarizzazione, fra cui quella NO MUOS, Antonio Mazzeo è finito a processo con l’accusa di “diffamazione a mezzo stampa” per aver contestato la decisione della dirigente di un istituto scolastico, di chiedere l’intervento di militari della Brigata Meccanizzata “Aosta”, armati di tutto punto, per impedire “pericolosi” assembramenti davanti la scuola.

I fatti si sono svolti il 21 ottobre del 2020 a Messina; la presenza dei militari, oltre tutto, creò il panico fra i bambini e provocò anche le proteste di alcuni genitori.

Il MUOS (Mobile User Objective System) è un nuovo sistema militare di telecomunicazioni satellitari che consente la trasmissione di informazioni, video, dati, a tutti gli “utenti mobili”: centri di comando e controllo, reparti e mezzi terrestri, unità navali, sottomarini, cacciabombardieri, droni d’attacco, batterie missilistiche, e altro ancora.

Il  MUOS è un sistema adottato  dalle forze armate degli Stati Uniti d’America, perché possano affermare la propria superiorità universale, tramite una rete di mega-antenne e satelliti per telecomunicazioni ad alta velocità, affinché sull’infinito domini l’oscurità della violenza, della guerra, della morte.

Il MUOS è un sistema atto a propagare, dilatare, moltiplicare gli ordini di attacco militare di tipo convenzionale, chimico, batteriologico e nucleare, per bombardamenti sempre più virtuali, computerizzati, disumanizzati e disumanizzanti perché la coscienza degli assassini non possa mai incrociare gli occhi di chi soffre e la disperazione delle vittime innocenti.

Il MUOS incarna le molteplici contraddizioni della globalizzazione neoliberista e capitalista, in quanto uccide in nome della pace e dell’Ordine sovranazionale, devastando il clima, l’ambiente e il territorio.

Come hanno reagito i pacifisti e gli attivisti nonviolenti all’installazione di questo sistema d’arma?
L’ Eco MUOStro à stato installato a Niscemi, nei pressi di Caltanissetta, in Sicilia, nel cuore di un’importante riserva naturale. L’impianto verte su tre grandi antenne paraboliche che emettono onde elettromagnetiche in grado di penetrare la ionosfera e i tessuti di ogni essere vivente. La popolazione locale si è mobilitata per oltre dieci anni contro questo dissennato progetto bellico dagli enormi impatti di tipo ambientale e sulla salute.

In Sicilia, donne e uomini si sono indignati per essere stati ignorati, traditi, svenduti e così sono scesi in piazza a protestare e a manifestare il proprio dissenso, costringendo sindaci, consigli comunali e provinciali a votare delibere contro il MUOS. Sono state presentate numerose interrogazioni parlamentari; sono stati sottoscritti moltissimi appelli e firmate innumerevoli petizioni per revocare le autorizzazioni ai lavori, insieme a dibattiti, convegni, marce, digiuni e altre forme di contestazione nonviolenta e pacifica.

Ci sono stati scioperi generali indetti dal basso a Niscemi e per la prima volta nella storia una base ad uso esclusivo delle forze armate statunitensi è stata occupata per ore da migliaia di manifestanti. Purtroppo alla fine è prevalsa la logica di distruzione e morte dell’apparato militare-industriale transnazionale.

Avete vissuto l’EcoMUOStro come una grande sconfitta? vi siete sentiti impotenti di fronte a questo sistema di potere imposto dall’alto?
Il Movimento No Muos è stato sempre consapevole della sproporzione delle forze in campo: da una parte migliaia di cittadini, giovani, donne che hanno sentito il diritto-dovere di rimettersi in gioco in prima persona in difesa del loro territorio e dei valori della pace, del disarmo e della cooperazione tra i popoli; dall’altra, la prima potenza militare e nucleare del pianeta, aggressiva e arrogante come sempre, in campo per affermare la piena supremazia sulle risorse della terra e la sempre più iniqua ridistribuzione della ricchezza. Ciononostante il Pentagono e i suoi più stretti alleati politici e militari in Italia e in Sicilia sono stati messi più di una volta sotto scacco.

I lavori d’installazione del terminale terrestre del MUOS sono stati bloccati e ritardati per anni e le ragioni dei No MUOS sono state riconosciute dai Tribunali penali e amministrativi (si pensi alla recente sentenza del Consiglio di giustizia amministrativa che ha dichiarato del tutto illegittime le autorizzazioni al progetto rilasciate dalla Regione Sicilia).

Certo se dovessimo limitarci a vedere che l’esito finale di queste straordinarie mobilitazioni è stata la messa in opera del Muostro, dovremmo dire che tutto è stato inutile. Ma quelle campagne di opposizione hanno rappresentato per intere generazioni di siciliani fondamentali momenti di crescita individuale e collettiva e una presa di coscienza dei propri diritti e degli effetti nefasti dei processi di militarizzazione e stupro dei territori. Ciò non potrà non avere rilevanti conseguenze sociali e culturali a medio e lungo termine. E ciò concorrerà, ne sono certo, a sviluppare nuovi percorsi di lotta per la pace, la giustizia e la difesa dell’ambiente.

I governi nazionali che si sono succeduti e l’attuale governo dei banchieri dell’alta finanza sono sempre favorevoli alla costruzione del MUOS. Il libro di Antonio Mazzeo vuole denunciare, attraverso le tante voci della gente di Niscemi, la prepotenza ottusa e la protervia ostinata dei vertici del potere, favorevoli all’Eco MUOStro, un sistema-business per i mercanti di morte, che comporta soprattutto la proliferazione della grande industria bellica, ma anche un intenso inquinamento elettromagnetico, proveniente dai trasmettitori del sistema, con devastanti microonde ad altissimo impatto ambientale. L’industria della morte si impone ancora, famelica, insaziabile, inesorabile.

Con questo tuo libro sul MUOS sei riuscito a smuovere le coscienze di molti fino ad arrivare a un processo. Puoi parlarcene?
No, davvero, non credo che un libro, da solo, possa riuscire a smuovere coscienze e generale proteste, mobilitazioni, opposizioni.

Il MUOStro di Niscemi è stato solo un lavoro di analisi, sintesi e sistematizzazioni per rendere il più possibile chiare a tante e tanti siciliani le tantissime contraddizioni, anzi i crimini, di tipo sociale e ambientale, geostrategico, perfino mafiosi, di questo progetto di rafforzamento della presenza militare statunitense nell’Isola. Spero di esserci riuscito in parte ma non è più di quello che può essere chiesto a un impegno di controinformazione. In fondo è poco, davvero poco, rispetto alla portata educativa e formativa e generatrice di dissenso delle azioni dirette e delle pratiche di disobbedienza civile dei No MUOS.

Cosa ti aspetti per il nostro futuro prossimo anche dal momento che siamo sul crinale del baratro difg una terza guerra mondiale e potenzialmente nucleare con l’attuale guerra tra Russia e Ucraina e con le tante guerre imposte nel mondo dai poteri forti?
Sì, da quel maledetto 24 febbraio 2022 avverto profondamente il timore dell’ennesimo rapido balzo dell’umanità verso l’olocausto globale.

L’inarrestabile escalation di questo conflitto fratricida ha rafforzato la mia convinzione degli immani pericoli che potranno derivare a breve per la popolazione mondiale. E del resto sono già tantissime le persone in tutto il pianeta che stanno pagando un prezzo enorme in termini di sofferenza, fame, salute, accesso alle risorse energetiche, e via dicendo.

Mi addolora poi la scarsissima opposizione generale, alla guerra e alla cultura di morte imperante. Mai come adesso siamo a un passo dalla guerra nucleare totale eppure le piazze sono vuote come non mai e il pacifismo si presenta fragilissimo.

Sì, gli scenari futuri appaiono tragici. Ma forse proprio per questo dobbiamo provare ad esserci con tutte le nostre energie. Dobbiamo resistere all’uragano della morte, coscienti dei rapporti di forza, ma decisi e intransigenti. Siamo certamente stanchi, delusi e avvertiamo il peso delle tante, troppe sconfitte. Ma siamo ancora vivi. Noi e i nostri figli. Per noi e i nostri figli.

Laura Tussi

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Bibliografia essenziale:

  • Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, Resistenza e nonviolenza creativa, Mimesis Edizioni.
  • Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, Memoria e futuro, Mimesis Edizioni. Con scritti e partecipazione di Vittorio Agnoletto, Moni Ovadia, Alex Zanotelli, Giorgio Cremaschi, Maurizio Acerbo, Paolo Ferrero e altr*
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Faro di Roma. Il TPAN, trattato contro le armi nucleari, compie tre anni, ma l’Italia non lo vuole ratificare (Laura Tussi)

di LAURA TUSSI

Il terzo anniversario del TPAN, il Trattato per la proibizione delle armi nucleari, è una ricorrenza lieta da festeggiare, ma non in Italia. Il nostro paese infatti non l’ha mai ratificato e conferma il suo ruolo di subalterno rispetto alle potenze militari globali. Fa il punto della situazione la nostra Laura Tussi, in dialogo con Sandro Ciani, esponente ICAN di ritorno dalla seconda conferenza degli stati parte del TPNW a New York.

Il 22 gennaio 2023 ricorre il terzo anniversario della entrata in vigore del TPAN – Trattato per la proibizione delle armi nucleari adottato nel 2017 in una Conferenza ONU a New York anche grazie alla pressione dal basso di una rete internazionale comprendente oltre 500 organizzazioni pacifiste, insignita per questo contributo di un Premio Nobel per la pace.

La storia del trattato contro le armi nucleari.

Lo straordinario lavoro della “Società Civile”, che si riconosce sotto ICAN come una coalizione globale di organizzazioni non governative (Ong), ha consentito non solo la nascita di tale trattato nel 2017, ma anche la sua entrata in vigore il 22 gennaio del 2021.

Le ratifiche del Trattato Onu TPNW per l’abolizione delle armi nucleari.

Le ratifiche espresse dai vari paesi sono al momento pari a 69, anche se si attendono con fiducia ulteriori ratifiche. Questo processo di allargamento ci avvicina sempre di più verso l’universalizzazione giuridica del trattato, prevista nell’articolo 12, con l’obiettivo di giungere ad una effettiva eliminazione delle armi nucleari nel mondo.

L’effetto di stigmatizzazione della cosiddetta deterrenza nucleare.

Da subito il Trattato, valido solo per chi lo ratifica, produce un effetto culturale e politico globale di “stigmatizzazione” della deterrenza nucleare minandone la legittimità.

“Il Trattato produce un effetto culturale e politico globale di “stigmatizzazione” della deterrenza nucleare minandone la legittimità”

Basta ricordare come il tema della sicurezza legato alla deterrenza viene disinvoltamente utilizzato come giustificazione ideologica per minacciare il nemico, imporre la propria visione geopolitica e/o il proprio modello economico, dimenticandosi degli inaccettabili rischi alla quale viene sottoposta l’intera umanità!
In tal senso essa si lega alla corsa agli armamenti iniziata nel secondo dopoguerra, e ne costituisce l’impalcatura concettuale e la giustificazione ideologica.

Rischio nucleare: la parola d’ordine è prevenire.

Le attuali guerre in corso aumentano esponenzialmente i rischi legati ad una eventuale guerra nucleare per errore, sabotaggio o peggio per volontà di una delle parti: vorremmo insistere sul fatto che si tratta di fermare non solo le guerre presenti, ma anche quelle future; infatti, le guerre sono generalmente precedute da un periodo più o meno lungo dalla loro preparazione. Le circa 70 guerre attualmente in corso (incluse quelle in Ucraina ed in Palestina) avrebbero potuto essere in tal modo evitate. La parola chiave è quindi “prevenire”.

Per approfondimenti su tale tematica, viene condiviso il link

L’esempio ineguagliabile di disobbedienza agli ordini di Stanislav Petrov.

Ci preme ricordare una figura simbolo del possibile disastro nucleare mondiale scongiurato nel Settembre del 1983 da Stanislav Petrov, un uomo che ha avuto il coraggio di non rispondere ad un presunto attacco nucleare con 5 testate nucleari da parte degli USA verso i territori dell’URSS, rivelato da un errato allarme atomico da parte dei sistemi satellitari di allora, salvando così tutti noi dalla catastrofe conseguente:

L’immobilismo italiano: una grave battuta d’arresto.

Disarmisti esigenti e Mondo senza guerre e senza violenza, come associazioni membri di ICAN, sono impegnate, insieme ad altre associazioni Italiane, da decenni nella campagna per la denuclearizzazione del nostro Paese e per la ratifica del TPAN stesso; nonostante nel 2017 centinaia di parlamentari italiani sottoscrissero il “Parliamentary Pledge” della Campagna ICAN in favore del trattato, ad oggi si continua a registrare il rifiuto del Parlamento ad iniziare un dibattito pubblico che porti alla sua firma e ratifica, coinvolgendo anche la società civile nonché il corpo elettorale, la cui maggioranza si esprime a favore del trattato.

Ad oggi si continua a registrare il rifiuto del Parlamento a iniziare un dibattito pubblico che porti alla firma e ratifica del trattato.

Quindi siamo ancora qui a denunciare la realtà imbarazzante e amara della nostra classe politica che dagli anni 1980 in poi si è trasformata progressivamente in una oligarchia partitocratica atta ad occupare oltre agli spazi della politica istituzionale anche quelli della politica sociale, ossia delegando al cittadino solo la possibilità di votare tramite leggi elettorali alcune delle quali la consulta ha successivamente dichiarato incostituzionali (come il Porcellum e l’Italicum).

Sono ricordi lontani i dinieghi di alcune figure politiche italiane di rilievo degli anni 1970 che non permisero all’allora Presidente Kissinger di utilizzare le basi NATO in Italia per la guerra del Kippur.

Sta salendo il livello d’allarme per la militarizzazione del territorio italiano.

L’ombra della NATO oggi imperversa e impedisce che l’Italia assuma una posizione autonoma, come una sorta di muro a fronte di alcuni parlamentari e della maggioranza del nostro Paese. I firmatari che dichiararono le preoccupazioni espresse nel Preambolo del Trattato circa le catastrofiche conseguenze umanitarie che risulterebbero da un qualsiasi uso di armi nucleari.

L’immobilismo italiano non ci rende orgogliosi del nostro Paese.

Tale immobilismo della nostra politica internazionale non ci rende “orgogliosi” del nostro Paese, anzi rappresenta una scandalosa vergogna, per cui ci rivolgiamo in questo terzo anniversario a tutto il popolo italiano affinché si renda conto del danno rappresentato dalla presenza di bombe nucleari in varie località del nostro paese, senza che gli eventuali piani di evacuazione, legati da eventuali incidenti nucleari, siano stati implementati e/o resi pubblici.

La nascita del TPAN/TPNW e la sua entrata in vigore dimostrano come la società civile può ottenere risultati straordinari.

ICAN ha previsto lo strumento dell’appello alle città: https://cities.icanw.org

Tale appello può essere raccolto da tutti gli enti nazionali locali, inclusi i governi delle regioni: la nascita del TPNW e della sua entrata in vigore dimostra come la società civile può ottenere risultati straordinari. Quindi chi si sente minacciato da tali armi, contatti gli enti locali di sua appartenenza affinché aderiscano all’appello.

Il nostro Bel Paese dovrebbe ritrovare la sua storica ispirazione e vocazione di pace.

L’Italia, insieme all’Europa, deve tornare protagonista dei processi di pace nel Mediterraneo abbracciando la “neutralità” come assetto geopolitico tra le parti in conflitto: proprio l’Italia potrebbe assumere un ruolo di primo piano ritrovando la sua naturale e storica vocazione alla pace ed al rispetto dei diritti umani dando vita ad un nuovo umanesimo di carattere universale, proprio come accadde in una certa misura tra il 1400 ed il 1500 con l’Umanesimo prima ed il Rinascimento poi.

Nel mondo esistono esempi virtuosi, come il Sud Africa, al quale l’Italia potrebbe ispirarsi.

In tal senso esistono nel mondo esempi virtuosi, come il Sud Africa, al quale l’Italia potrebbe ispirarsi: infatti, una volta superato l’oblio dell’Apartheid, grazie a Nelson Mandela, ha avuto il coraggio di uscire dal suo programma legato alle armi nucleari battendosi oggi strenuamente per l´implementazione del TPNW sia nel continente Africano che nel resto del Pianeta terra.

Laura Tussi

Sitografia per approfondire

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Bibliografia essenziale:

Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, Resistenza e nonviolenza creativa, Mimesis Edizioni.

Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, Memoria e futuro, Mimesis Edizioni. Con scritti e partecipazione di Vittorio Agnoletto, Moni Ovadia, Alex Zanotelli, Giorgio Cremaschi, Maurizio Acerbo, Paolo Ferrero e altri

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Prime note per una storia del movimento degli anni ’80 contro gli euromissili

Prime note per una storia del movimento degli anni ’80 contro gli euromissili

Prime note per una storia del movimento degli anni ’80 contro gli euromissili

Il movimento contro gli euromissili negli anni ‘80:

“Dalla Sicilia alla Scandinavia NO alla Nato e al patto di Varsavia”.

Di Laura Tussi

I movimenti nonviolenti e pacifisti perdono della loro creatività e proattività perché prendono il sopravvento i poteri forti e le lobby e le multinazionali delle armi che si spacciano da istituzioni progressiste.

 

Molto meno ingenti i movimenti e le manifestazioni pacifiste e nonviolente a Ghedi, a Aviano e a Buchel in Germania contro le famigerate bombe nucleari Usa B61-12 che verranno stoccate in queste basi Nato dislocate nei territori europei.

Al contrario un movimento di ampiezza senza precedenti quello contro gli euromissili nei primi anni ‘80.

Milioni di donne e uomini nelle piazze per cercare di contrastare i pericoli di guerra tra le due superpotenze USA e Urss e la loro corsa al riarmo simboleggiata dai nuovi missili Ss20, Cruise e Pershing. Oltre che in Europa, il movimento fu molto attivo negli Stati Uniti e presente anche nei paesi dell’Est, quelli del patto di Varsavia.

Un movimento che non riuscì a impedire l’installazione dei missili, ma che ha lasciato segni profondi.

Questo movimento fu formazione per tanti giovani, partecipazione democratica, invenzione di nuove forme di espressione e di lotta. Fucina di nuove idee e crescita della cultura pacifista e crogiolo di nuove sensibilità politiche e ideali e dell’ecopacifismo. Anni di intensa mobilitazione con ondate di manifestazioni di massa nelle città come non si era mai visto prima. La mobilitazione è ampia e diffusa in tutto il Paese. Anche nei centri più piccoli è un fervore di iniziative, nascono moltissimi comitati per la pace. Molto attive le riviste del tempo Guerra e pace, Segno, Bozze, Testimonianze.

Particolare attenzione si dedica al tema dell’educazione alla Pace da parte di riviste, scuole, docenti. Nel 1983 sarà il momento di massima mobilitazione europea contro gli euromissili, ma l’imponenza delle manifestazioni e la diffusione del movimento non cambiano le decisioni dei governi che confermano la decisione di installare i missili.

cresce la tensione in Libano, l’invasione USA di Grenada, l’arrivo dei primi missili rendono ancora più incandescente il clima internazionale. Ma la mobilitazione pacifista ha lasciato il segno, nelle coscienze dei partecipanti e dei cittadini, nel senso di appartenenza europeo e sicuramente anche nelle nuove prospettive che da lì a poco si apriranno alle speranze di pace e disarmo. Alla metà degli anni ’80 il clima si fa più disteso a livello internazionale e le trattative tra le due superpotenze portano agli accordi del 1987 per l’eliminazione dei missili a media gittata. Il contributo di tanta parte di popolazione del mondo in piazza per reclamare la pace ha avuto un ruolo innegabile, anche se subito l’installazione dei missili fu una cocente sconfitta del movimento. All’Est, il movimento pacifista ha svolto un ruolo nella preparazione del crollo dei regimi del cosiddetto socialismo reale.

Comiso non deve diventare l’Hiroshima di domani

Nel 1979 il governo italiano approva l’adesione al programma missilistico della Nato. Nel 1981 il governo Spadolini comunica la scelta del vecchio aeroporto militare Magliocco di Comiso in provincia di Ragusa quale base per l’installazione di una batteria di 112 missili Cruise a testata atomica. Enorme l’impatto nel paese, si teme un conflitto nucleare tra le due superpotenze USA e Urss con il coinvolgimento del nostro paese.

Comiso diventa un bersaglio principale.

In breve Comiso diventa anche e soprattutto una delle capitali mondiali di un nuovo pacifismo.

Un movimento di massa senza precedenti. Grande d’impegno delle donne. A Comiso le donne del gruppo La Ragnatela attuano un combattivo campo di opposizione alla base sull’esempio delle donne inglesi. Ecologisti e nonviolenti acquistano terreni nei pressi della base chiamandola “Verde vigna” e coltivano con metodi biologici. I cattolici per alcuni anni promuovono una via crucis contro i missili davanti alla base.

Sono indagati rapporti tra missili e mafia, un impegno che costò la vita al parlamentare del PCI Pio La Torre e al suo autista Rosario Di Salvo assassinati a Palermo nell’aprile del 1982. E al giovane seminatore di pace e legalità, con la sua radio, Peppino Impastato. Si sviluppò con vigore la denuncia e l’opposizione contro la militarizzazione di tutta l’isola. Gli organismi più rappresentativi dell’opposizione alla base furono il Cudip, il comitato unitario per il disarmo e l’indipendenza dei popoli e Imac, incontro internazionale contro i Cruise con forte componente antimilitarista e nonviolenta e che attuarono numerose iniziative davanti ai cancelli della base e qui le proteste ebbero duro contrasto da parte delle forze di polizia: svariate le cariche violente, tanti arresti, le denunce, i feriti, l’espulsione di militanti pacifisti stranieri. La base di Comiso e i suoi missili Cruise saranno dismessi poi nell’87 col trattato di Washington tra USA e Urss. Le principali iniziative tenute a Comiso in Sicilia sono state in quegli anni la manifestazione a Comiso con 30mila braccianti, contadini, giovani, intellettuali in corteo con lo striscione: Comiso non vuole diventare l’Hiroshima di domani. Nel 1981 in 100mila provenienti dalle regioni meridionali manifestano a Palermo con lo slogan: dalla Sicilia alla Scandinavia no alla Nato e al patto di Varsavia. Nel 1982 a Comiso, nuova grande manifestazione popolare. Da tutta Italia in 100mila sfilano in un corteo interminabile davanti all’aeroporto Magliocco.

Nei giorni successivi alcuni pacifisti cominceranno lo sciopero della fame e si apre a Vittoria il campo internazionale della pace che attiverà molte iniziative: marce, digiuni, blocchi.

Inizia da Palermo una lunga marcia di preghiera contro i missili con il buddista Morishita che arriva a Comiso dopo 50 giorni.

Giunge a Comiso la marcia Milano-Comiso promossa da un gruppo di intellettuali. In seguito la marcia Catania-Comiso.

A Comiso l’incontro internazionale delle donne su Donne e disarmo e in seguito varie donne denunciate per la protesta davanti ai cancelli dell’aeroporto: diverse sono arrestate.

Spianato con le ruspe il campo internazionale per la pace. Alcune donne straniere vengono espulse. Poi ancora una via crucis davanti alla base di Comiso promossa dalle Acli, Fuci e comunità cristiane di base.

In migliaia bloccano i cancelli dell’aeroporto e impediscono i lavori alla base: una mostra fotografica illustra la tragedia di Hiroshima. Parte la marcia Comiso-Ginevra organizzata dalle Acli e vi sono cariche della polizia contro i pacifisti che bloccano i cancelli. Ancora cariche nel settembre dell’83.

In migliaia manifestano davanti alla base di Sigonella: è la risposta dell’arrivo dei primi pezzi di Cruise. Nel 1984 Spadolini, ministro della difesa, comunica alla camera la piena operatività del primo gruppo di Cruise a Comiso.

 

Bibliografia:

L’incubo atomico:

  • Petrangeli Giulio, I partigiani della pace in Italia 1948-1953, in Italia contemporanea, 1999
  • Sereni Emilio, Per la libertà e la pace, contro la preparazione della guerra atomica. Discorso al Teatro Nuovo di Milano 1955, a cura del Comitato Milanese dei Partigiani della pace
  • Sorrenti Deborah, L’Italia nella guerra fredda. La storia dei missili Jupiter 1957-1963, Edizioni Associate, Roma 2003

Partigiani della pace:

  • Bobbio Norberto, la mia ‘coscienza atomica’ cominciò con Russell e Anders, in Giano, 1990
  • Parri Ferruccio, I missili e la pace, in Il Ponte, 1957
  • Movimento italiano della pace, Conferenza nazionale per la pace, 1958

 

Donne conto la guerra:

  • Luxemburg Rosa, Lettere contro la guerra, Berlino 1914-1918, Prospettiva, Civitavecchia 2004
  • Menapace Lidia, Chi ha paura delle donne in nero?, In L’Unità, 7 novembre 1990
  • Menapace Lidia, Ingrao Chiara (a cura di), Né in difesa, né in divisa. Pacifismo, sicurezza, ambiente, nonviolenza, forze armate. Una discussione fra donne, Felina, Roma
  • Morgantini Luisa, Donne soldato? No grazie, in Giano n. 28/1998

 

Approfondimenti su guerra e pace:

  • Bravo Anna, Donne contadine e Prima Guerra Mondiale, in Ricerche storiche, n.2, 1980
  • Lussu Emilio, Un anno sull’Altipiano, Einaudi, Torino 2000
  • Del Boca Angelo, La guerra d’Etiopia. L’ultima impresa del colonialismo, Longanesi, Milano 2010
  • Tranfaglia Nicola, Il fascismo e le guerre mondiali (1914-1945) Utet, Torino 2012

 

Riflessioni sulla contemporaneità:

  • Pugliese F., Abbasso la guerra. Persone e movimenti per la pace dall’800 a oggi, Grafiche futura, Mattarello – Trento
  • Pugliese F., I giorni dell’arcobaleno. Diario- cronologia del movimento per la pace, prefazione di Alex Zanotelli, Futura, Trento
  • Pugliese F., Per Eirene. Percorsi bibliografici su pace e guerra, diritti umani, economia sociale, Forum Trentino per la pace e i diritti umani, Trento
  • Pugliese F., Carovane per Sarajevo. Promemoria sulle guerre contro i civili, la dissoluzione della ex Jugoslavia, i pacifisti, l’ONU (1990-1999), Prefazione di Lidia Menapace, Introduzione di Alessandro Marescotti, Alfonso Navarra, Laura Tussi
  • Manifesti raccontano…Le molte vie per chiudere con la guerra,a cura di Vittorio Pallotti e Francesco Pugliese, Recensione di Laura Tussi, Prefazione di Peter Van Den Dungen, coordinatore generale della Rete Internazionale dei Musei per la Pace e Joyce Apsel, Università di New York
  • Strada G., Ma l’abolizione della guerra non è un’utopia di sinistra, in La Repubblica, 2006

 

Contributi femminili:

  • Franca Pieroni Bortolotti, La donna, la pace, l’Europa, Franco Angeli, Milano
  • Maria Montessori, La paix et l’éducation, Genève, Bureau International d’éducation, 1932
  • Anna Maria Mozzoni, La liberazione della donna, a cura di F. Pieroni Bortolotti, Mazzotta, Milano
  • Mirella Scriboni, in Guerre e pace, Marzo 2011

 

Approfondimenti sul pacifismo:

  • Pallotti V., Cinquant’anni di pace in Europa: eventi e immagini, a cura del centro di documentazione del manifesto pacifista internazionale, Bologna
  • Pallotti V., Perché? Guerra, corsa agli armamenti. Catalogo della mostra del manifesto contro… per una cultura di pace e nonviolenza, Bologna
  • Pallotti V., Camminare per la pace. Marce e cammini per la pace e la nonviolenza, Comune di Casalecchio di Reno – Casa per la pace “la filanda”, Bologna 2009

 

Approfondimenti:

  • Elorza, Documenti e discorsi del militare ingenuo, San Sebastian
  • Erasmo da Rotterdam, Contro la guerra, a cura di F.Gaeta, L’Aquila
  • Trattato sulla tolleranza, a cura di Palmiro Togliatti, Editori Riuniti Roma

 

Bibliografia ragionata:

  • Autori Vari, Bandiere di pace, Chimienti, Taranto
  • Aron, Pace e guerra tra le nazioni, tr.it. Comunità, Milano
  • Balducci E., Vinceremo noi pacifisti. Fosse anche tra mille anni, in L’Unità, 6 Marzo 1991
  • Bartels, L’Europa dei movimenti per la pace, in Giano n. 4/1990
  • Battistelli, Sociologia e guerra. Il problema della guerra nelle origini del pensiero sociologico, Archivio Disarmo, Roma
  • Bello Don Tonino, Alfabeto della vita, Paoline, Milano 2009
  • Bobbio, Il problema della guerra e le vie della pace, Il Mulino, Bologna
  • Collotti, G. Di Febo, (a cura di), Contro la guerra. La cultura della pace in Europa (1789-1939), Dossier Storia, Giunti, Firenze
  • Rochat G., L’Antimilitarismo oggi in Italia, Claudiana, Torino
  • Taylor, English History 1914-45. Oxford University Press

 

Analisi storiche:

  • Rochat G., L’antimilitarismo oggi in Italia, Claudiana, Torino
  • Rochat G., La tradizione antimilitarista del movimento operaio italiano, in La critica sociologica, 1976
  • Rochat G., Breve storia dell’esercito italiano dal 1861 al 1943, Einaudi, Torino

 

Analisi:

  • Branson, M. Haienemann, L’Inghilterra degli anni Trenta, Laterza Bari
  • Ceadel, Pacifismi in Britain, Oxford University Press

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E’ cosa buona che tu esista! Alla ricerca di un nuovo umanesimo

E’ cosa buona che tu esista! Alla ricerca di un nuovo umanesimo

EVENTO: Campo MIR – Movimento Internazionale Riconciliazione tra popoli

Eremo di Betania, Padenghe Sul Garda (BS) 5 agosto 2022 alle ore 15:00 (Durata: 3 ore)

Venerdì 5 agosto 2022 alle ore 15.00 interverranno a Padenghe Eremo Betania, Laura Tussi e Fabrizio Cracolici.  Parleranno della “tempesta perfetta” che sembra addensarsi sul nostro futuro, ma anche della speranza di un nuovo mondo possibile.  Di seguito pubblichiamo la scheda di Laura Tussi e il testo da cui partirà il confronto con i partecipanti al campo Mir: https://www.peacelink.it/cerca/index.php?q=laura+tussi

Per maggiori informazioni: https://www.facebook.com/events/1818419335017295/ o lauratussi.pace@gmail.com

 

Tutto il mondo sembra svegliarsi di scatto da un torpore lungo secoli dove abbiamo anteposto il profitto (spesso di pochi) alla nostra vita, al nostro prossimo, al nostro ambiente. Occuparsi dell’ambiente significa avere cura dei nostri figli, dei nostri nipoti, degli altri, insomma del nostro futuro, ma anche rivolgere uno sguardo più umanistico verso chi per un motivo o per un altro oggi non gode delle stesse nostre possibilità. Il nucleare è l’antonomasia di questo concetto che è in sostanza la realizzazione delle sovrastrutture che l’uomo ha costruito per nascondere il fatto che è ancora pienamente dominato dai propri istinti animali seppur molto più sofisticati.

Il nucleare inteso come fornitore energetico non ha ancora i crismi di sicurezza e resilienza che il pianeta e chi lo abita necessitano, ma abbiamo tecnologie per eludere questa risorsa piuttosto agilmente, basterebbe volerlo. Oggi possiamo parlare con persone a migliaia di chilometri di distanza, ma spesso, quando lo facciamo è per promulgare i nostri interessi personali e non quelli di una società evoluta. Il desiderio di avere una vita migliore passa da una spinta personale, ma se questa è realizzata in modo egoistico allora non porta mai ad una felicità concreta. Se il nostro percorso invece viene da una condivisione di intenti, le cose sono destinate a rimanere. Siamo asserragliati dietro concetti più grandi di noi che spesso ci portano a sentirci complicati e profondi, ma quando volgiamo lo sguardo sul mondo in maniera totale ci accorgiamo che la strada su cui siamo è da cambiare. I conflitti appena scoppiati all’interno dell’evolutissima Europa ne sono una rappresentazione quasi grottesca: siamo un popolo ricco, madre della fratellanza, culla della filosofia, patria della Bellezza e l’unica cosa che riusciamo a fare davanti ad un problema nettamente politico è scatenare una guerra.

 

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Mosaico di pace – A Vienna per smilitarizzare il mondo a partire dalle armi nucleari

Ican, Beatrice Fihn: “Lanceremo un piano per la fine delle armi nucleari”

Anche i rappresentanti di diverse associazioni ecopacifiste italiane collegate a Ican partecipano alla “Settimana di iniziative antinucleari”, che prevede inoltre un convegno scientifico (il 20 giugno), oltre alla vera e propria Conferenza degli Stati firmatari del TPNW, dal 21 al 23 giugno a Vienna.

La subalternità alla Nato
Il governo italiano, a causa del controllo Nato, non partecipa ai lavori, neanche in veste di osservatore, alla Conferenza degli Stati, parti del Trattato per la proibizione delle armi nucleari.

Una crescita antinuclearista e nonviolenta
La Delegazione delle associazioni ecopacifiste italiane ha fatto propri in questo percorso vari aspetti.
La consapevolezza strategica: l’intreccio tra minaccia nucleare e minaccia ecologico-climatica.
L’obiettivo generale che può essere rafforzato da iniziative locali di denuclearizzazione.
Il TPNW deve condizionare il percorso TNP (Trattato di Non Proliferazione), quindi finalmente la guerra deve diventare un tabù e la nonviolenza è il cammino che dobbiamo imparare a percorrere.

Le interrelazioni degli ecopacifisti
Durante il grande festival, i nostri attivisti hanno potuto ascoltare in video il primo ministro della Nuova Zelanda e il ministro degli Esteri austriaco. Hanno ascoltato le testimonianze dei sopravvissuti ai test nucleari in Kazakistan, nelle Isole Marshall e in Nevada, così come i sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki.
Per la partecipazione dell’Italia alla revisione del TPNW, invece, nessuna speranza si profila all’orizzonte.

Un importante intervento: Alessandro Capuzzo, movimento antinucleare di Trieste
Con la considerazione “strategica” di spazi aperti dai trattati internazionali, ha concluso la serata Alessandro Capuzzo, del movimento antinucleare di Trieste, in delegazione a Vienna.
Abbiamo confermato il nostro intento di puntare sull’evento collegato: “Give peace a chance”, che si è tenuto il 19 giugno e di cui Alessandro Capuzzo è tra i relatori rilasciando agli atti un documento.
La conferenza ha riunito rappresentanti statali, organizzazioni internazionali, comunità scientifica, sopravvissuti e società civile per discutere ed esplorare ricerche consolidate e nuove sulle conseguenze umanitarie e sui rischi delle armi nucleari.

La deterrenza nucleare è una minaccia per tutta la vita terrestre
La Conferenza scientifica di Vienna sull’impatto umanitario delle armi nucleari denuncia che la deterrenza è una minaccia per tutta la vita terrestre.
La nuclear ban week di Vienna arrivata a metà del suo percorso, prevede la revisione del Trattato di proibizione delle armi nucleari operata dagli Stati parte.
Martedì 21 giugno 2022 inizia a Vienna la conferenza di revisione del trattato di proibizione delle armi nucleari.
Ci sono all’Austria Center, parlamentari, sostenitori, esperti di politica, attivisti, creativi, funzionari delle Nazioni Unite e molti altri partecipanti della società civile e dei governi.

Ican meritato Premio Nobel per la Pace
Decisivo il ruolo di Ican che con Beatrice Fihn, direttrice esecutiva della Rete, ha preso la parola subito dopo il segretario generale dell’Onu Guterres e il presidente della Croce Rossa, Peter Mauer.

Una scadenza per l’eliminazione delle armi nucleari
L’ambasciatore Rüdiger Bohn stamattina è intervenuto a Vienna per la Germania ribadendo che l’obiettivo di Berlino rimane “un mondo libero dalle armi nucleari”. E fino a qui siamo nella normale retorica Nato, cui si conformano tutti gli Stati membri dell’Alleanza.
L’incontro coglierà il problema di una maggiore flessibilità in entrata del Tpnw e riuscirà a fissare una scadenza per l’eliminazione delle armi nucleari per gli Stati dotati di armi atomiche che decidessero di aderire al Trattato.
Alla conferenza di Vienna, denominata “Segmento di Alto Livello”, si susseguono le dichiarazioni degli Stati e gli interventi della società civile.

Mosaico di pace: https://www.mosaicodipace.it/index.php/rubriche-e-iniziative/rubriche/approfondimenti/la-parola-a-voi/3088-a-vienna-per-smilitarizzare-il-mondo-a-partire-dalle-armi-nucleari-2

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Disarmare il mondo dal nucleare? A Vienna si cercano soluzioni e la strategia giusta

Disarmare il mondo dal nucleare? A Vienna si cercano soluzioni e la strategia giusta

Mentre Putin e Biden agitano la minaccia nucleare, a Vienna si è discusso il TPNW, Trattato per l’abolizione delle armi di distruzione di massa nucleari.

La prima conferenza delle parti sul TPNW a Vienna, è stato un evento di interesse mondiale per l’abolizione delle armi nucleari che riguarda l’intera umanità.

A Vienna si sono trovate soluzioni per il disarmo con il Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari e il Premio Nobel per la Pace ICAN.

Le centinaia di partecipanti al Forum di Vienna sono stati accolti dal saluto di Beatrice Fihn, direttrice dell’International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (ICAN).

Beatrice Fihn ha lanciato un proclama: “lanceremo un piano per la fine delle armi nucleari”.

Gli ecopacifisti partecipanti al Forum di Vienna

Anche i rappresentanti di diverse associazioni ecopacifiste italiane collegate a ICAN hanno partecipato alla  “Settimana di iniziative antinucleari”, che ha previsto un convegno scientifico (il 20 giugno), oltre alla vera e propria Conferenza degli Stati firmatari del TPNW, dal 21 al 23 giugno 2022 a Vienna.

Il governo italiano, a causa del controllo e della subalternità Nato, non ha partecipato ai lavori, neanche in veste di osservatore, alla Conferenza degli Stati parti del Trattato per la proibizione delle armi nucleari.

Le delegazioni delle associazioni ecopacifiste hanno fatto propri in questo percorso vari aspetti.

La consapevolezza strategica: l’intreccio tra minaccia nucleare e minaccia ecologico-climatica.

L’obiettivo generale che può essere rafforzato da iniziative locali di denuclearizzazione.

Il TPNW deve condizionare il percorso TNP (Trattato di Non Proliferazione), quindi finalmente la guerra deve diventare un tabù e la nonviolenza è il cammino che dobbiamo imparare a percorrere.

L’inclusività multiculturale del Forum

Nel suo discorso introduttivo Beatrice Fihn ha sottolineato come l’organizzazione abbia lavorato duramente  per rendere il Forum e gli eventi della settimana il più inclusivi possibile. Beatrice Fihn, direttrice esecutiva di ICAN, ha concluso i lavori del Forum il 19 giugno scorso ospitando sul palco il numeroso staff di volontari (circa 40 persone) che con le attività di servizio hanno supportato organizzativamente l’incontro.

Il suo commiato è stato una decisa esortazione, tra gli applausi e le grida di giubilo dei partecipanti, a rimboccarsi le maniche sostanzialmente sulle modalità di lavoro fin qui percorse. Lo slogan è semplice e rischia anche una declinazione semplicistica: “The ban is the plan”. Si pensa cioé che il disarmo nucleare sarà la conseguenza della adesione progressiva degli Stati al TPNW.

Un meritato Premio Nobel per la pace a ICAN

Nel suo intervento Beatrice Fihn ha sottolineato che: “L’adozione di questo TNPW è frutto del ruolo chiave della società civile. Lavoreremo con i governi per implementare e universalizzare il Trattato” è stato concordato in una assemblea mattutina di ICAN.

Durante il grande festival, i nostri attivisti che sono collegati a ICAN con le varie associazioni ecopacifiste, hanno potuto ascoltare in video il primo ministro della Nuova Zelanda e il ministro degli Esteri austriaco. Hanno ascoltato le testimonianze dei sopravvissuti ai test nucleari in Kazakistan, nelle Isole Marshall e in Nevada, così come i sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki.

Per la partecipazione dell’Italia alla revisione del TPNW, invece, nessuna speranza si profila all’orizzonte.

L’intervento di Alessandro Capuzzo, movimento antinucleare di Trieste

Con la considerazione “strategica” di spazi aperti dai trattati internazionali, ha concluso la serata Alessandro Capuzzo, del movimento antinucleare di Trieste, in delegazione a Vienna.

Abbiamo confermato il nostro intento di puntare sull’evento collegato: “GIVE PEACE A CHANCE”, che si è tenuto il 19 giugno e di cui Alessandro Capuzzo è stato tra i relatori rilasciando agli atti un documento.

La conferenza ha riunito rappresentanti statali, organizzazioni internazionali, comunità scientifica, sopravvissuti e società civile per discutere ed esplorare ricerche consolidate e nuove sulle conseguenze umanitarie e sui rischi delle armi nucleari.

Il nucleare è la minaccia assoluta

La Conferenza scientifica di Vienna sull’impatto umanitario delle armi nucleari ha denunciato che la deterrenza è una minaccia per tutta la vita terrestere.

Lunedì 20 giugno, si è svolta, come da programma, all’Austria Center, la Conferenza scientifica sull’impatto umanitario delle armi nucleari organizzata dal governo austriaco.

Basandosi sulle precedenti conferenze di Oslo (marzo 2013), Nayarit (febbraio 2014) e Vienna (dicembre 2014) , Vienna ha fatto il punto sui risultati chiave di queste conferenze, e ha presentato nuove ricerche nelle sue tre sessioni di lavoro:

  • Fatti chiave su conseguenze e rischi umanitari  delle armi nucleari;
  • impatto delle armi nucleari sulla gente e sul pianeta
  • i rischi della deterrenza nucleare.

Il TPNW trattato Onu che proibisce le armi nucleari

Martedì 21 giugno 2022 ha avuto luogo a Vienna la Conferenza di revisione del Trattato di proibizione delle armi nucleari.

Erano presenti all’Austria Center, parlamentari, sostenitori, esperti di politica, attivisti, creativi, funzionari delle Nazioni Unite e molti altri partecipanti della società civile e dei governi. Decisivo il ruolo di ICAN che con Beatrice Fihn, direttrice esecutiva della Rete, ha preso la parola subito dopo il segretario generale dell’ONU Guterres ed il presidente della Croce Rossa, Peter Mauer.

L’ambasciatore Rüdiger Bohn è intervenuto a Vienna per la Germania ribadendo che l’obiettivo di Berlino rimane “un mondo libero dalle armi nucleari”. E fino a qui siamo nella normale retorica Nato, cui si conformano tutti gli Stati membri dell’Alleanza.

L’incontro ha colto il problema di una maggiore flessibilità in entrata del TPNW e riuscirà a fissare una scadenza per l’eliminazione delle armi nucleari per gli Stati dotati di armi atomiche che decidessero di aderire al Trattato.

Alla conferenza di Vienna, denominata “Segmento di Alto Livello”, si susseguono le dichiarazioni degli Stati e gli interventi della società civile.

Il percorso della proibizione delle armi nucleari a Vienna conclude una tappa importante  

La conferenza di Vienna è terminata con una dichiarazione di impegno per un mondo libero dalle armi nucleari. La sintesi del presidente austriaco ha previsto un piano d’azione per implementare il TPNW. Appuntamento in Messico tra cinque anni per la seconda revisione del Trattato.

L’incontro a Vienna degli Stati parti del Trattato di proibizione delle armi nucleari, sostanzialmente, si è concluso con l’approvazione di una DICHIARAZIONE e con la sintesi del presidente austriaco della Conferenza ONU Kmennt, che includerà il PIANO DI AZIONE per l’implementazione del Trattato.

*saggista e attivista pacifista