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Dall’obiezione di coscienza all’opzione fiscale

di Laura Tussi (sito)

Dall’obiezione di coscienza all’opzione fiscale.

“L’obbedienza non è più una virtù”

Lorenzo Milani 

L’obiezione di coscienza al servizio militare

L’alternativa alla difesa armata è il servizio civile. Il problema politico è che il movimento per la pace deve agire perché effettivamente sia organizzato, oltre che per l’assistenza sociale, per la finalità principale indicata dalla legge frutto delle nostre lotte come ad esempio un centinaio di Obiettori in galera e non dimentichiamolo e non dimentichiamo il ruolo della LOC -lega obiettori di coscienza, in questa conquista.

L’obiezione fiscale alle spese militari 

Negli Stati Uniti nel 1973, 70 mila famiglie si rifiutarono di finanziare la guerra in Vietnam e il vescovo di Seattle Raymond Hunthasen invitò all’obiezione contro la produzione di armi nucleari.

In Italia il primo caso di obiezione fiscale alle spese militari è considerato quello di Maurizio Mansueti di Sarzana – La Spezia, nel 1971.

Negli anni successivi sono vari gli obiettori che aprono la strada a questa concreta forma di protesta contro la guerra. La prima vera campagna nazionale promossa dal Mir, movimento nonviolento e Lega per il disarmo unilaterale elabora il documento da fare sottoscrivere dagli Obiettori: “la spirale di violenze inasprite dalla corsa al riarmo, ad est come ad ovest, non potrà essere spezzata da impossibili e falsi equilibri politici.

Il disarmo è possibile e possiamo cominciare da oggi solo se ognuno di noi saprà assumersi la responsabilità del proprio futuro praticando, se necessario, la via della disobbedienza civile, della non collaborazione, dell’obiezione di coscienza.

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Aldilà degli slogan, dei facili appelli alla pace, delle vane speranze di disarmo occorrono gesti concreti! Noi sottoscrittori esponenti del mondo religioso, politico, della cultura, venuti a conoscenza dell’iniziativa dei movimenti non violenti sull’obiezione fiscale e la restituzione dei congedi militari, proponiamo di non pagare quella parte di tasse 5,5% altrimenti destinate agli armamenti e chiediamo che vengano utilizzate per vere opere di pace”.

400 gli aderenti nel 1983 che diventano 10mila in occasione della guerra del Golfo del 1991: da scelta individuale e solitaria diventa un fenomeno rilevante, anche numericamente tanto da preoccupare non poco le autorità.

L’opzione fiscale 

Campagna – Sei per la pace, sei per mille

La pace non è semplice assenza di guerra, ma un percorso che si costruisce garantendo giustizia, luoghi per la ricomposizione dei conflitti e disarmo.

In un momento in cui le armi sono tornate a parlare nel cuore dell’Europa, è di prioritaria importanza lanciare un segnale concreto di volontà di disarmo da parte della popolazione.

Per questo è stata messa a punto la campagna “Sei per la pace, sei per mille” che chiede a tutti i contribuenti di versare il sei per mille della propria imposta Irpef a favore della protezione civile o altra istituzione pubblica che agisce nello spirito della difesa civile.

Un gesto concreto per dichiarare che non vogliamo più finanziare la difesa armata, bensì vogliamo costruire un percorso di difesa popolare e non violenta, come chiede da tempo la Rete Pace e Disarmo.

Per adesioni: peacelink.it/seipermille

Il comitato Promotore della Campagna “Sei per la pace, Sei per mille”, di cui fanno parte, tra gli altri, Luigi Ciotti, Francuccio Gesualdi, Alex Zanotelli, sta valutando la migliore veste giuridica in cui inquadrare l’iniziativa.

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BookCity 2022 – Resistenza e Nonviolenza creativa: un libro per la pace

di Laura Tussi (sito)

BookCity 2022 – Resistenza e Nonviolenza creativa: un libro per la pace

Libro di Laura Tussi

Prefazione di Alex Zanotelli

MIMESIS Edizioni

con scritti di Giorgio Cremaschi, Fabrizio Cracolici, Paolo Ferrero e altri attivisti

Un libro a più voci, sulle orme dei partigiani, per una nuova resistenza contro le minacce militare-nucleare, ecologico-climatica e della diseguaglianza sociale, con la forza della nonviolenza e gli strumenti della creatività.

In Italia abbiamo una settantina di bombe atomiche a Ghedi vicino a Brescia e ad Aviano in provincia di Udine e verranno adesso rimpiazzate dalle nuove e più terribili e sofisticate e mortifere bombe nucleari: le B 61-12.

E dobbiamo reagire non con la violenza, ma con la “nonviolenza creativa” cioè una nonviolenza che trova gli strumenti per dire no.

Per dire basta.

Significa disobbedienza civile, manifestazioni, e trovare tutte le strade che abbiamo per forzare tutti i poteri forti oggi a smetterla con questo pericolo nucleare. Ecco il lavoro che tocca a noi fare.

Resistenza e nonviolenza creativa: presentazione a Book City 2022

Libro di Laura Tussi, Mimesis Edizioni. Con Fabrizio Cracolici, Daniele Barbi, Gianmarco Pisa e con un messaggio di pace da Tiziana Pesce. Musica: Renato Franchi.

In collegamento con BookCity e Mondo Senza Guerre e Senza Violenza – Argonauti per la Pace

Forum Umanista Internazionale 2022

“Rendiamo reali le utopie, questo è il futuro!”

Sabato 19 Novembre 2022 ore 18

In STREAMING su Facebook @MSGSVFoppette 

Link di BookCity

Link Diretta Facebook

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Mosaico di pace presenta il libro Parole di cittadinanza

Mosaico di pace presenta il libro Parole di cittadinanza

Parole di cittadinanza

Glossario di Diritto ed economia e pratiche di cittadinanza per i diritti dell’uomo e della terra.

Libro di Francesco Pugliese

Recensione di Laura Tussi 

Edizioni Helios-Futura

Ho avuto il piacere di ricevere in omaggio dall’amico Francesco Pugliese il suo ultimo libro. Nella dedica manoscritta riporta una frase speciale e semplice al contempo che comprende le parole pace e bene. I primi vocaboli che devono determinare e costituire e costruire una cittadinanza attiva, autentica che stabilisca rapporti benevoli di accoglienza, solidarietà, aiuto reciproco e pace tra persone.

La pace naturalmente non si concretizza pienamente senza prima la gestione dei conflitti interpersonali e tra popoli e genti e minoranze.

Abbiamo potuto apprezzare dello stesso autore i libri Carovane per Sarajevo con Mimesis Edizioni e Abbasso la guerra, con relativa mostra documentaristica e espositiva, inerenti i grandi temi della pace, della nonviolenza, dei diritti umani.

Infatti Francesco Pugliese dallo statuto delle Nazioni Unite di San Francisco del giugno 1945 evince che i popoli devono essere decisi a salvaguardare e a salvare le future generazioni dal flagello della guerra che dopo i due conflitti mondiali ha portato indicibili afflizioni, pericoli, tragedie, catastrofi all’umanità intera. Dal baratro delle due guerre mondiali, l’umanità diviene portatrice di fede nei diritti fondamentali dell’essere umano per creare le condizioni di cui la giustizia, derivante dai trattati e dalle altre fonti del diritto internazionale, possa promuovere l’emancipazione e il progresso sociale.

Francesco Pugliese nel suo trattato enciclopedico, un’autentica enciclopedia di cittadinanza attiva, elenca un glossario di diritto e economia e pratiche di cittadinanza per i diritti dell’uomo e della terra, dal titolo appunto Parole di cittadinanza.

Il libro è dedicato agli studenti perché Francesco Pugliese è un insegnante di diritto ormai da moltissimi anni negli istituti superiori.

Infatti questo volume è stato concepito ed è maturato in ambito didattico, nell’ambito scolastico, nel contesto dove si praticano i diritti umani dalla base, e nelle attività degli ultimi anni di insegnamento. È dedicato a tutti gli studenti.

Nel glossario non sono presenti solo parole specifiche del lessico economico e giuridico, ma sono presenti persone, esempi, esperienze, canoni di esperienze e pratiche di cittadinanza attiva e persino protagonisti individuali e collettivi. Sono elencate parole da cancellare ad esempio “guerra” che è la negazione totale della cittadinanza vera.

Viene ampliamente menzionato il concetto di pace che è la condizione primaria della parola e del portato valoriale della Costituzione italiana, nata dalla Resistenza Antifascista, tra le più belle in tutto il mondo, e dei vocaboli uguaglianza, crisi climatica, diritto internazionale, diritti delle donne.

In modo imprescindibile sono elencati e commentati i diritti umani come la pace, l’ambiente che costituiscono il perno per ogni percorso educativo, istruttivo e formativo, come indicano i tanti documenti internazionali suggellati anche dal nostro Paese.

La diffusione di questo importante libro enciclopedico è anche finalizzata al finanziamento della costruzione di un pozzo per l’acqua potabile in Africa in rapporto ad altre esperienze simili.

Il libro si apre con una citazione di Albert Einstein “Il mondo è quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l’inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare”.

Con questa citazione l’Autore pone l’accento sulla grave piaga dell’indifferenza generale rispetto a tutto l’orrore che circonda l’umanità, dalla guerra, alla violenza strutturale, alla violenza sui migranti e sui più fragili della terra, e ancora l’indifferenza rispetto alla disuguaglianza sociale globale, e ancora riguardo ai cambiamenti climatici e all’attività militare che trova la sua massima espressione e si può trasformare in guerra nucleare anche solo per errore.

Un libro davvero enciclopedico sui tanti epiteti e sistemi valoriali e vocaboli descrittivi in cui si declina il concetto e l’ideale ultimo della Pace.

________

Francesco Pugliese

Parole di cittadinanza

Glossario di Diritto ed economia e pratiche di cittadinanza per i diritti dell’uomo e della terra.

Edizioni Helios-Futura

Il libro può essere richiesto direttamente all’autore franz_pugliese@yahoo.it

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“Caro Assange, non ti dimentichiamo”

“Caro Assange, non ti dimentichiamo”

Assange libero Reggio Emilia
(Foto di https://www.facebook.com/FREEASSANGEREGGIOEMILIA)

Durante la maratona mondiale di pensiero e azione per la libertà di Assange organizzata da varie associazioni e realtà pacifiste il 15 ottobre 2022, l’attivista italiana Laura Tussi ha diffuso il testo della lettera inviata a Julian Assange. L’avvocato di Assange, Jodie Harrison, l’ha fatta pervenire al padre.

Caro Julian,

sei incarcerato e osteggiato dai poteri forti per aver indagato e denunciato i crimini e i criminali di guerra in Afghanistan, in Iraq, nel carcere statunitense di Guantanamo.

Grande parte dei mainstream tradizionali, dei mass media convenzionali ti hanno dimenticato.

Ma noi no.

Noi non ti dimentichiamo e non ti abbandoniamo.

Oggi, 15 ottobre 2022, abbiamo realizzato da parte di varie realtà pacifiste una maratona mondiale di pensiero e azione di 24 ore non stop, con performances, messaggi, spettacoli, articoli, webinar per sostenerti e incoraggiarti, caro Julian, per sostenerti e incoraggiarti ad andare avanti, a resistere come con te facciamo tutti noi in questa macabra congiuntura di guerra e oscurantismo.

Julian, sei incarcerato nel Regno Unito.

I poteri forti ti vogliono estradare negli USA, dove hanno chiesto 175 anni di carcere, ossia l’ergastolo: una prematura morte certa, viste anche le tue precarie condizioni psicofisiche.

Julian, tu sei il simbolo mondiale della libertà di stampa.

Sei il simbolo mondiale della libertà di espressione, di pensiero, di azione.

Sei il simbolo mondiale della libertà.

Sei il simbolo mondiale della verità: il nuovo Prometeo.

E noi ti siamo vicini.

Noi stravaganti giornalisti e attivisti che non siamo considerati dai media ortodossi, ma scriviamo per siti come WikiLeaks, siti che hanno a cuore i temi della pace, del disarmo, dell’ambientalismo, della nonviolenza, della cooperazione internazionale e della riconciliazione tra popoli, genti, minoranze.

Riconciliazione, ma mai con fascismo e nazismo.

Perché nel mondo lo strapotere degli Stati Uniti è una dittatura persecutoria, autoritaria, criminale. Ossia senza mezzi termini fascista.

Noi con i nostri siti, i nostri libri, il nostro impegno ti siamo vicini per continuare una nuova resistenza.

La nuova resistenza degli anni 2000.

La resistenza del Terzo millennio.

Contro le superpotenze e i padroni guerrafondai e i signori della guerra che si contrappongono ai partigiani della pace.

I signori della guerra che costruiscono, producono e mercanteggiano armi per fomentare la guerra, la terza guerra mondiale, la potenziale e molto probabile apocalisse nucleare.

Caro Julian, noi siamo convinti che pacifismo è anche sperare che i delegati italiani non vadano alla Cop27 in Egitto, perché recarsi in Egitto significa omaggiare un regime che ha massacrato Giulio Regeni e tiene in ostaggio Patrick Zaki. Simboli anche loro della libertà.

Pacifismo significa anche boicottare i mondiali di calcio in Qatar, che è complice con i Saud e gli emirati arabi del massacro e della guerra civile in Yemen.

Il Premio Sacharov per la libertà di pensiero è stato assegnato dal Parlamento Europeo al popolo ucraino, ma per noi eri TU il destinatario più meritevole.

Per tutto questo e molto altro ancora noi ti siamo vicini.

Un caro saluto,

Laura Tussi

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La Pace salvata dalle bambine e dai bambini

La paix sauvée par les filles et les garçons

Peace saved by girls and boysPaz salvada por niñas y niños

La Pace salvata dalle bambine e dai bambini

I Bambini della pace

La storia dimostra che la guerra non risolve nessuna controversia internazionale e porta morte, distruzione, sofferenza, spostamenti di massa e crisi economica. Il rischio oggi, rispetto al passato, di utilizzare armi nucleari con il loro potenziale distruttivo per l’intera umanità è molto forte. Nonostante questo  ancora nessuno ha deciso di intraprendere una decisa azione per la Pace. Ecco perché c’è ancora bisogno che le scuole facciano la loro parte e che i bambini ed i ragazzi si mobilitino per salvare l’umanità dall’orrore della guerra. Accogliendo l’invito del Ministro dell’Istruzione che, con la circolare del 24/02/22, invitava a riflettere sul tema della Pace, ci siamo fatti promotori  di una proposta rivolta alle scuole di ogni ordine e grado di tutta l’Italia che ha poi ottenuto ampia condivisione. Un Flash Mob per la Pace che ha ottenuto tante adesioni in tutte le scuole. Permane tuttavia la necessità che le scuole parlino con i loro alunni e le loro alunne di Pace e Guerra. Per questo invitiamo tutte e tutti le/gli insegnanti a prevedere nella propria Programmazione Scolastica per tutto l’anno, l’ educazione alla Pace e alla Cittadinanza.

Un Ringraziamento particolare a Fabrizio Cracolici e a Laura Tussi per aver curato e realizzato questo video che potete  trovare  sulla  pagina di Youtube  https://youtu.be/besY2_BzS5ge . Per questo video sono state  utilizzate le immagini inviate dalle scuole italiane che il 4 aprile 2022 hanno partecipato al Flash Mob “La Pace sempre”,

Sulla Pagina facebook   https://www.facebook.com/Per-la-Pace-MCE-104530715563147  potete trovare tutti i materiali prodotti, anche quelli che non hanno trovato spazio nel video.

Ci scusiamo con l’Istituto Comprensivo di Cerea (VR)

che non compare, per un nostro errore, tra i partecipanti nei titoli di coda del video, ma ha partecipato attivamente con la Scuola dell’Infanzia di San Vito (VR). Ci scusiamo inoltre con l’Amministrazione Comunale e le Istituzioni Scolastiche di Soave, che si trova in provincia di Verona e non di Venezia, come indicato sempre per errore.

 

Movimento di Cooperazione Educativa – Gruppo Territoriale di Piacenza

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La storia della marcia per la pace Perugia-Assisi: nonviolenza creativa contro la guerra attuale

La storia della marcia per la pace Perugia-Assisi: nonviolenza creativa contro la guerra attuale

Alla luce della grave congiuntura di guerra e di oscurantismo che attualmente, a partire dal conflitto tra Russia e Ucraina, sovrasta il mondo, vogliamo riproporre il significato di rilevanza estrema di una manifestazione per la pace come la marcia Perugia Assisi come esempio e emblema delle tante manifestazioni attuali contro la guerra, che si svolgono in ogni paese e città del mondo.

La marcia per la pace contro Nato e contro la guerra tra Russia e Ucraina e altri conflitti nel mondo

L’idea della marcia per la pace e la fratellanza tra i popoli Perugia Assisi, la cui prima edizione risale al 24 settembre 1961, è una concezione che sottolinea come tutto fosse partito dalla ricerca di un’alternativa. Un’opzione, un  dovere da percorrere in contrapposizione alla realtà e alla logica della guerra certamente, ma anche un’alternativa concreta di contrasto al dolore delle donne che lo sguardo di Capitini incontrava nella campagna umbra: madri, mogli e figli di uomini gettati nell’agone bellico, vittime predestinate che la patria aveva chiamato alle armi o meglio mandato alla morte.

Con le pagine di In cammino per la pace, Capitini tornava su quelle che si sarebbero potute considerare le varie caratteristiche fondamentali della marcia, contro ogni guerra. Attualmente potremmo dire contro la terza guerra mondiale a frammenti che sempre più si estende. E diventa globale.

Le caratteristiche di una autentica e coerente Marcia per la pace.

Un nucleo indipendente di pacifismo integrale da far evolvere in chiave nonviolenta.

Un percorso di consapevolezza della pace in pericolo anche per i periferici e meno informati.

Un atto ‘spirituale’ in quanto occasione di parlare ai violenti di nonviolenza attiva e ‘in avanti’, chiara e razionale, ma anche critica dei mali esistenti e sempre tendente a promuovere larghe solidarietà e decise non collaborazioni.

Un tentativo di collegamento tra ciò che rappresenta il riformatore della nonviolenza San Francesco, ovviamente aldilà dell’autorità confessionale, e ciò che incarna la grande personalità di Gandhi.

Tutto questo in una marcia, nella prima di una lunga serie di marce per la pace e la nonviolenza, e al tempo stesso una marcia che noi oggi possiamo prendere a simbolo di tutte le manifestazioni contro la guerra possibili e auspicabili per testimoniare un impegno che è insieme individuale e collettivo.

Una Marcia per la pace coerente: da Gandhi a Capitini

Ripercorrere la storia della marcia ideata dal filosofo perugino e connessa a quella delle innumerevoli altre marce per la pace e la nonviolenza, come per esempio la marcia del sale voluta sempre da Gandhi in chiave anticolonialista e le marce dei pacifisti anglosassoni animati da Bertrand Russell, costituisce una opportunità particolarmente preziosa.

Tanto più se la ricostruzione avviene per immagini: se infatti l’occasione di rimarcare ancora una volta un tratto peculiare del marciare per la pace, per la nonviolenza, per la liberazione degli oppressi, per l’autonomia di chi è schiacciato dalle forme degenerate del potere e soffocato dall’impotenza di far sentire la propria voce di denuncia.

La peculiarità sta tutta nell’essere questo atto del marciare una decisa opposizione alla marcia di guerra. La guerra che ancora attualmente ci sovrasta e ci coinvolge. E che potrebbe sfociare nella terza guerra mondiale. Nell’apocalisse nucleare. Anche solo per un errore informatico.

Le manifestazioni contro la guerra come Resistenza e Nonviolenza creativa

Ma si tratta in verità di una posizione di opposizione che non si esaurisce. Che non esaurisce la propria spinta propulsiva in una mera reazione alla prudenza: essa muovendo dal dichiarare insufficiente quella realtà che esclude, che tende ad annullare la differenza per neutralizzare l’impossibilità di dissenso, si fa finalmente e prepotentemente opposizione creativa. Resistenza e Nonviolenza creativa. Per scongiurare la guerra. Nonviolenza creativa per mettere in atto tutti gli strumenti a nostra disposizione per costringere i potenti a abbandonare la decisione ultima della terza guerra mondiale e del conseguente Armageddon nucleare: costringere i signori della guerra, i poteri forti, a abbandonare gli ordigni di distruzione di massa nucleari, le cui testate sono stoccate in tutte le basi Nato, in Russia e in diversi paesi nel mondo.

Resistenza e Nonviolenza creativa con noi partigiani della pace. Non ci si limita a contestare e contrastare la violenza, ma a attualizzare l’impegno nel ricercare un’alternativa possibile nel prospettare un’altra strada: una strada altra.

Il percorso del cammino della nonviolenza attiva contro l’apocalisse nucleare per costruire insieme il futuro.

Su questa strada altra si incammina la nonviolenza, il cui termine non a caso Capitini desiderava venisse scritto e immaginato tutto attaccato: non un qualcosa che esiste e permane solamente in virtù del suo opposto, ma una realtà progrediente che fuoriesca dalla logica oppositiva per approdare a un terreno di condivisione, di confronto tra differenze, sempre comunque di coevoluzione e di creatività.

Proprio a questa strada altra e di nonviolenza creativa siamo chiamati a guardare, magari con la cura verso il passato della nonviolenza in cammino, la memoria dei nostri padri, dei nostri partigiani, ma soprattutto con l’attenzione rivolta alle nuove generazioni e alla realtà del costruire insieme un nuovo futuro possibile.

Memoria e futuro: una soluzione nonviolenta

Occorre applicare l’esercizio responsabile di una coscienza critica nei confronti delle varie forme di espressione della realtà insufficiente di cui diceva Capitini e che sono davanti agli occhi di tutti: micro e macro violenze. Reiterate oppressioni con implicazioni e ricadute sociali, politiche e economiche. Situazioni di sfruttamento di dominio dei corpi e delle menti, di genti, popoli e minoranze, che appaiono autoriprodursi. Logiche di profitto a tutti i costi che spesso e volentieri sacrificano la nobiltà di mezzi sull’altare di un fine solo apparentemente nobile. E poi ancora azioni violente dettate dalla sete di prestigio, esclusioni sociali per motivi ideologici e culturali. E ancora stragi. Massacri. Morti.

La strada di ogni marcia per la pace e la nonviolenza sia il cammino di tutti, la strada maestra da condividere fin nelle sue innumerevoli possibili diramazioni.

Sia la strada e la comprensione reciproca che dal semplice buon senso e della mera tolleranza ci fa arrivare finalmente all’inclusione e alla valorizzazione dell’altro nella sua autonomia.

Sia in ultima istanza la strada di una sempre rinnovata fiducia nella capacità trasformativa di ogni donna e di ogni uomo. Contro la guerra. In ogni spazio, in ogni tempo.

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Resistenza e Nonviolenza creativa: libro contro la guerra. A San Vittore Olona – Milano

Resistenza e Nonviolenza creativa: libro contro la guerra

Evento promosso da A.N.P.I. San Vittore Olona e Associazione Culturale La Zuppiera, con il patrocinio del Comune di San Vittore Olona

Presentano:

RESISTENZA E NONVIOLENZA CREATIVA: libro contro la guerra

MIMESIS EDIZIONI

Un libro a più voci, sulle orme dei partigiani, per una nuova resistenza contro le minacce militare-nucleare, ecologico-climatica e della diseguaglianza sociale, con la forza della nonviolenza e gli strumenti della creatività.

In Italia abbiamo una settantina di bombe atomiche a Ghedi vicino a Brescia e ad Aviano in provincia di Udine e verranno adesso rimpiazzate dalle nuove e più terribili e sofisticate e mortifere bombe nucleari: le B 61-12.

E dobbiamo reagire non con la violenza, ma con la “nonviolenza creativa” cioè una nonviolenza che trova gli strumenti per dire no.

Per dire basta.

Significa disobbedienza civile, manifestazioni, e trovare tutte le strade che abbiamo per forzare tutti i poteri forti oggi a smetterla con questo pericolo nucleare. Ecco il lavoro che tocca a noi fare.

 

Ne parliamo con l’autrice Laura Tussi

e con Fabrizio Cracolici.-.

Venerdì 11 Novembre

Ore 21

Villa Adele

Via F.lli Bandiera 12,

San Vittore Olona.-.

 

Con intervento musicale di

Alessandro Tinti.-.

 

Parte del ricavato della vendita del libro sarà devoluto alla

Fondazione Vittorio Arrigoni – Vik Utopia, Restiamo Umani

Link evento:

https://fb.me/e/3Dsrsqfm6

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Gramsci Oggi con articoli di attualità

Gramsci Oggi con articoli di attualità

Gramsci Oggi con articoli di attualità.
Intervista a Giorgio Cremaschi.
Recensione al libro Partigiano Il miracolo della corda.
Recensione al libro Sono morto come un vietcong. Leucemie di guerra.
Buona lettura su Gramsci Oggi !!!

Nato e guerra. Intervista a Giorgio Cremaschi di Laura Tussi

Conversazione di Laura Tussi con Giorgio Cremaschi.

Al vertice di Madrid, la Nato approva il più importante rafforzamento delle proprie capacità dalla fine della guerra fredda e porterà le forze militari a oltre 300 mila unità. Così afferma il segretario generale Nato Jens Stoltenberg nella conferenza stampa di presentazione del vertice di Madrid. Può argomentare queste affermazioni?

Penso che la questione sia che questa è addirittura la conclusione cioè l’aumento delle armi, dell’armamento, e l’argomento scottante compreso – è bene sottolinearlo – quello dell’armamentario nucleare. Il punto di partenza, in qualche modo è ancora più grave. Perché da un certo punto di vista salta un’ipocrisia cioè noi che siamo contro la Nato abbiamo detto che non è vero che la Nato e un’alleanza euroatlantica, ma in realtà la Nato è un’alleanza militare mondiale. L’Occidente contro il resto del mondo. E diciamo così: il documento strategico appunto 2022 definisce chiaramente questo, perché ovviamente dice che la Russia è il nemico principale con cui c’è uno scontro, con un’affermazione proprio di rottura totale. Ma a parte questo vi è la gravità di questo documento. Non mi risulta che altri documenti della Nato avessero affrontato questo tema. E hanno individuato come secondo nemico la Cina. La Cina non è in Europa. Eppure viene individuata come secondo nemico. Viene detto che la Cina, con la sua politica, minaccia – testuali parole – gli interessi, la sovranità e i valori della Nato: quindi la Cina è considerata il secondo nemico. Ovviamente vengono elencati poi gli stati nemici classici (Iran, Corea eccetera) e si definisce un impegno militare della Nato in vaste zone del mondo, come il Sahel e il Medio Oriente e l’Indocina. Ritorna in campo l’Indocina. Dall’epoca del Vietnam non sento più parlare dell’Indocina. Quindi il punto più grave, secondo me, è passato probabilmente sotto silenzio perché viviamo travolti da una propaganda guerrafondaia è che la Nato con questo documento non solo ha deciso di rafforzare il conflitto con la Russia, ma ha assunto una dimensione di conflitto mondiale cioè la Nato è in guerra con tre quarti del mondo, il mondo dei Brics, poi vi è un elenco vario, è un manifesto ideologico: i nostri valori e i loro. Noi siamo la democrazia, voi siete le dittature: è un documento di guerra al resto del mondo, dall’Occidente al resto del mondo ed è di una gravità inaudita perché, ripeto, saltano un po’ di attenuazioni, di ipocrisie che si erano tenute nel passato. La Nato non è più euroatlantica anche se i suoi aderenti si chiamano euroatlantici, ma è un’alleanza militare mondiale che sfida il mondo. Questa è la verità ed è questo l’aspetto gravissimo dal punto di vista militare – cioè il riarmo di massa che propone e la convinzione profonda che l’arma nucleare sia uno strumento di pace (…) continua.

 

 

Il miracolo della corda

Recensione al libro

Il miracolo della corda.

Autori: Elvio e Monica Alessandri

Recensione: Laura Tussi

Immagine di copertina: Demetrio Buroni

Progetto grafico: William Buroni

 

Gli Alessandri sono una nota e conosciuta famiglia di Cagli, un paese nelle Marche. La loro è una vita tumultuosa.

La loro è una storia difficile.

Una storia che non si può narrare tanto facilmente. Ma Monica, la figlia di Elvio Alessandri, riesce nel suo intento fino ad arrivare a scrivere un libello narrativo e riflessivo.

Un libricino, un pamphlet che racchiude una grande memoria. La storia nella Storia.

Monica Alessandri, l’autrice del libro, narra minuziosamente e raccoglie la memoria e l’importante testimonianza di suo padre Elvio.

Elvio è un giovane partigiano. Di soli tredici anni. Lui ha fatto la Resistenza con suo padre Imbriano, primo di molti fratelli. Imbriano imbraccia il fucile da caccia con il piccolo Elvio e si dà alla macchia da Partigiano.

Questo libello non ha nessuna ambizione, nessuna pretesa. Ma semplicemente il desiderio di provare a narrare i fatti e le piccole vicende con umili riflessioni.

Eventi istantanei, ma immensi, rimasti nei cassetti della memoria nell’interminabile alfabeto della storia scritta con la S maiuscola e con la consapevolezza di raccontare i tanti piccoli fatti della grande storia.

Gli Alessandri sono una famiglia molto unita. Politicamente tutti seguirono l’idea socialista del loro padre che intorno al 1900 lottò a fianco della classe operaia e contadina contro il potere dei padroni che dominavano e soffocavano con arrogante autorità i diritti dei più deboli. Negli anni ‘20 del Novecento, la famiglia Alessandri fu la più perseguitata proprio perché aveva apertamente dichiarato la sua avversione contro il regime fascista.

Gli atti di violenza fascisti e squadristi che subì Imbriano furono molti.

L’umiliazione e il sopruso.

Erano i tempi in cui gli antifascisti ascoltavano Radio Londra.

E anche la scuola non si sottraeva allo squallido gioco propagandistico dell’organo di regime. L’educazione dei giovani balilla era imperniata di arroganza, di competizione sfrenata, di vanto spudorato del sopruso verso i più fragili, i più umili, gli ultimi. Elvio è costretto da questa subcultura ignobile. Ma con suo padre e con tutta la famiglia avevano già scelto. Avevano scelto da che parte stare. Di parteggiare e non essere indifferenti.

Le leggi razziali nel 1938 imperversavano.

La famiglia Alessandri pur consapevole del pericolo, si adoperò per mettere in salvo una famiglia ebrea e ci riuscì. Nel 2005 alcuni membri della famiglia Alessandri sono stati insigniti del titolo di Giusti tra le nazioni.

Si avvicina l’armistizio.

Badoglio annuncia l’armistizio.

È l’8 settembre del 1943. Così Imbriano e Elvio impugnano le armi e si danno alla vita clandestina come partigiani con altri compagni.

Quello è un periodo intenso.

La vita si è sbizzarrita a mettere in scena il peggio dell’uomo, l’uomo forte, ma anche il meglio dell’impegno e il sacrificio di tutte le persone per un riscatto di dignità contro le nefandezze e la violenza fascista.

Da un lato gli istinti più abietti e spregevoli, dall’altro il valore, gli ideali, l’altruismo, il coraggio.

In mezzo l’indifferenza, zona d’ombra senza dignità.

Il racconto rende solo un’immagine sbiadita della realtà che Elvio, Imbriano e i compagni hanno vissuto in modo così vibrante e intenso come partigiani. Purtroppo nonno Imbriano perde la vita durante gli scontri.

Il titolo del libro. Perché questa frase? Il miracolo della corda?

Il nodo al centro della corda, quello creato dalle esperienze fortemente condivise, non lo scioglie nemmeno la morte. È indistruttibile.

La morte può uccidere gli uomini, ma non le loro idee, i loro ideali. Non i legami in vita che essi hanno creato.

E Elvio, raccontandosi, conferma che ha un nodo in comune con ogni persona che ha amato e ama la libertà e la pace e per cui ha lottato e rischiato la vita.

 

Sono morto come un vietcong. Leucemie di guerra

Giulia Spada, è autrice di un romanzo e soprattutto di un racconto di forte denuncia e coraggiosa presa di consapevolezza e di autentica decisione di assunzione di una grande responsabilità: la testimonianza per la pace.

di Laura Tussi

Una posizione netta, decisa e ferma contro la guerra. Giulia adesso scrive. Non si ferma e scrive “Sono morto come un vietcong”. Giulia si considera giustamente un’orfana di guerra. Suo padre è stato ucciso da una malattia che ha contratto nella zona di Teulada. Un territorio dal 1950 teatro di guerre chiamate “simulate”. E lei è convinta di questo omicidio causato dall’inquinamento bellico. Si spara, si bombarda, dal mare, da terra, dall’aria proprio ‘come in Vietnam’, in una geografia e tipologia della morte che è allucinante, inverosimile, macabra.

Un affronto, una ingiuria atroce alla Sardegna e alla salute di chi è costretto a respirare le polveri cancerogene della guerra, nelle zone militari e non solo, in un nefasto odore di morte. Ma Giulia non si arrende. Giulia scrive e denuncia. Proprio la morte del padre, ucciso nel 2003 da una leucemia, ha ispirato l’ultimo libro dell’ autrice da qualche tempo trasferita a Milano. Come tanti emigrati guarda con altri occhi una terra meravigliosa, la sua Sardegna, con tante potenzialità paesaggistiche, culturali, artistiche, turistiche e un patrimonio ambientale e umano unico che Giulia esprime soprattutto e in modo molto dettagliato e pertinente nel suo romanzo “Sono morto come un vietcong”.

Giulia era una bambina quando suo padre è morto. Nei discorsi nell’ambito della famiglia l’argomento provoca ancora troppo dolore, perché sembra ancora inverosimile morire di guerra, ma risulta sempre più una realtà spietata e più che mai di stringente attualità.

“Sono morto come un vietcong” è un romanzo e soprattutto un autentico e vero racconto di denuncia e testimonianza che vorrebbe aiutare i sardi e tutti gli attivisti per la pace a prendere coscienza di quel che accade. Lo Stato ha deciso di sacrificare una parte del territorio dell’Isola, che da Roma magari è lontano, ma che dalla geopolitica è giudicato scarsamente popolato, e quindi utile per certi scopi. Che per adesso sono solo militari, ma in futuro, molto probabilmente, teatro di guerra, di lutti, carneficine, massacri, stragi.

Il rischio non è solo quello di depositi di scorie nucleari in Sardegna.
I poligoni militari sono stati il primo passo.Le persone devono sapere e soprattutto prendere coscienza che l’Italia affitta a eserciti di tutto il mondo – e soprattutto agli Stati Uniti e al patto atlantico – la terra di Sardegna con lo scopo che essa venga bombardata. E che il ritorno economico per la Sardegna è nullo. Lo ammette lo stesso Stato riconoscendo degli “indennizzi” alle comunità che devono sopportare la presenza delle servitù militari della Nato più estese d’Europa. Pochi stipendi in cambio di un territorio unico da bombardare. Con tutto quel che ne consegue, soprattutto le polveri della guerra che provocano tumori, leucemie e molte altre patologie mortali e tanta sofferenza.
Il caso di Quirra è sconcertante.(…) continua

 

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Resistenza e Nonviolenza creativa

Resistenza e Nonviolenza creativa

Libro: Resistenza e Nonviolenza creativa.

Mimesis Edizioni/Eterotopie

di Laura Tussi

Questo libro contiene tre disegni realizzati da mamma Angela nel limite dell’età e della grave patologia. Ho voluto dedicare il volume a mia madre figlia di nonno Luigi un Resistente durante il ventennio fascista fino al 25 Aprile 1945: la Liberazione.

Cara mamma Angela

a Te che ci hai tramandato tutti gli ideali

contenuti in questo mio saggio.

Tua Laura

“La responsabilità dell’uomo non può affidarsi né a un potere né a un Dio, ma deve impegnarsi nel nome della propria responsabilità di essere umano”.

Stéphane Hessel

Stiamo vivendo in una congiuntura storica del tutto paradossale: ogni giorno si fa sempre più vicina l’eco del conflitto russo-ucraino e le grandi potenze, invece di perseguire la politica del disar­mo inaugurata negli anni ’70, corrono invece ver­so un implemento del proprio arsenale atomico, come in una macabra gara il cui unico traguardo possibile è l’armageddon nucleare. La Cina infatti possiede 200 ordigni, ma entro il 2030 vorrebbe raggiungere il migliaio; gli Stati Uniti hanno già 3000 bombe pronte al lancio e lo storico rivale, il Cremlino, ne ha almeno altrettante puntate verso ovest.

Solo la creatività può salvare il mondo.

PREFAZIONE al libro Resistenza e Nonviolenza creativa.

L’impegno dell’umanità

nell’era nucleare

di Alex Zanotelli

Un grande grazie prima di tutto a Laura Tussi e Fabrizio Cracolici di Disarmisti esigenti e di PeaceLink per il lavoro e l’impegno che hanno fatto e che stanno attuando e attivando. Noi viviamo un drammatico momento della storia umana. Siamo fra due micidiali pericoli: davanti alla crisi ecologica che ci potrebbe portare all’estinzione e

all’estate incandescente e davanti alla crisi nucleare, alla guerra nucleare, che potrebbe portarci a un inverno nucleare. È in questione la sopravvivenza dell’umanità su questo pianeta.

Ecco perché è fondamentale il lavoro svolto da Laura e Fabrizio per far conoscere a tutti la gravità del momento. Siamo sull’orlo oggi del baratro in particolare per la questione dell’Ucraina. Ma tra qualche mese arriverà l’altra grande questione fra Usa e Cina sull’isola di Taiwan. E avanti così. Basta nulla. Basta un incidente. Il problema è che le grandi potenze sono armate fino ai denti.

Proprio le grandi potenze.

Gli Stati Uniti hanno 3000 bombe nucleari pronte al lancio. La Cina ne ha 200, ma entro il 2030 vuole arrivare almeno al migliaio.

La Russia ne ha tante anche essa pronte al lancio. E vari altri paesi che hanno la bomba atomica e vogliono continuare a incrementare il loro armamentario nucleare. È assurdo quello che sta avvenendo.

Basta un minimo incidente e salta tutto.

Salta e si estingue la razza umana su questo pianeta. Ecco perché è importante allora far informazione seria: far girare informazione seria. Uscire davvero da questo macabro

gioco.

Dobbiamo dire basta alle bombe nucleari.

Basta costruirle. Non possiamo più avere queste bombe in Italia.

In Italia abbiamo una settantina di bombe atomiche a Ghedi vicino a Brescia e ad Aviano in provincia di Udine e verranno adesso rimpiazzate dalle nuove e più terribili e sofisticate bombe nucleari: le B 61-12. (…) continua

Con i contributi di:

Angela Belluschi, Chiara Castellani, Fabrizio Cracolici, Giorgio Cremaschi, Gianfranco D’Adda, Paolo Ferrero, Renato Franchi, Agnese Ginocchio, Alessandro Marescotti, Alfonso Navarra, Gianmarco Pisa, Alex Zanotelli

Libro in vendita in tutte le librerie e gli store editoriali da ottobre 2022

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Dopo Hiroshima. E ora?

Dopo Hiroshima

E ora?

Durante gli anni ’50 del secolo scorso, l’incubo dell’atomica e la guerra fredda turbano la vita di un mondo che cerca di trovare sé stesso e uscire dalle macerie ancora fumanti della Seconda guerra mondiale. Sono gli anni della guerra in Corea e dell’occupazione sovietica dell’Ungheria. Il movimento internazionale dei partigiani della pace raccoglie il NO alla guerra e promuove imponenti campagne che coinvolgono milioni di uomini: il primo movimento di massa per la pace nella storia. In Italia l’impegno per la pace si salda alle lotte per il lavoro e alla non facile costruzione di una nuova democrazia fondata sulla Costituzione. La bandiera iridata della pace simboleggia un impegno diffuso nelle più lontane contrade. Gli scioperi “alla rovescia” – di cui tra gli epigoni ci fu Danilo Dolci – e le lotte pacifiche per la terra caratterizzano quegli anni, ancora segnati dal sangue dei lavoratori.
Tante le proteste e le iniziative, soprattutto dei portuali, contro l’arrivo delle armi americane in Italia. Evento che si verifica anche attualmente.
Nel 1951 la camera approva la legge per il riarmo con 325 voti.
A Livorno si tiene un convegno delle città sedi di basi militari straniere.

Danilo Dolci si trasferisce in Sicilia a Trappeto vicino a Palermo.

Sono gli anni dell’appello Russell-Einstein cui seguirà la fondazione del movimento Pugwash. Apre un’epoca la marcia del 1958 nei pressi di Londra dove fa esordio quello che diverrà il celebre simbolo universale del movimento pacifista ideato da Gerard Hiltom composto dalla lettera N nucleare e dalla lettera D disarmo. Calosso, socialista e Giordani, cattolico, unificano le loro proposte di legge per il riconoscimento della obiezione di coscienza. Un operaio di una fabbrica del milanese, Franco Alasia, si rifiuta di lavorare per realizzare strumenti bellici e viene licenziato. In quegli anni, il tribunale di Milano condanna i due giornalisti Renzi e Aristarco per la sceneggiatura del film L’armata s’agapò sull’occupazione della Grecia. In quel periodo, sono 11 milioni le firme in Italia sull’appello di Vienna contro la guerra nucleare. E in seguito la Nato decide l’installazione di nuovi missili in Europa. Tante le proteste e tra esse un forte appello delle donne di Vicenza. Il premio Nobel per la pace Noel- Baker proclama: “La guerra è una dannata, sporca cosa. La guerra ha distrutto una civiltà dopo l’altra. Devolverò l’ammontare del premio assegnatomi ad azioni che promuovono il disarmo internazionale”.
Quando nel nostro paese dominava il fascismo, gli studenti erano pieni del desiderio di dedicare tutta la loro attività alle opere della scienza e della pace.
Il fascismo già parlava di guerra, già preparava gli italiani alla guerra.
Per la difesa della cultura, della centralità della pace e per la conquista della libertà, gli studenti sono riusciti a trovare gli operai delle fabbriche di Napoli, ad esempio, e con loro hanno lottato sino da allora per la pace.
Il comitato per la difesa della pace dell’Ansaldo di Genova dichiara a nome dei lavoratori “che nei due stabilimenti non si costruiranno mai più materiali bellici di qualunque genere” e ripete, con i portuali, le parole d’ordine da loro lanciate: “niente armi. Niente guerra, ma lavoro e pace per i popoli”.