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Terrestrità: una canzone d’amore per il pianeta

di Laura Tussi (sito)

Il libro “Memoria e futuro” e le installazioni “I Love You Earth” di Yoko Ono: due modalità per risvegliare le coscienze al rispetto dell’ambiente

 

I love you, earth, you are beautiful

I love the way you are
I know I never said it to you
But I wanna say it now

I love the way you shine
I love your valleys, I love your mornings…
Over blue mountains, over green fields
I wanna scream about it now

Gli esseri umani appartengono alla Madre Terra, unico ecosistema globale di esseri viventi e non viventi. Questo fondamentale presupposto dovrebbe essere il punto di partenza per condurre uno stile di vita sostenibile e rispettoso dell’ambiente. E se i governi non danno risposte convincenti a questa esigenza, sono gli attivisti, ma anche gli artisti, che spesso si mobilitano per cercare di diffondere questo messaggio. Pensiamo al noto movimento giovanile Fridays for Future, ma anche, in ambito musicale, all’ultimo album “Karma Clima” dei Marlene Kuntz, in cui Cristiano Godano e soci hanno affrontato il tema del cambiamento climatico (link alla recensione: http://www.lisolachenoncera.it/rivista/recensioni/karma-clima/ )

Tra i molti esempi di campagne ed interventi di sensibilizzazione promossi in tempi recenti, vorrei citare due esempi relativi allo scorso anno ma che sono ancora di stringente attualità. Del resto, gli effetti del riscaldamento globale sono stati visibili nel corso di tutto questo 2022, con temperature notevolmente superiori alle medie stagionali; su un altro fronte, lo scoppio del conflitto russo-ucraino ha poi risvegliato i fantasmi della possibilità di una guerra nucleare, oltre alle pesanti ricadute sugli equilibri mondiali ed ambientali. Pertanto, ogni evento o azione a favore del disarmo e della tutela del pianeta merita di essere adeguatamente illustrato e valorizzato.

Il primo esempio è costituito dall’operato di un collettivo, composto da alcuni esponenti del gruppo “Disarmisti Esigenti” e da altri aderenti alla Campagna Internazionale per la messa al bando delle Armi Nucleari (ICAN). Essi hanno lanciato, tramite la pubblicazione del libro “Memoria e Futuro” edito da Mimesis e pubblicato nel marzo 2021, un appello per la costituzione di una Rete per l’Educazione alla Terrestrità. Promotore dell’iniziativa è stato Alfonso Navarra, che ha curato il volume insieme a Laura Tussi e Fabrizio Cracolici.

“Terrestrità” è un neologismo che esprime un semplice concetto: gli esseri umani sono tutti figli di una Grande Madre, la Terra, un super-organismo vivente, pertanto le loro scelte devono essere in armonia con essa, nell’ottica della protezione e dell’utilizzo consapevole delle sue risorse. Il libro è un’opera collettiva, uno strumento culturale militante in cui personaggi impegnati in diversi ambiti hanno voluto apportare il proprio contributo al complesso dibattito relativo alle problematiche ambientali. Lo spirito che lo anima affonda le sue radici nella memoria valorizzante l’esperienza della Resistenza, nell’ottica di un futuro in cui il rispetto verso il sistema complessivo della vita comporti anche la definitiva proibizione della produzione e dell’utilizzo degli ordigni atomici.

Buona parte del volume è dedicata alla questione del disarmo nucleare, rispetto alla quale il nostro Paese non ha preso, purtroppo, una posizione decisiva. Tra il 21 ed il 23 giugno scorso, infatti, a Vienna ha avuto luogo il primo incontro delle parti del Trattato per la Proibizione delle Armi Nuclear(TPAN). Quest’ultimo, entrato in vigore nel gennaio 2021, è il primo trattato internazionale il cui obiettivo è l’eliminazione totale di questo tipo di armi, partendo dal loro devastante impatto umanitario e ambientale. In qualità di membro della NATO, l’Italia non ha però partecipato alla conferenza di negoziazione del TPAN e si è allineata alla ferma opposizione dell’Alleanza atlantica nei confronti del Trattato. 

La restante parte dell’iniziativa editoriale è invece composta da una serie di riflessioni a sostegno della RET. Tra gli autori che hanno contribuito alla realizzazione del volume mediante una serie di articoli o interventi, oltre ai già citati Cracolici, Navarra e Tussi, possiamo menzionare Moni Ovadia, che si rivolge ai giovani in una lettera aperta (scritta a quattro mani con Navarra) affinché prendano posizione contro la guerra e l’emergenza climatica; padre Alex Zanotelli, che formula un invito a rivedere i nostri stili di vita all’insegna di una maggiore sostenibilità; Vittorio Agnoletto ed il suo auspicio nei confronti di un Servizio sanitario nazionale efficiente, libero e gratuito. E poi un ricordo di Stanislav Petrov, il giovane colonnello sovietico che nel 1983 sventò un attacco nucleare dell’URSS nei confronti degli USA; il riferimento a Papa Francesco e alla sua enciclica Laudato si’, alla quale lo stesso Moni Ovadia ha dedicato uno spettacolo (link alla recensione: https://marynowhere.com/2021/08/10/moni-ovadia-lutopia-e-possibile/); il lungo excursus, a firma di Luigi Mosca, del percorso compiuto dall’umanità “per uscire dalla barbarie”. Su tematiche analoghe, infine, si sono espressi anche Mario Agostinelli, Antonella Nappi, Rocco Altieri, Antonia Baraldi Sani, Giuseppe Farinella, Oliviero Sorbini, Nadia Scardeoni, Antonio Ciccioni, Mario di Padova, Pola Natali Cassola e i musicisti Renato Franchi, Gianfranco D’Adda e Agnese Ginocchio, che a vario titolo hanno aderito alla Rete per l’educazione alla Terrestrità. Significativo è infatti l’apporto che gli operatori culturali, sociali e gli educatori svolgono in questo senso, affinché avvenga il riconoscimento della Madre Terra come “l’albero vitale cui, come foglie, siamo indissolubilmente legati per la vita” (Luigi Mosca, p. 114).

A questa pubblicazione, che prende una posizione precisa in termini di impegno e militanza, vorrei accostare un’esperienza che appartiene all’ambito artistico, indubbiamente molto diversa nelle sue modalità, ma il cui scopo è il medesimo: risvegliare le coscienze passando per la parte emotiva degli individui, tramite il coinvolgimento dell’intero sistema percettivo, invitando chi osserva ad un coinvolgimento personale che possa indirizzarlo ad aderire, consciamente o inconsciamente, all’idea di “Terrestrità”. Lo scorso anno Yoko Ono, artista da sempre impegnata in prima linea nella diffusione della cultura della pace e nella difesa della causa ambientalista, ha realizzato un progetto denominato “I Love You Earth”, costituito da una serie di grandi poster sparsi per le strade d’Inghilterra.

Si tratta di una tipologia di intervento che ricorda i manifesti con la scritta “War Is Over” affissi nel 1969 per iniziativa di John Lennon e della stessa Yoko come invito a fermare la guerra del Vietnam. Concepita originariamente come titolo della traccia dell’album “Starpeace” (1985), poi ripubblicata in “Warzone” (2018), già utilizzata in una campagna del 2017, la frase “I Love You Earth” è stata tradotta in opera d’arte in occasione dell’Earth Day, per due settimane, nel mese di aprile 2021.Organizzata dalle Serpentine Galleries nell’ambito di “Back to Earth”, un progetto che invitava poeti, artisti, architetti e scienziati a offrire il loro contributo per un mondo migliore, la rassegna si è sviluppata “occupando” una serie di spazi pubblicitari all’aperto, convertendoli in grandi “vetrine” con slogan dedicati all’amore per il pianeta Terra.

Negli intenti di Ono, la campagna vuole agire come una “provocazione gentile”, stabilendo una relazione attiva tra artista e spettatore. “I Love You Earth” vuole infatti essere un “promemoria” per coloro che vedono i cartelli affinché possano chiedersi: “amo la Terra? Come sto esprimendo questo rapporto d’amore? Potrei fare di più?” In questo modo anche i semplici passanti sono incoraggiati a fermarsi un momento e riflettere sui propri sentimenti di responsabilità verso il pianeta. La pratica di Ono di usare semplici affermazioni, domande o istruzioni come un modo per “spostare “le percezioni, spesso profondamente, può essere fatta risalire alla fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta, quando in qualità di artista di avanguardia passò dal sollecitare il suo pubblico a interagire con le sue opere “fisiche” a presentare le “istruzioni” come atti artistici veri e propri. Il suo libro “Grapefruit”(1964) – (link alla recensione: https://marynowhere.com/2018/10/20/instructions-for-life-un-assaggio-di-grapefruit/), uno dei suoi lavori più influenti di sempre, che ispirò anche John Lennon nella composizione di Imagine, comprende una raccolta di inviti ed “istruzioni” al lettore, molti dei quali attirano l’attenzione sulla terra, il cielo, il vento e altri elementi naturali, coinvolgendolo attivamente nel processo creativo e alimentando la sua presa di coscienza nei confronti della Madre Terra. L’atto artistico, come sempre avviene nei lavori di Yoko, si realizza e si completa pertanto solo tramite l’interazione tra chi ha ideato l’opera e chi ne usufruisce. Un pensiero d’amore verso la Terra non è un gesto risolutivo, ma può portare ad una riflessione nell’ottica di raggiungere l’obiettivo della “terrestrità”.

Quello di “terrestrità” è un concetto fondamentale, che ognuno di noi è chiamato a fare proprio secondo le proprie possibilità, in qualità di attivista, artista, educatore, studente o cittadino. Perché non è la Terra ad appartenere all’uomo, ma è l’uomo ad appartenere alla Terra: pertanto è necessario, in tutti i modi possibili, alimentare la memoria storica, soprattutto quella del nostro passato recente, per costruire un futuro in cui la frase “I Love You Earth” non sia solo uno slogan, ma si realizzi in gesti, scelte e politiche concrete.

di Maria Macchia: https://marynowhere.com/2022/12/03/terrestrita-una-canzone-damore-per-il-pianeta/

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L’obiezione all’industria bellica

Laura Tussi

Il rifiuto della guerra è il filo che lega tante storie di singoli e di gruppi di lavoratori. L’obiezione professionale all’industria bellica è fatta di rallentamenti, sabotaggi, scioperi ma anche di progetti per la riconversione dell’industria bellica, osservatori sull’industria militare, proposte per la difesa civile nonviolenta. Abbiamo bisogno di recuperare la storia di chi, in tanti modi diversi, si è opposto e si oppone a eserciti, naia e guerre

Tratta da Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali

Mio nonno materno Luigi Belluschi è un esempio di obiezione professionale all’industria bellica. Durante il ventennio fascista e sotto l’occupazione nazifascista ha lavorato come operaio specializzato, ossia gruista sugli altiforni, presso la Breda di Sesto San Giovanni. Lavorava in produzione bellica per il regime nazifascista, ma da varie fonti, come l’archivio Aned di Sesto San Giovanni, è riemerso che veniva licenziato e in seguito riassunto più volte. Era infatti un sabotatore: rallentava la produzione bellica oltre a sabotare i tralicci del telefono con i suoi compagni. I fascisti venivano a cercarlo e mia nonna rispondeva che era in “produzione bellica”. Da varie fonti, da mia madre e da mio zio, risulta che non l’abbiano mai deportato nell’oltralpe e nei lager nazifascisti perché serviva a produrre le armi. Un lavoro estremamente faticoso e logorante sugli altiforni: lo hanno schiavizzato in Italia. Non lo hanno mai deportato, sebbene fosse comunista e avesse partecipato a Milano agli scioperi del 1943 e 1944. Era del 1904. Non apparteneva a formazioni partigiane, era un “cane sciolto”. Un Resistente e ha contribuito alla Resistenza antifascista.

Esempi di obiezione all’industria bellica

Caso significativo di obiezione all’industria bellica nel nostro Paese è quello degli 805 lavoratori delle officine Moncenisio di Condove vicino a Torino che il 24 settembre 1970 approvano all’unanimità in assemblea una mozione contro la produzione di armi dell’azienda. Il documento dice:

“I lavoratori delle officine Moncenisio, considerando che il problema della pace e del disarmo li chiama in causa come lavoratori coscienti e responsabili e che la pace è supremo interesse e massimo bene del genere umano, preoccupati dei conflitti armati che tuttora lacerano il mondo, diffidano la direzione della loro officina dall’assumere commesse di armi, proiettili, siluri o altro materiale destinato alla preparazione o all’esercizio della violenza armata di cui non possono e non vogliono farsi complici. Chiedono alle organizzazioni sindacali di appoggiare la loro strategia di pace. Invitano caldamente i lavoratori italiani in tutto il mondo a seguire il loro esempio di coerenti e attivi costruttori di pace”.

Un’iniziativa che ebbe larga eco e contribuì a dare nuovi impulsi alle lotte per le conversioni a fini pacifici delle industrie belliche.

I lavoratori pacifisti obiettori alla produzione di armi

Noti sono poi i casi di singoli lavoratori che si sono rifiutati di produrre armi: Maurizio Saggioro si rifiuta di produrre componenti per armi presso la Metalli Pressati Rinaldi di Bollate vicino a Milano. Nel gennaio 1981 chiede il trasferimento ad altro reparto, ma viene licenziato.

Nel 1983 Gianluigi Previtali si dimette dall’Aermacchi di Varese contro la produzione di armamenti.

Negli ultimi anni, i portuali del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali (Calp) di Genova si sono più volte rifiutati di caricare le navi di armi.

E ancora dal comitato di riconversione RWM – azienda che produce ordigni bellici e bombe – in Sardegna è nata l’idea di ridare speranza al territorio attraverso un modello di impresa sostenibile, con un’economia pulita e posti di lavoro, dove la pace si mette in rete. Come l’operaio della RWM Giorgio Isulu che circa un anno fa ha iniziato il suo nuovo lavoro nell’azienda agricola “l’Agrumeto”.

L’antagonismo sindacale all’interno dell’Aermacchi di Varese

Intorno agli anni Ottanta del 1.900 nacque, nel contesto della Aermacchi di Varese, un gruppo di attivisti antimilitaristi grazie al sostegno della FLM in un primo momento e della Fim – Cisl in un secondo momento; un gruppo informale che promosse collette di solidarietà con popoli e movimenti vittime del fuoco delle armi italiane attraverso tecniche di conflittualità non convenzionali come scioperi, digiuni e collettivi di fabbrica per giungere nel 1986 alla disobbedienza civile attraverso l’aperta adesione di alcuni suoi componenti all’obiezione di coscienza congiunta all’uso del digiuno di cinque giorni contro gli euromissili, contro la corsa al riarmo e per denunciare nel 1988 l’Aermacchi in quanto industria violatrice degli embarghi Onu contro Iran e Iraq.


Una proposta di legge per la riconversione dell’industria bellica

La reazione nel gennaio del 1991 del direttivo aziendale fu largamente prevedibile: l’attivazione della cassa integrazione della cellula di lavoratori antimilitaristi. Espulsioni che crearono condizioni per la nascita nel 1991 del comitato cassintegrati Aermacchi per la pace e il diritto al lavoro, il quale grazie ai preziosi contributi del MIR, della Cisl, delle Acli e del comitato contro la guerra del Golfo di Busto Arsizio riuscì a portare le proprie lagnanze fino alla 21ª commissione del lavoro del parlamento, attraverso una struttura a rete. E nel 1993 a formulare una proposta di legge regionale per la promozione della riconversione dell’industria bellica formalmente presentata da una coalizione politica trasversale di centro sinistra.

Anche a seguito di questa iniziativa, prese avvio l’osservatorio sull’industria militare. A distanza di breve tempo per evitare ulteriore incremento di licenziamenti, Aermacchi riuscì a esercitare una pressione uguale per intensità e contraria per la finalità sulle istituzioni politiche sindacali volte a favorire l’approvazione in tempi brevi del nuovo modello di difesa. L’operazione raggiunse l’auspicato obiettivo soprattutto grazie a pezzi di sindacato di FIM, Fiom e Uilm.

In ottemperanza al principio costituzionale del ripudio della guerra di cui all’art.11 e al fine di favorire l’adempimento dei doveri inderogabili di  difesa della patria di cui all’art. 52, per Difesa Civile Non Armata e Nonviolenta opposta al Nuovo Modello di Difesa si intende uno strumento di difesa che non comporta l’uso delle armi e alternativo a quello militare.

L’alternativa nonviolenta al nuovo modello di difesa

In primo luogo, sotto il profilo ideologico, l’interpretazione data dagli attivisti contrari al nuovo modello di difesa è di tipo ecopacifista ed è suffragata dalle analisi dei periodici Giano, il manifesto, Metafora verde, dalla rivista Capitiniana Azione nonviolenta e infine dagli studi di Allegretti editi dall’edizione cultura della pace.

Quanto alle istituzioni politico culturali nel cui ambito si muovono gli attivisti, queste sono la FNM – Cisl, IRES e la rete di formazione non violenta e l’IPRI, mentre gli strumenti di comunicazione di massa attraverso i quali hanno promosso una strategia di controinformazione antimilitarista sono stati: Alfazeta, periodico ufficiale della CISL, Radio Popolare e Avvenimenti. In secondo luogo l’attivismo con Nanni Salio segretario dell’IPRI, propone un’alternativa radicale seguendo le indicazioni di Galtung e Sharp al modello di difesa tradizionale che agevolmente possiamo riassumere nel modo seguente: l’attuazione a livello politico della nonviolenza non solo costituisce un reale pericolo per il totalitarismo dell’est ma anche e soprattutto per il capitalismo occidentale.


Il movimento per la pace e la nonviolenza

Una reale comprensione della nonviolenza ci consentirà di comprendere la natura profondamente sovversiva che la connota; infatti è il movimento per la pace che si fa portavoce della nonviolenza e ha come suo principale scopo quello di costruire una società civile profondamente diversa da quella attuale perché in grado di risolvere le varie tipologie di conflitti in modo nonviolento. Contrariamente ai modelli di difesa tradizionali, adattare a livello politico la difesa nonviolenta, equivale a conferire alla società civile la possibilità di risolvere i conflitti dimostrando in tal modo quanto profondamente legata sia alla nonviolenza la democrazia partecipativa.

Proprio per queste motivazioni è opportuno che il modello dell’attivismo sia esteso e rafforzato così come è opportuno democratizzare l’ONU istituendo nel suo contesto forze di intervento nonviolento.

Un esempio in questa direzione ci viene offerta dalla presenza delle Peace Building International in zone di guerra come il Guatemala, lo Sri Lanka o delle organizzazioni come i volontari della pace.


Bibliografia
– Pagani Elio, Alcune riflessioni sull’obiezione professionale alla produzione militare, su Approfondimenti – Mosaico di pace online 
Bibliografia di approfondimento
– Bobbio Norberto, Il problema della guerra e le vie della pace, Il Mulino, Bologna 2009
– Mastrolilli Paolo, Lo specchio del mondo. Le ragioni della crisi dell’ONU, Laterza, Roma 2005
– Mini Fabio, Perché siamo così ipocriti sulla guerra? Un generale della Nato racconta, Chiarelettere, Milano 2012
– Pugliese Francesco, Abbasso la guerra. Persone e movimenti per la pace dall’800 a oggi, Grafiche futura, Mattarello – Trento
Fonti analitiche
– Gagliano Giuseppe, Studi politico-strategici. La conflittualità non convenzionale nel contesto delle ideologie e dei movimenti antagonisti del novecento, Vol. II, edizioni New Press – Como, I Edizione 2007
– La scelta dell’obiezione di coscienza. Tutelare chi si oppone alle armi. Avvenire 9 Dicembre 2022, Primo Piano.

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Mosaico di pace. Intervista alla Professoressa Daniela Buffoni, Presidente di Docenti Senza Frontiere

di Laura Tussi (sito)

Mosaico di pace: intervista alla Professoressa Daniela Buffoni, Presidente di Docenti Senza Frontiere. Una realtà educativa e di impegno sociale da sostenere.

Intervista di Laura Tussi

Docenti Senza Frontiere (DSF) un’organizzazione molto creativa e proficua nei contenuti che propone. Quali sono i vostri intenti, le vostre proposte e soprattutto la vostra mission?

DSF è un’Associazione formata da docenti che, all’interno di un patto

educativo con le famiglie, intendono impegnarsi a favore del diritto

all’istruzione e all’educazione in ambito locale e internazionale. Raccoglie

anche la partecipazione e l’adesione di tutti coloro che credono nella scuola e

nell’apprendimento permanente come strumenti per affrontare con ottica

globale i cambiamenti attuali e per imparare a vivere insieme. DSF nasce

dalla riflessione sull’incisività educativa dei progetti di cooperazione

internazionale e ne sostiene l’integrazione nei curricoli disciplinari per

promuovere competenze di Educazione alla Cittadinanza Globale (ECG). E’

un’associazione indipendente e apartitica, senza fini di lucro che si propone

di sostenere il cambiamento sociale attraverso il riconoscimento

professionale dei docenti e del ruolo della scuola come motore trasformativo

della società, riconoscendosi nel pensiero pedagogico di Paulo Freire.

La mission di DSF è sintetizzata dal suo motto: “Costruire conoscenza con la

solidarietà”

COSTRUIRE : DSF sostiene un sapere costruito e non semplicemente

trasmesso, un’idea di alunno come parte attiva del processo di

apprendimento, “testa ben fatta” e non “testa ben piena”

CONOSCENZA: DSF promuove un sapere contestualizzato, che ha un

senso, che serve per stare al mondo e per incidere in modo competente,

autonomo e responsabile nel contesto sociale globalizzato.

CON LA SOLIDARIETÀ: DSF implementa un sapere conseguito con il “fare

insieme”: lavorare per progetti di solidarietà internazionale, attraverso un

approccio transdisciplinare

2)Quali campagne conduce e porta avanti con impegno DSF?

Dsf è costantemente impegnata nel supportare il diritto all’istruzione in ambito

locale e internazionale, anche attraverso l’attivazione di borse di studio.

Stiamo collaborando con scuole e agenzie educative per supportare il

conseguimento degli obiettivi previsti dall’Agenda 2030 nella consapevolezza

che l’educazione alla sostenibilità e alla partecipazione “sostenibile” ha

bisogno di una cultura che la fondi per costruire un nuovo rapporto tra locale

e globale.

DSF promuove fin dalla sua nascita la campagna per l’adozione nelle scuole

di quaderni neutri, cioè privi di pubblicità, solidali perché grazie alla loro

adozione si rende possibile l’attuazione di progetti idi cooperazione

internazionale in difesa del diritto all’istruzione e etici in quanto

contribuiscono a trasmettere la complessità e l’interdipendenza delle sfide

globali per poter agire consapevolmente nella vita quotidiana come cittadini

attivi. I quaderni sono strumento che promuove processi educativi trasversali:

l’obiettivo etico e solidale diventa elemento facilitante la continuità tra gradi

diversi del percorso scolastico, dalla Scuola Primaria alla Scuola Secondaria

di Secondo Grado. Gli studenti dei licei artistici per poter realizzare le

copertine dei quaderni indagano la dimensione globale dei problemi attuali

utilizzando le competenze disciplinari conseguite e sperimentano così un

sapere agito.

I quaderni inoltre contribuiscono a consolidare alleanza educativa tra scuola e

famiglie, coinvolgendo tutti coloro che a vario titolo hanno a cuore l’istruzione,

credono nella solidarietà e si impegnano per ridare significato alla scuola

come agenzia di cambiamento sociale.

3)Come è possibile aderire a DSF?

L’adesione alla campagna è online su

shop.docentisenzafrontiere.org/soci

4)Secondo voi in quali istanze consiste il ruolo della scuola attuale?E come

praticate l’educazione alla cittadinanza globale?

Il ruolo della scuola nel contesto globale e complesso attuale è indicato dai

documenti normativi : da un lato deve educare alla consapevolezza che

tutto ciò che accade nel mondo influenza la vita di ogni persona; dall’altro che

ogni persona tiene nelle sue stesse mani una responsabilità unica e

singolare nei confronti del futuro dell’umanità. In sintesi: imparare a d

apprendere e imparare a stare al mondo. Da ciò deriva l’impegno rilevante

dei docenti di educare al futuro agendo nel presente: la sfida si affronta

soprattutto a livello culturale, i nostri giovani hanno bisogno di nuove

competenze, di allenarsi ad una nuova cittadinanza, di una scuola di qualità

per affrontare in modo cooperativo le sfide della globalizzazione. DSF offre

formazione ai docenti per implementare l’educazione alla cittadinanza in

dimensione globale non attraverso un curricolo a sé ma come selettore

curricolare,vettore di sviluppo di competenze disciplinari, personali e sociali.

E’ evidente il diffuso disinvestimento nel campo della cultura e dell’istruzione,

ignorando il ruolo che la scuola ha nel superare il momento di crisi e nel

promuovere una società pacifica.

DSF ribadisce la necessità di investire nella scuola, nella professionalità dei

docenti se si vuole diffondere sempre più una nuova postura mentale, una

nuova mentalità per comprendere e gestire i cambiamenti veloci e le sfide

ambientali. Negli ultimi decenni la scuola ha assorbito i mutamenti piuttosto

che promuoverli, si è faticosamente adeguata piuttosto che proporre percorsi

alternativi manifestando incertezze nostalgiche verso modalità di

insegnamento trasmissivo complici le misure restrittive anticovid: è tempo

che prenda piede un pensiero pedagogico finalizzato a formare cittadini

consapevoli e responsabili verso se stessi, gli altri, il mondo.

5) Un messaggio di DSF ai giovani di Fridays For Future e di Extinction

rebellion che sacrificano giorni di scuola per denunciare il potere e i potenti

del mondo in quanto speculano sulla tutela del pianeta

Cari giovani di Fridays For Future e di Extinction rebellion condividiamo le

motivazioni che vi spingono a manifestare per combattere la crisi climatica.

E’ urgente esprimersi con forza in nome di una giustizia climatica, chiedendo

alle persone di agire puntando sul cambiamento personale ed esigendo

azioni politiche veloci e incisive non solo per una questione ambientale, ma

soprattutto per ridurre le disparità di sviluppo. Cogliamo nel vostro modo di

denunciare un grande desiderio di partecipazione attiva: volete esserci! State

purtroppo riempiendo un vuoto educativo e decisionale che dovrebbe

appartenere alla politica. Avvertiamo anche il rischio che la spettacolarità

delle azioni, alle volte anche l’aggressività di episodi di violenza, offuschino il

vero obiettivo delle manifestazioni, diventino spettacolo, togliendo valore al

messaggio perseguito. Per questo vorremmo invitarvi a valutare la possibilità

di reinventare le modalità di lotta scegliendo, accanto agli scioperi e ai raduni,

di approfondire le problematiche legate al clima, di studiare, per partecipare

preparati e competenti nelle organizzazioni democratiche, nelle assemblee

scolastiche, nelle consulte, nelle circoscrizioni e incidere proponendo azioni

concrete e sostenibili. Richiamare attenzione non frequentando la scuola può

essere una modalità di forte impatto, ma non sostenibile nel lungo periodo.

Vorremmo invitarvi a considerare un’altra forma di lotta, più sistematica,

“interna”alle istituzioni: lo studio, la ricerca per sostenere un pensiero

alternativo, supportato da argomentazioni valide, condivise attraverso il

dialogo . Vi proponiamo un nuovo impegno per la giustizia climatica: usare la

conoscenza come sapere agito, come service learning per diffondere in modo

intenzionale e consapevole un nuovo modo di pensare e quindi di affrontare

l’urgenza climatica. E da parte nostra un grande incoraggiamento: affinchè le

cose crescano è necessario seminare, attendere e poi raccogliere. Forza!

Salviamo insieme senza frontiere la Terra, partendo da noi, dal cambiare le

nostre abitudini!

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PIÙ LIBRI PIÙ LIBERI

su ODISSEA: https://libertariam.blogspot.com/2022/11/pi-u-libri-pi-u-liberi-p-iulibri-piu.html?m=1
 
 
Più libri più liberi è la Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria e si svolge a Roma nel mese di dicembre. Più libri è la prima fiera italiana dedicata esclusivamente all’editoria indipendente dove ogni anno circa 500 editori, provenienti da tutta Italia, presentano al pubblico le novità ed il proprio catalogo. Cinque giorni e oltre 650 eventi in cui incontrare gli autori, assistere a reading e performance musicali, ascoltare dibattiti sulle tematiche di settore.
 
I Libri per la pace
Mimesis Edizioni sarà presente con gli ultimi libri di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici scritti in collaborazione con molte altre personalità del mondo della cultura, della politica, dello spettacolo, dell’attivismo sempre in prima linea per la pace e i diritti umani e contro ogni guerra e prevaricazione imperialista.
I principali titoli presentati da Mimesis Edizioni sono Riace. Musica per l’umanità, il celebre libro con intervista a Mimmo Lucano che è stato presentato in RAI da Fabio Fazio nella molto seguita trasmissione Che Tempo che fa. Poi sarà esposto Memoria e Futuro un autentico manuale di nonviolenza attiva con gli scritti di grandi uomini di Pace da Moni Ovadia a Alex Zanotelli a Vittorio Agnoletto. E non ultimo il libello Resistenza e Nonviolenza creativa che rappresenta una analisi descrittiva di azioni di donne e uomini più o meno celebri portatori di impegno contro la dittatura nazifascista, ma anche in epoca contemporanea, che hanno dato il loro piccolo e grande contributo per la pace, per i diritti umani e per un mondo libero da totalitarismi e ingiustizie e prevaricazioni sociali.
Pamphlet Ecologico è il libro postumo di Virginio Bettini a cura di Laura Tussi, Fabrizio Cracolici e Maurizio Acerbo con scritti di Paolo Ferrero e del giovane accademico e ricercatore di professione in un istituto universitario in Scozia David Boldrin Weffort che fin da piccolo ha conosciuto e si è formato sui saggi e i libri del noto ecologista di fama mondiale Virginio Bettini. Bettini sempre inserito nelle commissioni di inchiesta a livello mondiale contro il nucleare, insieme a Laura Conti, Barry Commoner, Alex Langer e Giorgio Nebbia. Saggio fondamentale. La follia del nucleare: come uscirne con la rete ICAN, campagna per il disarmo nucleare universale insignita del Premio Nobel per la pace 2017 di cui tutti noi attivisti per la pace e la nonviolenza siamo testimoni e instancabili promotori.
dulcis in fundo un Romanzo di Oliviero Sorbini dal titolo Le Rivelazioni. Un suggestivo racconto di narrazione che presenta una metempsicosi di vite e di ideali tra più protagonisti che rappresentano la molteplicità di noi attivisti che lottiamo contro le estreme minacce che incombono sull’umanità: la guerra e il nucleare, i dissesti climatici, la disuguaglianza sociale globale e per comprendere il tutto, la violenza strutturale contro i più fragili del pianeta.
 
Il progetto: Più libri più liberi. 
L’obiettivo è quello di offrire al maggior numero possibile di case editrici uno spazio per portare in primo piano la propria produzione, spesso “oscurata” da quella delle imprese più grandi, garantendogli la vetrina che meritano. Una vetrina d’eccezione nella capitale. Il vero cuore della fiera è il programma culturale: incontri con autori, reading, dibattiti su temi di attualità, iniziative per la promozione della lettura, musica e performance live scandiscono le cinque giornate della manifestazione in una successione continua di eventi.
[L. T.]

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BookCity 2022 – Resistenza e Nonviolenza creativa: un libro per la pace

di Laura Tussi (sito)

BookCity 2022 – Resistenza e Nonviolenza creativa: un libro per la pace

Libro di Laura Tussi

Prefazione di Alex Zanotelli

MIMESIS Edizioni

con scritti di Giorgio Cremaschi, Fabrizio Cracolici, Paolo Ferrero e altri attivisti

Un libro a più voci, sulle orme dei partigiani, per una nuova resistenza contro le minacce militare-nucleare, ecologico-climatica e della diseguaglianza sociale, con la forza della nonviolenza e gli strumenti della creatività.

In Italia abbiamo una settantina di bombe atomiche a Ghedi vicino a Brescia e ad Aviano in provincia di Udine e verranno adesso rimpiazzate dalle nuove e più terribili e sofisticate e mortifere bombe nucleari: le B 61-12.

E dobbiamo reagire non con la violenza, ma con la “nonviolenza creativa” cioè una nonviolenza che trova gli strumenti per dire no.

Per dire basta.

Significa disobbedienza civile, manifestazioni, e trovare tutte le strade che abbiamo per forzare tutti i poteri forti oggi a smetterla con questo pericolo nucleare. Ecco il lavoro che tocca a noi fare.

Resistenza e nonviolenza creativa: presentazione a Book City 2022

Libro di Laura Tussi, Mimesis Edizioni. Con Fabrizio Cracolici, Daniele Barbi, Gianmarco Pisa e con un messaggio di pace da Tiziana Pesce. Musica: Renato Franchi.

In collegamento con BookCity e Mondo Senza Guerre e Senza Violenza – Argonauti per la Pace

Forum Umanista Internazionale 2022

“Rendiamo reali le utopie, questo è il futuro!”

Sabato 19 Novembre 2022 ore 18

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Alife, un monumento a Gino Strada e a Teresa Sarti

L’impegno della cantautrice Agnese Ginocchio, testimonial di pace e nonviolenza

Alife, un monumento a Gino Strada e a Teresa Sarti

Alife, a Gino Strada e a Teresa Sarti fondatori di Emergency, dedicato il primo monumento in ferro battuto in Campania, realizzato dal Maestro Angelo Ciarlo di Letino. Presente il Referente regionale di Emergency Peppino Fiordelisi

Monumento a Emergency - Alife, Caserta

L’impegno della cantautrice Agnese Ginocchio – Testimonial di pace e nonviolenza

Alife, a Gino Strada e a Teresa Sarti fondatori di Emergency, dedicato il primo monumento in ferro battuto in Campania, realizzato dal Maestro Angelo Ciarlo di Letino. Presente il Referente regionale di Emergency Peppino Fiordelisi.

Promosso dal “Movimento Internazionale per la Pace e la Salvaguardia del Creato III Millennio della Provincia e Regione Campania”, con il Patrocinio del Comune di Alife, del Parco Regionale del Matese, della Comunità Montana del Matese, con l’adesione dell’ Istituto Comprensivo “N. Alunno” di Alife, dell’IPIA “M. Bosco” di Alife, dell’Associazione nazionale Combattenti e Reduci (sez. di Piedimonte Matese), del Circolo ricreativo della terza età, è stato inaugurato il 6 Ottobre (e installato il 4, festa di S. Francesco d’Assisi) presso il “Giardino della Pace, del Creato e della Memoria storica, Presidio di Pace e di Legalità” in Alife, il bellissimo monumento in ferro battuto dal titolo “La Pace”, raffigurante una grossa foglia di olivo (simbolo di Pace) dalla quale si ergono due rami a forma di braccia che custodiscono tra le mani la colomba con un ramoscello di ulivo
(sempre simbolo della Pace). La scultura è stata realizzata dal Maestro Angelo Ciarlo originario di Letino (Caserta), noto per le sue opere d’arte in ferro battuto per le quali ha ricevuto diversi riconoscimenti. La sua particolarità è quella di usare arnesi reperiti dai contadini e pastori, dai quali riesce a ricavarne bellissime sculture, lavorandoli abilmente con le sue mani e trasformandoli in opere d’arte. Il Maestro Ciarlo dopo aver visitato l’Albero della Pace ha voluto così omaggiare la Pace dedicandogli un’opera scultorea che in accordo con la Presidente del Movimento per la Pace Agnese Ginocchio, è stata dedicata a due grandi testimoni di Pace “Gino Strada, recentemente scomparso e alla moglie Teresa Sarti, fondatori di Emergency”.
Sono intervenute le seguenti autorità portando il loro saluto: Il Consigliere Comunale del Comune di Alife e Assessore alla Comunità Montana del Matese Luigi Zazzarino, che ha portato i saluti del Sindaco di Alife Maria Luisa Di Tommaso (impedita a partecipare per una riunione fuori programma con i tecnici del PUC) e del Presidente della Comunità Montana del Matese Francesco Imperadore, la Dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo di Alife Angela Faraone, presente con una delegazione delle docenti: Maria Pia Biondi, Raffaelina Pascale, Tiziana Castiello, Delia Oro, Alfonsina Sasso, Patrizia De Angelis, Francesca Cerbo e Monica Pacelli, insieme a una rappresentanza degli alunni della classe II, sezioni A e B, della scuola primaria plesso Via Volturno ( rispettando le norme anticovid) intervenuti con alcuni messaggi attraverso i quali hanno voluto ricordare i bambini vittime di guerre. La Dirigente Faraone nel salutare ha ricordato “l’importanza di infondere il valore dell’amore e della Pace nel cuore dei giovani partendo sin da bambini, per ottenere una società più giusta e umana”.
A seguire i delegati dell’ IPIA di Alife (IITCG “V. DE FRANCHIS ) Domenica Pelosi, con il collega Luigi Di Rienzo, la quale ha portato i saluti del Preside Marcellino Falcone e della responsabile di plesso IPIA di Alife, Angelina Palmiero, presenti insieme a una rappresentanza di alunni dell’IPIA della classe V, sezioni A e G, di cui l’alunno Valerio Fiocco che ha declamato uno stralcio tratto dal libro “Pappagalli verdi” di Gino Strada e la dedica riportata sulla targa di titolazione della scultura, il neo Presidente dell’Associazione nazionale Reduci e Combattenti (sez. P. Matese) Lino Diana che succede al caro Raffaele Civitillo, con una delegazione costituita dall’Alfiere Luigi Melillo, il vice Presidente Vincenzo Masucci ed il socio Mimmo Civitillo, che ha ricordato “l’importanza di coltivare sempre l’esercizio della memoria, un ricordo anche per l’impegno a sostegno della causa di Pace del presidente uscente Civitillo presente tante volte in quest’area, ultima fra tutte la cerimonia per l’ultimo reduce di guerra sopravvissuto originario di Alife, al quale fu dedicata la scultura lignea di “E. Iannelli”. Presente la ricercatrice di storia Daniela Mastrolorenzo di Piedimonte Matese, il Circolo Ricreativo della terza età di Alife presieduto da Francesco Montalbano (delegati il vice Tommaso Offreda, i soci Francesco Farina, Gaetani Giuseppe e altri), il Preside dell’ISIS “U. Foscolo” di Sparanise -Teano Paolo Mesolella (nonché socio del Mov. Per la Pace), che ha ricordato l’esempio di Gino Strada e l’importanza di farlo conoscere ai giovani; l’Assessore alle politiche sociali, ecologia e pari opportunità del Comune di Falciano Del Massico, Antonietta Rucco, “amica della Pace, “la quale nel ricordare il grande Strada, ha voluto dedicare un pensiero anche al dramma delle donne afghane vittime di ingiustizia, il referente del coordinamento provinciale “Libera contro le mafie” Fabio De Gemmis, che ha ricordato “l’importanza di agire e di cercare sempre la Giustizia, senza la quale non può affermarsi la Pace”, il referente provinciale del “Movimento Agende Rosse P. Borsellino” Mimmo Marzaioli che ha ricordato l’impegno di agire “sempre con trasparenza e coscienza per una società di Pace”, i soci del Movimento per la Pace Gino Ponsillo, Monica Pacelli, Rosa Arbolino e Lucia Villano, quest’ultima ha portato i saluti del Vescovo emerito di Caserta Raffaele Nogaro. Presente anche Carlo Pastore delle “guide Escursioniste per la Pace”, con il suo libro di poesie e Caterina Civitillo, volontaria della “Pace sul Miletto”. Ospite il referente Regionale di Emergency Peppino Fiordelisi, che ha ricordato il messaggio di Gino Strada e l’impegno con Emergency dall’inizio:
“Nel 1994, l’esperienza accumulata negli anni con la Croce Rossa spinge Gino Strada, insieme alla moglie Teresa Sarti e alcuni colleghi e amici, a fondare EMERGENCY, Associazione indipendente e neutrale nata per portare cure medico-chirurgiche di elevata qualità e gratuite alle vittime delle guerre, delle mine antiuomo e della povertà. Il primo progetto di EMERGENCY, partendo con un ambulatorio, che vede Gino Strada in prima linea, è in Ruanda durante il genocidio. Poi la Cambogia, Paese in cui resta per alcuni anni. Nel 1998 parte per l’Afghanistan: raggiunge via terra il nord del Paese dove, l’anno dopo, EMERGENCY apre il primo progetto nel Paese, un Centro chirurgico per vittime di guerra ad Anabah, nella Valle del Panshir. Gino Strada rimane in Afghanistan per circa 7 anni, operando migliaia di vittime di guerra e di mine antiuomo e contribuendo all’apertura di altri progetti nel Paese. Oggi EMERGENCY è presente in Afghanistan con 3 ospedali, un Centro di maternità e una rete di 44 Posti di primo soccorso. Dal 2005 inizia a lavorare per l’apertura del Centro Salam di cardiochirurgia, in Sudan, il primo Centro di cardiochirurgia totalmente gratuito in Africa. Nel 2014 si reca in Sierra Leone, dove EMERGENCY è presente dal 2001, per l’emergenza Ebola. Dal 1994 a oggi Emergency ha lavorato in 19 Paesi curando 11 milioni di persone. Senza discriminazioni. Gino Strada sosteneva che “I diritti degli uomini devono essere di tutti gli uomini, proprio di tutti, sennò chiamateli privilegi”. Fiordelisi ha ricordato anche il dramma in Congo dove è in corso una guerra per l’accaparramento del “Coltan”, e dove tanti “bambini e uomini schiavi” vengono sfruttati per la raccolta di questo minerale nelle miniere con il cui contatto si contraggono diverse malattie: compromissione di cuore, vasi sanguigni, cervello e cute; riduzione della produzione di cellule ematiche e danneggiamento dell’apparato digerente; aumento dei rischi del cancro; difetti genetici nella prole; malattie dell’apparato linfatico. Anche qui Emergency cura queste vittime che non possono permettere medicine e cure mediche.
Con il Coltan vengono prodotti i telefonini che usiamo, i computer, telecamere e molti componenti elettronici.
Fiordelisi ha concluso ricordando la realtà di ambulatorio presente da anni presso Castel Volturno in soccorso alle donne, ai migranti e alle persone in difficoltà. Infine, uno degli ultimi progetti di Emergency, nato a seguito dell’emergenza Covid Italia che ha generato nuove povertà, è: “ NESSUNO ESCLUSO: DISTRIBUZIONE GRATUITA DI PACCHI DI ALIMENTI E BENI DI PRIMA NECESSITÀ” destinati a persone e nuclei familiari messi in difficoltà dalle conseguenze sociali ed economiche dell’epidemia di Covid-19. Il progetto è al momento attivo a Milano, a Roma, a Piacenza, a Napoli, a Catanzaro, a Catania e a Varese. Da metà maggio 2020; a oggi, sono più di 97.000 i pacchi alimentari già consegnati. A ogni persona viene consegnato un Pacco alimentare e un Pacco igiene (casa e personale)”.

La giornata è terminata con una maggiore consapevolezza da parte di tutti i partecipanti, l’impegno nel far conoscere l’azione di Pace attraverso il ricordo di Uomini Giusti, che, partendo da Gino Strada hanno fatto della loro vita un dono a servizio dell’umanità. In un tempo di dispersione come quello che ci investe, questi “luminari” diventano, in particolare per i giovani, dei veri e propri punti di riferimento a cui ispirarsi. “Il ricordo di Gino Strada infatti, invita a ringraziare per tutto quello che ha fatto nella sua vita, accanto alle vittime di ogni tragedia e sofferenza, con l’impegno, da tutti riconosciuto, contro ogni guerra. La sua testardaggine sia di stimolo per essere architetti e artigiani di Pace”, ha ricordato Agnese Ginocchio Presidente del Movimento per la Pace, sottolineando il lavoro portato avanti nel corso degli anni presso il “Giardino della Pace, Presidio di Pace e di Legalità (nel ricordo di Gino Strada, dei giudici Falcone e Borsellino e di tutti i martiri di Pace e di Giustizia) e ha ricordato l’importanza di custodire questi simboli. L’area, recentemente oggetto di gravi azioni vandaliche, è stata ripristinata. Proprio per questa Giornata sono state ricollocate al loro posto la Panchina, l’opera lignea dedicata all’ultimo reduce di guerra e le targhe delle vittime di mafia. Ancora una volta ( che poi sono state le parole dell’Assessore Luigi Zazzarino e della stessa Sindaca Di Tommaso espresse recentemente) ha esortato alla cura e al rispetto di quest’area, dotata di recente anche di un faretto a carica solare (donato dalla famiglia “Cornelio Pietro e Roberta” e dedicato a Gino Strada essendo stato installato proprio all’indomani della sua dipartita), dove sono presenti: l’Albero della Pace dedicato ai percorsi della memoria storica dei 100 anni della grande guerra messo a dimora nella prima tappa della “Fiaccola della Pace”, l’Albero dedicato ai giudici eroi Falcone e Borsellino, la Panchina della Pace e della Nonviolenza contro tutte le violenze di genere e i femminicidi dedicata alla memoria di Stefania Formicola, la scultura lignea dedicata all’ultimo reduce sopravvissuto agli orrori della guerra, Cav. Giovanni Di Franco, l’albero dedicato ai martiri di mafia caduti sul lavoro Antonio Sottile finanziere e Giuseppe Macchiarelli (strage della Conservatoria), l’albero dedicato ai diritti dell’infanzia violata e a “Malala” Premio Nobel per la Pace, gli alberi dedicati ad altri testimoni e contro tutti i crimini ambientali. Con l’occasione ha lanciato un messaggio rivolto ai Dirigenti Scolastici e ai docenti delle scuole, in particolare delle scuole impegnate in progetti sui temi della cittadinanza, della Pace, della storia, della difesa dell’ambiente, della legalità, della solidarietà, a organizzare uscite didattiche con gli alunni per visitare e organizzare incontri formativi nell’area.
Si ringrazia l’inviato Antonio Del Riccio di Media Tv per la ripresa dell’evento, la Dirigente Scolastica Angela Faraone e le docenti delle classi seconde che hanno preparato e accompagnato gli alunni, si ringrazia il Dirigente scolastico Marcellino Falcone con i docenti che hanno accompagnato gli alunni, per l’adesione e la partecipazione all’evento. Si ringrazia il Comune di Alife, con la Sindaca Maria Luisa Di Tommaso, il Parco Regionale del Matese e la Comunità Montana del Matese per il patrocinio morale, l’Associazione Combattenti e Reduci ed il Circolo ricreativo della 3° età di Alife, per l’adesione, l’artista Angelo Ciarlo per aver realizzato e donato di propria iniziativa la scultura per l’ Albero della Pace di Alife. Si ringraziano i Sign. ri Pasquale Altieri e Salvatore Bucci  per aver aiutato il M° Ciarlo nella messa in posa della scultura durante la fase di installazione avvenuta il 4 Ottobre, festa di S. Francesco d’Assisi.

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La Pace dal monte Miletto nella Giornata Mondiale della Nonviolenza

La memoria di Gino Strada e l’attivismo di Mimmo Lucano, due pacifisti, il cui nome si legge su entrambe le Bandiere issate sul tetto del mondo

La Pace sventola dal monte Miletto

Le bandiere della pace dedicate a Gino Strada e a Mimmo Lucano sul monte Miletto

La memoria di Gino Strada e l’attivismo di Mimmo Lucano, due pacifisti, il cui nome si legge su entrambe le Bandiere issate sul tetto del mondo.

 

Roccamandolfi(Is) – Sulla vetta del Miletto (2050 mt), il “Monte della Pace”, sabato 2 Ottobre 2021, Giornata mondiale della Nonviolenza e della Pace, accompagnati dalla fiamma della “Fiaccola della Pace”, sono state issate le due Bandiere della Pace, di cui quella portata il 14 agosto scorso da Antonio Alfano e Carlo Pastore, dedicata a Gino Strada. “La Solidarietà non è reato. Mimmo resisti!”. Si leggeva questa frase sulla nuova Bandiera issata nella salita del 2 Ottobre.

Non è un caso che per la prima volta sia stata trovata ancora quella della “Pace sul Miletto” portata lo scorso 14 agosto da Antonio Alfano e Carlo Pastore. Di solito dopo qualche settimana a causa del vento che a questa quota tira forte, la bandiera si sgretola e vola via. Questa volta invece era lì, sembrava che stesse aspettando la sua gemella. Anche se consumata dalle intemperie, si leggeva ancora in chiaro il nome di “Gino Strada” con il simbolo di Emergency, a cui era stata dedicata la salita di agosto.

Ebbene, le due Bandiere sono state unite.

“Crediamo che oggi se Gino Strada fosse stato vivo avrebbe manifestato a favore di Lucano”. Cosi ha esordito Agnese Ginocchio, Presidente del “Movimento per la Pace” Caserta – Campania promotrice dell’iniziativa denominata “Pace sul Miletto”.

Due pacifisti, il cui nome si leggeva su entrambe le Bandiere, issate sul tetto del mondo.

Sabato 2 Ottobre 2021 quindi, anniversario della nascita di Gandhi, nell’ambito delle iniziative correlate alla Giornata del Creato, culminanti con la Giornata della Pace e dell’ecologia in cui si celebra la festa di S. Francesco d’Assisi, il “Movimento Internazionale per la Pace e la Salvaguardia del Creato III Millennio”(Matese-Caserta-Campania- Italy), in collaborazione con le “Guide escursioniste per la Pace” e gli “amici volontari simpatizzanti della Pace”, con il Patrocinio del Parco Regionale del Matese, dei Comuni di Roccamandolfi (Is) e di San Massimo (Cb), ha organizzato la 2a tappa della “Fiaccola della Pace” su Monte Miletto, nominato lo scorso anno il “Monte della Pace – Mons Pacis” in relazione alle tappe avvenute nel corso degli anni denominate “PACE sul MILETTO”, per portare un messaggio di Pace, di fratellanza e di nonviolenza, in solidarietà con Afghanistan, Medio Oriente, Yemen, Africa, Ucraina e tutti i popoli della terra afflitti dalle guerre, per la difesa dell’ecosistema, delle nostre terre e della foresta amazzonica, in solidarietà con la lotta delle donne afghane che manifestano per la difesa dei diritti umani, il diritto all’istruzione e le pari opportunità, in solidarietà con tutti gli attivisti nel mondo che manifestano per la difesa della Pace e dei Diritti umani, in solidarietà con l’ iniziativa “Digiuno di giustizia” portata avanti da un gruppo di laici e missionari capeggiati da padre Alex Zanotelli.

In comunione con tutte le nostre comunità è stata invocata la Pace per le famiglie e per ogni persona. “Solidarietà e vicinanza alle famiglie che hanno perso i loro cari, purtroppo la Terra dei fuochi colpisce ovunque. Sono segnali allarmanti che non possono essere ignorati perché ci colpiscono tutti indistintamente. Bisogna prendersi cura del pianeta, curare le ferite di Madre Terra, le ferite dell’umanità…”, ha ricordato Agnese Ginocchio.

Durante la salita si è fatta una sosta sul punto dove lo scorso anno fu piantato “l’Albero della Pace”, per la re-intitolazione dell’Albero secolare di faggio già presente nell’area, denominata “Capo d’Acqua” (d’inverno pista azzurra), dove è stata installata da Antonio Alfano, Carlo Pastore Gianni D’Amato e Andrea Pioltini, una nuova targa di dedica che ha sostituito la precedente (compromessa dalle temperature rigide che insistono su questa quota). Sono state presenti le “Guide Escursioniste per la Pace”:Carlo Pastore ( gia fondatore del CAI P. Matese), Gianni D’Amato (già socio del CAI P. Matese) e l’onnipresente Antonio Alfano ( atleta – biker- naturalista ), quest’ ultimo ha installato anche la Bandiera della Pace su Monte Miletto sistemando anche la precedente (hanno dato una mano le Guide Carlo Pastore e Gianni D’Amato insieme ad Andrea Pioltini), i soci del Movimento per la Pace: Andrea Pioltini, Daniela Truocchio e la Presidente Agnese Ginocchio.

Hanno partecipato gli amici simpatizzanti e volontari della Pace:Caterina Civitillo di San Potito Sannitico, Maria Antonietta De Pasquale di Piedimonte Matese, Vincenzo Viola proveniente da Viterbo, infine due giovani amanti della montagna provenienti da Campobasso: Marco De Vivo e Francesca Rivellini, per loro la prima impresa sul Miletto, inaugurata nel segno della Pace in un giorno particolare. I due giovani sono andati via felici, pieni di entusiasmo per la singolare esperienza vissuta ed il messaggio ascoltato.“In un mondo martoriato dalle guerre, un pensiero va alle intere popolazioni, ai bambini, alle donne e ai più fragili del pianeta. Vogliamo la Pace. Impegniamoci insieme per costruirla”.

 

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L’opposizione alla guerra è uno degli elementi costitutivi e fondativi del movimento operaio

È il movimento operaio a predicare la necessità dell’opposizione di massa alla guerra; a inventare la forma di lotta non violenta per eccellenza cioè lo sciopero, o altre modalità non violente di lotta come il boicottaggio, la valorizzazione della dialettica degli argomenti, la comunicazione: le manifestazioni, i comizi, le petizioni.

Scelta non violenta compiuta quando la violenza bruta si scatenava contro di esso.

La guerra è il massimo male per le classi lavoratrici

La guerra fu subito considerata massimo male perché portava i giovani al macello, peggiorava le condizioni di vita, cancellava diritti e libertà, occultava le istanze per l’emancipazione delle classi lavoratrici. Da ciò l’impegno e la lotta contro la guerra e i guerrafondai, contro il bellicismo e le culture guerresche e per l’anticolonialismo.

Il rifiuto della guerra da parte dei ceti popolari

Il rifiuto della guerra è storicamente molto diffuso nei ceti popolari e nella classe operaia. Di rilievo i dibattiti sulla pace e la guerra, le lacerazioni, la produzione teorica delle organizzazioni nazionali e internazionali del movimento operaio.

I primi congressi Internazionali per la pace

Il primo congresso dell’internazionale a Ginevra nel 1866 approva all’unanimità la soluzione che afferma la possibilità di eliminare gli eserciti permanenti, ostacolo allo sviluppo economico e a quello delle organizzazioni sociali.

Il congresso di Losanna del 1867 vide la guerra come un peso soprattutto per la classe lavoratrice. A Bruxelles nell’internazionale si dice che la guerra “è un male evidente per noi tutti. Ma oltre la nostra costante protesta dobbiamo impegnarci attivamente per la sua soppressione. Per questo ci sono due metodi: il primo è quello di opporsi direttamente alla guerra attraverso il rifiuto del servizio militare, oppure attraverso il rifiuto del lavoro”.

Il partito operaio a Milano

Il partito operaio Italiano a Milano su iniziativa del gruppo democratico del circolo operaio, afferma la propria aspirazione anticolonialista e proclama la fratellanza universale e l’indipendenza di tutti i popoli. Il decalogo dei contadini socialisti mantovani così diceva: le guerre fra popolo e popolo sono sempre infami perché conducono al macello degli innocenti e dei fratelli.

Sia pace fra gli uomini perché nella pace sta l’amore e il benessere

Al congresso della nuova internazionale a Parigi una mozione dichiara la pace condizione prima e indispensabile di ogni emancipazione operaia.

Nel 1907 al congresso di Stoccarda fu approvata all’unanimità la mozione in cui si affermava che: qualora la guerra scoppi, i socialisti hanno il dovere di intervenire per farla cessare prontamente e utilizzare con tutte le loro forze la crisi economica e politica creata dalla guerra per agitare gli strati popolari più profondi e precipitare la caduta del capitalismo.

Il Maggio della lotta per la pace

In questo congresso si coniuga il 1° Maggio, con la lotta per la pace, soprattutto con la lotta al riarmo e con l’antimilitarismo e negli anni che precedono la prima guerra mondiale il tema principale del 1° Maggio è la lotta ai pericoli di guerra, più urgente del precedente tema delle otto ore di lavoro.

Proprio il 1° Maggio 1914 fu l’ultimo momento di mobilitazione unitaria a livello internazionale contro la guerra. Il partito socialista Italiano nel 1914/1915 sceglie la neutralità di fronte alla guerra, la linea del ‘né aderire né sabotare’, con profondi contrasti e divisioni tra i dirigenti del partito. I socialisti rimasti contrari alla guerra si trovano vicino a Berna per una conferenza contro la guerra dei partiti socialisti: il loro manifesto contro la guerra sarà diffuso clandestinamente anche in Italia.

 

Approfondimenti sul pacifismo:

  • Pallotti V., Cinquant’anni di pace in Europa: eventi e immagini, a cura del centro di documentazione del manifesto pacifista internazionale, Bologna
  • Pallotti V., Perché? Guerra, corsa agli armamenti. Catalogo della mostra del manifesto contro… per una cultura di pace e nonviolenza, Bologna
  • Pallotti V., Camminare per la pace. Marce e cammini per la pace e la nonviolenza, Comune di Casalecchio di Reno – Casa per la pace “la filanda”, Bologna 2009

 

Approfondimenti:

  • Elorza, Documenti e discorsi del militare ingenuo, San Sebastian
  • Erasmo da Rotterdam, Contro la guerra, a cura di F.Gaeta, L’Aquila
  • Trattato sulla tolleranza, a cura di Palmiro Togliatti, Editori Riuniti Roma

 

Bibliografia ragionata:

  • VV. , Bandiere di pace, Chimienti, Taranto
  • Aron, Pace e guerra tra le nazioni, tr.it. Comunità, Milano
  • Balducci E., Vinceremo noi pacifisti. Fosse anche tra mille anni, in L’Unità, 6 Marzo 1991
  • Bartels, L’Europa dei movimenti per la pace, in Giano n. 4/1990
  • Battistelli, Sociologia e guerra. Il problema della guerra nelle origini del pensiero sociologico, Archivio Disarmo, Roma
  • Bello Don Tonino, Alfabeto della vita, Paoline, Milano 2009
  • Bobbio, Il problema della guerra e le vie della pace, Il Mulino, Bologna
  • Collotti, G. Di Febo, (a cura di), Contro la guerra. La cultura della pace in Europa (1789-1939), Dossier Storia, Giunti, Firenze
  • Rochat G., L’Antimilitarismo oggi in Italia, Claudiana, Torino
  • Taylor, English History 1914-45. Oxford University Press

 

Riflessioni sulla contemporaneità:

  • Pugliese F., Abbasso la guerra. Persone e movimenti per la pace dall’800 a oggi, Grafiche futura, Mattarello – Trento
  • Pugliese F., I giorni dell’arcobaleno. Diario- cronologia del movimento per la pace, prefazione di Alex Zanotelli, Futura, Trento
  • Pugliese F., Per Eirene. Percorsi bibliografici su pace e guerra, diritti umani, economia sociale, Forum Trentino per la pace e i diritti umani, Trento
  • Pugliese F., Carovane per Sarajevo. Promemoria sulle guerre contro i civili, la dissoluzione della ex Jugoslavia, i pacifisti, l’ONU (1990-1999), Prefazione di Lidia Menapace, Introduzione di Alessandro Marescotti, Alfonso Navarra, Laura Tussi
  • Manifesti raccontano…Le molte vie per chiudere con la guerra,a cura di Vittorio Pallotti e Francesco Pugliese, Recensione di Laura Tussi, Prefazione di Peter Van Den Dungen, coordinatore generale della Rete Internazionale dei Musei per la Pace e Joyce Apsel, Università di New York
  • Strada G., Ma l’abolizione della guerra non è un’utopia di sinistra, in La Repubblica, 2006

 

Analisi storiche:

  • Rochat G., L’antimilitarismo oggi in Italia, Claudiana, Torino
  • Rochat G., La tradizione antimilitarista del movimento operaio italiano, in La critica sociologica, 1976
  • Rochat G., Breve storia dell’esercito italiano dal 1861 al 1943, Einaudi, Torino

 

Analisi:

  • Branson, M. Haienemann, L’Inghilterra degli anni Trenta, Laterza Bari
  • Ceadel, Pacifismi in Britain, Oxford University Press

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Prevenire la guerra

Lo scopo del movimento pacifista fu sempre quello di prevenire la guerra

Prevenire la guerra

Qualche anno dopo l’avvento di Hitler, la maggioranza della sinistra continua a credere che la pace possa essere mantenuta soprattutto attraverso le politiche di sicurezza collettiva e del disarmo, fino alla regolazione internazionale delle controversie

Bertolt Brecht

Lo scopo del movimento pacifista fu sempre quello di prevenire la guerra.

Per questo motivo, la discussione si concentrò sulla questione dei mezzi migliori per realizzare tale obiettivo.

Per due, forse tre anni dopo l’avvento di Hitler, la maggioranza della sinistra continua a credere che la pace possa essere mantenuta soprattutto attraverso le politiche di sicurezza collettiva e del disarmo, fino alla regolazione internazionale delle controversie attraverso la presa di posizione e la pressione politica ed economica collettiva.

La convinzione sottesa a questa posizione era che la pressione internazionale poteva fermare i conflitti prima che raggiungessero la soglia della guerra aperta.

Ma inevitabilmente tale posizione non poteva non suscitare la domanda di fondo circa la giustezza dell’azione militare.

Nonostante tutto, esisteva la guerra giusta?

A metà degli anni ‘30 del Novecento, ci furono due risposte impressionanti a questa domanda. La prima fu la fondazione nel 1934 dell’Unione per la garanzia della pace.

L’Unione, i cui membri superarono rapidamente il numero di 200.000, chiedeva alla gente di sottoscrivere una risoluzione che diceva: “noi rinunciamo alla guerra e mai più, né direttamente né indirettamente, ne sosterremo e ne approveremo un’altra”.

Questa organizzazione traeva la sua forza dalle chiese non conformiste che ritenevano la guerra una negazione del cristianesimo, e poi dagli scrittori e dagli intellettuali orientati a sinistra, dal partito laburista, dai sindacati del movimento cooperativo. Nella realtà, l’organizzazione abbracciava una serie di posizioni, alcune delle quali vedevano nella non violenza più una tattica che un valore assoluto.

La corrente principale del pacifismo: prevenire la guerra

Ma la corrente principale rimase quella che faceva capo al bisogno di prevenire la guerra con tutti i mezzi possibili. L’opinione pubblica fu ulteriormente saggiata da quello che è divenuto noto come Sondaggio della pace. Organizzato dalla Società delle nazioni e ignorato dal partito conservatore, il sondaggio interessò più di mezzo milione di attivisti, tutti  volontari, e ricevete più di 11 milioni di risposte. La maggioranza schiacciante delle risposte si dichiarò per continuare ad appoggiare la Società delle nazioni, per il disarmo controllato, per restrizioni alla produzione privata di armi e per la riduzione della produzione di aerei militari.

Ancor più significativo fu che circa sette milioni di persone votarono a favore di immediate sanzioni economiche e non militari a carico dell’eventuale aggressore.

Sei milioni ritenevano che la forza andasse usata solo come estrema risorsa, mentre due milioni espressero la convinzione che la forza non dovesse essere mai usata in assoluto. Il sondaggio della pace mostrò che la gente era sensibile soprattutto al problema di come prevenire una guerra reale, più che alle questioni astratte sull’uso della forza o sull’esistenza della guerra giusta.

Ma anche così è chiaramente percepibile una forte, sotterranea corrente pacifista, mentre il numero di quanti si astennero dal rispondere alla domanda che toccava più direttamente la messa in atto di misure militari indica che questo era il punto sul quale in quel preciso momento molta gente era estremamente incerta.

I rapidi cambiamenti della situazione internazionale

I rapidi cambiamenti della situazione internazionale spingevano tuttavia a una continua revisione di atteggiamenti, ed è dal 1935 che molti pacifisti divennero meno convinti della loro posizione.

Dopo l’uscita del Giappone e della Germania dalla Società delle nazioni, la politica della sicurezza collettiva divenne meno convincente.

In realtà il governo britannico aveva ufficialmente abbandonato ogni pretesa di seguire una politica di sicurezza collettiva e aveva annunciato la sua intenzione di contrapporre al riarmo della Germania un proprio riarmo.

I dirigenti laburisti, che sostenevano il movimento pacifista, continuarono a apportare argomenti a favore della sicurezza collettiva perseguita attraverso la Società delle nazioni, ma evitarono ripetutamente di affrontare la questione di cosa fare se tali politiche non avessero avuto successo. In effetti, questo stava diventando il problema centrale per il movimento della pace nel suo complesso. Una persistente debolezza della posizione pacifista consisteva nel fatto che essa, come istanza politica più che come affermazione di una convinzione personale, non permetteva molte alternative.

Il pacifismo lasciava poco spazio al compromesso: la presunzione che esso dovesse avere necessariamente successo induceva molti a evitare di chiedersi che cosa avrebbero fatto se ciò non fosse avvenuto.

Guernica

Il lassismo inglese nella guerra in Spagna contro la dittatura fascista di Franco

Gli avvenimenti della seconda metà degli anni ‘30 sono troppo noti perché sia necessario soffermarsi su di essi.

Con l’Abissinia, il governo britannico si imbarcò in una strada di incertezza e di oscillazione.

Allo stesso modo la Gran Bretagna mancò di sviluppare una politica coerente rispetto alla guerra spagnola, continuando a giustificare il non intervento anche quando fu chiaro che la Germania e l’Italia stavano fornendo un aiuto considerevole a Franco e alla dittatura fascista. Con la conferenza di monaco nel 1938 Chamberlain continuava a credere che Hitler poteva essere soddisfatto e che si garantiva meglio la pace facendo concessioni piuttosto che lanciando avvertimenti collettivi internazionali.

In questi anni, l’opinione pacifista inglese dovete percorrere una strada molto difficile.

Il tema dominante della sinistra divenne l’antifascismo, e un pacifismo male inteso rischiava di essere preso per un sostegno a Hitler.

A parte ciò, molti pacifisti riconoscevano che stava diventando sempre meno realistica la possibilità di fermare il fascismo senza guerra.

E la Spagna forniva un chiaro esempio, provocando nella sinistra inglese emozioni che prima e dopo di allora raramente si sono riscontrate.

Il partito laburista, riconoscendo in che direzione portava la politica del non intervento, si accinse a un rovesciamento di linea politica, con tutto ciò che questo comportava in termini di possibile coinvolgimento militare.

Altri esponenti della sinistra abbandonarono del tutto la non violenza, sostenendo che la battaglia contro Franco e la dittatura era già la guerra contro il fascismo. I modi di sentire si fecero ancora più duri.

Un’accusa ingiusta

Il movimento per la pace degli anni ‘30 è stato accusato qualche volta di aver apparentemente indebolito la posizione del governo britannico.

Ma questa accusa sembra particolarmente infondata.

I pacifisti erano sempre stati molto decisi nella denuncia dell’aggressione.

Pochi avevano difeso una politica di pace a ogni costo se ciò significava aprire la strada agli aggressori.

Il sostegno pacifista alla Società delle nazioni, alla politica di sicurezza collettiva e al disarmo, aveva mirato proprio al controllo effettivo delle minacce e alla sicurezza internazionale.

Il pacifismo rafforza la consapevolezza sul pericolo che il fascismo costituiva per l’Europa intera

L’ostilità al fascismo era basata, in particolare, sulla minaccia che il fascismo costituiva per la pace mondiale, e i pacifisti sostennero ripetutamente la necessità di una forte azione congiunta per controllare i dittatori.

Gli errori dei politici difficilmente possono essere addebitati al movimento per la pace.

La loro origine è da ricercare nelle false opinioni su Hitler e Mussolini del tutto inadeguate.

Il pacifismo era divenuto dopo il 1940 una posizione che si era dovuta abbandonare di fronte alla cruda realtà dei fatti politici, uno dei quali fu il pericolo di una imminente invasione tedesca, una considerazione che molti avevano mancato di mettere in conto.

La guerra apparve come un male minore contro il fascismo.

Che questa sia stata per diversi aspetti una sconfitta per il movimento per la pace è ovvio. Ma da altri punti di vista il movimento aveva anche avuto un grande successo. Esso aveva dato l’avvio a un’analisi nuova sulla guerra e sui probabili beneficiari della guerra e nella sua ricerca di pace aveva enormemente contribuito a rafforzare la consapevolezza popolare sul pericolo che il fascismo costituiva per l’Europa intera.

 

Approfondimenti:

 

Elorza, Documenti e discorsi del militare ingenuo, San Sebastian

Erasmo da Rotterdam, Contro la guerra, a cura di F.Gaeta, L’Aquila

Trattato sulla tolleranza, a cura di Palmiro Togliatti, Editori Riuniti Roma

 

Bibliografia ragionata

 

AA.VV. , Bandiere di pace, Chimienti, Taranto

Aron, Pace e guerra tra le nazioni, tr.it. Comunità, Milano

Bartels, L’Europa dei movimenti per la pace, in Giano n. 4/1990

Battistelli, Sociologia e guerra. Il problema della guerra nelle origini del pensiero sociologico, Archivio Disarmo, Roma

Bobbio, Il problema della guerra e le vie della pace, Il Mulino, Bologna

Collotti, G. Di Febo, (a cura di), Contro la guerra. La cultura della pace in Europa (1789-1939), Dossier Storia, Giunti, Firenze

J. P. Taylor, English History 1914-45. Oxford University Press

 

Analisi:

Branson, M. Haienemann, L’Inghilterra degli anni Trenta, Laterza Bari

Ceadel, Pacifismi in Britain, Oxford University Press

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La nostra matrice laica, basata sulla valorizzazione dell’ideale assoluto della pace, sulla critica delle religioni e del potere clericale e del Vaticano è alla base della nostra origine e radice illuminista

Dalle origini dell'Illuminismo per la pace

Uno spaccato illuminista sulla pace 

Nell’Enciclopedia degli illuministi francesi alla voce guerra si legge da sempre che gli uomini, per ambizione, per avarizia, per gelosia, per perfidia sono giunti a spogliarsi, bruciarsi e sgozzarsi gli uni con gli altri. Per farlo in modo più ingegnoso, hanno inventato regole e principi che vengono chiamati arte militare e hanno associato alla pratica di queste regole l’onore, la nobiltà, la gloria.

L’Illuminismo è la prima cultura europea moderna che si può definire pacifista per l’affermazione di un pensiero laico, razionale, contrario a fanatismi e dogmi.

È dal millesettecento in avanti che la condanna della guerra non è più soltanto morale, diventa politica e assume le caratteristiche di programma politico. Un precursore è l’Abbé Charles de Saint-Pierre con il Progetto per rendere la pace perpetua in Europa poi commentato anche da Rousseau.

Fondamentale l’opera di Kant: enorme l’influenze del suo Per la pace perpetua del 1795, la pace fondata sulla democrazia e sul diritto e da raggiungere con la sostituzione dei regimi assoluti con la Repubblica capaci di costituire una federazione di liberi Stati in grado di eliminare la guerra.

Ma era stato preceduto da Erasmo Da Rotterdam.

Di Erasmo la prima critica approfondita alla guerra e il suo appello: “la guerra cambia gli uomini in bestie feroci… io non esorto e non prego: imploro. Cercate la pace”.

Non meno solenni le parole di Voltaire: “la cosa più straordinaria di queste imprese infernali è che ciascuno di quei capi di assassini fa benedire le proprie bandiere e invoca solennemente Dio prima di andare a sterminare il suo prossimo.

Quando le persone sterminate sono almeno diecimila e per colmo di grazia qualche città è andata completamente distrutta, allora si canta a quattro voci una canzone piuttosto lunga. La stessa canzone serve per il matrimonio e per le nascite”.

Robespierre pronuncia vari discorsi contro la guerra. Afferma: “respingete i principi della falsa e deplorevole politica che finora ha fatto l’infelicità dei popoli per soddisfare l’ambizione e i capricci di alcuni uomini. Rinunciate ad uno spirito di conquista e di ambizioni: rifiutate al re e ai suoi ministri il diritto di decidere da soli della guerra e della pace.

La guerra e il flagello più grande.

La guerra nelle mani del potere esecutivo non è che un mezzo per rovesciare la costituzione.

La guerra è buona solo per uomini d’armi, per gli ambiziosi, per i profittatori, è buona per il potere esecutivo di cui aumenta l’autorità, l’ascendente.

La guerra affida l’ordine nelle nostre città di frontiera ai comandanti militari e fa tacere davanti a loro le leggi che proteggono i diritti dei cittadini”.

 

Approfondimenti:

 

Elorza, Documenti e discorsi del militare ingenuo, San Sebastian

Erasmo da Rotterdam, Contro la guerra, a cura di F.Gaeta, L’Aquila

Trattato sulla tolleranza, a cura di Palmiro Togliatti, Editori Riuniti Roma

 

Bibliografia ragionata:

 

AA.VV. , Bandiere di pace, Chimienti, Taranto

Aron, Pace e guerra tra le nazioni, tr.it. Comunità, Milano

Balducci E., Vinceremo noi pacifisti. Fosse anche tra mille anni, in L’Unità, 6 Marzo 1991

Bartels, L’Europa dei movimenti per la pace, in Giano n. 4/1990

Battistelli, Sociologia e guerra. Il problema della guerra nelle origini del pensiero sociologico, Archivio Disarmo, Roma

Bello Don Tonino, Alfabeto della vita, Paoline, Milano 2009

Bobbio, Il problema della guerra e le vie della pace, Il Mulino, Bologna

Collotti, G. Di Febo, (a cura di), Contro la guerra. La cultura della pace in Europa (1789-1939), Dossier Storia, Giunti, Firenze

Rochat G., L’Antimilitarismo oggi in Italia, Claudiana, Torino

Taylor, English History 1914-45. Oxford University Press

 

Riflessioni sulla contemporaneità:

 

Pugliese F., Abbasso la guerra. Persone e movimenti per la pace dall’800 a oggi, Grafiche futura, Mattarello – Trento

Pugliese F., I giorni dell’arcobaleno. Diario- cronologia del movimento per la pace, prefazione di Alex Zanotelli, Futura, Trento

Pugliese F., Per Eirene. Percorsi bibliografici su pace e guerra, diritti umani, economia sociale, Forum Trentino per la pace e i diritti umani, Trento

Pugliese F., Carovane per Sarajevo. Promemoria sulle guerre contro i civili, la dissoluzione della ex Jugoslavia, i pacifisti, l’ONU (1990-1999), Prefazione di Lidia Menapace, Introduzione di Alessandro Marescotti, Alfonso Navarra, Laura Tussi

Manifesti raccontano…Le molte vie per chiudere con la guerra,a cura di Vittorio Pallotti e Francesco Pugliese, Recensione di Laura Tussi, Prefazione di Peter Van Den Dungen, coordinatore generale della Rete Internazionale dei Musei per la Pace e Joyce Apsel, Università di New York

Strada G., Ma l’abolizione della guerra non è un’utopia di sinistra, in La Repubblica, 2006

 

Analisi:

Branson, M. Haienemann, L’Inghilterra degli anni Trenta, Laterza Bari

Ceadel, Pacifismi in Britain, Oxford University Press

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