Pubblicato il Lascia un commento

La Pace salvata dalle bambine e dai bambini

La paix sauvée par les filles et les garçons

Peace saved by girls and boysPaz salvada por niñas y niños

La Pace salvata dalle bambine e dai bambini

I Bambini della pace

La storia dimostra che la guerra non risolve nessuna controversia internazionale e porta morte, distruzione, sofferenza, spostamenti di massa e crisi economica. Il rischio oggi, rispetto al passato, di utilizzare armi nucleari con il loro potenziale distruttivo per l’intera umanità è molto forte. Nonostante questo  ancora nessuno ha deciso di intraprendere una decisa azione per la Pace. Ecco perché c’è ancora bisogno che le scuole facciano la loro parte e che i bambini ed i ragazzi si mobilitino per salvare l’umanità dall’orrore della guerra. Accogliendo l’invito del Ministro dell’Istruzione che, con la circolare del 24/02/22, invitava a riflettere sul tema della Pace, ci siamo fatti promotori  di una proposta rivolta alle scuole di ogni ordine e grado di tutta l’Italia che ha poi ottenuto ampia condivisione. Un Flash Mob per la Pace che ha ottenuto tante adesioni in tutte le scuole. Permane tuttavia la necessità che le scuole parlino con i loro alunni e le loro alunne di Pace e Guerra. Per questo invitiamo tutte e tutti le/gli insegnanti a prevedere nella propria Programmazione Scolastica per tutto l’anno, l’ educazione alla Pace e alla Cittadinanza.

Un Ringraziamento particolare a Fabrizio Cracolici e a Laura Tussi per aver curato e realizzato questo video che potete  trovare  sulla  pagina di Youtube  https://youtu.be/besY2_BzS5ge . Per questo video sono state  utilizzate le immagini inviate dalle scuole italiane che il 4 aprile 2022 hanno partecipato al Flash Mob “La Pace sempre”,

Sulla Pagina facebook   https://www.facebook.com/Per-la-Pace-MCE-104530715563147  potete trovare tutti i materiali prodotti, anche quelli che non hanno trovato spazio nel video.

Ci scusiamo con l’Istituto Comprensivo di Cerea (VR)

che non compare, per un nostro errore, tra i partecipanti nei titoli di coda del video, ma ha partecipato attivamente con la Scuola dell’Infanzia di San Vito (VR). Ci scusiamo inoltre con l’Amministrazione Comunale e le Istituzioni Scolastiche di Soave, che si trova in provincia di Verona e non di Venezia, come indicato sempre per errore.

 

Movimento di Cooperazione Educativa – Gruppo Territoriale di Piacenza

Pubblicato il Lascia un commento

Pamphlet ecologico: il Pensiero di Virginio Bettini. Con l’Università IUAV di Venezia

Pamphlet ecologico: il Pensiero di Virginio Bettini

Pamphlet ecologico: il Pensiero di Virginio Bettini

 

Presentazione del libro Pamphlet ecologico di Virginio Bettini on line e a contatto, in presenza e in collaborazione con l’università IUAV di Venezia.

Evento in diretta facebook presso IUAV di Venezia.

Pamphlet ecologico, è un libro postumo di Virginio Bettini, un uomo libero e giusto, un maestro per generazioni di studenti, un supporto scientifico per centinaia di comitati ed associazioni ambientaliste. Virginio è stato docente dell’Istituto Universitario di Architettura di Venezia (ora Università IUAV di Venezia), eurodeputato dei Verdi arcobaleno, e uno dei maggiori esponenti dell’ecologismo scientifico (una parola orrenda in uso negli anni ’90).
Il libro, che tratta temi di ecologia, città paesaggio e pianeta, risponde a molte domande, ed è a cura di Maurizio Acerbo, Fabrizio Cracolici, Laura Tussi, con la prefazione di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici; l’introduzione di Maurizio Acerbo, un intervento di Paolo Ferrero, la postfazione di Alfonso Navarra e il contributo di David Boldrin Weffort parla dei temi dell’ecologia per il futuro nostro e del pianeta, in modo semplice, lucido, simpatico e soprattutto contro la guerra.

Mercoledì 9 novembre 2022 dalle ore 16:00 alle 17:00

Link dell’evento:

https://fb.me/e/2mRDGzDv5

Questo articolo è stato pubblicato qui

Pubblicato il Lascia un commento

Resistenza e Nonviolenza creativa

Resistenza e Nonviolenza creativa

Libro: Resistenza e Nonviolenza creativa.

Mimesis Edizioni/Eterotopie

di Laura Tussi

Questo libro contiene tre disegni realizzati da mamma Angela nel limite dell’età e della grave patologia. Ho voluto dedicare il volume a mia madre figlia di nonno Luigi un Resistente durante il ventennio fascista fino al 25 Aprile 1945: la Liberazione.

Cara mamma Angela

a Te che ci hai tramandato tutti gli ideali

contenuti in questo mio saggio.

Tua Laura

“La responsabilità dell’uomo non può affidarsi né a un potere né a un Dio, ma deve impegnarsi nel nome della propria responsabilità di essere umano”.

Stéphane Hessel

Stiamo vivendo in una congiuntura storica del tutto paradossale: ogni giorno si fa sempre più vicina l’eco del conflitto russo-ucraino e le grandi potenze, invece di perseguire la politica del disar­mo inaugurata negli anni ’70, corrono invece ver­so un implemento del proprio arsenale atomico, come in una macabra gara il cui unico traguardo possibile è l’armageddon nucleare. La Cina infatti possiede 200 ordigni, ma entro il 2030 vorrebbe raggiungere il migliaio; gli Stati Uniti hanno già 3000 bombe pronte al lancio e lo storico rivale, il Cremlino, ne ha almeno altrettante puntate verso ovest.

Solo la creatività può salvare il mondo.

PREFAZIONE al libro Resistenza e Nonviolenza creativa.

L’impegno dell’umanità

nell’era nucleare

di Alex Zanotelli

Un grande grazie prima di tutto a Laura Tussi e Fabrizio Cracolici di Disarmisti esigenti e di PeaceLink per il lavoro e l’impegno che hanno fatto e che stanno attuando e attivando. Noi viviamo un drammatico momento della storia umana. Siamo fra due micidiali pericoli: davanti alla crisi ecologica che ci potrebbe portare all’estinzione e

all’estate incandescente e davanti alla crisi nucleare, alla guerra nucleare, che potrebbe portarci a un inverno nucleare. È in questione la sopravvivenza dell’umanità su questo pianeta.

Ecco perché è fondamentale il lavoro svolto da Laura e Fabrizio per far conoscere a tutti la gravità del momento. Siamo sull’orlo oggi del baratro in particolare per la questione dell’Ucraina. Ma tra qualche mese arriverà l’altra grande questione fra Usa e Cina sull’isola di Taiwan. E avanti così. Basta nulla. Basta un incidente. Il problema è che le grandi potenze sono armate fino ai denti.

Proprio le grandi potenze.

Gli Stati Uniti hanno 3000 bombe nucleari pronte al lancio. La Cina ne ha 200, ma entro il 2030 vuole arrivare almeno al migliaio.

La Russia ne ha tante anche essa pronte al lancio. E vari altri paesi che hanno la bomba atomica e vogliono continuare a incrementare il loro armamentario nucleare. È assurdo quello che sta avvenendo.

Basta un minimo incidente e salta tutto.

Salta e si estingue la razza umana su questo pianeta. Ecco perché è importante allora far informazione seria: far girare informazione seria. Uscire davvero da questo macabro

gioco.

Dobbiamo dire basta alle bombe nucleari.

Basta costruirle. Non possiamo più avere queste bombe in Italia.

In Italia abbiamo una settantina di bombe atomiche a Ghedi vicino a Brescia e ad Aviano in provincia di Udine e verranno adesso rimpiazzate dalle nuove e più terribili e sofisticate bombe nucleari: le B 61-12. (…) continua

Con i contributi di:

Angela Belluschi, Chiara Castellani, Fabrizio Cracolici, Giorgio Cremaschi, Gianfranco D’Adda, Paolo Ferrero, Renato Franchi, Agnese Ginocchio, Alessandro Marescotti, Alfonso Navarra, Gianmarco Pisa, Alex Zanotelli

Libro in vendita in tutte le librerie e gli store editoriali da ottobre 2022

Questo articolo è stato pubblicato qui

Pubblicato il Lascia un commento

Dopo Hiroshima. E ora?

Dopo Hiroshima

E ora?

Durante gli anni ’50 del secolo scorso, l’incubo dell’atomica e la guerra fredda turbano la vita di un mondo che cerca di trovare sé stesso e uscire dalle macerie ancora fumanti della Seconda guerra mondiale. Sono gli anni della guerra in Corea e dell’occupazione sovietica dell’Ungheria. Il movimento internazionale dei partigiani della pace raccoglie il NO alla guerra e promuove imponenti campagne che coinvolgono milioni di uomini: il primo movimento di massa per la pace nella storia. In Italia l’impegno per la pace si salda alle lotte per il lavoro e alla non facile costruzione di una nuova democrazia fondata sulla Costituzione. La bandiera iridata della pace simboleggia un impegno diffuso nelle più lontane contrade. Gli scioperi “alla rovescia” – di cui tra gli epigoni ci fu Danilo Dolci – e le lotte pacifiche per la terra caratterizzano quegli anni, ancora segnati dal sangue dei lavoratori.
Tante le proteste e le iniziative, soprattutto dei portuali, contro l’arrivo delle armi americane in Italia. Evento che si verifica anche attualmente.
Nel 1951 la camera approva la legge per il riarmo con 325 voti.
A Livorno si tiene un convegno delle città sedi di basi militari straniere.

Danilo Dolci si trasferisce in Sicilia a Trappeto vicino a Palermo.

Sono gli anni dell’appello Russell-Einstein cui seguirà la fondazione del movimento Pugwash. Apre un’epoca la marcia del 1958 nei pressi di Londra dove fa esordio quello che diverrà il celebre simbolo universale del movimento pacifista ideato da Gerard Hiltom composto dalla lettera N nucleare e dalla lettera D disarmo. Calosso, socialista e Giordani, cattolico, unificano le loro proposte di legge per il riconoscimento della obiezione di coscienza. Un operaio di una fabbrica del milanese, Franco Alasia, si rifiuta di lavorare per realizzare strumenti bellici e viene licenziato. In quegli anni, il tribunale di Milano condanna i due giornalisti Renzi e Aristarco per la sceneggiatura del film L’armata s’agapò sull’occupazione della Grecia. In quel periodo, sono 11 milioni le firme in Italia sull’appello di Vienna contro la guerra nucleare. E in seguito la Nato decide l’installazione di nuovi missili in Europa. Tante le proteste e tra esse un forte appello delle donne di Vicenza. Il premio Nobel per la pace Noel- Baker proclama: “La guerra è una dannata, sporca cosa. La guerra ha distrutto una civiltà dopo l’altra. Devolverò l’ammontare del premio assegnatomi ad azioni che promuovono il disarmo internazionale”.
Quando nel nostro paese dominava il fascismo, gli studenti erano pieni del desiderio di dedicare tutta la loro attività alle opere della scienza e della pace.
Il fascismo già parlava di guerra, già preparava gli italiani alla guerra.
Per la difesa della cultura, della centralità della pace e per la conquista della libertà, gli studenti sono riusciti a trovare gli operai delle fabbriche di Napoli, ad esempio, e con loro hanno lottato sino da allora per la pace.
Il comitato per la difesa della pace dell’Ansaldo di Genova dichiara a nome dei lavoratori “che nei due stabilimenti non si costruiranno mai più materiali bellici di qualunque genere” e ripete, con i portuali, le parole d’ordine da loro lanciate: “niente armi. Niente guerra, ma lavoro e pace per i popoli”.

Pubblicato il Lascia un commento

Memoria e Futuro: tra Resistenza e Nonviolenza creativa

Memoria e Futuro: tra Resistenza e Nonviolenza creativa

Memoria e Futuro: tra Resistenza e Nonviolenza creativa

https://www.peacelink.it/calendario…

Presentazione dei libri di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici.

 

Con
Vittorio Agnoletto,
Egidia Beretta Arrigoni,

Adelmo Cervi,
Giorgio Cremaschi. 

Per annunciare che parte del ricavato della vendita dei libri in presenza sarà devoluto alla Fondazione Vittorio Arrigoni – Vik Utopia, Restiamo Umani.

Per noi questo è un gesto molto importante e significativo soprattutto nella tragica congiuntura in cui imperversa l’umanità intera.

 

Lunedì 10 ottobre 2022 ore 21.00

Diretta Facebook – Spazio Foppette, Milano

https://fb.me/e/3D3lJZd2L

Pubblicato il Lascia un commento

Maratona mondiale di pensiero e azione per Julian Assange

Julian Assange per non dimenticare, per non dimenticarlo!

Messaggi a sostegno di Julian Assange dal mondo del giornalismo e della cultura per tutto il mondo.

Partecipano: Maurizio Acerbo, Vittorio Agnoletto, Sergio Cararo, Giorgio Cremaschi, Fabrizio Cracolici, Raffaele Crocco, Angelo Gaccione, Laura Tussi.

Modera: Gianmarco Pisa.

www.24hassange.org

Maratona mondiale di pensiero e azione per Assange.

 

WEBINAR SU ZOOM SABATO 15 OTTOBRE ore 21.

Diretta Facebook – spazio Foppette, Milano.

https://fb.me/e/28nfwIAvz

 

Promovono: Laura Tussi – Mondo senza guerre e senza violenza Milano e Pressenza, Agencia Internacional de noticias dedicada a noticias sobre paz y noviolencia.

Contatto: 328 772 7015 Laura Tussi / 3489898371 Nira Cabero

Questo articolo è stato pubblicato qui

Pubblicato il Lascia un commento

Le voci della ragione: conversazione con Vittorio Agnoletto

Le voci della ragione: conversazione con Vittorio Agnoletto

Laura Tussi conversa con Vittorio Agnoletto, medico, ex parlamentare europeo e soprattutto attivissimo in favore della tutela della salute, dei beni comuni, dell’impegno pacifista.

Tussi. Il tema della pace è ora più che mai urgente, sia per la guerra russo-ucraina, sia per le tensioni internazionali sempre più pericolose. Immagino che per un medico come lei, che si occupa di salute, cioè di vita, questa situazione deve costituire un grave allarme. Il pericolo riguarda anche il nostro ecosistema che le guerre e gli esperimenti nucleari aggravano. Un motivo in più perché gli ecopacifisti facciano sentire la loro voce di condanna.

Agnoletto. La guerra, oltre che morti, feriti e distruzione, porta anche inquinamento disastri ambientali e malattie. Si ragiona poco sul fatto che l’uso di armi esplosive, per esempio nelle aree urbane, crea grandi quantità di detriti e di macerie che possono causare un inquinamento dell’aria e del suolo. L’inquinamento provocato dalle guerre può provocare tanti e tanti problemi, per esempio, dal punto di vista ambientale, anche nelle falde acquifere: sono i cosiddetti danni collaterali della guerra, ma come impatto sono tutt’altro che collaterali. E poi non dimentichiamoci che le emissioni di CO2 di alcuni grandi eserciti possono addirittura essere maggiori di quelle emesse da intere nazioni. Esiste una ricerca della Lancaster University che dimostra quanto l’esercito degli Stati Uniti sia uno dei maggiori inquinatori. È l’istituzione che consuma più petrolio ed è uno dei principali emettitori di gas serra. L’esercito statunitense se fosse una nazione si collocherebbe tra il Perù e il Portogallo nella classifica globale degli acquisti di carburante. Si può fare anche un esempio purtroppo molto attuale: un F35 per percorrere 100 km consuma circa 400 litri di carburante che corrispondono all’emissione di 27.800 kg di Co2. L’aviazione tra le varie armi è quella che detiene la percentuale più alta di emissione all’interno del sistema di difesa USA. È necessario non dimenticare le malattie, le ricadute sull’ambiente e l’inquinamento ambientale che possono derivare da un conflitto. Rifacciamoci a un’esperienza storica che purtroppo conosciamo e della quale abbiamo parlato tante volte: le conseguenze della guerra in Iraq sono state, dal punto di vista sanitario, tremende. Pensiamo ai tumori, ai bambini nati deformi e a tante altre gravi condizioni di salute degli abitanti di quella regione, tutto questo non viene considerato. Va inoltre valutato anche un altro aspetto. I danni provocati dalla guerra sono anche collegati ad altri disastri sociali: pensiamo per esempio al fatto che intere popolazioni, migliaia, talvolta decine o centinaia di migliaia di persone sono obbligate ad abbandonare le loro case e finiscono nei campi per rifugiati, nei quali vivono una condizione molte volte ai limiti della dignità umana: mancano i servizi essenziali, sussiste una scarsità d’acqua e non ci sono, oppure sono assolutamente insufficienti, i servizi igienici. Senza contare la gestione dei rifiuti di simili aggregati umani e l’impatto ambientale che ne deriva. E quindi il risultato di una guerra – anche limitandosi ad osservare quello che accade nei territori coinvolti, senza analizzarne le conseguenze ad ampio raggio sull’economia globale – non si ferma “solo” ai morti e ai feriti ma è molto più ampio e devastante.

Tussi. Gli scienziati continuano a mettere in guardia i governi e gli Stati e parlano di baratro nucleare. Secondo molte autorevoli personalità ci stiamo incamminando su una via di non ritorno. Che cosa possiamo fare?

Agnoletto. Va precisato innanzitutto che non esiste un nucleare buono e un nucleare cattivo. È una tecnologia che prevede sempre un rischio. Un rischio che esiste, non eliminabile e che può avere delle conseguenze veramente pesantissime. Noto in questi giorni una contraddizione pazzesca da parte dell’establishment, sui giornali principali, sui grandi media, nelle parole dei portatori del pensiero unico in Italia come in tutta Europa. Viene lanciato un grande allarme per quello che può avvenire nella centrale nucleare di Zaporizhia – teniamo conto che 6 dei 15 reattori presenti in Ucraina sono collocati all’interno di questa centrale – ma contemporaneamente, per rispondere alla crisi energetica, quegli stessi paesi, quegli stessi protagonisti del pensiero unico spingono, attraverso i media mainstream, per un ritorno al nucleare. Questa è una contraddizione incredibile. Il ritornello di questi governi è: “Se il nucleare lo controlliamo noi, allora siamo sicuri. Incidenti non ci possono essere”. Proviamo, invece, a ipotizzare la possibilità che ci sia un incidente. Ci ritroveremmo in una situazione di stress collettivo ben superiore a quella che stiamo vivendo ora in relazione a quello che può accadere nelle centrali nucleari dell’Ucraina. Che cosa si può fare? Innanzitutto, dobbiamo valorizzare ulteriormente il grande impatto che ha avuto la campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari Ican che ha vinto anche il premio Nobel per la Pace nel 2017. Uno dei primi obiettivi è far sì che l’Italia firmi il Trattato voluto da Ican, il TPAN, Trattato Proibizione armi nucleari. Di questo il mondo politico non parla, ma è un obiettivo assolutamente fondamentale. Credo che i ragionamenti intorno alla guerra, in epoca nucleare, debbano modificarsi completamente. E non è un caso che la stessa chiesa cattolica abbia modificato totalmente la propria dottrina sulla guerra rispetto alla “guerra giusta”; ritengo che dovrebbe diventare senso comune la famosa affermazione di Einstein: “Non so con quali armi sarà combattuta la terza guerra mondiale. Ma la quarta sarà combattuta con pietre e bastoni”.

Agnoletto con Laura Tussi

Tussi. In questi giorni ho letto il pamphlet dello scrittore disarmista Angelo Gaccione Scritti contro la guerra. Un discorso molto radicale e che considera tutti gli Stati armati – per la loro ricerca bellica, per gli ordigni di sterminio sempre più terribili di cui si dotano, e per la gigantesca spesa militare – responsabili di un sistema criminale ai danni degli esseri umani e della natura. Sostiene che in era nucleare è divenuta obsoleta qualsiasi tipo di difesa armata e che bisogna rinunciarvi. Se per difesa intendiamo la salvaguardia della vita e dei beni di una Nazione. Lei che ne pensa? Gaccione sostiene che bisogna avviare il disarmo unilaterale senza contropartita, come ha fatto lo Stato del Costa Rica che nel libro è citato come esempio. Procedere allo scioglimento dell’esercito e riconvertire a scopi sociali la spesa militare. Per esempio, investendo nella sanità pubblica, nella strumentazione e nella ricerca. Suggerisce di spostare i militari delle tre armi nei settori della tutela del territorio, e molte altre idee preziose.

Agnoletto. La riflessione dello scrittore Angelo Gaccione mi sembra estremamente importante e profonda. Il punto è che in questo momento siamo molto lontani dalla situazione auspicata. Nel 2020 sono stati spesi oltre 2000 miliardi di dollari per investimenti militari e vi ricorderete che alla COP26 è stato molto complicato lavorare attorno a un accordo per assicurare solo 100 miliardi per una transizione ecologica dei paesi del Sud del mondo. Si è in tal modo, resa evidente un’assenza di consapevolezza totale attorno a questo tema. Consideriamo che nel pianeta, in questo momento, ci sono circa 13.000 armi nucleari e consideriamo che noi siamo tra quei paesi che ospitano alcune decine di testate nucleari degli Usa. Credo che la garanzia di non utilizzare le bombe nucleari sia una garanzia che non ci può lasciare tranquilli. Perché quando due paesi sono in guerra, iniziano il conflitto con le armi convenzionali, ma se uno dei contendenti rischia di soccombere e ha a disposizione l’arma nucleare, è possibile e probabile che decida di farvi ricorso. D’altra parte, abbiamo già visto come, nonostante tutte le convenzioni internazionali, le grandi potenze, a cominciare dagli Stati Uniti, non hanno mai avuto problemi a usare armi chimiche e gas tossici, che sono assolutamente vietati dalle convenzioni internazionali. Mi ha molto colpito in questi giorni come l’appello chiaro e durissimo di Papa Francesco sia stato totalmente ignorato dai grandi media. Le prime pagine sono andate tutte al discorso di Draghi al meeting di Comunione e Liberazione. Delle parole di Francesco non c’era praticamente traccia, al massimo qualche trafiletto nelle pagine interne. È una cosa inedita. Prima di Francesco, qualunque cosa diceva un papa diventava l’apertura dei telegiornali, addirittura esagerando, ignorando la laicità prevista dalla nostra Costituzione. Ora siamo invece di fronte a una cancellazione e a una vera e propria rimozione e censura. Sono rimasto anche colpito da come i giovani di CL, che in un’altra epoca e con altri Papi erano definiti i papaboys, hanno pressoché ignorato le parole di Francesco, anche se all’inizio della guerra, Comunione e Liberazione aveva fatto dichiarazioni orientate alla ricerca della pace. Ma questo è un papa scomodo perché non è disponibile a giustificare in nessun modo alcuna guerra e ha puntato il dito contro coloro che dalla guerra ricavano profitti. Francesco ha reso evidente come la guerra sia il risultato di grandi interessi economici interessati al controllo delle fonti energetiche e della logistica e non siano invece causate, come viene sostenuto, dalla difesa di grandi valori e ideali. Inoltre, ci dovrebbe preoccupare molto che lo schema della guerra, la logica amico/nemico, sia ormai applicata a qualunque settore della società. È quanto è avvenuto, ad esempio, in occasione della pandemia. In guerra si deve, tacere, obbedire e combattere. Non si può discutere, non si possono sollevare interrogativi. Questo rischia di essere il modello attorno al quale, oggi, viene costruita la nostra società. In questa condizione, credo che sia importante riprendere quelle tematiche che, per parlare della mia esperienza personale, stavano, ad esempio, alla base del movimento pacifista dei primi anni ’80. Penso alle grandi manifestazioni a Comiso alle quali ho partecipato nel 1983 contro l’installazione dei missili; un movimento pacifista in grado di praticare forme di disobbedienza civile. È necessario riprendere queste pratiche. In prospettiva, guardando ad un futuro purtroppo oggi lontano, dovremmo lavorare per una difesa civile nonviolenta – su questo mi sembra che ci sia un contributo interessante di Gaccione – che si fondi sull’attivismo e la difesa delle reti sociali presenti sul territorio. Alcune esperienze storiche possono esserci di riferimento, ma certamente è un percorso lungo, complesso che va attualizzato nella condizione odierna.

Agnoletto a Palazzo Reale di Milano
tra Moni Ovadia e Mimmo Lucano

Tussi. Sarebbe favorevole allo scioglimento della Nato? Gaccione scrive che dopo la fine del Patto di Varsavia, della Cortina di Ferro e con la caduta del Muro di Berlino, la Nato non ha più senso ed è divenuta un grave pericolo per la pace. Va eliminata, secondo lui. L’Italia dovrebbe uscire unilateralmente dalla Nato e chiudere le basi dove sono ospitate testate nucleari.

Agnoletto. Posso solo dire che sono totalmente d’accordo sullo scioglimento della Nato. L’azione che la Nato sta portando avanti in questi anni è addirittura in contrasto con il motivo stesso che ne giustificò la nascita. La Nato, infatti, era stata presentata come uno strumento di difesa dei territori europei all’epoca della guerra fredda. La situazione è totalmente cambiata: credo che si sia persa una grande opportunità, cioè la Nato andava sciolta contestualmente alla fine del Patto di Varsavia. Il non aver fatto questo, ne ha permesso la trasformazione in uno strumento militare in mano agli USA per intervenire in qualunque parte del mondo, tanto è vero che, proprio in questi ultimi mesi, sta potenziando la sua presenza nel Pacifico, seppure sotto una diversa sigla. Inoltre, il mancato scioglimento della Nato rende impossibile la formazione di un protagonismo autonomo sulla scena mondiale da parte dell’Unione Europea. Ha bloccato un’emancipazione dell’Unione Europea da una condizione di dipendenza dagli Stati Uniti, ad un soggetto capace di svolgere una propria azione autonoma e indipendente, che sappia pesare nel mondo a cominciare per esempio del Medioriente, dove l’Unione Europea, nonostante la vicinanza geografica, è totalmente priva di una propria strategia. Sono d’accordo che dobbiamo uscire dalla Nato – meglio sarebbe scioglierla – e che vanno chiuse tutte le sue basi militari presenti sul nostro territorio a cominciare da quelle che ospitano le testate nucleari.

Agnoletto tra F. Cracolici e L. Tussi
in una foto del 2013

Tussi. Perché secondo lei le forze politiche sono così refrattarie o ambigue verso il discorso del disarmo e della pace? Gaccione se la prende con gli uomini di cultura intruppatisi nel campo dei guerrafondai, ma non mi pare che i politici siano da meno.

Agnoletto. Noi abbiamo una classe politica – parlo non solo dell’Italia ma anche dell’Europa, anche se in Italia questo è più evidente – che è totalmente subalterna agli interessi di alcune lobby; in particolare per quanto riguarda l’Italia è subalterna alle lobby delle armi, di Big Pharma, cioè dell’industria farmaceutica e a coloro che controllano le fonti energetiche e la loro logistica. Ma non direi che la politica è ostaggio. La classe politica dirigente è strettamente intrecciata con i vertici di tali lobby e talvolta ha anche soggettivamente degli interessi economici diretti all’interno di queste aziende. In Italia stiamo andando verso i 38 miliardi all’anno di spesa militare; si sta passando nel giro di pochi anni da una spesa per le armi di 68 milioni al giorno a una di 104 milioni. La pressione del sistema è fortissima e qui si aggiungono altre considerazioni. Un’autonomia praticamente inesistente del 90% del mondo mediatico italiano che dipende per tutto dal sistema politico del quale ne è il megafono. Esistono certamente dei media critici, delle trasmissioni fuori dagli schemi e dei giornalisti d’inchiesta, ma sono delle eccezioni. Accade che leggendo i titoli possa essere difficile individuare quale quotidiano si sta sfogliando; a differenza di quanto accade anche negli USA, non abbiamo una tradizione di grandi media autonomi dal potere e interessati a svolgere un ruolo di controllo pubblico su chi governa. Nel mondo della cultura, anche qui con tutte le eccezioni del caso, vi è una forte tendenza a recitare il ruolo di menestrelli del potere. Abbiamo fatto tante critiche agli Stati Uniti, ma pensiamo al ruolo importantissimo dei media indipendenti e degli scandali che sono stati capaci di individuare fino a far cadere il presidente degli Stati Uniti. I libri di Gaccione e l’impegno che state portando avanti voi, Laura e Fabrizio, così come tanti siti on-line è un lavoro importantissimo che sta contribuendo a costruire coscienza critica.

La copertina del libro
sulla pandemia

Tussi. A chi lo accusa di scarso realismo, Gaccione controbatte scrivendo nel libro citato che è proprio il realismo degli uomini di potere ad averci condotti a questa drammatica situazione da apocalisse, e dunque, richiede un radicale cambio di pensiero. O disarmare o morire. O abolire armi, eserciti e alleanze militari o saltare in aria. È proprio così?

Agnoletto. Direi che è assolutamente così, concordo con l’essenza del ragionamento che propone Gaccione. Oggi messaggi che sembrano radicali e che possono apparire un’utopia rappresentano invece l’unica via che l’umanità ha davanti a sé per la propria sopravvivenza.

 

su Blog ODISSEA: https://libertariam.blogspot.com/2022/09/le-voci-della-ragione-vittorio.html

Questo articolo è stato pubblicato qui

Pubblicato il Lascia un commento

Demoghela, il reggimento che non voleva combattere

Demoghela, il reggimento che non voleva combattere

​Venerdì 16 settembre ore 18.30, a Venezia in Campo Saffa (di fronte al civico 387/I) verrà messo in scena – a cura del “Collettivo DisarmArte”.- lo spettacolo teatrale “Demoghela, il reggimento che non voleva combattere”

Si tratta di una storia realmente accaduta e ripresa dal lavoro di ricerca di Mario Bonifacio, istriano, partigiano, persona estremamente interessante che dagli anni 60 ha vissuto nella nostra città.

Lui, quando ormai era ultranovantenne, ha ripreso la vicenda di guerra del reggimento del padre, composto prevalentemente da istriani e giuliano-dalmati poco inclini a combattere, specie per l’impero austro-ungarico in una zona di confine con l’impero russo: la Galizia.
Così questo reggimento ha avviato delle forme di non-combattimento e di opposizione alla guerra legate alla natura estremamente pacifica di quelle popolazioni, ai loro ideali e al loro vivere in zone di confine non facilmente condizionabili dai nazionalismi di quei tempi.
Una storia poco conosciuta e non riconosciuta ufficialmente, una storia da raccontare.
Allo spettacolo seguirà la proiezione di una videointervista inedita all’obiettore Giuseppe Bruzzone a cura di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici.
La serata è promossa da Ass.ne Il Villaggio, Ass.ne SOS Diritti, Ass.me Buongiorno Bosnia, Emergency Venezia, Festival dei matti, Mediterranea Venezia, APS Lungo la rotta balcanica nell’ambito della programmazione de “Le città in festa” del Comune di Venezia.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Pubblicato il Lascia un commento

Docenti Senza Frontiere: quaderni etici, neutri e solidali

Docenti Senza Frontiere: quaderni etici, neutri e solidali

Docenti Senza Frontiere è l´ideatrice di percorsi di formazione sui temi dell’Agenda ONU 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.

di Laura Tussi

Dal video di Quaderni Solidali (Foto di Docenti Senza Frontiere)

 L´attività è raccolta con interesse da diversi licei artistici e istituti d´arte in quanto offre ad essi una nuova opportunità di utilizzo delle competenze artistiche acquisite, unita all´attivazione di forti capacità critiche di rielaborazione del tema. I disegni realizzati diventano veicolo di sensibilizzazione e di partecipazione attiva per altri alunni trasformandosi in strumenti didattici quali diario, quaderno, raccoglitore ad anelli creati dall´associazione e promossi alle famiglie nella nota Campagna Quaderni Solidali.

La campagna di sensibilizzazione dei quaderni di Docenti senza frontiere, etici, neutri e solidali intende promuovere un cambiamento all’interno delle scuole attraverso il coinvolgimento delle famiglie come parte attiva del patto educativo con l’Istituto di appartenenza.

Aderire alla campagna quaderni solidali significa non solo sostenere il diritto allo studio e i progetti di solidarietà, ma anche dare alle scuole la possibilità di ricevere da parte di Docenti Senza Frontiere percorsi e iniziative con l’obiettivo ultimo di avvicinare i giovani a quel necessario confronto costruttivo con persone, popoli e altre culture che costituiscono la realtà in cui viviamo.

Gli obiettivi della campagna sono sostenere il diritto allo studio, rafforzare il patto educativo tra alunni, docenti e famiglie, sviluppare una concreta occasione di collaborazione in rete e fornire reciproco supporto organizzativo in merito alle iniziative attivate in accompagnamento alla campagna quaderni solidali.

Un obiettivo necessario consiste nel sostenere le stesse scuole aderenti, con progetti educativi, solidali, interculturali in linea con lo statuto di Docenti Senza Frontiere.

La campagna di quaderni solidali lanciata da Docenti Senza Frontiere nel 2011 è un servizio funzionale, che prevede l’assegnazione a ogni singolo alunno del fabbisogno complessivo per un intero anno scolastico di quaderni e del diario.

Gli alunni ricevono direttamente a scuola i quaderni con la tipologia di rigatura richiesta dagli insegnanti. I genitori acquistano a prezzi vantaggiosi. I quaderni risultano pratici per la suddivisione in base alle discipline, avendo copertine di diverso colore e sono utilizzabili con foderine trasparenti e non necessitano di etichette per il nome. La copertina del quaderno del diario etico, che individua la campagna annuale, viene scelta tra i bozzetti realizzati dagli alunni degli istituti superiori della provincia che ha indetto l’iniziativa.

A un percorso proposto da Docenti Senza Frontiere in collaborazione con associazione Mazingira sul tema della sostenibilità ambientale hanno partecipato una quarantina di alunni di un liceo artistico. Inquinamento, cambiamenti climatici, perdita di biodiversità sono stati i principali soggetti e disegni proposti dai giovani artisti che in omaggio hanno esposto le loro opere. Una interessante analisi della salvaguardia ambientale partendo da un soggetto a tutti ben conosciuto come il cibo.

Un altro tema: una grande immagine di fabbriche immerso nel grigio dei fumi di scarico offuscano la vista delle stelle a una mamma e a un bambino con la scritta: “io sono me più il mio ambiente e se non preservo quest’ultimo non preservo me stesso.“ di José Ortega y Gasset. Poi un’altra immagine ispirata da Andy Warhol: “credo che avere la terra e non rovinarla sia la più bella forma d’arte che si possa desiderare“.

Un altro soggetto è un’immagine di uno spettacolo cinematografico che induce i giovani a rendersi protagonisti dei cambiamenti ambientali che vogliono vedere attorno a loro soprattutto in relazione alla questione climatica.

Tutti i disegni realizzati dagli studenti sono stati inseriti nelle pagine del diario, dedicato anche al tema ambientale e che avrà un interno della copertina tutto da scoprire.

Il titolo della Mostra 2022 è “Oggi per domani: cooperare o competere?”.

Cooperare e competere sono due modi di vivere una situazione problematica e di raggiungere un obiettivo. Mentre la parola competere riporta alla mente un rapporto conflittuale nel quale l’altro diventa un ostacolo, un impedimento alla possibilità di dare visibilità a competenze personali, il termine cooperare richiama il fare insieme traendone vantaggio. In realtà l’etimologia di competere (cum: insieme, petere: andare verso) non ha una accezione negativa.

Quindi competere o cooperare? la risposta la troverete nelle passate, presenti e future opere degli studenti.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Pubblicato il Lascia un commento

I BAMBINI DELLA PACE

“La Pace sempre”

Proposta di un Flash Mob internazionale “LA PACE SEMPRE”

I bambini della Pace

Vi segnaliamo con gioia il video – che potete  trovare  sulla  pagina di Youtube https://youtu.be/besY2_BzS5ge – che gli amici Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, hanno realizzato. Per questo video sono state  utilizzate le immagini inviate dalle scuole italiane che il 4 aprile 2022 hanno partecipato al Flash Mob “La Pace sempre”. Al Flash Mob hanno aderito il  MCE – Movimento di Cooperazione Educativa e la Fimem – Federazione Internazionale dei Movimenti di Scuola Moderna.

Sulla Pagina facebook   https://www.facebook.com/Per-la-Pace-MCE-104530715563147  potete trovare tutti i materiali prodotti, anche quelli che non hanno trovato spazio nel video.

Di Pace c’è molto bisogno. Da alcuni mesi la guerra in Ucraina non dà tregua e ci sono tante vittime, soprattutto civili, che sono coloro i quali più soffrono per questo orrore. Muoiono militari di entrambi gli eserciti, donne e bambini sotto i bombardamenti e altri vittime di attentati.  Nonostante questo sembra che ancora nessuno abbia deciso di intraprendere una decisa azione per la Pace. Per questo c’è ancora bisogno che le scuole facciano la loro parte e che i bambini ed i ragazzi si mobilitino per salvare l’umanità dall’orrore della guerra. Per questo invitiamo tutte le scuole a caratterizzare con proprie iniziative didattiche, la giornata di Mercoledì 21 settembre, “Giornata internazionale della pace” promossa dall’Onu.  Da parte nostra proponiamo e lavoreremo per arrivare ad organizzare nei prossimi mesi  un Flash Mob per la Pace, coinvolgendo scuole di tutta l’Europa e del Mondo intero, chiedendo la partecipazione dei Movimenti di insegnanti aderenti alla Federazione dei Movimenti di Scuola Moderna (Fimem – Federation Internationale des Mouvements d’Ecole Moderne) presente in tutti i continenti.

 

Roberto Lovattini

Movimento di Cooperazione Educativa – Gruppo Territoriale di Piacenza