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Che Tempo che fa – Rai2: Fabio Fazio menziona “Riace. Musica per l’Umanita’”

Fabio Fazio intervista Mimmo Lucano su Rai2

Che Tempo che fa – Rai2: Fabio Fazio menziona “Riace. Musica per l’Umanita’”

Il Libro “Riace. Musica per l’Umanità” è illustrato in prima serata su Rai2 da Fabio Fazio durante l’intervista a Mimmo Lucano

Fabio Fazio intervista Mimmo Lucano su Rai2

Che Tempo che fa – Rai2: Fabio Fazio menziona “Riace. Musica per l’Umanita’”

Il Libro “Riace. Musica per l’Umanità” è illustrato in prima serata su Rai2 da Fabio Fazio durante l’intervista a Mimmo Lucano.

Fabio Fazio in prima serata su Rai2 illustra il Libro RIACE. MUSICA PER L'UMANITA'

L’importante intervista di Fabio Fazio a Mimmo Lucano in prima serata su Rai2 Domenica 3 Novembre 2019.
Fazio menziona il libro “Riace. Musica per l’Umanità” Mimesis Edizioni, per intervistare Mimmo Lucano, partendo da una domanda esclusiva e inedita all’indiscusso protagonista della vicenda Riace, contenuta nell’intervista del libro: una bella sorpresa al rientro dalla presentazione a Londra.

Inoltre vengono nominati Padre Alex Zanotelli e il passo dell’Eneide che Vittorio Agnoletto introduce nel libro.

Il video della trasmissione

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Unimondo e PeaceLink – Londra: un ponte per Riace

Presentazione di “Riace. Musica per l’Umanità” a Londra

Unimondo e PeaceLink – Londra: un ponte per Riace

Il libro “Riace. Musica per l’Umanità” Mimesis Edizioni, con intervista esclusiva a Mimmo Lucano, sindaco dell’accoglienza, ha visto la sua presenza in luoghi molto importanti della vita londinese

A Londra con Riace. Musica per l'Umanità

Presentazione di “Riace. Musica per l’Umanità” a Londra

Grande è stata la rete che ha permesso la realizzazione dell’incontro con il mondo londinese attento alle tematiche della pace, della nonviolenza e dell’inte(g)razione e dell’accoglienza tra popoli, genti, culti e culture.

Il libro “Riace. Musica per l’Umanità” Mimesis Edizioni, con intervista esclusiva a Mimmo Lucano, sindaco dell’accoglienza, ha visto la sua presenza in luoghi molto importanti della vita londinese: il parco reale l’Hyde Park, il tempio della musica il Royal Albert Hall e lo storico punto di ritrovo del mondo della cultura londinese il San Lorenzo. Un luogo, fondato negli anni ‘60 dal Partigiano Lorenzo, che ha visto la presenza e il passaggio di personalità del calibro dei Beatles e dei Rolling Stones oltre all’assidua frequentazione di Lady Diana e di personaggi dell’arte e della cultura internazionale da Andy Warhol a Pablo Picasso.

Presentare il libro “Riace. Musica per l’Umanità” in questo luogo è stato molto significativo e importante, pensando a quali interazioni internazionali sono avvenute proprio lì. Qui, un ponte tra Londra e Riace è stato costruito con la musica di Renato Franchi, l’ingegno di Francesco Iannuzzelli, l’estro di Francesco Brenta, l’inventiva di Gabriele De Luca e Luca Baldelli, il supporto di Vito Tasca, di Maya Checchi e Chiara Monetti di Golena Edizioni – Maltempora, grazie ai riferimenti con XR – Extinction Rebellion e WRI – War Resisters International e la LOC – Lega Obiettori di Coscienza per il disarmo nucleare universale e ICAN – Premio Nobel per la pace 2017 per l’abolizione degli ordigni di distruzione di massa nucleari, contatti intessuti dall’ecopacifista Alfonso Navarra e grazie all’esposizione di Fabrizio Cracolici e Laura Tussi di PeaceLink – Telematica per la pace e grazie all’incontro di varie persone meravigliose che hanno permesso tutto questo e hanno dato vita e rappresentato un evento eccezionale e significativo: il tutto nella Londra dell’interazione e dell’accoglienza dove la Brexit sembra addirittura non esistere…

Il libro ha anche attraversato le strisce pedonali più famose del mondo quelle di Abbey Road: questo è un passaggio che crea un ponte intergenerazionale tra i messaggi di pace dei Beatles e di John Lennon e Riace con il suo grande messaggio di umanità.

Questo è solo l’inizio dell’intenzione di continuare a costruire ponti di memoria, ambienti di dialogo, reti di relazioni, legami di pace e lo si farà nuovamente grazie anche all’animo di persone che stanno già ragionando sui messaggi più forti dell’interazione tra culture e sui temi della pace come il grande animatore londinese Francesco Brenta per portare la musica di Riace in un concerto di musicisti migranti presso “il tempio della musica” di Londra dove hanno suonato musicisti del calibro di Eric Clapton, Bob Dylan, i Deep Purple e Jimi Hendrix a sostegno dell’accoglienza, dell’interscambio e dell’interazione tra popoli, genti, culti e culture.

Da Peacelink.it

Laura Tussi

Docente, giornalista e scrittrice, si occupa di pedagogia nonviolenta e interculturale. Ha conseguito cinque lauree specialistiche in formazione degli adulti e consulenza pedagogica nell’ambito delle scienze della formazione e dell’educazione. Coordinamento Italia Campagna Internazionale ICAN – Premio Nobel per la Pace 2017 per il disarmo nucleare universale, collabora con diverse riviste telematiche tra cui PressenzaPeacelinkIldialogoUnimondoAgoraVox ed ha ricevuto il premio per l’impegno civile nel 70esimo Anniversario della Liberazione M.E.I. – Meeting Etichette Indipendenti, Associazione Arci Ponti di Memoria e Comune di Milano. Autrice dei libri: Sacro (EMI 2009), Memorie e Olocausto (Aracne 2009), Il dovere di ricordare (Aracne 2009), Il pensiero delle differenze(Aracne 2011), Educazione e pace (Mimesis 2012), Un racconto di vita partigiana – con Fabrizio Cracolici, presidente ANPI Nova Milanese (Mimesis 2012), Dare senso al tempo-Il Decalogo oggi. Un cammino di libertà (Paoline 2012), Il dialogo per la pace. Pedagogia della Resistenza contro ogni razzismo (Mimesis 2014), Giovanni Pesce. Per non dimenticare (Mimesis 2015) con i contributi di Vittorio Agnoletto, Daniele Biacchessi, Moni Ovadia, Tiziana Pesce, Ketty Carraffa, Antifascismo e Nonviolenza (Mimesis 2017), con Alfonso Navarra, Adelmo Cervi, Alessandro Marescotti.  Collabora con diverse riviste di settore, tra cui: “Scuola e didattica” – Editrice La Scuola, “Mosaico di Pace”, “GAIA” – Ecoistituto del Veneto Alex Langer, “Rivista Anarchica”. Promotrice del progetto per non dimenticare delle Città di Nova Milanese e Bolzano www.lageredeportazione.org e del progetto Arci Ponti di memoria www.pontidimemoria.it. Qui il suo canale video.

 

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Manifesto contro il potere distruttivo

Recensione:

Manifesto contro il potere distruttivo

Perchè troppo spesso il governo delle famiglie e delle nazioni è in mano a chi rappresenta la parte peggiore o malata di noi. Libro di Maria Rita Parsi con Salvatore Giannella. Recensione di Laura Tussi. Edizioni Chiarelettere

Libro: Manifesto contro il potere distruttivo. Recensione di Laura Tussi

Il libro di Maria Rita Parsi, scritto in collaborazione con Salvatore Giannella, vuole identificare le radici del potere distruttivo e dare consigli utili per trascenderlo, come afferma lo storico della pace Johan Galtung, e alimentare il potere costruttivo. Il manifesto contro il potere distruttivo è stato pensato e scritto contro tutti i potenti e soprattutto contro tutti i dittatori e gli sfruttatori criminali che ancora perseguitano e opprimono moltissimi esseri umani in questo nostro martoriato pianeta al collasso con un’umanità al tracollo: un libro pensato e scritto, in modalità collettiva, con l’aiuto di molti intellettuali, per denunciare non solo i dittatori, ma anche tutti gli psicopatici – con tutto rispetto per gli psicopatici che soffrono per malattia e disagio mentale e orribili mali oscuri della psiche- e tutti i narcisisti maligni e gli accumulatori insaziabili e seriali di territori, beni comuni, armi, denaro ossia i signori della guerra, dell’atomo, del petrolio, dell’acciaio che innescano e alimentano conflitti, odio, orrori, miserie, pericoli nella nostra tanto bistrattata umanità.

Il potere distruttivo rappresenta e esprime nel microcosmo familiare e nel macrocosmo sociale e comunitario, un disagio psicologico perverso, che non è sofferenza e dolore impliciti, interiori, personali, ma un evidente e pernicioso disturbo mentale dettato dall’onnipotenza, dalla frustrazione, dalla rabbia, dalla paura, dall’angoscia di morte e dal senso di prevaricazione di chi lo accetta e lo sostiene facendolo esercitare a altri.

Al contrario il potere personale costruttivo e creativo appartiene a colui che si sente in equilibrio con se stesso, in interazione e in contatto con gli altri, senza scadere nell’isolamento e nel terrore dell’angoscia di morte. Il potere costruttivo è in grado di coniugare corpo, mente e immaginario in modo armonico e privo di contrasti e pulsioni negative, nel ricercare invece la crescita personale e collettiva tramite l’empatia e la responsabilità di un potere condiviso.

In contrasto netto con il potere personale costruttivo e creativo è il potere distruttivo che viene ingenerato dall’angoscia di morte e dalla propensione dell’autorità a innescare conflitti e guerre, e ingenerare istinti predatori e persecutori, come le persecuzioni antisemite di ieri e di oggi, come anche l’islamofobia tanto diffusa, lo strapotere dei poteri forti contro i dannati della terra, dai migranti a tutte le genti, le etnie, le minoranze oppresse e schiavizzate e sfruttate, nelle lotte di autodeterminazione dei popoli come i curdi e i palestinesi, nelle tante guerre civili e per procura come quella in Siria e in Libia, fino ad arrivare al Mediterraneo che è l’epicentro del terzo conflitto mondiale a frammenti, sempre più razzista e militarizzato, dove si innalzano muri d’odio e di indifferenza contro tutti gli ultimi della terra.

E ancora il potere distruttivo della Chiesa nel passato e nell’attualità come il cancro interno della pedofilia e della misoginia. Il potere è in mano ai folli, ma non nel senso della follia come genialità ed estro creativo, ma la pazzia come parte peggiore di noi, della supremazia implosiva dei potenti. Dunque per coloro che hanno una visione diversa, creativa e costruttiva del mondo e dell’umanità che lo abita, per chi è in cerca di un futuro amico e depurato dall’insicurezza e dalle paure dei potenti, per tutti quelli che amano attraversare il tempo della vita con la felicità dell’essere liberi e responsabili, è il momento di mobilitarsi contro il potere distruttivo, partendo dal sostegno alla femminilità e all’infanzia in primis. Nel segno della giovane Greta Thunberg e di Stéphane Hessel, autore di Indignatevi! best seller con cui il partigiano e deportato a Buchenwald chiede all’umanità di recuperare ambizioni e volontà di cambiamento di una società arrivata al bivio tra follia negativa e salvezza.

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PeaceLink e Unimondo – Riace. Musica per l’Umanità

Unimondo presenta:

Riace. Musica per l’Umanità

Il movimento di Occupy Wall Street si poneva il problema di come superare la disuguaglianza sociale globale. La deputata ecosocialista Ocasio-Cortez sta rilanciando il Green New Deal, che prevede come punti attuativi politiche di Welfare, accoglienza, Green Economy, sviluppo internazionale

Riace. Musica per l'Umanità, Mimesis Edizioni - a cura di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici

Il movimento di Occupy Wall Street si poneva il problema di come superare la disuguaglianza sociale globale. Attualmente in America la deputata ecosocialista Ocasio- Cortez, che militava in Occupy Wall Street, sta rilanciando il Green New Deal, che prevede come punti attuativi politiche di Welfare, di accoglienza, di Green Economy, come modelli di sviluppo internazionale.

Con i movimenti giovanili di Fridays For Future e XR- Extinction Rebellion occorre parlare delle questioni aperte del lavoro verde e dei grandi investimenti per l’occupazione ecologica – che non deve essere a vantaggio dell’energia nucleare come alternativa all’energia fossile – e per il contrasto alla disuguaglianza sociale globale. Inoltre occorre salvaguardare i movimenti ecologisti giovanili dalle lobby del nucleare e evitare che diventino possibilisti filonucleari. L’accoglienza e quindi un modello di cittadinanza attiva un esempio internazionale come Riace rientra nei punti del Green New Deal, che sono l’unica soluzione per contrastare i governi conservatori e parafascisti.

La campagna Premio Nobel per la Pace a Riace ha accolto benissimo l’elezione a Premio Nobel del Premier Etiope che dopo anni di trattative ha posto fine all’annoso conflitto tra Etiopia e Eritrea.  Il Premier Etiope ha fatto piantumare milioni di alberi e ha riforestato intere zone dell’Etiopia contro la carestia e i dissesti climatici, onorando così il Premio alla piccola Greta, per la tutela del clima e a Mimmo Lucano per l’impegno contro la disuguaglianza sociale globale: ambiente e pace sono sempre compresenti.

Inoltre, il Premio Nobel 2019 finalmente svela i tanti problemi connessi ai conflitti del corno d’Africa, sottaciuti e censurati troppo spesso dai mass media e dai mainstream ortodossi e convenzionali, come sostiene convintamente il comboniano padre Alex Zanotelli. Dopo questa premessa, Laura Tussi e Fabrizio Cracolici hanno aperto un discorso inedito appositamente studiato per gli eventi di Milano e Londra, che hanno visto la presenza e la partecipazione di Mimmo Lucano: “Sono Laura Tussi e in collaborazione con Fabrizio Cracolici presidente ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) di Nova Milanese, un paese alle porte di Milano in Italia, abbiamo scritto il libro “Riace. Musica per l’umanità” con contributi di personalità importanti e grazie a Mimesis Edizioni.

Noi facciamo parte della rete internazionale ICAN – Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari, per il disarmo nucleare universale, organizzata in Italia nell’associazione PeaceLink, Disarmisti Esigenti e altre associazioni, in base all’appello del grande partigiano e deportato francese Stéphane Hessel: “Esigete un disarmo nucleare totale” e “La Nonviolenza è il cammino che dobbiamo imparare a percorrere”, moniti presenti in alcuni dei suoi bestsellers, che hanno venduto milioni di copie in tutto il mondo, ispirando i movimenti degli Indignati e di Occupy Wall Street.

La rete ICAN è stata insignita premio Nobel per la pace 2017 per promuovere il progetto storico del diritto internazionale: l’abolizione degli ordigni di distruzione di massa nucleari.

Si proietta lungo tutto il XXI secolo la coscienza di appartenere, noi esseri umani, a un’unica universale identità terrestre, dimostrando che ogni parte del nostro mondo, del nostro “villaggio globale” è interdipendente, interrelazionale, intersolidale, ossia interculturale. L’invito del filosofo Edgar Morin a educarci a un’appartenenza terrestre universale e di solidarietà tra i popoli è il punto di partenza per un’ educazione alla cittadinanza globale e allo stesso tempo locale, come il borgo di Riace, che dà vita a una cittadinanza attiva e responsabile e capace di grandi trasformazioni in atto anche a livello mondiale, ossia le cosiddette sfide del Terzo Millennio per il diritto alla pace: la lotta alle povertà, il disarmo nucleare, la tutela del clima e dell’ambiente, per citarne alcune.

La vicenda Riace, quella di un Sindaco che per avere creato progetti concreti di interazione e di lavoro con i migranti e per aver salvato persone, vite umane, è stato messo in croce dalla giustizia come il peggiore dei mafiosi, pone all’attenzione dell’opinione pubblica molti interrogativi su un mondo alla rovescia: un mondo dove chi fa del bene invece di essere aiutato viene arrestato.  Non possiamo più ignorare questi interrogativi nel periodo in cui viviamo. Noi assistiamo al precipitare di ampi settori della popolazione italiana e mondiale sotto l’influenza di ideologie xenofobe e razziste e fasciste, e anche all’esaltazione del cattivismo dilagante, alla riemergenza del qualunquismo antiegualitario contrastanti nettamente con i contenuti della costituzione italiana antifascista. Le leggi devono sempre essere rispettate anche quando sono ingiuste? o la disobbedienza civile e la forza della nonviolenza possono ancora incidere nella nostra società, nel nostro contesto sociale, culturale, politico?  Riace e il sindaco Mimmo Lucano sono un modello di convivenza pacifica, nonviolenta, plurale e virtuosa per il territorio.

Lo documenta Il volume “Riace. Musica per l’Umanità”, Mimesis Edizioni, che raccoglie le considerazioni sul caso Riace di intellettuali che non smettono mai di raccontarci ciò che è stato nella memoria storica della nostra terrestrità, figure che si sono contraddistinte per l’impegno civile, da Moni Ovadia a Vittorio Agnoletto da padre Alex Zanotelli a Renato Franchi da Alfonso Navarra a Alessandro Marescotti, Agnese Ginocchio e propone l’intervista esclusiva al protagonista indiscusso di questa vicenda: Mimmo Lucano.

Il nostro libro Riace, Musica per l’umanità propone un sottotitolo, uno slogan positivo “prima l’umanità, prima le persone” che vuole contrapporre la nuova cultura della pace del XXI secolo al rischio imminente di una deriva parafascista, fascista, autoritaria e sovranista, suprematista e reazionaria dove i parafascisti, fascisti e sovranisti da Trump a Le Pen alla Brexit a Salvini propugnano una subcultura individualistica e i disvalori del “noi” declinati al singolare come “io”, proponendo un singolo negativo, un uomo forte, con la U maiuscola, nelle parafrasi prima gli americani, prima gli italiani, prima i francesi, prima gli inglesi e così via.

Invece nel nostro villaggio globale, nel nostro pluriverso e universo mondo, esiste un’unica razza, quella umana, un’unica famiglia comune, una unica madre: la Madre Terra. Per questo ereditiamo l’adagio del grande pacifista e nonviolento Vittorio Arrigoni, barbaramente assassinato a Gaza da terroristi jihadisti integralisti e estremisti islamici in connivenza con determinati poteri forti: restiamo umani.  Una unica, comune, presente e futura umanità su cui incombono tre minacce ed emergenze globali. L’attività militare che vede la sua massima espressione nella guerra nucleare. Il cambiamento climatico per le eccessive emissioni di gas serra di origine antropica nell’atmosfera e l’ingiustizia sociale e globale dove l’uno per cento della popolazione detiene il restante 99 per cento dei beni comuni dell’umanità.

Come afferma convintamente il comboniano padre Alex Zanotelli è significativo legare il premio Nobel per la Pace a ICAN, la campagna per il disarmo nucleare universale, con la campagna premio Nobel per la Pace a Mimmo Lucano, sindaco di Riace, paese dell’accoglienza. La guerra nucleare porrebbe la parola fine alla storia dell’umanità. Ma anche le politiche antimigranti di Stati Uniti, Europa e Italia porteranno gli essere umani a annientarsi a vicenda. Invece Riace e l’abolizione del nucleare apporterebbero un rifiorire della nostra comune, presente e futura umanità. Le armi nucleari proteggono un sistema mondiale ingiusto dove 3 miliardi di persone vivono con due dollari al giorno e 821 milioni soffrono la fame.

Le migrazioni forzate sono una emergenza e un dramma perché il mondo ricco non vuole accogliere i migranti, dopo aver creato le condizioni, con le guerre, lo sfruttamento, l’oppressione, i disastri ambientali, della loro fuga di massa dai Paesi d’origine, alla ricerca di assistenza, accoglienza, solidarietà nei nostri territori, in modo legale e sicuro. Invece l’Occidente risponde con l’oppressione e una politica di riarmo e una politica guerrafondaia. Le spese militari nel mondo crescono e alimentano miseria e pericoli per l’umanità, come il rischio di un’apocalisse nucleare.

Invece Mimmo Lucano ha accolto a Riace i migranti in modo intelligente e costruttivo  facendo rifiorire un paese semiabbandonato dall’emigrazione consistente dei calabresi locali. Solo accogliendo le vittime del sistema mondiale ingiusto potremmo avere un rifiorire della nostra umanità plurale e interculturale. Per questo ci auguriamo che la campagna premio Nobel a Riace e al sindaco Mimmo Lucano diventi un esempio per tutti. Perché le migrazioni forzate sono certamente un drammatico problema, ma possiamo trasformarle in una vera e autentica e efficace risorsa per salvare tutti noi, una risorsa per salvare l’intera umanità dal tracollo e il nostro pianeta dal collasso”.

Infine, Alessandro Marescotti Presidente della storica associazione ecopacifista PeaceLink, – Telematica per la Pace, coautore, tra gli altri, del libro collettaneo “Riace. Musica per l’Umanità” Mimesis Edizioni, ha inviato, in occasione dell’evento, il seguente messaggio inedito e in esclusiva per ANPI Borgomanero, che è stato letto in pubblico da Laura Tussi: “Cari Amici,  questo evento presenta un libro scritto con passione. Anche io ho voluto sostenere questo slancio, questo entusiasmo e questa voglia di operare per un mondo più libero e più umano. La scrittura è un modo per seguire questo slancio di libertà e di umanità. Laura Tussi e Fabrizio Cracolici hanno scelto di portarvi un messaggio di solidarietà e di speranza, un messaggio dentro un libro, come il classico messaggio dentro una bottiglia. Spetta a voi raccoglierlo. Questo libro conserva intatto il valore che la Costituzione assegna agli uomini e alla loro dignità. Siamo spiritualmente tutti qui a dire no alla barbarie e a ricordare il diritto ad una vita dignitosa.

Ai migranti, nostri fratelli, va riservata questa speranza. La nostra funzione nella società e nella scuola è quella di renderle libere e gioiose. Dobbiamo insegnare la libertà e la gioia. In tutti i modi, con tutti i linguaggi. Ai seminatori di odio razziale risponderemo con i nostri argomenti vincenti: la solidarietà e l’amore. Siate felici perché solo coltivando la felicità, coltiveremo l’idea di un futuro migliore in cui all’uomo un aiuto sarà l’uomo”.

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La presentazione del libro “Riace. Musica per l’Umanità”, Mimesis Edizioni, a Palazzo Reale di Milano, il 19 ottobre 2019, è risultata un evento con grande affluenza di pubblico, interessato dalla partecipazione di personalità quali Mimmo Lucano, Vittorio Agnoletto, Moni Ovadia, Alfonso Navarra, Renato Franchi, Gianfranco D’Adda, Dan Shim Sara Galasso – Orchestrina del suonatore Jones e varie associazioni della sinistra milanese, tra cui Milano in comune con Basilio Rizzo e il Comitato 11 Giugno con Giovanna Procacci.

Nell’occasione dell’evento sono stati messi a disposizione da Mimesis e dai curatori del Libro Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, in beneficenza per Riace, ben 100 libri. Dalle offerte del pubblico presente a Palazzo Reale a Milano, è stata fatta una donazione alla “Fondazione Riace – E’ stato il vento” di ben 1110 euro.

La Fondazione Riace – E’ stato il vento ricordiamo che tra i suoi garanti contempla i coautori del Libro “Riace. Musica per l’Umanità” padre Alex Zanotelli e Vittorio Agnoletto.

Questo gesto di dono è destinato a supporto oltre che di un progetto locale, riconosciuto a livello mondiale e internazionale come Riace, e pensato a sostegno di un ideale alto che accomuna tutti noi attivisti per una nuova internazionale dei diritti umani, delle persone, dei popoli e dell’umanità.

L’evento, co-organizzato da attivisti di associazioni affiliate alla rete internazionale ICAN- Premio Nobel per la pace 2017 per il disarmo nucleare universale e per la proibizione  degli ordigni di distruzione di massa nucleari, è stato a sostegno della campagna premio Nobel per la pace a Riace, per sviluppare un nuovo internazionalismo solidale, a cui il riconoscimento internazionale del Nobel  darebbe ulteriore importanza e rilievo.

E’ stato sottolineato nell’incontro, in particolare da Alfonso Navarra, che il modello Riace va esteso ed attuato almeno a livello nazionale ed acquista pregnanza e significato quale aspetto attuativo di un Green New Deal: accoglienza e integrazione degli immigrati dovrebbero fare parte di un nuovo welfare universalistico e costituire base di lancio di un coosviluppo ecologico Nord-Sud del mondo per affrontare e risolvere le comuni emergenze climatiche e nucleari.

 

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Questo gesto di dono è destinato a supporto oltre che di un progetto locale, riconosciuto a livello mondiale e internazionale come Riace, e pensato a sostegno di un ideale alto che accomuna tutti noi attivisti per una nuova internazionale dei diritti umani, delle persone, dei popoli e dell’umanità.

L’evento, co-organizzato da attivisti di associazioni affiliate alla rete internazionale ICAN – Premio Nobel per la pace 2017 per il disarmo nucleare universale e per la proibizione  degli ordigni di distruzione di massa nucleari, è stato a sostegno della campagna premio Nobel per la pace a Riace, per sviluppare un nuovo internazionalismo solidale, a cui il riconoscimento internazionale del Nobel  darebbe ulteriore importanza e rilievo.

E’ stato sottolineato nell’incontro, in particolare da Alfonso Navarra, che il modello Riace va esteso ed attuato almeno a livello nazionale ed acquista pregnanza e significato quale aspetto attuativo di un Green New Deal: accoglienza e integrazione degli immigrati dovrebbero fare parte di un nuovo welfare universalistico e costituire base di lancio di un coosviluppo ecologico Nord-Sud del mondo per affrontare e risolvere le comuni emergenze climatiche e nucleari.

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Medicina Democratica – “Epidemiologia della guerra infinita” 82 conflitti in tempi “di pace”

Medicina Democratica, movimento di lotta per la salute: Recensione al Libro di Maurizio Marchi

Medicina Democratica – “Epidemiologia della guerra infinita” 82 conflitti in tempi “di pace”

Dal suo inizio, Medicina Democratica, come movimento e come organizzazione, si è occupata della salute nei luoghi di lavoro, facendo inchieste e rivendicando l’applicazione delle leggi sulla sicurezza e salute in ogni luogo di lavoro
Medicina Democratica

Recensione di Laura Tussi al Libro di Maurizio Marchi

https://www.medicinademocratica.org/wp/?p=51

Cosa è e come agisce MEDICINA DEMOCRATICA, MOVIMENTO DI LOTTA PER LA SALUTE

Medicina Democratica è una cooperativa che si è costituita nel 1978 ed una associazione ONLUS che si è costituita nel 2003. Come movimento MD è nata 10 anni prima su un appello sottoscritto da diversi medici, ricercatori, operatori della prevenzione e diversi consigli di fabbrica.

Dal suo inizio MD, come movimento e come organizzazione si è occupata della salute nei luoghi di lavoro, facendo inchieste e rivendicando l’applicazione delle leggi sulla sicurezza e salute in ogni luogo di lavoro. La caratteristica peculiare di MD è quella di essere un’organizzazione che è formata da medici, ricercatori ed altri tecnici della prevenzione e della sanità insieme ai più svariati soggetti, cittadini utenti del Servizio Sanitario Nazionale

 

https://www.medicinademocratica.org/wp/?p=9077

Per gentile concessione dal sito di PeaceLink

Recensione di Laura Tussi al Libro di Maurizio Marchi

“Epidemiologia della guerra infinita” giugno 2019
82 conflitti in tempi “di pace” tra il 1945 e il 2015 con 24 milioni di morti diretti più almeno altrettanti per carestie, epidemie, esodi forzati di massa (profughi), inquinamento di immensi territori, 600 pagine
Il libro “Epidemiologia della guerra infinita. 82 conflitti tra il 1945 e il 2015” dello scrittore Maurizio Marchi è realizzato con l’intento e con la volontà di abolire le guerre ovunque vengano innescate dall’apparato, sistema e complesso industriale, militare e fossile e di disvelare la mitologia guerrafondaia e la politica del riarmo che la NATO propugna in quanto istituzione che, come millanta il potere e come vantano in maniera infondata i poteri forti, avrebbe garantito la pace dopo la seconda guerra mondiale fino ai giorni attuali. Infatti non si trova nella stampa cartacea e in Internet un libro, come questo, che svolga una ricognizione dei conflitti armati nel mondo dal dopoguerra al periodo contemporaneo e attuale. Da un’intervista di Pax Christi, l’autore Maurizio Marchi afferma che scrivendo questo libro, che risulta costituire un’autentica ricerca dettagliata, un esaustivo compendio storiografico, ha imparato molto lui stesso e è riuscito a entrare a conoscenza di realtà spesso ignorate dai massmedia tradizionali e censurate dai mainstream ortodossi. Marchi ha potuto focalizzare e appurare che sono avvenuti ben 82 conflitti tra il 1945 e il 2015, con 24 milioni di morti diretti, cioè deceduti a causa delle armi utilizzate nelle guerre, ossia violenza diretta e altrettante persone decedute per epidemie, esodi forzati di massa, inquinamento di grandi territori, carestie: quindi l’equivalente di un genocidio e di una ecatombe equiparabili a quelli della seconda guerra mondiale 1939/1945. Ma tutte le istituzioni e i politici di governo parlano invece di settant’anni di pace. Secondo l’opinione dello scrittore Maurizio Marchi, attivista di Medicina Democratica, ampiamente condivisa da tutti noi ecopacifisti per il disarmo nucleare unilaterale e per l’abolizione degli ordigni di distruzione di massa soprattutto nucleari, la guerra costituisce la “nocività assoluta” in quanto comporta i cosiddetti effetti collaterali sulle persone come la miseria, la malnutrizione e la fame, che conducono alla morte per stenti.
Il presidente Mattarella nell’aprile 2019 in occasione del settantennale della fondazione della Nato, afferma che quest’istituzione ha garantito settant’anni di pace. Questa è un’affermazione basata su un dato falso. La Nato ha garantito una finta stabilità, un assetto sicuro, una pace surrettizia a una piccola parte dell’umanità ossia all’umanità che sta sotto l’egida della Nato, i paesi europei e la Turchia. Al contrario, ben 6 miliardi di persone sono vittime e hanno subito guerre atroci, devastanti e fatali. Le malattie più diffuse e connesse alla guerra possono essere anche semplici disagi e banali patologie. Infatti quando i bambini e anche gli adulti sono malnutriti, addirittura il freddo e i virus presenti nell’aria possono essere letali. Oltre alle morti per violenza armata, le guerre distruggono e annientano l’ecosistema, l’ambiente e la salute delle popolazioni e degli stessi militari [1]. L’analisi andrebbe estesa a tutti i militari, di qualsiasi nazionalità, coinvolti nelle guerre più recenti, in particolare in Jugoslavia, in Libia e soprattutto alle persone che hanno subito bombardamenti con questi proiettili devastanti e letali. Si riscontrerebbero centinaia di migliaia di casi di tumori e altre patologie. Inoltre, interi territori sono dichiarati inagibili per le sostanze tossiche dei bombardamenti. Lo spargimento di altre sostanze tossiche, radioattive e chimiche, come l’agente Orange in Vietnam e il CVM e gli idrocarburi emessi dopo il bombardamento della raffineria di Belgrado nel bacino del Danubio , comportano e comporteranno altre centinaia di migliaia di malformazioni e vittime. Quindi il calcolo e la stima delle vittime indirette è molto più difficile, perché quando il conflitto armato è terminato e non “fa più notizia” e si spengono i riflettori sulla popolazione civile, le sostanze tossiche, chimiche e radioattive, le carestie ed epidemie continuano a mietere vittime anche se non hanno più incidenza e rilevanza cronachistica dettata e riportata dai massmedia tradizionali. Ad esempio, le guerre in Africa hanno causato la morte di 8 milioni di bambini tra il 1995 e il 2005 di cui 3 milioni con meno di un anno di vita, secondo uno studio recente pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet, frutto della ricerca di un team guidato dal Dottor Eran Bendavid della Stanford University in California, nel settembre 2018. Estendendo prudentemente i dati dello studio a tutto il mondo (non solo all’Africa) e al periodo 1945/2015 si possono stimare 24 milioni di vittime indirette, non solo bambini, nel periodo del dopoguerra dal 1945 al 2015 in tutto il mondo.

[1] Ad esempio, sulle vittime da uranio impoverito, possiamo segnalare lo studio dell’epidemiologo Valerio Gennaro “Incidenza di tumori maligni 1996-2012 in giovani militari italiani inviati in missione all’estero. Analisi preliminare dei dati della commissione parlamentare di inchiesta su uranio impoverito e vaccini” che quantifica 3663 casi di tumore tra i militari italiani.

[2] (Cfr. “Il problema del cancro a Gaza” di Filippo Bianchetti, medico di base, Varese; Flavia Donati, psichiatra e psicoanalista, Roma; Fiorella Gazzetta, medico di base, Varese; Laura Franceschini, psichiatra, Imperia; Loretta Mussi, medico in pensione; Rosa Raucci, Direttore Pronto Soccorso di Aversa; Khaled Rawash, medico di base e criminologo, Imperia; Khader Tamimi, pediatra di base, Rho (Milano) https://www.peacelink.it/palestina/a/46319.html

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Radio Radicale – Emergenza climatica, emergenza nucleare!

Conferenza stampa al Senato della Repubblica – Roma, con Radio Radicale

Radio Radicale – Emergenza climatica, emergenza nucleare!

Senato della Repubblica: Conferenza stampa su iniziativa della Senatrice Loredana De Petris, in collaborazione con WILPF Italia, DISARMISTI ESIGENTI e ACCADEMIA KRONOS promotori dell’appello perché il Governo italiano dichiari lo stato di emergenza climatica; e con attivisti di XR Italia

Conferenza al Senato della Repubblica - Roma con Radio Radicale

Conferenza stampa al Senato della Repubblica – Roma, con Radio Radicale

Registrazione video della conferenza stampa dal titolo “Emergenza climatica, emergenza nucleare!” che si è tenuta a Roma mercoledì 18 dicembre 2019 alle 13:00.

Con Antonia Sani (presidente di WILPF Italia), Alfonso Navarra (portavoce di Disarmisti Esigenti), Giovanna Pagani (partecipante alla COP 25 di Madrid WILPF), Oliviero Sorbini (vice presidente dell’Accademia Kronos), Patrizia Sterpetti(componente di WILPF Italia).
I relatori della Conferenza Stampa al Senato della Repubblica

Sono stati trattati i seguenti argomenti: Ambiente, Armi, Carbone, Clima, Commissione Ue, Consiglio Europeo, Ecologia, Elettricita’, Energia, Fonti Rinnovabili, Gas, Inquinamento, Petrolio, Repubblica Ceca, Ungheria, Von Der Leyen.

La registrazione video della conferenza stampa dura 1 ora e 1 minuto.

Oltre al formato video è disponibile anche la versione nel solo formato audio.Alfonso Navarra al Senato della Repubblica

Note: https://www.radioradicale.it/scheda/593535/emergenza-climatica-emergenza-nucleare

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La proposta di un patto antinucleare tra disarmisti e ecologisti

Incontro alla casa delle Associazioni di Milano

La proposta di un patto antinucleare tra disarmisti e ecologisti

Per un green new deal che inglobi il modello Riace. Con i messaggi di Moni Ovadia e Alex Zanotelli contro il nucleare civile e militare

Report dell'incontro

Report:

Il portavoce dei Disarmisti esigenti (membri della Rete ICAN, Premio Nobel per la pace 2017), Alfonso Navarra, in un incontro alla Casa delle Associazioni di Milano, ha posto il problema della ambigua posizione antinucleare dei nuovi movimenti ecologisti, prendendo spunto dalla testimonianza della sua partecipazione diretta alla manifestazione del 3 dicembre a Londra contro il vertice del 70ennale della NATO.

XR – Extinction Rebellion: protesta forte e comunicativa

Navarra aveva risposto ad un appello di XR PEACE inglese che chiedeva attivisti dall’Italia di XR disposti a farsi arrestare nella contestazione nonviolenta del 3 dicembre, per rendere forte e comunicativa la protesta.

Il movimento XR Peace per il disarmo nucleare ha come coordinatrice Angie Zelder che presenta all’attivo un curriculum di ben 100 arresti in seguito ad azioni dirette nonviolente. Quasi tutti gli attivisti di XR Peace sono reduci dalle battaglie a livello europeo degli anni 1980 per lo smantellamento degli euromissili nucleari (in Italia Comiso). Gli attivisti di Comiso e di XR Peace sono i ribelli all’estinzione dell’umanità e come nuovi partigiani hanno fatto una scelta di vita con  conseguenze e responsabilità imprescindibili in chi sostiene coerentemente cause di importanza vitale.

XR e il rifiuto del possibilismo filonuclearista

I pacifisti di XR a livello internazionale cominciano ad acquisire e recepire le istanze del rifiuto del possibilismo nucleare che Fridays For Future per il momento esprime e conferma con le dichiarazioni di Greta Thunberg e che ora parte della base (si vedano i Fridays for Peace di Trieste) sta cercando di superare evitando i tentativi di strumentalizzazione da parte della lobby del nucleare.

Navarra ha annunciato che sulle orme della XR PEACE inglese si costituirà in Italia XR PACE e che sua missione specifica sarà incardinare l’emergenza nucleare nel movimento che si batte per l’emergenza climatica, di modo che si comprenda che è il loro intreccio a dover essere affrontato per orientare l’intera società alla pace verso la Natura, condizione per la giustizia sociale.

La NATO non muore mai anche se cerebrolesa

Macron sostiene che la Nato è in uno stato di morte cerebrale, ma in realtà si è deciso, durante il vertice di Londra, un aumento delle spese militari davvero considerevole e spaventoso (100 miliardi di euro all’anno per i Paesi europei). La riconversione ecologica e il cosiddetto Green New Deal non contemplano, a giudizio di Navarra, il sistema militare perché esso ruba investimenti alla green economy, contrariamente a quanto deciso nel vertice Nato. Le riunioni del Consiglio europeo appena svoltesi prevedono fasi transitorie con mezzi che non sono in grado di risolvere e fermare i mutamenti climatici perché vedono la possibilità che l’energia nucleare sia finanziabile: vedono il nucleare e il gas utili per la transizione ecologica. La linea dell’Unione Europea è che il nucleare non sia propriamente sostenibile, ma utile per la transizione.

Conferenza stampa a Roma con i messaggi di Moni Ovadia e Alex Zanotelli

La conferenza stampa di Roma del 18 dicembre 2019, organizzata dai Disarmisti esigenti, da Accademia Kronos e dalla WILPF, con i messaggi di Moni Ovadia e Alex Zanotelli,  ha proposto una mobilitazione per un Green New Deal dove il nucleare sia abolito come soluzione.

Si continua a cercare il dialogo con i movimenti giovanili per proporre questa consapevolezza antinucleare, un patto antinucleare di ecologisti e disarmisti. Il nucleare dal punto di vista sociale è una fonte energetica molto centralizzata e sotto il controllo delle lobby e delle multinazionali. Con i governi parafascisti e sovranisti e il “cattivismo” dilagante non è possibile rispondere da buonisti per risolvere il problema di fondo in quanto il sistema di globalizzazione mondiale ha eroso il welfare e i diritti universali. A questa deriva di crisi strutturale che disorienta e spaventa i settori popolari dobbiamo rispondere con la tutela dei beni comuni e pubblici come il welfare universalistico per l’accoglienza dei migranti, con la green economy, per modelli universalistici di sviluppo internazionale, in vista di una innovativa riconversione ecologica dove la cittadinanza attiva e globale sia protagonista.

Per un’innovativa riconversione ecologica

Un’innovativa riconversione ecologica che porti alla piena occupazione, per la cui attuazione occorre il risparmio sia delle spese militari, sia dei sussidi ambientalmente dannosi al petrolio e alle grandi opere inutili e nocive che vedono il formarsi di movimenti a loro contrasto come i notav, i nomuos, i notriv, i noilva eccetera. Per una autentica conversione ecologica occorrono regole e infrastrutture pubbliche e grandi investimenti per una diversa mobilità e uno stato sociale universalistico che comprenda la solidarietà con i migranti, come una serie importante di azioni congiunte.

Per un green new deal che inglobi il modello Riace

Riace. Musica per l'Umanità

E’ quindi intervenuto Fabrizio Cracolici presentando il libro edito dalla Mimesis edizioni, “Riace. Musica per l’Umanità”.

Il cosiddetto mondo occidentale moderno e progressista, ha sottolineato Cracolici,  ha colonizzato e sfruttato i territori da cui partono le grandi migrazioni forzate, al fine di detenere il potere e il controllo sulle risorse come il gas, il petrolio, il coltan. Le persone fuggono dalle guerre innescate dallo sfruttamento e dall’estrazione di coltan, petrolio e gas per alimentare l’industria occidentale. Il vero problema è il sistema occidentale che crea disperazione in altri paesi con le grandi migrazioni non solo dall’Africa, ma anche dall’Italia in altre nazioni e continenti: i cosiddetti migranti economici che non sono un problema, ma una risorsa. I governi parafascisti vogliono far concepire un pericolo le migrazioni perché vogliono mettere contro gli ultimi e i più deboli per continuare a sfruttarli.

Riace: un altro mondo è possibile

Riace è un luogo di speranza dove si sviluppano processi che verranno esportati in tutto il mondo. È una grande visione della vita comprendere che le migrazioni possono nascere da uno slancio di umanità volto all’alternativa a questo sistema di potere che impone di sbilanciare il pianeta con poche persone molto ricche e molte persone molto povere. Riace è un modello contestualizzato e al contempo internazionale che ben si compenetra con le lotte di emancipazione che si stanno svolgendo a livello planetario: infatti la nostra comune umanità propone azioni concrete per il bene comune dell’accoglienza nel rispettare l’altro, il fratello, le persone migranti “portate dal vento” che sono una risorsa per tutta l’umanità.

Messaggio di Moni Ovadia:

Buongiorno sono Moni Ovadia, avrei voluto essere presente di persona a un incontro come quello di oggi che viene tenuto in una sede istituzionale e che affronta temi di decisiva importanza per il nostro presente e il nostro futuro. La questione ecologica e quella del disarmo nucleare sono intrinsecamente connesse perché entrambe attengono alla sopravvivenza dell’umanità e della vita stessa su questo pianeta. E’ a mio parere una assoluta priorità affrontare i temi in discussione ponendoli in testa alle agende politiche di chi governa e di chi legifera. E’ la politique politicienne che deve passare in secondo piano. le istituzioni devono accogliere le sollecitazioni e le richieste che vengono dal basso attraverso ininterrotte mobilitazioni. Devono farlo non con parole retoriche o dichiarazioni di buona volontà ma con fatti precisi. Stupisce per questo la decisione europea di accogliere il nucleare come alternativa al fossile. Il nucleare non è una alternativa come provato ampiamente dalle catastrofi di Chernobyl e Fukushima. Questa volta non si tratta di congiunture da superare, ma di inaugurare un’altra epoca, quella della centralità della vita.

Messaggio di Alex Zanotelli:

Buongiorno sono Alex Zanotelli. Sull’App di Papa Francesco, lui chiede preghiere per la fine dell’era nucleare. Chiaramente Francesco ha in mente il nucleare militare. Infatti a Nagasaki è stato durissimo su questo punto. È il Papa che è stato il più duro di tutti gli altri anche del concilio Vaticano secondo, dicendo che il possesso di armi nucleari è immorale e criminale e che una protezione di una nazione e del mondo con armi nucleari è criminale. È un insegnamento estremamente significativo questo. È il più avanzato della Chiesa cattolica e ne siamo grati a Francesco. Ma dobbiamo ricordare che il Papa sta parlando del nucleare non solo militare. Ma è talmente ovvio che il nucleare civile è essenzialmente legato al nucleare militare e che i due sono fortemente interconnessi. Per cui ritengo estremamente grave che molti, nel movimento che sta lottando per salvare il pianeta, pensano che una delle soluzioni energetiche sia quella di ottenere l’energia anche tramite il nucleare civile. Non lo possiamo assolutamente accettare. L’Italia è stata chiara. Nel referendum, il popolo italiano ho detto no al nucleare civile. Noi come popolo italiano abbiamo detto la nostra. Ma dovrebbe essere ormai chiaro. E mi auguro che si faccia chiarezza anche a livello di Chiesa. E’ doveroso che la chiesa anche in Italia e tramite il Papa anche nel mondo si esprima contro il nucleare, perché è un pericolo. È un pericolo in tutti i sensi. Quello che ci attende sono situazioni catastrofiche climatiche. E allora siamo certi che sono così sicuri tutti questi impianti nucleari civili? abbiamo visto quello che è successo a Fukushima in Giappone. Non possiamo vedere altre Fukushima in giro per il mondo con tutto quello che questo significa e comporta in un momento di degrado climatico come quello attuale. Quindi è fondamentale dire no all’unione europea perché si sta aprendo al nucleare civile. L’Unione Europea non può fare questo passo. È davvero grave. Quindi auguro a tutti che questa conferenza stampa e questo nostro impegno di militanti contro il nucleare militare, diventi anche impegno contro il nucleare civile perché i due sono profondamente interconnessi e legati. E non sono una soluzione per il futuro che ci attende. Un futuro che sarà fortemente minacciato da grandi cambiamenti climatici. Auguro un buon lavoro a tutti voi attivisti contro il nucleare.

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Educazione alla Terrestrità

Campagna Siamo tutti premi Nobel per la pace con ICAN

Educazione alla Terrestrità

Appello a collaborare con una sezione televisiva di formazione dei formatori per la rete ICAN
Alfonso Navarra, Fabrizio Cracolici, Laura Tussi (Coordinamento ICAN Premio Nobel per la Pace)

Educazione alla Terrestrità

Come prima cosa dobbiamo fare chiarezza su un concetto fondamentale.

Facciamo parte di un ecosistema terrestre come frutti di una evoluzione naturale, rami e foglie di un albero che costituiamo e che ci ha costituito, o ne siamo i dominatori in quanto abitanti estranei di un edificio che stiamo occupando?

Il concetto di terrestrità evidenzia il fatto che è l’essere umano organizzato in società a trovarsi inserito in un organismo vivente più esteso e complesso e non relegabile alla sua unica, autonoma e separata presenza decisionale.

L’uomo, l’essere umano, fa parte di un complesso sistema mondo, una comunità di viventi ma anche di non viventi, e da tempi molto lontani si arroga però il diritto di dominarlo e decidere come attore unico e indipendente.

Questo è il punto di partenza per un ragionamento molto ampio su come agire partendo da alcuni principi cardine scritti in trattati e convenzioni mondiali.

L’essere umano “terrestre”, membro della comunità della vita, si deve fare artefice di un processo di riequilibrio del pianeta.

Forme viventi come piante e animali, che stanno in delicato equilibrio evolutivo, si trovano sempre più in pericolo a causa della società umana accumulatoria e predatoria, che le sfrutta per trarne un profitto.
Ma questo processo, di cui una ristretta élite dell’1% è più responsabile della massa passiva ad essa assogettata, porta a segare il ramo su cui siamo seduti dall’albero della vita, essendo noi stessi foglie di quel ramo e di quell’albero!

Ragionare con in mente il concetto di terrestrità significa proiettare azioni concrete su una lavagna che raccoglie le istanze globali, azioni rivoluzionarie che guardino a un’ecologia nuova, base di un’economia nuova, di una società che fa pace con la Natura, la società del nuovo millennio che porterà anche vera libertà e vera giustizia.

Da quando l’essere umano, organizzato gerarchicamente nell’esaltazione degli antagonismi sociali, si è reso attore unico e decisionale del pianeta si sono avviati processi che hanno portato ad un declino inesorabile del pianeta.

Di questo declino ne sono prova il fatto che da molti secoli l’élite al potere promuove guerre pronta a distruggere l’intera umanità per detenere il controllo del pianeta.

Quale strada allora percorrere?

Dopo momenti che hanno visto seriamente il rischio della morte dell’umanità (due guerre mondiali), abbiamo avuto un afflato di dignità che ci ha permesso di scrivere carte del diritto internazionale, ma anche costituzioni nazionali, che contengono principi imprescindibili in grado di ricondurci su strade di Pace: la pace tra noi esseri umani e con il pianeta tutto che ha diritto di vivere a prescindere dalla nostra stessa esistenza.

Altri processi si sono avviati nella storia e se anche in modalità ridotta hanno stabilito presupposti praticabili, strade da percorrere per arrivare a un cambiamento vero e duraturo nel rapporto tra l’uomo e la Natura all’insegna della cultura della terrestrità.

Spesso vengono messe in discussione le agenzie mondiali (ONU, UNESCO)  perché non incisive, ma questo è un limite che va superato con passi in avanti nella governance globale, sicuramente non facendo il passo del gambero.
Lo abbiamo già scritto in “Antifascismo e nonviolenza”: una cattiva legge è meglio di nessuna legge, perché lavoriamo alla forza del diritto che deve subentrare al diritto della forza (armata).
Questa è la nonviolenza efficace secondo Papa Francesco, che riprende Gandhi.

Stabilire a livello globale l’illegalità e l’immoralità di un agire (ad esempio la proibizione giuridica delle armi nucleari, oggi quasi a portata di mano) può e deve essere un passo che può condurci ad un cambiamento rivoluzionario, spetta ai grandi movimenti globali lottare per la sua attuazione.

Se nel mondo esistono ancora ingiustizie, guerre e sfruttamento, se una oligarchia di 10.000 persone riesce a schiacciarne oltre 7 miliardi, se il nostro modo di produrre e consumare sta erodendo le basi stesse della vita, questo non vuole dire che la carta internazionale dei diritti umani, da estendere ai diritti dell’umanità e ai diritti della Natura, debba essere stracciata perché non rispettata.

Il nuovo trattato TPAN per la proibizione giuridica delle armi nucleari votato all’ONU e in attesa del completamento dell’iter di validazione con almeno 50 ratifiche da raggiungere, rappresenta un passo in avanti del pacifismo mondiale, della pace tra umanità e natura, anche se non sarà una soluzione definitiva al problema della deterrenza nucleare, che costituisce una emergenza mortale al pari di quella climatica ad essa intrecciata.

L’essere umano organizzato nel sistema gerarchico e patriarcale deve smettere di essere antropocentrico e deve stabilire un patto biocentrico “del Nuovo Millennio” : cessare la guerra contro il pianeta, quindi contro sé stesso.

Vi proponiamo, con la educazione alla “terrestrità” (si veda il testo sotto riportato di Alfonso Navarra per un primo tentativo di approfondimento del concetto),  un percorso di formazione e interazione tra associazioni, attivisti e cittadini al fine di condurre percorsi condivisi che abbiano come comune denominatore la vita da difendere, rispettare e valorizzare.

Questo percorso prevede, con la collaborazione di soggetti impegnati in progetti analoghi, la realizzazione, nel lungo periodo, di una scuola di Pace a livello globale indirizzata, per cominciare, nei primi passi immediati, ai già formatori ed educatori interessati ad approfondire la ricerca culturale sella terrestrità nei suoi vari aspetti, e su come tradurla nei percorsi formativi delle scuole e del mondo culturale e sociale.

Testimonianze, contributi e dibattiti, provenienti da varie fonti, verranno messi come materiale fruibile liberamente dalla rete per una condivisione e una riflessione globale.
Intendiamo, ripetiamolo ancora, collaborare con analoghe iniziative in corso focalizzandoci, da parte nostra su questo problema, più consono al tipo di attività che stiamo svolgendo: come costruire le categorie giuridiche e culturali che esprimano l’appartenenza dell’essere umano alla Terra, e non della Terra all’uomo?

Grazie e diamoci da fare insieme, sorelle e fratelli consapevoli delle piante e degli animali, ma anche del Sole, della Luna e dell’acqua!

 

 

Da parte di Alfonso Navarra

 

Quelli che seguono sono appunti per la definizione dell’idea di terrestrità, ormai matura nella cultura e nei movimenti, ma non focalizzata in modo coerente, adeguato e preciso nelle elaborazioni correnti.
La frase chiave per definire il concetto è: gli esseri umani appartengono alla comunità della vita e alla Terra, Terra Madre, unico ecosistema globale di viventi e non viventi.
Non è viceversa: la Terra appartiene all’uomo, inclusa nella forma della proprietà comune (= la Terra appartiene in comune a tutti gli uomini – e le donne, presenti, passati e futuri).

I nonni della terrestrità: Edgar Morin e Stéphane Hessel. Terra patria, non ancora matria

Il concetto di terrestrità quale bussola per la nostra educazione di cittadini del mondo è alla base de “Il cammino della speranza”, il libro, edito in Italia da Chiarelettere, scritto insieme da Edgar Morin e Stéphane Hessel, due grandi protagonisti della Resistenza antifascista e antitotalitaria nel pensiero e nell’azione.
I due intellettuali furono riuniti dalla redazione di “Le Monde” il 28 febbraio 2013 e in quel dialogo vediamo contenuti in nuce il pensiero che andremo a sviluppare nel proseguio dell’articolo.
In particolare Edgar Morin enuncia la nozione di “Terra-patria”, che non è ancora la terrestrità per come la andremo definendo, ma la contiene in nuce.

Le Monde domanda:

La crisi della nozione prometeica di progresso si è aggravata con disastri ecologici come quello di Fukushima. Il mondo occidentale può considerare un percorso diverso da quello della ragione strumentale?

Edgar Morin  risponde:

 

Quando un sistema non è in grado di risolvere i problemi che lo minacciano, o si disintegra o sprofonda nella barbarie, o riesce ad effettuare una metamorfosi.

Le catastrofi di Hiroshima e Nagasaki segnarono la fine della storia, non nel senso indicato dallo scienziato politico americano Françis Fukuyama, per il quale la democrazia liberale fu il culmine della storia, ma nel senso che tutto deve essere reinventato.

È qui che il principio della metamorfosi assume rilevanza. La globalizzazione è sia la cosa peggiore che la cosa migliore. Come può essere la tendenza migliore? Ha rivelato una comunità di destini per un’umanità confrontata con gli stessi problemi fondamentali, sia ecologici, sociali, politici o altro.

Pertanto, possiamo ottenere i cambiamenti che Stéphane Hessel vuole in termini di governance globale sviluppando un sentimento di appartenenza alla comunità, a ciò che chiamo “Terra-Patria”.

Questa parola “Patria”  è molto importante; basa la comunità dei destini su una filiazione condivisa. “Terra-Patria” non significa che le comunità nazionali ed etniche debbano essere dissolte: l’umanità deve preservare la sua diversità producendo unità.

È fondamentale creare un organo in grado di decidere sui problemi ecologici, di spazzare via le armi di distruzione di massa e di regolare l’economia al fine di frenare la speculazione finanziaria.

Un cantore contemporaneo della terrestrità: Papa Francesco. La Terra nostra sorella, non ancora madre

Nell’enciclica “Laudato sii”, in apertura, il capo della Chiesa di Roma scrive:
«Laudato si’, mi’ Signore», cantava san Francesco d’Assisi… «per sora nostra matre Terra». Questa sorella protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla (…) Dimentichiamo che noi stessi siamo terra (cfr Gen 2,7).” (par. 1-2)
E poco oltre aggiunge: “La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare (…) Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti. ” (par. 13-14)

La Carta della Terra, fatta propria nel 2000 dall’UNESCO. La Terra comunità dei viventi. Ma siamo in comunione anche con il non vivente

Già nel 2000, dopo anni di consultazioni, stesure, ritocchi, venne redatta quella che fu chiamata la Carta della Terra, una dichiarazione di principi etici fondamentali per la costruzione di una società globale giusta, sostenibile e pacifica nel 21° secolo.

La Carta si propose di ispirare in tutti i popoli un nuovo sentimento d’interdipendenza globale e di responsabilità condivisa per il benessere di tutta la famiglia umana, della grande comunità della vita e delle generazioni future.

Un testo breve ma molto sostanzioso, i cui punti programmatici (che spaziano dall’ecologia alla giustizia e democrazia) purtroppo rimangono per lo più solo sulla carta, come del resto buona parte delle nuove Carte dell’ONU: anche esse esprimono in nuce il valore della “terrestrità”.

Il nuovo 68 ecologista: volontà di azione ma debolezza di pensiero nei fortunatamente risvegliati

Oggi stiamo assistenza ad una rinascita di una coscienza ecologica nei giovani e giovanissimi che si mobilitano in tutto il mondo.

Dal movimento Extiction Rebellion a Greta Thunberg e il movimento Fridays for Future da lei avviato, siamo di fronte a masse di persone (giovani e diversamente giovani) che sono stanchi di ascoltare le parole della politica politicante e pretendono fatti concreti subito. Hanno capito che ne va di loro, di noi tutti e dell’intero Pianeta sul quale siamo, nella loro visione, ospiti.

Due movimenti che, data la loro portata numerica e l’attenzione mediatica che hanno conquistato, fanno sperare: di fronte a tutta questa massa di persone che chiedono politiche immediate di riduzione del riscaldamento climatico e che non si fermano ma sono intenzionate a proseguire finché non vedranno varate norme effettive in questa direzione, i governi e le multinazionali potranno poco ciurlare nel manico. Ora resistono, talvolta fingono di acconsentire e prendono tempo. Ma prima o poi dovranno cedere alla forza dell’unione popolare che si va chiarificando e costruendo.

A condizione che il sentimento sia guidato dall’intelligenza e che la fretta non faccia da cattiva consigliera. L’emergenza che viene invocata viene difatti già sfruttata dalla lobby atomica che rientra dalla finestra dopo essere stata esclusa dalla porta degli accordi di Parigi del 2015.
Non si può curare l’inquinamento da CO2, che – a detta dell’IPCC – può portarci al collasso ecologico entro 10 anni, con l’inquinamento radioattivo da ciclo nucleare, che comunque costituisce un fattore di estinzione ed è prodotto inevitabile di una “deterrenza” che in qualsiasi momento può farci saltare tutti per aria anche solo per incidente o per errore di calcolo.

I giovani, per fortuna, sono usciti da uno stato letargico ed insieme ai giovani risvegliati, nel confronto e nel dialogo, i protagonisti delle lotte e della consapevolezza delle lotte ecopacifiste e sociali del recente passato forse riusciranno a salvare il cammino umano sulla Terra.

 

La Costituente della Terra. Ma non siamo solo gli abitanti di una casa comune

 

E’ appena uscito un appello, redatto in bozza da Riccardo Petrella, che chiama gli “abitanti della Terra” a istituire un “popolo della Terra” con l’obiettivo di promuovere una “Costituente della Terra”.

L’iniziativa nasce da una domanda giusta e importante: “come mettere in movimento i processi capaci di permettere all’Umanità di diventare nel corso dei prossimi anni/decenni il soggetto giuridico e politico-istituzionale capace di assumere il compito di assicurare la salvaguardia, la cura e la perennità della vita della Terra su scala planetaria”?

E si giunge ad individuare quattro gruppi di principi fondatori e di percorsi costituenti (PPC):
PPC 1. Per un divenire della vita della Terra fondato sulla sacralità e la gratuità della vita e la responsabilità dell’umanità
PPC2. Sradicare i fattori strutturali generatori dell’inuguaglianza per cui l’impoverimento/esclusione costituisce il maggiore furto della vita
PPC3. Rimpiazzare le logiche di guerra con le logiche della sicurezza collettiva e del potere diffuso tra tutti gli Abitanti della Terra (direttamente fra gli umani e via la rappresentanza tramite l’Umanità)
PPC 4. Primi strumenti operativi al servizio della messa in movimento della concezione e realizzazione del Patto dell’Umanità.

Il concetto di abitante di una casa comune non è, a nostro avviso, adeguato e lo sforzo giuridico da compiere sarebbe quello di individuare le categorie del riconoscimento non dell’appartenenza della Terra alla società umana ma dell’appartenenza della società umana alla Terra.

Detto questo, la proposta di una “Scuola per un nuovo pensiero” la troviamo interessante ed opportuna e pensiamo, come membri della Rete ICAN Italia, di potere collaborare con la nostra linea di ricerca sulla “educazione alla terrestrità”.

Riportiamo i temi di cui vorrebbe occuparsi la “Scuola Costituente Terra”, che vorrebbe “addestrarci a disimparare l’arte della guerra, per imparare invece l’arte di custodire il mondo e fare la pace”:

 

1) le nuove frontiere del diritto, il nuovo costituzionalismo e la rifondazione del potere;

 

2) il neo-liberismo e la crescente minaccia dell’anomia;

 

3) la critica delle culture ricevute e i nuovi nomi da dare a eventi e fasi della storia passata;

 

4) il lavoro e il Sabato, un lavoro non ridotto a merce, non oggetto di dominio e alienato dal tempo della vita;

 

5) la «Laudato sì» e l’ecologia integrale;

 

6) il principio femminile, come categoria rigeneratrice del diritto, dal mito di Antigone alla coesistenza dei volti di Levinas, al legame tra donna e natura fino alla metafora della madre-terra;

 

7) l’Intelligenza artificiale (il Führer artificiale?) e l’ultimo uomo;

 

8) come passare dalle culture di dominio e di guerra alle culture della liberazione e della pace;

 

9) come uscire dalla dialettica degli opposti, dalla contraddizione servo-signore e amico-nemico per assumere invece la logica dell’ et-et, della condivisione, dell’armonia delle differenze, dell’ «essere per l’altro», dell’ «essere l’altro»;

 

10) il congedo del cristianesimo dal regime costantiniano, nel suo arco «da Costantino ad Hitler», e la riapertura nella modernità della questione di Dio;

 

11) il «caso Bergoglio», preannuncio di una nuova fase della storia religiosa e secolare del mondo.

 

 

Terrestrità non è semplice internazionalismo, cosmopolitismo o mondialismo.

L’internazionalismo è un movimento e un’ideologia politica, nata nel XIX secolo, che persegue la cooperazione politica ed economica tra le popolazioni di
diverse nazioni per il beneficio di tutti. Sebbene col termine “internazionalismo” si intenda solitamente far riferimento all’internazionalismo proletario sono nate in seguito scuole di pensiero che sostengono e appoggiano l’esistenza di un “internazionalismo liberale”.
L’internazionalismo proletario è bene espresso dal famoso inno de “L’Internazionale”. Il suo concetto base risale al “Manifesto del Partito Comunista”, redatto nel 1848 da  Karl Marx e Friedrich Engels, che terminava con il famosissimo slogan: “Proletari di tutti i Paesi, unitevi!”.
I membri della classe operaia, avanguardia del proletariato, devono agire in solidarietà verso la rivoluzione globale e in supporto dei lavoratori degli altri paesi, piuttosto che seguire un percorso nazionale.
L’internazionalismo proletario è considerato un antidoto e un deterrente contro la guerre tra nazioni, poiché non è nell’interesse degli appartenenti alla classe proletaria usare le armi contro altri proletari, invece è più utile che lo facciano contro la borghesia, che, secondo il Marxismo, sfrutta e opprime i lavoratori. Mediante la solidarietà fra i proletari di tutte le nazioni si potrà arrivare alla fine dei conflitti fra nazioni, e quindi alla scomparsa delle stesse come stati nazionali (in base alla nota teoria marxiana dell’estinzione dello stato). Secondo la teoria marxista l’avversario dell’internazionalismo proletario è il nazionalismo borghese: in sintesi l’internazionalismo marxista considera la divisione del mondo in classi, nazioni e religioni un ostacolo allo sviluppo della civiltà umana.
(Nello sviluppo storico abbiamo poi avuto la dottrina e la pratica staliniana del “Socialismo in un solo Paese”: di fatto un socialismo nazionalista che ricercava la potenza dello Stato guida sovietico, cioè della Russia, avanguardia mondiale dei popoli oppressi in lotta – come “campo socialista” – contro il “campo imperialista”).
Nel XXI secolo l’internazionalismo proletario è stato ereditato dal pensiero e dai movimenti Alter-Global in antitesi a quella che è stata identificata come la globalizzazione capitalista del mondo occidentale. Lo scopo è quello di costruire un “altro mondo possibile”, abolendo totalmente gli “Stati-nazione”, ritenuti ormai obsoleti, secondo una concezione con addentellati anche anarchici, vagheggiata soprattutto dal Socialismo utopistico e, sebbene in forme e maniere differenti, dallo stesso Marx nel XIX secolo.
All’internazionalismo proletario poi si è contrapposto l’internazionalismo liberale ed infine quello neo-liberale. L’internazionalismo liberale è caratterizzato dall’idea della reciproca collaborazione fra le nazioni per la loro convivenza pacifica. Con questo intento nel XX secolo, dopo le due guerre mondiali, sorsero gli organismi internazionali, nati per mantenere la pace ed il rispetto di norme comuni in tutto il mondo. Un antesignano importante dell’internazionalismo liberale è considerato il famoso trattato del filosofo Immanuel Kant  “Per la pace perpetua” (1795), in cui si propone una fattiva collaborazione fra i vari Stati d’Europa per eliminare le guerre. Il “sentimento cosmopolitico”, tipicamente illuministico, deve cercare di evitare ogni tipo di conflittualità fra gli Stati stessi. Può essere notevole rammentare che il cosmopolitismo settecentesco criticava il “patriottismo”: nella Encyclopédie d’Holbach lo definiva “una mascheratura, in cui cadono gli ingenui “buoni patrioti”, messa in atto dal potere costituito per realizzare i propri interessi”. Al patriota viene propinato un ideale che raffigura tutti gli altri uomini come suoi nemici mentre al cosmopolita non interessa che la sua patria sia più o meno estesa, più o meno povera. La patria è semplicemente un concetto relativo in cui si identifica lo Stato quando assicuri ai cittadini libertà e felicità. “Dove c’è libertà là è la mia patria”, affermava Benjamin Franklin, uno dei padri del costituzionalismo americano.
L’ONU può quindi essere considerata il frutto dell’egemonia culturale del cosmopolitismo rivisitato nel Novecento, cioè dell’internazionalismo liberale.
Con il termine “mondialismo” viene indicato il processo storico dell’attuale globalizzazione capitalista, un particolare processo storico che sta portando a una progressiva unificazione e omogenizzazione (omologazione in senso occidentale, “occidentalizzazione”) dell’intero pianeta.
Il termine viene solitamente utilizzato nell’ambito della cosiddetta controinformazione in modo paradossalmente speculare dai movimenti e dai partiti politici di destra radicale e qualche volta anche in quelli della sinistra radicale.
La sinistra radicale denuncia la politica estera imperialista della NATO e degli USA, politica fondata sul cercare di conformare il mondo ai dettami del Pentagono e al modello economico e sociale statunitense, in questo senso una politica di stampo “mondialista”, dove per “mondialismo” si intende l’imposizione di un modello politico (o di altro tipo) su scala mondiale, una globalizzazione imposta (militarmente, economicamente, culturalmente) e non spontanea.
Non coglie però – tale sinistra – che logiche simili, anche se con minori proiezioni di potenza per ovvi motivi storici, si sviluppano le politiche della Cina e della Russia,
e persino le politiche ispirate dall’islamismo integralista, sia esso guidato da grandi potenze (Arabia Saudita ad es) che da formazioni estremiste (Al Qaeda, Isis, ecc).

Terrestrità non è semplice mondialità o altermondialità

La parola mondialità, di conio ONU-UNESCO, è invece usata in una accezione positiva da organizzazioni cattoliche e pacifiste e rinvia all’idea di una unica famiglia umana, fondata sul dialogo interculturale (specialmente inter-religioso) e la solidarietà tra le persone, le comunità, i popoli. Suoi riferimenti sono la pace, la giustizia, il rispetto dei diritti umani e dell’ambiente.
Quello che il concetto di terrestrità aggiunge alla semplice mondialità nasce dall’introiezione ed assimilazione più coerente e profonda del pensiero ecologista. Gli esseri umani non sono solo abitanti del Pianeta Terra, ma figli e figlie di Gaia, la Madre Terra, cioè parte, membri di un unico super- organismo vivente. Qui non solo si va ben oltre gli Stati-nazione e la stessa comunità degli Stati-nazione.
La cultura della pace del XXI secolo viene resa coerente e può passare da una visione strettamente antropocentrica ad una visione olistica biocentrica includente la totalità degli esseri viventi (mondo dei geni, mondo vegetale, mondo animale, mondo umano…). Da qui l’importanza dello sviluppo dei diritti degl animali, delle piante, della “Natura”, composta da “ecosistemi” cui si può pensare di riconoscere personalità giuridica (già nel 2017 è avvenuto con cinque fiumi).
L’Umanità in quanto tale deve diventare un soggetto giuridico, e questa era la proposta della Carta che Corinne Lapage, ministro dell’ambiente francese, non riuscì a presentare alla COP 25 di Parigi perchè conteneva l’istanza antinucleare.
Ma nemmeno questo basta: bisogna, sottolineamolo, anche riconoscere i diritti autonomi della Natura, da identificare come comunità globale di vita, e per soprammercato come equilibrio tra ciò che possiamo definire vivente e ciò che non lo è.
Lo aveva intuito San Francesco d’Assisi: anche ciò che non è vivente, ma è alla base della nostra vita, va considerato nostro fratello e sorella: l’acqua, il fuoco, il Sole, le stelle, la Luna…
La diseguaglianza è inaccettabile, ma bisogna riconoscere il suo nesso con la guerra contro la Natura, espresso dall’intreccio tra emergenza climatica ed emergenza nucleare.
La pace tra Uomo e Natura, condizione della lotta alla disuguaglianza, postula cambiamenti radicali, il rivoluzionamento dei principi fondatori dei sistemi economici, politici, militari, ideologici dominanti.
La Terra è molto di più che il nostro “luogo di vita” (oikos), la nostra “casa comune”, per come ce la indica una metafora usata ed abusata.
E’ la nostra Madre, è la Natura cui apparteniamo e quindi non ci può appartenere. Nessun essere umano, nessuna organizzazione umana ne può essere proprietario/a.
Gli esseri umani, come tutte le specie viventi, sono il risultato dell’evoluzione della vita della Terra, vita nata circa 3 miliardi di anni fa su un Pianeta che ha 5 miliardi di anni.
Ogni comunità umana va allora considerata un membro vivo dell’unico ecosistema terrestre: per questo l’escludere, il segregare, il mettere in pericolo di vita gruppi, categorie o comunità umane devono essere trattati come atti criminali da condannare senza compromessi. Ma questo stigma di comportamento criminale andrebbe attribuito anche ai comportamenti che mettono a rischio gli ecosistemi particolari che compongono l’ecosistema globale.
La cittadinanza globale deve prescindere dall’appartenenza ad un singolo Stato “nazionale”, ed anche dall’essere “risorsa” per l’economia il cui valore è determinato in funzione al suo contributo alla creazione della “crescita” calcolata in termini monetari.
La cittadinanza per gli uomini e per le donne deve essere riconoscimento di appartenenza alla comunità dei viventi, nel recepimento della visione moderna (ricollegantesi anche ad alcune visioni ancestrali dei popoli indigeni) che ha superato l’antropocentrismo con il biocentrismo.
Oggi, la distinzione tra la specie umana (l’umanità) e le altre specie viventi resta ma abbiamo acquisito la coscienza di far parte integrante dell’insieme della vita della Terra e della sua evoluzione. Esseri umani, facciamo parte della “Natura”, siamo “Natura”. Insieme alle altre specie viventi costituiamo la comunità globale della vita della Terra, ben piantata sulla sua necessaria infrastruttura fisico-materiale.
La Terra, anche nel suo scheletro non vivente, dobbiamo concepirla come un unico super-organismo di cui siamo “membri” organici.
Questa nuova visione biocentrica, concretamente, sul piano organizzativo del vivere insieme, ci conduce ad entrare in una prospettiva storica dell’istituzionalizzazione giuridico- politica della « comunità globale della vita », ossia dell’ecosistema globale.
Quando si parla di “proteggere” o “salvare” la vita della terra, si parla dell’equilibrio e della cooperazione di tutte le specie viventi nel rapporto indissolubile con l’infrastruttura non vivente.
Pertanto se l’economia, come dice la sua etimologia, è l’insieme delle “regole della casa”  è evidente che essa deve diventare un sottoinsieme dell’ecologia, cioè che l’attuale economia mondiale deve essere modificata alle radici perché essa non è altro che un insieme di regole fondate sul principio dell’accumulazione illimitata a profitto di pochi, che, violentando la Natura, genera esclusione, inuguaglianza, competitività, guerra.
Ma altrettanto devono essere soggetti a cambiamento i sistemi politici e culturali fondati sulle medesime finalità.
Un punto su cui, per finire, bisognerebbe riflettere è anche se il biocentrismo possa rappresentare un antidoto alle rappresentazioni titaniche dell’uomo come quelle implicate dal concetto di “antropocene”, cioè della convinzione che le attività umane siano ormai diventate la forza determinante nello stabilire i destini della vita e le leggi di sviluppo del Pianeta. Esiste la responsabilità umana, una particolare responsabilità di “custodi” e coordinatori in virtù dell’intelligenza, ma deve sottrarsi alle sirene implicite della “deificazione”, cioè alla idea che la vita in quanto tale, nelle forme e negli sviluppi, dipende ormai solo da noi. Non dobbiamo pretendere di indirizzare il divenire della Vita, ma solamente fare la nostra parte, con intelligenza e saggezza, con l’uso ragionevole delle conoscenze scientifiche, per garantirne l’equilibrio nel continuare lo svolgimento naturale dell’evoluzione.