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L’obiezione all’industria bellica

Laura Tussi

Il rifiuto della guerra è il filo che lega tante storie di singoli e di gruppi di lavoratori. L’obiezione professionale all’industria bellica è fatta di rallentamenti, sabotaggi, scioperi ma anche di progetti per la riconversione dell’industria bellica, osservatori sull’industria militare, proposte per la difesa civile nonviolenta. Abbiamo bisogno di recuperare la storia di chi, in tanti modi diversi, si è opposto e si oppone a eserciti, naia e guerre

Tratta da Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali

Mio nonno materno Luigi Belluschi è un esempio di obiezione professionale all’industria bellica. Durante il ventennio fascista e sotto l’occupazione nazifascista ha lavorato come operaio specializzato, ossia gruista sugli altiforni, presso la Breda di Sesto San Giovanni. Lavorava in produzione bellica per il regime nazifascista, ma da varie fonti, come l’archivio Aned di Sesto San Giovanni, è riemerso che veniva licenziato e in seguito riassunto più volte. Era infatti un sabotatore: rallentava la produzione bellica oltre a sabotare i tralicci del telefono con i suoi compagni. I fascisti venivano a cercarlo e mia nonna rispondeva che era in “produzione bellica”. Da varie fonti, da mia madre e da mio zio, risulta che non l’abbiano mai deportato nell’oltralpe e nei lager nazifascisti perché serviva a produrre le armi. Un lavoro estremamente faticoso e logorante sugli altiforni: lo hanno schiavizzato in Italia. Non lo hanno mai deportato, sebbene fosse comunista e avesse partecipato a Milano agli scioperi del 1943 e 1944. Era del 1904. Non apparteneva a formazioni partigiane, era un “cane sciolto”. Un Resistente e ha contribuito alla Resistenza antifascista.

Esempi di obiezione all’industria bellica

Caso significativo di obiezione all’industria bellica nel nostro Paese è quello degli 805 lavoratori delle officine Moncenisio di Condove vicino a Torino che il 24 settembre 1970 approvano all’unanimità in assemblea una mozione contro la produzione di armi dell’azienda. Il documento dice:

“I lavoratori delle officine Moncenisio, considerando che il problema della pace e del disarmo li chiama in causa come lavoratori coscienti e responsabili e che la pace è supremo interesse e massimo bene del genere umano, preoccupati dei conflitti armati che tuttora lacerano il mondo, diffidano la direzione della loro officina dall’assumere commesse di armi, proiettili, siluri o altro materiale destinato alla preparazione o all’esercizio della violenza armata di cui non possono e non vogliono farsi complici. Chiedono alle organizzazioni sindacali di appoggiare la loro strategia di pace. Invitano caldamente i lavoratori italiani in tutto il mondo a seguire il loro esempio di coerenti e attivi costruttori di pace”.

Un’iniziativa che ebbe larga eco e contribuì a dare nuovi impulsi alle lotte per le conversioni a fini pacifici delle industrie belliche.

I lavoratori pacifisti obiettori alla produzione di armi

Noti sono poi i casi di singoli lavoratori che si sono rifiutati di produrre armi: Maurizio Saggioro si rifiuta di produrre componenti per armi presso la Metalli Pressati Rinaldi di Bollate vicino a Milano. Nel gennaio 1981 chiede il trasferimento ad altro reparto, ma viene licenziato.

Nel 1983 Gianluigi Previtali si dimette dall’Aermacchi di Varese contro la produzione di armamenti.

Negli ultimi anni, i portuali del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali (Calp) di Genova si sono più volte rifiutati di caricare le navi di armi.

E ancora dal comitato di riconversione RWM – azienda che produce ordigni bellici e bombe – in Sardegna è nata l’idea di ridare speranza al territorio attraverso un modello di impresa sostenibile, con un’economia pulita e posti di lavoro, dove la pace si mette in rete. Come l’operaio della RWM Giorgio Isulu che circa un anno fa ha iniziato il suo nuovo lavoro nell’azienda agricola “l’Agrumeto”.

L’antagonismo sindacale all’interno dell’Aermacchi di Varese

Intorno agli anni Ottanta del 1.900 nacque, nel contesto della Aermacchi di Varese, un gruppo di attivisti antimilitaristi grazie al sostegno della FLM in un primo momento e della Fim – Cisl in un secondo momento; un gruppo informale che promosse collette di solidarietà con popoli e movimenti vittime del fuoco delle armi italiane attraverso tecniche di conflittualità non convenzionali come scioperi, digiuni e collettivi di fabbrica per giungere nel 1986 alla disobbedienza civile attraverso l’aperta adesione di alcuni suoi componenti all’obiezione di coscienza congiunta all’uso del digiuno di cinque giorni contro gli euromissili, contro la corsa al riarmo e per denunciare nel 1988 l’Aermacchi in quanto industria violatrice degli embarghi Onu contro Iran e Iraq.


Una proposta di legge per la riconversione dell’industria bellica

La reazione nel gennaio del 1991 del direttivo aziendale fu largamente prevedibile: l’attivazione della cassa integrazione della cellula di lavoratori antimilitaristi. Espulsioni che crearono condizioni per la nascita nel 1991 del comitato cassintegrati Aermacchi per la pace e il diritto al lavoro, il quale grazie ai preziosi contributi del MIR, della Cisl, delle Acli e del comitato contro la guerra del Golfo di Busto Arsizio riuscì a portare le proprie lagnanze fino alla 21ª commissione del lavoro del parlamento, attraverso una struttura a rete. E nel 1993 a formulare una proposta di legge regionale per la promozione della riconversione dell’industria bellica formalmente presentata da una coalizione politica trasversale di centro sinistra.

Anche a seguito di questa iniziativa, prese avvio l’osservatorio sull’industria militare. A distanza di breve tempo per evitare ulteriore incremento di licenziamenti, Aermacchi riuscì a esercitare una pressione uguale per intensità e contraria per la finalità sulle istituzioni politiche sindacali volte a favorire l’approvazione in tempi brevi del nuovo modello di difesa. L’operazione raggiunse l’auspicato obiettivo soprattutto grazie a pezzi di sindacato di FIM, Fiom e Uilm.

In ottemperanza al principio costituzionale del ripudio della guerra di cui all’art.11 e al fine di favorire l’adempimento dei doveri inderogabili di  difesa della patria di cui all’art. 52, per Difesa Civile Non Armata e Nonviolenta opposta al Nuovo Modello di Difesa si intende uno strumento di difesa che non comporta l’uso delle armi e alternativo a quello militare.

L’alternativa nonviolenta al nuovo modello di difesa

In primo luogo, sotto il profilo ideologico, l’interpretazione data dagli attivisti contrari al nuovo modello di difesa è di tipo ecopacifista ed è suffragata dalle analisi dei periodici Giano, il manifesto, Metafora verde, dalla rivista Capitiniana Azione nonviolenta e infine dagli studi di Allegretti editi dall’edizione cultura della pace.

Quanto alle istituzioni politico culturali nel cui ambito si muovono gli attivisti, queste sono la FNM – Cisl, IRES e la rete di formazione non violenta e l’IPRI, mentre gli strumenti di comunicazione di massa attraverso i quali hanno promosso una strategia di controinformazione antimilitarista sono stati: Alfazeta, periodico ufficiale della CISL, Radio Popolare e Avvenimenti. In secondo luogo l’attivismo con Nanni Salio segretario dell’IPRI, propone un’alternativa radicale seguendo le indicazioni di Galtung e Sharp al modello di difesa tradizionale che agevolmente possiamo riassumere nel modo seguente: l’attuazione a livello politico della nonviolenza non solo costituisce un reale pericolo per il totalitarismo dell’est ma anche e soprattutto per il capitalismo occidentale.


Il movimento per la pace e la nonviolenza

Una reale comprensione della nonviolenza ci consentirà di comprendere la natura profondamente sovversiva che la connota; infatti è il movimento per la pace che si fa portavoce della nonviolenza e ha come suo principale scopo quello di costruire una società civile profondamente diversa da quella attuale perché in grado di risolvere le varie tipologie di conflitti in modo nonviolento. Contrariamente ai modelli di difesa tradizionali, adattare a livello politico la difesa nonviolenta, equivale a conferire alla società civile la possibilità di risolvere i conflitti dimostrando in tal modo quanto profondamente legata sia alla nonviolenza la democrazia partecipativa.

Proprio per queste motivazioni è opportuno che il modello dell’attivismo sia esteso e rafforzato così come è opportuno democratizzare l’ONU istituendo nel suo contesto forze di intervento nonviolento.

Un esempio in questa direzione ci viene offerta dalla presenza delle Peace Building International in zone di guerra come il Guatemala, lo Sri Lanka o delle organizzazioni come i volontari della pace.


Bibliografia
– Pagani Elio, Alcune riflessioni sull’obiezione professionale alla produzione militare, su Approfondimenti – Mosaico di pace online 
Bibliografia di approfondimento
– Bobbio Norberto, Il problema della guerra e le vie della pace, Il Mulino, Bologna 2009
– Mastrolilli Paolo, Lo specchio del mondo. Le ragioni della crisi dell’ONU, Laterza, Roma 2005
– Mini Fabio, Perché siamo così ipocriti sulla guerra? Un generale della Nato racconta, Chiarelettere, Milano 2012
– Pugliese Francesco, Abbasso la guerra. Persone e movimenti per la pace dall’800 a oggi, Grafiche futura, Mattarello – Trento
Fonti analitiche
– Gagliano Giuseppe, Studi politico-strategici. La conflittualità non convenzionale nel contesto delle ideologie e dei movimenti antagonisti del novecento, Vol. II, edizioni New Press – Como, I Edizione 2007
– La scelta dell’obiezione di coscienza. Tutelare chi si oppone alle armi. Avvenire 9 Dicembre 2022, Primo Piano.

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Contropiano – La prima guerra del Golfo. Niente sangue per il petrolio

di Laura Tussi

Contropiano – Giornale Comunista Online presenta

Ero una giovane studentessa di liceo classico quando è scoppiata la prima guerra del Golfo. E fervevano i preparativi per le manifestazioni. Con i miei pennarelli preparavo le immagini per gli striscioni da esibire in piazza a Milano. E gli appelli di protesta.

L’operazione “Tempesta nel deserto”

Sono i primi giorni del 1991 quando arrivano le immagini dell’attacco USA: inizia l’operazione ‘tempesta nel deserto’.

La guerra è cominciata: inizia una nuova fase storica.

Saddam invade il Kuwait nell’agosto 1990. Negli anni ‘80 era stato amico e alleato degli Stati Uniti, sostenuto nella guerra contro l’Iran.

Finita la guerra con l’Iran decide di annettersi il territorio del Kuwait, i confini del quale erano stati disegnati nel 1922 dal console britannico Cox.

Gli Stati Uniti prima decidono di non interferire, poi attaccano l’ex alleato e formano una coalizione di nazioni per costringere Saddam a lasciare il Kuwait. Quindi il contestato via libera dell’ONU e l’invio di un’armata di 750mila uomini nel Golfo. L’area è strategica: qui sono concentrati i due terzi delle riserve mondiali di petrolio.

Sembra un regolamento di conti tra Saddam e Bush.

I pacifisti del mondo si mobilitano per cercare di fermare l’imponente macchina di guerra.

Il protagonismo della marcia per la Pace Perugia Assisi e di molte manifestazioni contro la guerra

A ottobre del 1990 in 100mila marciano per le strade della Perugia Assisi per dire NO ai venti di guerra e SI a una soluzione negoziata della questione. Ma la preparazione della guerra da parte dei guerrafondai è molto avanzata.

Il mondo pacifista si mobiliterà nelle settimane successive.

La corsa alla guerra sembra inarrestabile.

In Italia nel gennaio 1991, durante la vigilia della scadenza dell’ultimatum a Saddam, una folla enorme sfila per le vie di Roma nella manifestazione nazionale contro la guerra.

In 200mila con l’angoscia dello scontro imminente gridano il loro accorato NO alla paurosa macchina della guerra ormai pronta. Il Papa dinanzi al corpo diplomatico afferma: “fermatevi o sarà il declino dell’uomo”.

Manifestazioni pacifiste si susseguono in tutta Europa e in molti altri paesi. Niente sangue per il petrolio. Questo è il grido di milioni di persone in moltissimi cortei in Francia, in Germania.

Manifestazioni nelle principali città.

In 100mila protestano a Londra in Trafalgar Square.

Il 16 gennaio scade l’ultimatum dell’ONU.

Il forte e coerente impegno dei movimenti pacifisti

In Italia il governo decide di partecipare alla guerra di Bush. Il paese è col fiato sospeso.

A Roma i pacifisti presidiano Montecitorio per tutta la notte. Di nuovo la guerra. Malgrado l’articolo 11 della Costituzione che subisce un attacco senza precedenti. Di notte l’attacco. Notte di angoscia. La mattina l’Italia della Pace in piazza nei grandi e nei piccoli centri, decisa a salvare le ragioni della pace e a raggiungere la pace contro i guerrafondai.

Cortei ovunque e studenti in piazza. A Roma sfilano in 50mila.

E è sciopero generale indetto da Cgil, Cisl e Uil. Molto partecipate le manifestazioni nelle città.

A Taranto cortei al porto e proteste sulla banchina. Altre due navi militari partono tra il pianto dei familiari e dei soldati e i cortei dei pacifisti. Per giorni si susseguono le proteste e le iniziative di opposizione all’attacco statunitense e alla partecipazione dell’Italia in netto contrasto con lo spirito e la lettura della Costituzione.

Di nuovo nel mondo gli amanti della pace scendono in piazza contro la guerra.

La casa bianca è circondata da migliaia di pacifisti Statunitensi. Moltissimi i manifestanti arrestati in pochi giorni dagli Stati Uniti.

Tante manifestazioni anche in Europa. Dalla tenda della Pace di Firenze in piazza della Repubblica partono tra l’altro centinaia di cartoline dirette ai parlamentari che hanno approvato l’intervento in guerra: ‘La informo che alle prossime elezioni non le darò la preferenza’.

L’appello per la pace di Tonino Bello

Monsignor Tonino Bello, vescovo di Molfetta, lancia un appello per l’obiezione di coscienza: ‘L’obiezione di coscienza all’uso della violenza bellica e alle spese militari che la permettono deve suonare anche come volontà della società civile di porre sotto controllo democratico il comportamento delle Istituzioni statali in materia di politica estera internazionale’.

Molti i manifestanti intorno alla base militare di San Damiano di Piacenza, base che ospita i cacciabombardieri tornado impegnati nel Golfo.

‘Fuori la guerra dalla storia’ dice un cartello. Contro la guerra del Golfo è forte l’ondata pacifista.

Un movimento molto intenso, ma di breve durata. Tanti gli appelli anche di giuristi, contro la guerra e contro la violazione dell’articolo 11 della Costituzione. Uno è firmato tra gli altri dai giudici Coiro e Colombo, duramente attaccati dal presidente Cossiga.

A febbraio parte l’offensiva di terra dell’esercito americano. Si firma il cessate il fuoco temporaneo. Gli USA hanno vinto, ma Saddam rimane al potere. I morti iracheni, nessuno saprà mai quanti, si parla di 200mila, la metà civili.

Una guerra di tipo nuovo presentata come “operazione di polizia internazionale”, secondo uno schema che sarà riproposto in modo più raffinato negli anni a venire con le missioni di pace e le surrettizie guerre umanitarie.

Comincia qui la cancellazione dell’ONU e del suo ruolo. La eliminazione del diritto internazionale incardinato nelle Nazioni Unite per tornare ad un diritto internazionale pre ONU ossia precedente all’ONU e alla rilegittimazione della guerra quale strumento per la risoluzione delle controversie internazionali.

Bibliografia:

Bobbio Norberto, Il problema della guerra e le vie della pace,  Il Mulino, Bologna 2009

Mastrolilli Paolo, Lo specchio del mondo. Le ragioni della crisi dell’ONU, Laterza, Roma 2005

Mini Fabio, Perchè siamo così ipocriti sulla guerra? Un generale della Nato racconta, Chiarelettere,Milano 2012

Pugliese Francesco, Abbasso la guerra. Persone e movimenti per la pace dall’800 a oggi, Grafiche futura, Mattarello – Trento

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Mosaico di Pace. Resistenza e nonviolenza creativa, recensione di Daniele Barbi

SCRITTO DA DANIELE BARBI 

Mosaico di Pace: https://www.mosaicodipace.it/index.php/rubriche-e-iniziative/rubriche/approfondimenti/la-parola-a-voi/3362-resistenza-e-nonviolenza-creativa  

In una società dominata da informazioni orientate dalle opinioni dell’un per cento padrone del mondo, rimanere sui fatti e sulla loro corretta comunicazione diventa una missione per chiunque abbia a cuore la verità.

Uno degli strumenti democratici per la trasmissione delle conoscenze e l’invito alla critica resta la scuola. In questo libro si parla dello stato dell’istruzione pubblica con passione e da un punto di vista di chi ha vissuto in quell’ambito, perciò ne conosce anche gli aspetti poco pubblicizzati.
Partendo da quella realtà si va oltre e la curatrice attraverso un’analisi storica ci porta dallo scorso millennio alla ricerca delle soluzioni originali, creative, soprattutto nonviolente dei problemi che affliggono la società degli esseri umani e del loro rapporto con la natura.
Educazione, attivismo e ricerca di un progetto sociale inclusivo trovano nelle pagine di questo libro cittadinanza e conferma. Una serie di spunti forniti da Laura Tussi, Alex Zanotelli – autore della prefazione -, Paolo Ferrero e Giorgio Cremaschi, giusto per citare i più conosciuti, contribuiscono a dipingere il grande murales del mondo autentico ovvero di quello misconosciuto dagli informatori istituzionali, dove la fanno da padroni i giornali, le televisioni ed in parte internet. Scritti provocatori, perché intesi a suscitare un dibattito critico senz’altro più fecondo rispetto alle opinioni del flusso informativo autoritario e da se stesso ritenuto indiscutibile.
Ultimo aspetto, ma per questo più importante, rimane per il sottoscritto l’occhio femminile con il quale si analizza il mondo. Una visione diversa da quella spesso prevaricatrice propria del percepire maschile. Un filo ideale tra le esperienze storiche di Maria Montessori e le declinazioni presenti di Rosetta D’Agati; non è un caso, seconde me, se Laura Tussi inizia con la grande rivoluzionaria nel campo dell’istruzione e termina con un’insegnante in prima linea.
Un libro da leggere per ricordare, ma anche per ricevere un impulso che ci faccia continuare a volere un futuro migliore: un incitamento implicito a credere che non tutto deve procedere senza il nostro coinvolgimento, perché ogni esperienza individuale può portare benefici per tutti.

“Resistenza e nonviolenza creativa” di Laura Tussi con prefazione di Alex Zanotelli, Mimesis Edizioni

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La Voce – Sono morto come un vietcong. Leucemie di guerra

di Laura Tussi (sito)

SU LA TESTA, rivista diretta da Paolo Ferrero, Vicepresidente della Sinistra in Europa, Presenta


Giulia Spada, è autrice di un romanzo e soprattutto di un racconto di forte denuncia e coraggiosa presa di consapevolezza e di autentica decisione di assunzione di una grande responsabilità: la testimonianza per la pace.

di Laura Tussi

Una posizione netta, decisa e ferma contro la guerra. Giulia adesso scrive. Non si ferma e scrive “Sono morto come un vietcong”. Giulia si considera giustamente un’orfana di guerra. Suo padre è stato ucciso da una malattia che ha contratto nella zona di Teulada. Un territorio dal 1950 teatro di guerre chiamate “simulate”. E lei è convinta di questo omicidio causato dall’inquinamento bellico. Si spara, si bombarda, dal mare, da terra, dall’aria proprio ‘come in Vietnam’, in una geografia e tipologia della morte che è allucinante, inverosimile, macabra.

Un affronto, una ingiuria atroce alla Sardegna e alla salute di chi è costretto a respirare le polveri cancerogene della guerra, nelle zone militari e non solo, in un nefasto odore di morte. Ma Giulia non si arrende. Giulia scrive e denuncia. Proprio la morte del padre, ucciso nel 2003 da una leucemia, ha ispirato l’ultimo libro dell’ autrice da qualche tempo trasferita a Milano. Come tanti emigrati guarda con altri occhi una terra meravigliosa, la sua Sardegna, con tante potenzialità paesaggistiche, culturali, artistiche, turistiche e un patrimonio ambientale e umano unico che Giulia esprime soprattutto e in modo molto dettagliato e pertinente nel suo romanzo “Sono morto come un vietcong”.

Giulia era una bambina quando suo padre è morto. Nei discorsi nell’ambito della famiglia l’argomento provoca ancora troppo dolore, perché sembra ancora inverosimile morire di guerra, ma risulta sempre più una realtà spietata e più che mai di stringente attualità.

“Sono morto come un vietcong” è un romanzo e soprattutto un autentico e vero racconto di denuncia e testimonianza che vorrebbe aiutare i sardi e tutti gli attivisti per la pace a prendere coscienza di quel che accade. Lo Stato ha deciso di sacrificare una parte del territorio dell’Isola, che da Roma magari è lontano, ma che dalla geopolitica è giudicato scarsamente popolato, e quindi utile per certi scopi. Che per adesso sono solo militari, ma in futuro, molto probabilmente, teatro di guerra, di lutti, carneficine, massacri, stragi.

Il rischio non è solo quello di depositi di scorie nucleari in Sardegna.
I poligoni militari sono stati il primo passo. Le persone devono sapere e soprattutto prendere coscienza che l’Italia affitta a eserciti di tutto il mondo – e soprattutto agli Stati Uniti e al patto atlantico – la terra di Sardegna con lo scopo che essa venga bombardata. E che il ritorno economico per la Sardegna è nullo. Lo ammette lo stesso Stato riconoscendo degli “indennizzi” alle comunità che devono sopportare la presenza delle servitù militari della Nato più estese d’Europa. Pochi stipendi in cambio di un territorio unico da bombardare. Con tutto quel che ne consegue, soprattutto le polveri della guerra che provocano tumori, leucemie e molte altre patologie mortali e tanta sofferenza.
Il caso di Quirra è sconcertante.

“Sono morto come un vietcong” è un viaggio di coraggio. E’ soprattutto un racconto di decisa e ferma denuncia nella Sardegna contemporanea militarizzata e colonizzata da eserciti di tutto il mondo, che testano le armi utilizzate nei vari teatri di guerra della Terra. La voce narrante è il padre dell’autrice. E’ un professore in un piccolo centro nel sud dell’Isola, che racconta ciò che accade intorno a lui: persone che muoiono di leucemie e tumori, animali che nascono deformi, a causa dell’attività della base militare vicina. L’autrice sceglie la forma del racconto e del romanzo per sollecitare una partecipazione sociale, al fine di dare un segnale di allarme alla comunità, per testimoniare la pace, per prendere, anche in prima persona, posizione netta contro la guerra, proprio intorno agli orrori della guerra nel nostro bel Paese, e per riflettere sul fatto che in questi luoghi non si muore solo di leucemie e tumori, ma di guerra appunto, e che dunque, chi rimane e continua a vivere nel dolore e nella terribile assenza, nel lutto, nell’odio, sono orfane, orfani, vedove e vedovi di guerra.

Giulia Spada, Sono morto come un vietcong. Leucemie di guerra.

Prefazione di Marilina Rachel Veca
Intervista di Paolo Carta
Edizioni “Sensibili alle Foglie”

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Mosaico di pace. Intervista alla Professoressa Daniela Buffoni, Presidente di Docenti Senza Frontiere

di Laura Tussi (sito)

Mosaico di pace: intervista alla Professoressa Daniela Buffoni, Presidente di Docenti Senza Frontiere. Una realtà educativa e di impegno sociale da sostenere.

Intervista di Laura Tussi

Docenti Senza Frontiere (DSF) un’organizzazione molto creativa e proficua nei contenuti che propone. Quali sono i vostri intenti, le vostre proposte e soprattutto la vostra mission?

DSF è un’Associazione formata da docenti che, all’interno di un patto

educativo con le famiglie, intendono impegnarsi a favore del diritto

all’istruzione e all’educazione in ambito locale e internazionale. Raccoglie

anche la partecipazione e l’adesione di tutti coloro che credono nella scuola e

nell’apprendimento permanente come strumenti per affrontare con ottica

globale i cambiamenti attuali e per imparare a vivere insieme. DSF nasce

dalla riflessione sull’incisività educativa dei progetti di cooperazione

internazionale e ne sostiene l’integrazione nei curricoli disciplinari per

promuovere competenze di Educazione alla Cittadinanza Globale (ECG). E’

un’associazione indipendente e apartitica, senza fini di lucro che si propone

di sostenere il cambiamento sociale attraverso il riconoscimento

professionale dei docenti e del ruolo della scuola come motore trasformativo

della società, riconoscendosi nel pensiero pedagogico di Paulo Freire.

La mission di DSF è sintetizzata dal suo motto: “Costruire conoscenza con la

solidarietà”

COSTRUIRE : DSF sostiene un sapere costruito e non semplicemente

trasmesso, un’idea di alunno come parte attiva del processo di

apprendimento, “testa ben fatta” e non “testa ben piena”

CONOSCENZA: DSF promuove un sapere contestualizzato, che ha un

senso, che serve per stare al mondo e per incidere in modo competente,

autonomo e responsabile nel contesto sociale globalizzato.

CON LA SOLIDARIETÀ: DSF implementa un sapere conseguito con il “fare

insieme”: lavorare per progetti di solidarietà internazionale, attraverso un

approccio transdisciplinare

2)Quali campagne conduce e porta avanti con impegno DSF?

Dsf è costantemente impegnata nel supportare il diritto all’istruzione in ambito

locale e internazionale, anche attraverso l’attivazione di borse di studio.

Stiamo collaborando con scuole e agenzie educative per supportare il

conseguimento degli obiettivi previsti dall’Agenda 2030 nella consapevolezza

che l’educazione alla sostenibilità e alla partecipazione “sostenibile” ha

bisogno di una cultura che la fondi per costruire un nuovo rapporto tra locale

e globale.

DSF promuove fin dalla sua nascita la campagna per l’adozione nelle scuole

di quaderni neutri, cioè privi di pubblicità, solidali perché grazie alla loro

adozione si rende possibile l’attuazione di progetti idi cooperazione

internazionale in difesa del diritto all’istruzione e etici in quanto

contribuiscono a trasmettere la complessità e l’interdipendenza delle sfide

globali per poter agire consapevolmente nella vita quotidiana come cittadini

attivi. I quaderni sono strumento che promuove processi educativi trasversali:

l’obiettivo etico e solidale diventa elemento facilitante la continuità tra gradi

diversi del percorso scolastico, dalla Scuola Primaria alla Scuola Secondaria

di Secondo Grado. Gli studenti dei licei artistici per poter realizzare le

copertine dei quaderni indagano la dimensione globale dei problemi attuali

utilizzando le competenze disciplinari conseguite e sperimentano così un

sapere agito.

I quaderni inoltre contribuiscono a consolidare alleanza educativa tra scuola e

famiglie, coinvolgendo tutti coloro che a vario titolo hanno a cuore l’istruzione,

credono nella solidarietà e si impegnano per ridare significato alla scuola

come agenzia di cambiamento sociale.

3)Come è possibile aderire a DSF?

L’adesione alla campagna è online su

shop.docentisenzafrontiere.org/soci

4)Secondo voi in quali istanze consiste il ruolo della scuola attuale?E come

praticate l’educazione alla cittadinanza globale?

Il ruolo della scuola nel contesto globale e complesso attuale è indicato dai

documenti normativi : da un lato deve educare alla consapevolezza che

tutto ciò che accade nel mondo influenza la vita di ogni persona; dall’altro che

ogni persona tiene nelle sue stesse mani una responsabilità unica e

singolare nei confronti del futuro dell’umanità. In sintesi: imparare a d

apprendere e imparare a stare al mondo. Da ciò deriva l’impegno rilevante

dei docenti di educare al futuro agendo nel presente: la sfida si affronta

soprattutto a livello culturale, i nostri giovani hanno bisogno di nuove

competenze, di allenarsi ad una nuova cittadinanza, di una scuola di qualità

per affrontare in modo cooperativo le sfide della globalizzazione. DSF offre

formazione ai docenti per implementare l’educazione alla cittadinanza in

dimensione globale non attraverso un curricolo a sé ma come selettore

curricolare,vettore di sviluppo di competenze disciplinari, personali e sociali.

E’ evidente il diffuso disinvestimento nel campo della cultura e dell’istruzione,

ignorando il ruolo che la scuola ha nel superare il momento di crisi e nel

promuovere una società pacifica.

DSF ribadisce la necessità di investire nella scuola, nella professionalità dei

docenti se si vuole diffondere sempre più una nuova postura mentale, una

nuova mentalità per comprendere e gestire i cambiamenti veloci e le sfide

ambientali. Negli ultimi decenni la scuola ha assorbito i mutamenti piuttosto

che promuoverli, si è faticosamente adeguata piuttosto che proporre percorsi

alternativi manifestando incertezze nostalgiche verso modalità di

insegnamento trasmissivo complici le misure restrittive anticovid: è tempo

che prenda piede un pensiero pedagogico finalizzato a formare cittadini

consapevoli e responsabili verso se stessi, gli altri, il mondo.

5) Un messaggio di DSF ai giovani di Fridays For Future e di Extinction

rebellion che sacrificano giorni di scuola per denunciare il potere e i potenti

del mondo in quanto speculano sulla tutela del pianeta

Cari giovani di Fridays For Future e di Extinction rebellion condividiamo le

motivazioni che vi spingono a manifestare per combattere la crisi climatica.

E’ urgente esprimersi con forza in nome di una giustizia climatica, chiedendo

alle persone di agire puntando sul cambiamento personale ed esigendo

azioni politiche veloci e incisive non solo per una questione ambientale, ma

soprattutto per ridurre le disparità di sviluppo. Cogliamo nel vostro modo di

denunciare un grande desiderio di partecipazione attiva: volete esserci! State

purtroppo riempiendo un vuoto educativo e decisionale che dovrebbe

appartenere alla politica. Avvertiamo anche il rischio che la spettacolarità

delle azioni, alle volte anche l’aggressività di episodi di violenza, offuschino il

vero obiettivo delle manifestazioni, diventino spettacolo, togliendo valore al

messaggio perseguito. Per questo vorremmo invitarvi a valutare la possibilità

di reinventare le modalità di lotta scegliendo, accanto agli scioperi e ai raduni,

di approfondire le problematiche legate al clima, di studiare, per partecipare

preparati e competenti nelle organizzazioni democratiche, nelle assemblee

scolastiche, nelle consulte, nelle circoscrizioni e incidere proponendo azioni

concrete e sostenibili. Richiamare attenzione non frequentando la scuola può

essere una modalità di forte impatto, ma non sostenibile nel lungo periodo.

Vorremmo invitarvi a considerare un’altra forma di lotta, più sistematica,

“interna”alle istituzioni: lo studio, la ricerca per sostenere un pensiero

alternativo, supportato da argomentazioni valide, condivise attraverso il

dialogo . Vi proponiamo un nuovo impegno per la giustizia climatica: usare la

conoscenza come sapere agito, come service learning per diffondere in modo

intenzionale e consapevole un nuovo modo di pensare e quindi di affrontare

l’urgenza climatica. E da parte nostra un grande incoraggiamento: affinchè le

cose crescano è necessario seminare, attendere e poi raccogliere. Forza!

Salviamo insieme senza frontiere la Terra, partendo da noi, dal cambiare le

nostre abitudini!

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PIÙ LIBRI PIÙ LIBERI

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Più libri più liberi è la Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria e si svolge a Roma nel mese di dicembre. Più libri è la prima fiera italiana dedicata esclusivamente all’editoria indipendente dove ogni anno circa 500 editori, provenienti da tutta Italia, presentano al pubblico le novità ed il proprio catalogo. Cinque giorni e oltre 650 eventi in cui incontrare gli autori, assistere a reading e performance musicali, ascoltare dibattiti sulle tematiche di settore.
 
I Libri per la pace
Mimesis Edizioni sarà presente con gli ultimi libri di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici scritti in collaborazione con molte altre personalità del mondo della cultura, della politica, dello spettacolo, dell’attivismo sempre in prima linea per la pace e i diritti umani e contro ogni guerra e prevaricazione imperialista.
I principali titoli presentati da Mimesis Edizioni sono Riace. Musica per l’umanità, il celebre libro con intervista a Mimmo Lucano che è stato presentato in RAI da Fabio Fazio nella molto seguita trasmissione Che Tempo che fa. Poi sarà esposto Memoria e Futuro un autentico manuale di nonviolenza attiva con gli scritti di grandi uomini di Pace da Moni Ovadia a Alex Zanotelli a Vittorio Agnoletto. E non ultimo il libello Resistenza e Nonviolenza creativa che rappresenta una analisi descrittiva di azioni di donne e uomini più o meno celebri portatori di impegno contro la dittatura nazifascista, ma anche in epoca contemporanea, che hanno dato il loro piccolo e grande contributo per la pace, per i diritti umani e per un mondo libero da totalitarismi e ingiustizie e prevaricazioni sociali.
Pamphlet Ecologico è il libro postumo di Virginio Bettini a cura di Laura Tussi, Fabrizio Cracolici e Maurizio Acerbo con scritti di Paolo Ferrero e del giovane accademico e ricercatore di professione in un istituto universitario in Scozia David Boldrin Weffort che fin da piccolo ha conosciuto e si è formato sui saggi e i libri del noto ecologista di fama mondiale Virginio Bettini. Bettini sempre inserito nelle commissioni di inchiesta a livello mondiale contro il nucleare, insieme a Laura Conti, Barry Commoner, Alex Langer e Giorgio Nebbia. Saggio fondamentale. La follia del nucleare: come uscirne con la rete ICAN, campagna per il disarmo nucleare universale insignita del Premio Nobel per la pace 2017 di cui tutti noi attivisti per la pace e la nonviolenza siamo testimoni e instancabili promotori.
dulcis in fundo un Romanzo di Oliviero Sorbini dal titolo Le Rivelazioni. Un suggestivo racconto di narrazione che presenta una metempsicosi di vite e di ideali tra più protagonisti che rappresentano la molteplicità di noi attivisti che lottiamo contro le estreme minacce che incombono sull’umanità: la guerra e il nucleare, i dissesti climatici, la disuguaglianza sociale globale e per comprendere il tutto, la violenza strutturale contro i più fragili del pianeta.
 
Il progetto: Più libri più liberi. 
L’obiettivo è quello di offrire al maggior numero possibile di case editrici uno spazio per portare in primo piano la propria produzione, spesso “oscurata” da quella delle imprese più grandi, garantendogli la vetrina che meritano. Una vetrina d’eccezione nella capitale. Il vero cuore della fiera è il programma culturale: incontri con autori, reading, dibattiti su temi di attualità, iniziative per la promozione della lettura, musica e performance live scandiscono le cinque giornate della manifestazione in una successione continua di eventi.
[L. T.]

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Rai – Libro: La violenza non è il mio destino

di Laura Tussi (sito)

Rai – Libro: La violenza non è il mio destino

A novembre siamo in Rai…

Informiamo che giovedì 24 novembre 2022 su Rai3 la trasmissione Sopravvissute ospiterà la nostra Tiziana Di Ruscio, autrice del libro Mimesis Edizioni, un testo di forte denuncia dal titolo La violenza non è il mio destino. Tiziana testimonia in Rai la sua storia di violenza che è quella che accomuna tante donne non solo in Italia, ma in tutto il mondo.

Laura Tussi e Fabrizio Cracolici autori della prefazione e postfazione del libro.

La violenza non è il mio destino

Prefazione di Laura Tussi

Tiziana Di Ruscio, bambina, ragazza e adesso donna e madre.

La sua storia di vita, narrata in questo libro di drammatica verità, rasenta però l’incredibile e l’indicibile.

È un susseguirsi di eventi di violenza sia psicologica sia fisica sia sessuale che accomuna molte donne nel mondo e nella storia dell’umanità.

Donne che diventano succubi del potere e della violenza perpetrati dal sistema patriarcale, maschilista, misogino. 

La prima legge innovativa sulla violenza sessuale è la numero 66 del febbraio 1996 dopo anni di lotte nell’ambito della tutela delle donne, come riporta nella sua introduzione l’amica Rita Trinchieri.

Rita, in stretta collaborazione con Tiziana, ha fondato l’associazione contro la violenza di genere “Il nastro rosa” e insieme con la ferma testimonianza, la forza della verità, la legge dell’amore propongono questa terribile narrazione, che rasenta l’inverosimile, in varie scuole per sviscerare e raccontare l’accaduto, senza preamboli, pudori, reticenze anche alle nuove generazioni.

Il titolo del libro è “La violenza non è il mio destino” .

Un titolo fortemente vissuto dall’autrice che subisce la violenza come un “baratro” esistenziale, un annientamento della vita, un annullamento della sua dignità e identità di donna.

Tiziana vive un nuovo “destino” una rinascita, dopo aver preso la sua vita in mano, dopo essersi riappropriata di se stessa, in seguito alla denuncia alle autorità e, scrivendo questo suo libro, denuncia i misfatti di violenza sessuale e fisica perpetrati e subiti da parte del marito. ‘Violenza’ e ‘Destino’ sono i due vissuti, i due archetipi ambivalenti e nettamente contrastanti che Tiziana descrive molto bene in questo racconto autobiografico.

La storia di Tiziana è da lei descritta in modalità narrative crude e dirette perchè “la violenza non deve essere romanzata”, la violenza non va edulcorata con parole che potrebbero renderla più accettabile e giustificabile: la violenza deve essere solo e esclusivamente denunciata.

Un grido di dolore scaturisce da queste pagine che comunque lasciano, alla fine, trapelare un nuovo “destino”, un cambio di rotta, una speranza nel futuro. Un futuro di pace e nonviolenza, all’interno della famiglia con i suoi figli, nel rapporto con le persone, con gli amici, con tutti coloro che possono aiutare Tiziana a uscire dal baratro della violenza.

Da queste pagine trapela un senso profondo di fiducia nel futuro, nel destino, nell’intima bontà dell’essere umano, per apportare un significativo contributo di pace, nonviolenza e serenità che dovrebbero prendere spazio nel nostro tessuto sociale, nel mondo, a partire dalla famiglia, che spesso, al contrario si trasforma in una gabbia, in una prigione psicologica dove vengono perpetrate violenze di ogni tipo, a partire dalla violenza sessuale. (…) continua

Introduzione di Rita Trinchieri

Spesso nelle coppie la violenza, qualsi­asi maschera indossi, viene banalizzata se non addirittura negata, quasi a considerare la donna come complice dell’aggressore perché non si ribella (non sa o non vuole); ma questo è il vero risultato della violenza esercitata, dal momento che la vittima è con­fusa, soffre e non riesce a riconoscere quegli atti contro di lei come reale violenza perché in verità chi la esercita è una persona cara, un membro di quella famiglia che dovrebbe proteggere dai mali esterni, una persona che dovrebbe essere la custode della fiducia e dell’accoglienza.

Quest’opera di distruzione perpetrata nel tempo porta a una perdita di personalità, d’identità.

La donna si sente svalutata, limitata nella libertà economica, di movimento, le viene impedito di uscire da sola, imputando il tutto a pericoli esterni, insomma queste limitazio­ni vengono fatte passare per “protezione”.

Le donne non denunciano spesso per timore di ritorsioni e vendette, non denun­ciano perché hanno vergogna quasi fosse­ro loro stesse le colpevoli, si sottomettono perché si sentono responsabili di quei com­portamenti al limite dell’umano, a volte tacciono perché hanno timore delle riper­cussioni sui propri figli (…)

Postfazione di Fabrizio Cracolici

“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.

Costituzione Italiana Art. 3

Ma che società è questa?

Una società da sempre basata sulla forza maschile e la sottomissione femminile.

L’uomo va alla guerra, la donna cresce figli per mandarli alla guerra.

Così è sempre stato e il sistema patriarcale non intende in nessun modo cambiare.

Leggi importanti sono state scritte a tutela della donna, ma il problema di fondo rimane, perché sono leggi troppo spesso pensate per cambiare tutto senza cambiare niente.

Prendiamo ad esempio le famose quote rosa. Stabilire per legge un minimo sindacale di rappresentanza femminile significa che comunque la quota maschile rimane predominante ma con la connotazione del politicamente corretto.

Ancora oggi esistono palesi disuguaglianze per esempio sul posto di lavoro, mansioni manuali e sottopagate alle donne e ruoli di responsabilità lautamente remunerati a uomini.

Che fare?

Come mutare radicalmente questo stato di cose?(…) continua

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Le Rivelazioni di Oliviero Sorbini. Presentazione Libro

di Laura Tussi (sito)

Romanzo di Oliviero Sorbini 

Prefazione di Laura Tussi 

Un romanzo quello di Oliviero Sorbini che scaturisce da dimensioni narrative e contenutistiche e ideali che sconfinano con l’esoterismo per approdare a un costrutto di vite parallele e di storie di vita soprattutto di personaggi sospesi nell’eterno di una narrazione fantasiosa, fantastica e coinvolgente: ricca di colpi di scena significativi.

La ridondanza del racconto delle storie di vita che si intrecciano e trasmutano in altre esistenze è una prerogativa imprescindibile del testo per una scansione e comprensione ultraterrena e iniziatica.

I personaggi principali sono caratterizzati da un’esistenza dolorosa, ma sono “captati” da proto uomini che danno loro la rivelazione della luce, del bene contro il buio e le tenebre del male degli Antiprotouomini. Il male è proprio ciò che perseguita il nostro quotidiano, ma soprattutto è rappresentato dalle emergenze e minacce catastrofiche che a livello planetario stanno portando l’umanità al tracollo e il sistema terra al collasso. 

Il libro LE RIVELAZIONI di Oliviero Sorbini, con prefazione di Laura Tussi, che rasenta i caratteri di un romanzo fantascientifico e quasi esoterico e approda a alti valori e ideali ultimi, prende le mosse dall’attivismo per la pace, per il clima e contro il nucleare di tutti noi attivisti ed ecopacifisti che ci rispecchiamo in prima persona nelle metamorfosi dolorose date dalle rivelazioni dei personaggi protagonisti.

Oliviero lo dedica virtualmente a tutti noi attivisti per la pace, contro il nucleare, per il clima: dalla parte del bene(…) continua

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Interventi di Laura Tussi, Oliviero Sorbini, Fabrizio Cracolici, Daniele Barbi, Alfonso Navarra

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Dall’obiezione di coscienza all’opzione fiscale

di Laura Tussi (sito)

Dall’obiezione di coscienza all’opzione fiscale.

“L’obbedienza non è più una virtù”

Lorenzo Milani 

L’obiezione di coscienza al servizio militare

L’alternativa alla difesa armata è il servizio civile. Il problema politico è che il movimento per la pace deve agire perché effettivamente sia organizzato, oltre che per l’assistenza sociale, per la finalità principale indicata dalla legge frutto delle nostre lotte come ad esempio un centinaio di Obiettori in galera e non dimentichiamolo e non dimentichiamo il ruolo della LOC -lega obiettori di coscienza, in questa conquista.

L’obiezione fiscale alle spese militari 

Negli Stati Uniti nel 1973, 70 mila famiglie si rifiutarono di finanziare la guerra in Vietnam e il vescovo di Seattle Raymond Hunthasen invitò all’obiezione contro la produzione di armi nucleari.

In Italia il primo caso di obiezione fiscale alle spese militari è considerato quello di Maurizio Mansueti di Sarzana – La Spezia, nel 1971.

Negli anni successivi sono vari gli obiettori che aprono la strada a questa concreta forma di protesta contro la guerra. La prima vera campagna nazionale promossa dal Mir, movimento nonviolento e Lega per il disarmo unilaterale elabora il documento da fare sottoscrivere dagli Obiettori: “la spirale di violenze inasprite dalla corsa al riarmo, ad est come ad ovest, non potrà essere spezzata da impossibili e falsi equilibri politici.

Il disarmo è possibile e possiamo cominciare da oggi solo se ognuno di noi saprà assumersi la responsabilità del proprio futuro praticando, se necessario, la via della disobbedienza civile, della non collaborazione, dell’obiezione di coscienza.

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Aldilà degli slogan, dei facili appelli alla pace, delle vane speranze di disarmo occorrono gesti concreti! Noi sottoscrittori esponenti del mondo religioso, politico, della cultura, venuti a conoscenza dell’iniziativa dei movimenti non violenti sull’obiezione fiscale e la restituzione dei congedi militari, proponiamo di non pagare quella parte di tasse 5,5% altrimenti destinate agli armamenti e chiediamo che vengano utilizzate per vere opere di pace”.

400 gli aderenti nel 1983 che diventano 10mila in occasione della guerra del Golfo del 1991: da scelta individuale e solitaria diventa un fenomeno rilevante, anche numericamente tanto da preoccupare non poco le autorità.

L’opzione fiscale 

Campagna – Sei per la pace, sei per mille

La pace non è semplice assenza di guerra, ma un percorso che si costruisce garantendo giustizia, luoghi per la ricomposizione dei conflitti e disarmo.

In un momento in cui le armi sono tornate a parlare nel cuore dell’Europa, è di prioritaria importanza lanciare un segnale concreto di volontà di disarmo da parte della popolazione.

Per questo è stata messa a punto la campagna “Sei per la pace, sei per mille” che chiede a tutti i contribuenti di versare il sei per mille della propria imposta Irpef a favore della protezione civile o altra istituzione pubblica che agisce nello spirito della difesa civile.

Un gesto concreto per dichiarare che non vogliamo più finanziare la difesa armata, bensì vogliamo costruire un percorso di difesa popolare e non violenta, come chiede da tempo la Rete Pace e Disarmo.

Per adesioni: peacelink.it/seipermille

Il comitato Promotore della Campagna “Sei per la pace, Sei per mille”, di cui fanno parte, tra gli altri, Luigi Ciotti, Francuccio Gesualdi, Alex Zanotelli, sta valutando la migliore veste giuridica in cui inquadrare l’iniziativa.

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BookCity 2022 – Resistenza e Nonviolenza creativa: un libro per la pace

di Laura Tussi (sito)

BookCity 2022 – Resistenza e Nonviolenza creativa: un libro per la pace

Libro di Laura Tussi

Prefazione di Alex Zanotelli

MIMESIS Edizioni

con scritti di Giorgio Cremaschi, Fabrizio Cracolici, Paolo Ferrero e altri attivisti

Un libro a più voci, sulle orme dei partigiani, per una nuova resistenza contro le minacce militare-nucleare, ecologico-climatica e della diseguaglianza sociale, con la forza della nonviolenza e gli strumenti della creatività.

In Italia abbiamo una settantina di bombe atomiche a Ghedi vicino a Brescia e ad Aviano in provincia di Udine e verranno adesso rimpiazzate dalle nuove e più terribili e sofisticate e mortifere bombe nucleari: le B 61-12.

E dobbiamo reagire non con la violenza, ma con la “nonviolenza creativa” cioè una nonviolenza che trova gli strumenti per dire no.

Per dire basta.

Significa disobbedienza civile, manifestazioni, e trovare tutte le strade che abbiamo per forzare tutti i poteri forti oggi a smetterla con questo pericolo nucleare. Ecco il lavoro che tocca a noi fare.

Resistenza e nonviolenza creativa: presentazione a Book City 2022

Libro di Laura Tussi, Mimesis Edizioni. Con Fabrizio Cracolici, Daniele Barbi, Gianmarco Pisa e con un messaggio di pace da Tiziana Pesce. Musica: Renato Franchi.

In collegamento con BookCity e Mondo Senza Guerre e Senza Violenza – Argonauti per la Pace

Forum Umanista Internazionale 2022

“Rendiamo reali le utopie, questo è il futuro!”

Sabato 19 Novembre 2022 ore 18

In STREAMING su Facebook @MSGSVFoppette 

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