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EquAgenda per la Pace e la Solidarietà

Ecco la tua EquAgenda 2021!

EquAgenda per la Pace e la Solidarietà

Una produzione dell’associazione Ita-Nica e della cooperativa EquAzione della Comunità di base “le Piagge”

EquAgenda per la pace e la solidarietà

Ecco la tua EquAgenda 2021!

Una produzione dell’associazione Ita-Nica e della cooperativa EquAzione della Comunità di base “le Piagge”

 

Questa non è una semplice agenda, maneggiare con cautela! Si chiama eduCARE, fa incontrare l’arte di educare, per andare oltre e aprire nuove strade, con l’azione dell’I care, del prendersi cura, del non fare il menefreghista. L’EquAgenda presenta concetti sparsi che pensiamo utili per guardare con rinnovato coraggio e vigore il cambiamento che ci attende e che sembra spaventarci.

Insegnanti, scrittori, poeti, genitori, pedagogisti, attivisti, volontari e cittadini ci regalano perle di saggezza che vogliamo condividere con voi.

Contributi di:

Edoardo Albinati, Giuseppe Bagni, Danilo Dolci, Francoise Dolto, Paulo Freire, Giulio Girardi, Janusz Korczak, Alex Langer, Mario Lodi, Franco Lorenzoni, Loris Malaguzzi, Alberto Manzi, Lorenzo Milani,  Maria Montessori, Daniel Pennac, Clotilde Pontecorvo,  Massimo Recalcati, Gianni Rodari, Scuola degli Adulti delle Piagge, Bruno Tognolini, Simone Weil, Mariapia Veladiano.

 

Abbiamo pensato di chiederti se puoi ordinare una o piú copie di EquAgenda per fare un bel regalo in occasione delle feste ad amici. E’ un bel regalo equo! Il tema quest’anno è “EduCare”.

Viva la solidarietà !!! Questo anno, oltre che finanziare i soliti progetti di tutti gli anni, soprattutto con i due uragani, ETA e IOTA, che hanno distrutto tutto il Nicaragua e il Centroamerica, ci sarà ancora piú bisogno di aiuti umanitari ed invece ci troveremo con meno entrate!

 

 

La puoi acquistare  al prezzo di 10 €

presso la Bottega “Laboratorio della Solidarietà”

Prenotala subito per non perderla!

Cell.: +39-3409675268  (Mauro Rubichi) – Email: oltrequatore@gmail.com

Il ricavato sosterrà i vari progetti dell’Associazione Ita Nica Cooperazione

Associazione Ita – Nica

IBAN del conto di Banca Etica:  IT17W0501802800000011333622

Potete anche pagare con un bonifico a Associazione Ita – Nica  Cooperazione con IBAN: IT17W0501802800000011333622  e comunicare a me l’ordine per mail o telefono cell. N. 3409675268 (anche con messaggio watsapp) mandando l’indirizzo per farvela recapitare. Grazie

 

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Tempi di fraternità: pace per l’umanità 

Un ambito culturale di impegno nel sito della rivista tempi di fraternità

Tempi di fraternità: pace per l’umanità

Un innovativo spazio di accoglienza all’interno del sito della rivista Tempi di Fraternità dal titolo emblematico Pace per l’umanità

Sezione Pace per l'umanità nel sito della storica rivista Tempi di Fraternità

In collaborazione con Fabrizio Cracolici, è stato creato un ambito, un nuovo spazio, in un innovativo settore culturale dal titolo Pace per l’umanità dagli amici e compagni della storica rivista delle comunità e delle realtà di base, nata sulla scia del concilio Vaticano secondo, dal titolo emblematico Tempi di fraternità, per ampliare il sito della rivista che si occupa e tratta approfonditamente vari temi importanti, dall’ecumenismo al dialogo interculturale e interreligioso.

Con Fabrizio Cracolici, all’interno di questo sito nel nuovo ambito dal titolo Pace per l’umanità, scriviamo e pubblichiamo articoli riguardanti i più svariati temi della pace e della nonviolenza, dell’antifascismo, dell’accoglienza, della non discriminazione, delle pari opportunità, affrontando anche le grandi questioni relative all’ampio panorama del disarmo nucleare, della denuclearizzazione dal basso e della proibizione delle armi nucleari a livello di trattati internazionali Onu. Gli amici e compagni di Tempi di Fraternità ci hanno regalato una grande opportunità: un importante spazio e ambito culturale da coltivare nell’ambito del sito della rivista Tempi di Fraternità al fine di porre in risalto le competenze, i concetti e le azioni, tradotte in buone pratiche in tutti questi anni di attivismo sociale e civile per crescere nella costruzione, da realizzare insieme, di un’educazione alla cittadinanza attiva e globale a partire dai grandi obiettivi dell’agenda ONU 2030 e della carta della terra: la pace per l’umanità.

 

Sezione Pace per l’Umanità all’interno del sito della Rivista Tempi di Fraternità:

https://www.tempidifraternita.it/public/pace/indice_art.htm

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“Conosci il tuo patrimonio religioso” – Progetto Unesco

Reconnecting with your religious heritage: quando le radici si incontrano a scuola

“Conosci il tuo patrimonio religioso” – Progetto Unesco

Progetto di Nadia Scardeoni che ha la Mission di avvicinare le giovani generazioni all’arte sacra e liturgica delle confessioni religiose presenti nel territorio, di educare nelle classi multiculturali e tracciare sentieri di condivisione pacifica, favorendo incontri rispettosi tra diverse culture.
Laura Tussi21 novembre 2020

Progetto di Nadia Scardeoni

“Conosci il tuo patrimonio religioso” 

Mission del programma di Nadia Scardeoni: avvicinare le giovani generazioni all’arte sacra e liturgica delle varie confessioni religiose, presenti nel territorio; educare, ad una visione ecumenica dei “valori e sistemi di credenze” che possono emergere nelle comunità scolastiche multiculturali; tracciare sentieri di condivisione pacifica favorendo incontri rispettosi e fecondi tra diverse culture.

“Reconnecting with your culture”

Il progetto internazionale a cui si ricollega Nadia Scardeoni è coordinato dall’artista colombiano Kevin Alexander Echeverry Bucuru, dell’Universidad de Bogotà Jorge Tadeo Lozano, con la supervisione scientifica della prof.ssa Olimpia Niglio, direttrice del centro di ricerca internazionale ed a Esempi di Architettura, che da anni lavora tra il continente americano e asiatico per valorizzare le diversità culturali.  E’ un progetto in linea con le direttive “Initiative on Heritage of Religious Interest” dell’UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura).

Il progetto è indirizzato alle scuole primarie e secondarie di tutto il mondo e alla fascia di età compresa tra i 5 e i 17 anni. I ragazzi, con i loro insegnanti, sono invitati a compiere un viaggio esplorativo all’interno del patrimonio culturale del paese di appartenenza e a disegnare e raccontare la propria esperienza di conoscenza, a contatto con l’eredità storica, artistica e culturale. Il progetto intende anche analizzare i differenti approcci culturali e i metodi di analisi approntati nelle diverse comunità del mondo al fine di realizzare una rete e di consentire la condivisione di esperienze e di iniziative.

Premesse

In una fase storica molto complessa, in cui le priorità capitalistiche hanno messo in forte discussione i valori etici e le relazioni umane, si avverte l’esigenza di rimettere al centro la persona e la sua creatività. La fragilità, che tutti i Paesi hanno manifestato all’interno del settore culturale ed educativo, ha consentito di elaborare riflessioni fondamentali per donare una “nuova centralità” al ruolo della Cultura per lo sviluppo sostenibile dell’umanità. Infatti, senza la Cultura diventa veramente difficile elaborare prospettive future in grado di sviluppare politiche condivise e partecipate, non più affidate alla crescente individualizzazione.

Analizzando le realtà di diversi paesi del mondo, dall’estremo Oriente fino all’estremo Occidente, si avverte l’esigenza di attivare un nuovo “umanesimo”. Per questo è necessario che la Cultura entri a pieno titolo in tutta l’ideazione del nuovo e dell’innovazione, su cui è importante investire. Per fare tutto questo dobbiamo però iniziare dalle giovani generazioni e quindi a piantare semi per ottenere buoni frutti e quindi un ottimo raccolto nel prossimo futuro. Dobbiamo quindi saper progettare programmi educativi in grado di costruire un mondo migliore.

Sulla base di queste premesse è nato il progetto internazionale “Reconnecting with Your Culture”, promosso dal “Centro di Ricerca Internazionale “EdA Esempi di Architettura” (Italia), con il “Forum UNESCO University and Heritage” (Spagna), ICOMOS, Comité Internacional Monumentos y Sitios (Italia y Peru), Factor Cultura (Peru) e la Fondazione Štěpán Zavřel (Italia).

http://esempidiarchitettura.it/sito/edakids-reconnecting-with-your-culture/ 

CALL INTERNAZIONALE “Riconnettiti con la tua cultura. Disegna il tuo patrimonio” (il progetto tradotto in italiano  da Liliana Rivero Hernández):

http://esempidiarchitettura.it/sito/wp-content/uploads/2020/08/Riconnetteti-con-la-tua-cultura.pdf

Il  progetto “Reconnecting with your culture” si concretizza nel chiedere a bambini e ragazzi di presentare – con testo e/o disegno – ciò che considerano la loro eredità culturale: è questo lo strumento finale proposto per riversare alla Call internazionale la loro esperienza di intercettazione di beni culturali. Il progetto si propone di instillare nel cuore dei piccoli e dei giovanissimi la bellissima pratica ecumenica di ascoltarsi e rispettarsi, oltre ogni barriera linguistica, culturale e religiosa. Non mira a produrre una collezione “museale” di riferimenti locali, bensì una precisa offerta didattica, che sia fondativa di un modello relazionale strutturato sulla visione ecumenica nel condividere e valorizzare i beni reperiti. Pertanto, oltre la proposta di aderire al programma, è fondamentale offrire agli insegnanti che lo adottano supporti e riferimenti che siano utili per orientare gli allievi sull’attualità del dialogo ecumenico, per curare questo delicatissimo aspetto relazionale in linea con UNESCO “Initiative on Heritage of Religious Interest”.

E con il programma “Conosci il tuo patrimonio religioso”, con un approfondimento che restringe il campo al patrimonio di interesse religioso, verrà usato lo stesso canale per arrivare ad una precisa offerta didattica ed a fondare lo stesso modello relazionale.

Note: Per saperne di più:

Webinar 24 ottobre 2020 (meeting in Verona, Italy, in order to present the Sub.Topic “Reconnecting with your Religious Heritage”, by Nadia Scardeoni):
https://youtu.be/Wm6pC-1h_eU

Il Blog:
https://addswebtv.blogspot.com/2020/07/patrimonio.html 
CONTATTI: +39 371-4112497; per ADESIONI scrivi a: religiousheritage44@gmail.com

Laura TUSSI è partner culturale del programma:
https://apdvision.blogspot.com/2020/11/tussi.html

Pedagogical assistance database:
https://apdvision.blogspot.com/

Intervista “Vatican News”:
https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2020-08/scuola-religione-ecumenismo-unesco-progetto-religious-heritage.html 

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La nonviolenza efficace come strategia educativa 

Nonviolenza e educazione

La nonviolenza efficace come strategia educativa

I giovani e la piena consapevolezza delle sfide del terzo millennio dalla diseguaglianza globale, ai dissesti climatici, alla potenziale, ma quanto mai imminente e irreversibile, guerra nucleare
Laura Tussi10 ottobre 2020

La nonviolenza efficace come strategia educativa

Secondo Freud, il lavoro dell’educatore, come quello dello psicanalista e del politico, è un mestiere impossibile.

Non risulta il bisogno di condividere in pieno questo giudizio per rendersi conto di quanto sia impegnativa l’azione educativa, formativa e analitica.

Le difficoltà sono di diverso tipo: di relazione interpersonale, di comunicazione, di linguaggio, di metodologia e spesso si assiste al prevalere del trasmettere sul comunicare come direbbe Danilo Dolci, maestro di educazione maieutica.

Paradossalmente, la letteratura su questo tema cresce notevolmente con continue nuove proposte che sovraccaricano educatori, insegnanti, analisti e formatori rendendo il loro compito ancora più difficile, schiacciati tra diverse esigenze concrete e impellenti, dai programmi da svolgere, dalle carenze strutturali, organizzative, economiche del mondo scolastico, dalla disattenzione della società che invia messaggi diseducativi o quantomeno in forte contrasto con quelli che l’educatore, il formatore, lo psicologo cercano di trasmettere nel fare esperienze dirette.

E così sottoporsi al forte impatto dell’incontro con realtà culturali molto diverse dalle nostre è un modo intelligente per cercare di suscitare nei giovani quegli interessi e quelle curiosità che, pur innati in molti di loro, spesso vengono sopiti dal consumismo dilagante di mode effimere.

Si tratta di quella irrequietezza giovanile che, se incanalata positivamente, può aprire ai ragazzi strade nuove e impreviste, favorendo lo sviluppo delle loro capacità e creando un clima di fiducia e di impegno.

Si tratta inoltre di accogliere la sfida lanciata dai venti premi Nobel per la pace, con un appello delle Nazioni Unite, che sia dedicato all’educazione alla nonviolenza dei bambini e delle bambine nel mondo.

La nonviolenza che fa fatica a entrare nel nostro vocabolario educativo e soprattutto nelle nostre pratiche metodologiche. Ma è oggi assolutamente indispensabile educare le nuove generazioni alla nonviolenza attiva e efficace se vogliamo che l’umanità abbia un futuro sostenibile e desiderabile.

Questo intenso investimento non può limitarsi a proporre i modelli classici della competitività e della carriera, ma deve prospettare la creazione di condizioni perché il mondo della scuola diventi un vero e proprio laboratorio della nonviolenza, dove fare germogliare e crescere questa esile pianta.

In questa ambiziosa impresa siamo tutti coinvolti: insegnanti, educatori, genitori, psicologi, analisti, associazioni del mondo della solidarietà, della cooperazione e della nonviolenza, amministrazioni, amministratori politici e questo impegno ci può indicare una possibile e concreta strada da percorrere. Si sa bene quante e quali difficoltà si incontrano nel cercare di fornire ai propri studenti strumenti utili per una migliore comprensione dei principali fenomeni quali la globalizzazione, il neocolonialismo, il neoliberismo, il divario nord-sud, gli squilibri ambientali caratterizzanti il mondo attuale e comprenderlo nel suo tormentato divenire storico.

È divenuto quantomai importante, oltre che efficace strumento di prevenzione contro il diffuso atteggiamento di pregiudizio razziale, trasmettere il messaggio di quanto ricca può essere la diversità, intesa come differenza culturale, naturalistica cioè biodiversità e paesaggistica e altro.

Credo che i giovani abbiano bisogno di capire che nel mondo esistono diversi modelli di vita e indagare questo mare di differenze certamente è stimolante e arricchente per la nostra stessa esistenza di persone.

Ci attendono sfide assai difficili e una sempre più diffusa cultura della nonviolenza e della cooperazione e della solidarietà umanistica e umanitaria non soltanto sono elementi necessari, ma rappresentano la nostra speranza per una convivenza accettabile tra donne, uomini, popoli e per un inserimento sostenibile della nostra specie come parte integrante della natura.

Le giovani generazioni sono poco ideologizzate e hanno scarsa coscienza politica e hanno bisogno, nel loro realismo spesso disilluso di avere di fronte esempi concreti, persone credibili, testimonianze sul campo.

Inoltre, i giovani parlano un loro linguaggio, legato alla loro particolare sensibilità e non è sempre facile per noi adulti calarsi in questo originale codice comunicativo. Dunque è necessario trasmettere un codice fondato sulla nonviolenza efficace come innovativa strategia educativa che porti i giovani alla piena consapevolezza delle sfide del terzo millennio dalla diseguaglianza globale, ai dissesti climatici, alla potenziale, ma quanto mai imminente e irreversibile, guerra nucleare.

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Il Monte della Pace

Ottobre Festa di S. Francesco: la “Fiaccola della Pace” ha nominato il “Monte della Pace”

Il Monte della Pace

 Il Primo Albero della Pace sulla cima più alta dei Monti del Matese: il Monte Miletto, “Monte della Pace”

Il Monte della Pace

Una grande impresa mai avvenuta prima d’ora nel Matese di cui tutti i partecipanti sono stati i “veri protagonisti” di un cammino di Pace in salita.

Campitello Matese. Domenica 4 Ottobre 2020, giorno in cui è ricorsa la festa di San Francesco d’Assisi, icona della Pace e difensore del Creato, e giornata dedicata alla Pace e alla Custodia del Creato, il “Movimento Internazionale per la Pace e la Salvaguardia del Creato III Millennio”, ha organizzato eccezionalmente, in tempi di emergenza Covid 19, la storica tappa della “Fiaccola della Pace” dedicata ai percorsi della memoria storica dei 100 anni della grande guerra, portata per la prima volta su Monte Miletto, la cima più alta dei Monti del Matese (2050 mt), quello che un tempo i Sanniti  definivano il “Monte Sacro (e già mons militum) e che in questa data ha ricevuto la nomina di “Monte Miletto – Monte della Pace”, e a seguire la messa a dimora del 1° Albero della Pace, dedicato a “tutti i caduti e alle vittime delle guerre, stragi, attentati, terrorismo, crimnalità, violenze e mafie, di Monte Miletto, del Matese e del mondo, dai 100 anni ad oggi”, ovvero  il segno tangibile, simbolo dell’impegno e della vita sempreverde che mai muore, che la Fiaccola porta in tutti i Comuni dove ha fatto tappa nel corso degli anni. Tutte le tappe infatti sono riportate sul “Segnavia della Fiaccola della Pace” sito accanto all’Albero della Pace in Alife (Ce). Lo storico evento è stato patrocinato del Parco Regionale del Matese di cui presidente é Vincenzo Girfatti, dalla Comunità Montana del Matese, ci dui presidente è Francesco Imperadore, dai Comuni di Roccamandolfi e di San Massimo retti dai Sindaci Giacomo Lombardi e  Alfonso Leggieri, dalla Consulta delle Associazioni del Matese di cui Presidente è Vincenzo D’Andrea, dall’Associazione Nazionale “Combattenti e Reduci” (sez. di Piedimonte Matese) di cui Presidente è Raffaele Civitillo, con l’adesione dei gruppi escursionistici G.E.M.( Gruppo Escursionisti del Matese); Matese Trekking e C.A.I.(Club Alpino Italiano sezione Piedimonte Matese), presenti con le loro Guide: Sergio Mellucci, Umberto Riselli e Gianni D’Amato, che hanno coordinato e monitorato l’intero svolgimento del percorso, partito dal punto base in zona Campitello Matese, per poi giungere fino alla vetta.
Allo storico evento hanno preso parte amici sensibili, amanti della Pace e della montagna, dei quali alcuni erano alla loro prima esperienza sul Miletto, ma che grazie al supporto delle Guide che hanno assistito il percorso, è stato possibile raggiungere la cima.

All’atleta biker escursionista di Alife Antonio Alfano, protagonista dell’iniziativa annuale denominata “Pace sul Miletto” sin dalla 1a ed.ne, promossa sempre dal Movimento per la Pace, il compito di portare la piantina di agrifoglio messa a dimora nell’area di sosta ( nelle vicinanze dell’area dove termina l’impianto sciovia e dove nasce la Sorgente denominata “Capo d’acqua” ( d’inverno pista Azzurza) proprio accanto al primo albero di faggio che si incontra durante il percorso di ritorno dal Miletto) e di issare sulla vetta del Monte la Bandiera della Pace dove sono state riportate le ultime intenzioni ( tra cui quella per la Bielorussia e i bambini di Chernobil), con la data dell’evento. Durante il posizionamento della Bandiera e la messa a dimora della piantina, hanno aiutato anche le Guide. Accanto alla Bandiera e al piccolo Albero intitolato alla Pace, sono state collocate due targhe di dedica in ricordo dello storico evento, riportanti tutta la motivazione ed il significato di questa encomiabile iniziativa. Una giornata bellissima all’insegna del sole ( nonostante le condizioni sfavorevoli del tempo nei giorni precedenti), ma anche del vento che sulla vetta tirava forte.  Tutti i presenti appartenenti ai tre gruppi escursionistici, hanno posto la loro firma sull’atto dell’Appello consegnato ai due Sindaci di Roccamandolfi e di San Massimo, in segno di impegno, sottoscrivendo così una nuova pagina della “Storia della Pace” nelle bellissime terre del “Matese – Terre di Pace”. Questi i nomi: Concetta Moscatiello, Giovanna De Biasi (Associaz. Gruppo “Piedimonte è viva”), Anna Grillo, Barbara Caprarelli, Aldo Gobbo, Valentina Fragola, Raffaella Forte, Maria Antonietta De Pasquale, Luigi Crispino, Giuseppina Del Nunzio. Andrea Pioltini , Agnese Ginocchio, Antonio Alfano, Sergio Mellucci, Umberto Riselli, Gianni D’Amato e Carlo Pastore ( quest’ultimo per motivi di salute ha seguito e monitorato lo svolgimento dell’evento a distanza).

“La nomina del Miletto in “Monte diella Pace”- ha riferito la Presidente del Movimento per la Pace Agnese Ginocchio,- è stata motivata in relazione a tutte le edizioni annuali dell’iniziativa denominata:”Pace sul Miletto” partita dall’anno 2011, (di cui oltre ad Antonio Alfano, sono stati protagonisti dell’impresa gli escursionisti Carlo Pastore, Sergio Mellucci, Aldo Gobbo, Concetta Moscatiello, Dott Biagio Carangelo con la figlia Giulia, Dante Tazza, Rosanna Giarrusso, Geppino Civitillo, Andrea Pioltini, Pasquale Biondi, Giovanni Cornelio e a cui si unirono anche altri che si trovavano in loco..)  che si tiene a cavallo tra la festa di San Sisto 1° p. e. m., patrono di Alife, e la Solennità dell”Assunta e ricorrenza di ferragostro.  La scelta di portare la Fiaccola della Pace il 4 Ottobre non è caduta a caso, era necessario un atto di coraggio in questo grave momento che ci investe ed in tempi di emergenza Covid 19, per lanciare dalla vetta del mondo un messaggio di Pace e di fratellanza Universale e per chiedere alla Pace e a San Francesco, Icona della Pace, di liberare le nostre terre del Matese, la Campania, il Molise, l’Italia ed il mondo intero, dalla nuova peste che sta affliggendo questo tempo. Abbiamo ricordato anche il Vescovo di Caserta D’Alise, scomparso proprio all’alba di questo giorno a causa del Coronavirus”. Ha concluso.

“La Pace deve ergersi dal Tetto del mondo. A noi tutti – Testimoni e Costruttori del cammino di Pace in salita, sta nel custodirla ogni giorno con le azioni e con la forza della Nonviolenza”. Con questa frase, riportata sulle targhe di dedica in memoria, e recitata da tutti i presenti, è terminato lo storico evento.
L’ iniziativa ( rientrante nelle attività di sport all’aperto) è stata organizzata rispettando le regole dell’ ultima ordinanza di sicurezza emanata dal Governo in tema di Covid.

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IL ruolo dell’educazione nel contesto del cambiamento

Educazione e cambiamento

In un contesto segnato dalla globalizzazione neoliberista, i popoli si agitano tra l’angoscia e la speranza, senza aver ottenuto una risposta alle aspirazioni suscitate dalla modernità occidentale

L'educazione del cambiamento sociale

La problematica educativa contemporanea si trova in un punto in cui convergono fattori storici e sociali molteplici.

In questo inizio del nuovo millennio non ci troviamo in un’epoca di cambiamenti, ma piuttosto in un cambiamento di epoca.

Ogni aspetto della vita del pensiero è stimolato da nuove congiunture e interrogativi. In questa cornice di grandi cambiamenti sulla scena mondiale, in un contesto segnato dalla globalizzazione neoliberista, i popoli si agitano tra l’angoscia e la speranza, senza aver ottenuto una risposta alle aspirazioni suscitate dalla modernità occidentale e senza un chiaro orizzonte per il futuro.

La globalizzazione ha sempre accompagnato l’espansione del sistema capitalista, ma anche nell’attuale contesto neoliberista questo processo ci porta verso un mondo di valore in cui la competizione e il mercato si delineano come riferimento principale, convertendosi in produttori di nuovi significati e in costruttori di nuove soggettività, cosa che ha una relazione diretta con gli sforzi e i significati.

Ecco che significa Educazione, in un momento in cui soffriamo in maniera evidente degli effetti del modello capitalista in termini di devastazione del pianeta: crisi energetica, crisi climatica, riscaldamento globale, crisi alimentare, aumento delle disuguaglianze sociali, rischio di guerra nucleare.

Sono costanti i cambiamenti nelle concezioni delle strategie dei sistemi educativi, nel tentativo di adeguarsi all’idea di base che l’educazione e la conoscenza sono fattori indispensabili per il nostro sviluppo, ma senza che questo comporti significativi risultati del miglioramento delle condizioni delle popolazioni.

Nei decenni scorsi, le riforme neoliberiste imposte dagli organismi finanziari internazionali hanno acquisito i vecchi problemi producendo una spaccatura nelle strutture educative aumentando le iniquità educative e favorendo l’edificazione di un sistema educativo piramidale.

Così, a partire dalle condizioni caratteristiche del nostro contesto, ci troviamo di fronte a una delle principali preoccupazioni degli ultimi decenni: definire quale ruolo gioca l’educazione nell’attuale contesto internazionale.

Quali dovrebbero essere gli scopi e gli obiettivi principali? e che genere di conoscenze e abilità saranno necessari per far fronte ai problemi e alle sfide delle nuove situazioni che vanno sviluppandosi a un livello tanto locale quanto globale? quale ruolo dell’educazione in tale contesto è contraddistinto dal cambiamento?

A queste domande prova a rispondere il rapporto elaborato per l’UNESCO della commissione internazionale sull’educazione per il XXI secolo che inizia con l’esporre come di fronte alle sfide attuali l’educazione rappresenti uno strumento indispensabile affinché l’umanità possa avanzare verso ideali di pace, libertà, giustizia sociale, affrontando e superando le tensioni tra il globale e il locale, tra l’universale e l’individuale, tra tradizione e modernità, tra il bisogno di competizione e la preoccupazione dell’uguaglianza e di opportunità e l’espansione delle conoscenze. Oggi più che mai questa situazione richiede un ripensamento del nostro modello educativo.

E’ un approfondimento di fattori sostanziali che possono costituire una proposta educativa alternativa al di là delle sue forme, delle sue modalità. Sono necessari una ricerca e la riflessione attorno ai fondamenti filosofici, politici e pedagogici del nuovo paradigma educativo che orienti gli sforzi diretti alla trasformazione sociale e alla formazione integrale delle persone di fronte alla costruzione di nuove strutture sociali e nuove relazioni tra le persone basate sulla giustizia, l’uguaglianza, la solidarietà e sul rispetto per l’ambiente riconoscendo che l’attuale modello di società porta con sé elementi universalizzabili. In questo passaggio di millennio la relazione tra educazione e cambiamento sociale e l’importanza di un’azione etica e politica e pedagogica coerenti non si pongono solo come temi di analisi  e studio, ma anche come un’esigenza teorica e pratica decisiva. Si tratta di rispondere di fronte alla costruzione di una cittadinanza globale, alla domanda: di che tipo di educazione abbiamo bisogno e per quale tipo di cambiamento sociale?

 

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Laura Tussi3 ottobre 2020

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In questo inizio del nuovo millennio non ci troviamo in un’epoca di cambiamenti, ma piuttosto in un cambiamento di epoca.

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Sono costanti i cambiamenti nelle concezioni delle strategie dei sistemi educativi, nel tentativo di adeguarsi all’idea di base che l’educazione e la conoscenza sono fattori indispensabili per il nostro sviluppo, ma senza che questo comporti significativi risultati del miglioramento delle condizioni delle popolazioni.

Nei decenni scorsi, le riforme neoliberiste imposte dagli organismi finanziari internazionali hanno acquisito i vecchi problemi producendo una spaccatura nelle strutture educative aumentando le iniquità educative e favorendo l’edificazione di un sistema educativo piramidale.

Così, a partire dalle condizioni caratteristiche del nostro contesto, ci troviamo di fronte a una delle principali preoccupazioni degli ultimi decenni: definire quale ruolo gioca l’educazione nell’attuale contesto internazionale.

Quali dovrebbero essere gli scopi e gli obiettivi principali? e che genere di conoscenze e abilità saranno necessari per far fronte ai problemi e alle sfide delle nuove situazioni che vanno sviluppandosi a un livello tanto locale quanto globale? quale ruolo dell’educazione in tale contesto è contraddistinto dal cambiamento?

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L'amore per l'altro

Si potrebbe affermare che attualmente nella società globale e nei rapporti umani e affettivi, il senso dell’alterità, ossia la percezione della vicinanza emotiva e personale, persiste ma al contempo si affievolisce per le molteplici lontananze di cui tutti siamo oggetto con i social e i mezzi di comunicazione. L’attitudine a tollerare, favorire e comprendere la diversità sparisce con l’intolleranza che struttura e incrimina alterità e differenze: i nazionalismi, i regionalismi, i fondamentalismi, i sovranismi, le imprese di purificazione etnica sono processi che generano intolleranza e sfociano in razzismo e in altre ideologie criminali.

Alcuni gruppi umani non cessano di creare alterità, di costruire e inventare l’altro e perciò di annientarsi perchè, al contrario della differenziazione culturale, questa incessante moltiplicazione sociale e invenzione di un nemico comune è portatrice di morte.

Il senso della diversità ci mette di fronte all’evidenza del senso elaborato dagli altri, individui o collettività.

Il senso di cui si tratta e che viene auspicato e promosso è il senso sociale, cioè l’insieme dei rapporti simbolizzati, istituiti e vissuti tra le persone all’interno di una collettività che questo insieme permette di considerare pluralista e solidale: una solidarietà globale e universale.

Non esiste una società che non abbia definito, in modo più o meno rigoroso una serie di rapporti normali tra generazioni, fratelli, donne e uomini, lignaggi, classi, età, uomini liberi e schiavi, indigeni e stranieri.

Il compito del ricercatore è evidente, in quanto non rimanda in modo specifico a un solo e esclusivo tipo di società e di caratteristica umana, nella cittadinanza che si definisce attiva e globale. Ed è per questa ragione che nell’articolo in questione si situa l’incontro all’incrocio tra i miei riferimenti pedagogici e i miei interessi culturali più generali.

Vorrei interrogarmi, ponendo le premesse per una pedagogia generalizzata sul concetto stesso di alterità, nella sua relatività che è molteplice, in quanto gli altri definiscono e portano a compimento l’altro, la differenza e le diversità implicite nei soggetti, in ogni singola persona, in ogni specifico essere umano.

A proposito di alterità e di senso degli altri, per professione o per scelta volontaria, quanti sono impegnati in un’attività sia sanitaria, sia assistenziale troveranno un sussidio valido e di facile accesso nelle letture sulle scienze sociali e pedagogiche. Con un linguaggio chiaro e conciso, esse accompagnano il lettore lungo il cammino complesso che dall’accoglienza conduce al dialogo costruttivo, indicando gli scopi contro cui spesso naufragano tutti e tanti incontri individuali e di gruppo, ossia indicano i mezzi per evitarli. All’idea espressa in questo articolo contrasta la leggerezza con cui spesso è considerata la dimensione relazionale del mondo dell’assistenza sociale e sanitaria, nella ricerca pedagogica e psicologica.

Professionisti e volontari sono facilmente portati a sottovalutare la necessità di una preparazione all’incontro interpersonale, i primi facendo affidamento sulla propria competenza tecnica, i secondi fidandosi eccessivamente della buona volontà. Le conseguenze di un simile stato di cose non mancano di tradursi in situazioni di disagio che rendono meno umano il servizio all’approccio pedagogico e psicologico utilizzato, che attinge a fonti di sicura fede umanistica e umanitaria, invitando a un approfondimento e alla formazione del dialogo e alla relazione di aiuto.

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Riace universale 

Ripartiamo dai progetti di Riace

Riace universale

Un messaggio politico antirazzista che trova sostegno nella legge e nelle decisioni del Consiglio di Stato

Laura Tussi

Laura Tussi e Fabrizio Cracolici

Riace universale. Dichiarata illegittima la chiusura degli Sprar

I giudici del Consiglio di Stato hanno stabilito che il ministero dell’interno del precedente governo non poteva chiudere i progetti Sprar nel borgo jonico di Riace. I giudici hanno respinto il ricorso del Viminale (il ministero dell’interno allora presieduto da Matteo Salvini) contro la sentenza del Tar di Reggio Calabria, che aveva dichiarato l’illegittimità della chiusura dei progetti Sprar di Riace.

Mimmo Lucano afferma che l’esempio di Riace lo ha giudicato il mondo intero. Lo stesso mondo intero che ha manifestato nelle piazze di tutte le città per il brutale assassinio razzista di George Floyd. Lo stesso mondo intero che si mobilita per i Fridays for Future per salvare il pianeta e il suo assetto ecosistemico dal collasso.

Riace un esempio universale che potrebbe rientrare nelle politiche del Green new deal come progetto di accoglienza, di attuazione di uno Stato sociale efficace, di solidarietà e interazione tra culture, per porre la base di un coosviluppo tra nord e sud del mondo contro le impellenti minacce e emergenze che incombono sull’umanità intera: i dissesti climatici, l’ingiustizia sociale mondiale, l’eventualità (anche per errore) di una guerra nucleare.

Il libro Riace, musica per l’umanità ha contribuito al progetto della Fondazione Riace – E’ stato il vento, devolvendo un contributo economico per riattivare le tante attività del borgo jonico. Un innovativo stato sociale che parte dall’accoglienza dei più fragili, delle diverse etnie provenienti da tutto il mondo e quindi interconnette le loro esigenze con le emergenze ambientali di un pianeta che ormai è al collasso e di una umanità al tracollo.

Riace un emblema universale di convivenza e di Stato sociale e di economia verde, basato su un lavoro ecologico di green economy e fondato sull’attività dell’accoglienza degli ultimi e dell’interazione dei più fragili di questo nostro martoriato pianeta. Come afferma il padre comboniano Alex Zanotelli, la deterrenza nucleare sostiene e alimenta un sistema mondiale ingiusto e Riace è proprio l’esempio politico antirazzista che può contrastare i potentati dei padroni e dei signori delle lobby del nucleare, dell’atomo, del petrolio, della guerra, dell’acciaio che detengono il commercio e l’export di armi globali e sono i fautori delle guerre e del terrorismo in tutto il mondo. Riace quel modello in miniatura esportabile e applicabile a livello universale, in tutto il globo terrestre: in una madre terra ormai vulnerabile perché il potere la sovrasta e mette a repentaglio la sua esistenza e sussistenza. Riace un messaggio politico evangelico di un nuovo piano di sviluppo ecologico per nostra madre terra  che può salvare l’umanità intera dalla estinzione e dalla catastrofe del sistema planetario. Riace un messaggio universale di speranza. È un riscatto per la vulnerabilità e fragilità di nostra madre terra e di ogni figlio dell’universo.

 

Note: Per approfondimenti:
https://www.youtube.com/channel/UCFWikKgRr7k21bXHX3GzE9A

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Per Un’Altra Città: Riace. Musica per l’umanità

Recensione di Maurizio Marchi

Per Un’Altra Città: Riace. Musica per l’umanità

sul Sito: Per un’Altra Città – La città invisibile. Laboratorio politico Firenze. Voci oltre il pensiero unico
31 marzo 2020

Maurizio Marchi

Recensione di Maurizio Marchi

Recensione di Maurizio Marchi al Libro “Riace. Musica per l’Umanità” 

Sono onorato di scrivere questa recensione, io umile eco-pacifista di provincia. Non una provincia qualsiasi, ma quella di Livorno, che concentra quasi tutte le contraddizioni denunciate dagli autorevoli autori del libro, dalla base USA di Camp Darby, al porto militarizzato di Livorno, alle grandi fabbriche inquinanti e climalteranti di Livorno, Rosignano e Piombino.

Il libro Riace è agile e profondo allo stesso tempo: ruota intorno alla straordinaria esperienza di accoglienza e integrazione dei migranti a Riace, un paesino della Calabria orientale, già celebre per i famosi “Bronzi”, che testimoniano di antichi rapporti interculturali. Paesino spopolato dall’emigrazione verso nord dei calabresi, e fatto rivivere dai migranti, prevalentemente profughi di guerra, accolti dal sindaco Domenico “Mimmo” Lucano: un’esperienza straordinaria descritta nell’intervista a Mimmo, e proposta dagli altri autori del libro a ricevere il premio Nobel per la pace.

Scrive padre Alex Zanotelli nel suo pezzo “Per un’utopia possibile”:
“Ho gioito quando ICAN 1ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace, per il suo impegno contro le armi nucleari. Come credente nel Dio della vita, non posso che essere contrario a questi strumenti di morte che minacciano oggi l’umanità. Lo sono anche come missionario che ha toccato con mano la sofferenza degli impoveriti. Infatti le armi nucleari proteggono un sistema profondamente ingiusto, proteggono il 10% della popolazione mondiale che consuma da sola il 90% dei beni prodotti.
Penso sia significativo legare il Premio Nobel dato a ICAN per la campagna contro le armi nucleari e la campagna per dare il Premio Nobel a Domenico Lucano, sindaco di Riace, il paese dell’accoglienza.
L’umanità ha oggi davanti a sé due gravi minacce,
Mentre l’abolizione delle armi nucleari e una nuova politica di accoglienza, come è stata fatta a Riace, permetterebbero all’umanità di rifiorire.
Per me è chiaro che il primo passo è quello dell’abolizione delle armi nucleari, perché servono a proteggere privilegi.
Le armi atomiche servono a proteggere un sistema mondiale ingiusto che forza 3 miliardi di persone a vivere con due dollari al giorno e 821 milioni a patire la fame. Per cui gli impoveriti sono costretti a migrare.
Le migrazioni oggi non sono un’emergenza, sono strutturali a questo sistema.
Per questo mi auguro che la campagna per il Premio Nobel per la Pace a Lucano abbia successo e che Riace diventi un esempio per tutti, dimostrando che le migrazioni non sono un problema, ma una risorsa per far rivivere questa vecchia Europa.”

Notiamo il termine “Impoveriti” che usa Alex: non poveri, ma impoveriti dalla rapina pluri-secolare da parte dei paesi predatori, essenzialmente l’Europa.

Vittorio Agnoletto, con la consueta lucidità documenta, dopo aver citato Virgilio e Ulisse: “Il diritto di emigrare, afferma il giurista Luigi Ferrajoli, dovrebbe diventare un nuovo principio costituente nell’architettura istituzionale a livello mondiale.
Il diritto di emigrare, il diritto alla libertà di movimento oltre qualunque confine, è antico come la storia dell’umanità; non a caso è stato riaffermato con forza il 10 dicembre del 1948, nella Dichiarazione universale dei diritti umani, che nell’articolo 13 recita: “1. Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato. 2. Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese”. Per poi proseguire con l’articolo 14: “1. Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni…”.
Nel 1966 la Convenzione internazionale sui diritti civili e politici ribadisce tale diritto nell’art. 12 comma 2: “Ogni individuo è libero di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio”.
Principi ripresi dalla Costituzione italiana all’art. 35, dove afferma che la Repubblica: “Riconosce la libertà di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge nell’interesse generale, e tutela il lavoro italiano all’estero”.
Il riferimento al lavoro non è certo casuale; la ricerca di un’occupazione in grado di garantire il proprio mantenimento e quello di tutta la famiglia è la ragione prima che da sempre spinge ad abbandonare la propria terra, innescando fenomeni collettivi destinati a produrre profondi cambiamenti sociali.”

Fabrizio Cracolici e Laura Tussi scrivono: “ Dov’è finita la voglia di contribuire alla realizzazione di un mondo giusto, equo e solidale? Oggi i nostri fratelli fuggono da guerre e da luoghi martoriati dalla nostra sete di potere, dico nostra perché è il ricco e opulento Nord del mondo che sempre più sta sfruttando un Sud del mondo che è in una situazione insostenibile (a dire il vero, anche per la complicità di élites locali succubi e vendute).
Si sta giocando con la vita di esseri umani che l’Occidente tratta come invasori, quando i veri invasori siamo noi, con i nostri eserciti, i nostri capitali, le nostre merci.
Il “cattivismo” di chi dileggia i presunti “buonisti” dilaga continuamente come metodo di distrazione di massa: chi detiene il potere così si garantisce nuovo e rinnovato controllo sulle popolazioni, scagliando contro gli ultimi del mondo i penultimi.”

Qui è evidente la “guerra tra poveri” voluta ed alimentata dai “sovranisti” delle due sponde atlantiche.
Cracolici e Tussi vanno al cuore dei problemi: “Le tre bombe di cui tratta anche il comboniano padre Alex Zanotelli:
– l’attività militare che trova la sua massima espressione nella guerra nucleare;
– la bomba climatica che comporta quotidiani disastri e dissesti climatici per le emissioni eccessive di gas serra;

– la bomba dell’ingiustizia sociale e della disuguaglianza globale dove l’1% dei ricchi detiene risorse pari a quelle controllate dal restante 99% dell’umanità”
E propongono, richiamando Hessel, delle soluzioni:
“Stéphane Hessel, nell’appello scritto con i resistenti francesi nel 1944 e pubblicato nel saggio Indignatevi!, suggerisce delle soluzioni alla crisi economica e di valori che attualmente sta stritolando e destrutturando il pianeta. La soluzione prevede la nazionalizzazione delle banche e delle industrie strategiche con un’economia al servizio delle persone, tramite investimenti pubblici per creare lavoro e per livellare la disuguaglianza globale e sociale per evitare la miseria dei ceti più deboli che ingenera risposte razziste e capri espiatori.”

Oggi la “resistenza” si fa con nuovi strumenti:
“ La rete ICAN e le COP ONU per il clima costituiscono un impegno globale tramite cui costruire una nuova internazionale dei diritti, delle persone, dei popoli, dell’umanità. Infatti la dipendenza dai combustibili fossili e dal nucleare è alla base di un modello sociale predatorio di accumulazione insostenibile che è causa principale di guerre e conflitti nel mondo. Per questo motivo il nostro attivismo, l’impegno di noi “alter-glocalisti” è volto a salvare il clima e la pace, per costruire una conversione ecologica fondata su un nuovo e alternativo modello energetico, decarbonizzato, denuclearizzato, rinnovabile al 100%, ossia pulito, democratico e socialmente giusto.”

Alessandro Marescotti, presidente di Peacelink con sede a Taranto, aggiunge nuove riflessioni e richiami storici fondamentali, ma scende anche in particolari “concreti” su che cosa significhi l’immigrazione sull’economia italiana e europea.
“Anche Mimmo Lucano ha deciso di violare le leggi ingiuste per un principio superiore. È accusato di favoreggiamento e di aver celebrato matrimoni per favorire l’immigrazione clandestina. Anche Valentino 2 era di fatto accusato di favoreggiamento.
A qualcuno non piacerà l’accostamento, ma siamo disobbedienti. Sia san Valentino sia Mimmo Lucano hanno compiuto un gravissimo reato: il “reato di umanità”. Di questo reato noi ci dichiariamo corresponsabili con san Valentino e con Mimmo Lucano. ……
Leggiamo i dati della Banca d’Italia riportati sul report Il contributo della demografia alla crescita economica.
Secondo la Banca d’Italia, senza migranti l’Italia sarebbe in gravissima crisi demografica ed economica, lo dicono i dati, i numeri del report che si trovano in questo mio brano, che a qualcuno risulterà un po’ indigesto.
Gli sviluppi demografici sarebbero stati estremamente penalizzanti per l’Italia se non fosse intervenuto negli ultimi 25 anni un significativo flusso migratorio in entrata. Scrive Enrico Cicchetti: “Particolarmente importante è risultato il contributo dei migranti alla crescita del PIL nel decennio 2001-2011: la crescita cumulata del PIL è stata positiva per il 2,3% mentre sarebbe risultata negativa e pari a -4,4% senza l’immigrazione. Il PIL pro capite senza la componente straniera avrebbe subito nel decennio 2001-2011 un calo del 3%”.
La demografia è centrale nel ragionamento della Banca d’Italia: si calcola che entro il 2041 nemmeno i flussi migratori previsti saranno in grado di invertire la tendenza demografica negativa in corso, per cui avremo molti anziani e pochi giovani, con uno sbilanciamento che sarà letale per l’economia se non arriveranno in nostro soccorso proprio loro: gli immigrati.
Se queste sono le conclusioni a cui sono arrivati i ricercatori della Banca d’Italia, viene da pensare che Mimmo Lucano a Riace abbia fatto esattamente quello che un sensato economista dovrebbe sostenere: l’accoglienza. Per contrastare non solo la disumanità, ma anche il declino economico.”

Anche Moni Ovadia richiama la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo: “Tutti gli uomini nascono liberi ed eguali in dignità e diritti”. “Questo enunciato – scrive – dovrebbe essere per ogni cittadino democratico il mantra di una fede laica e secolare che abbia al centro l’umanità in quanto tale prima di ogni successiva connotazione. Mimmo Lucano pratica questo mantra come un irrinunciabile strumento di relazione e di amministrazione di una comunità, per questo è riuscito a creare un’integrazione giusta eticamente e funzionalmente. È riuscito a creare un capolavoro di giustizia, mostrando che un altro mondo è possibile hic et nunc (qui ed ora, ndr).
Qual è stata la forza – prosegue Ovadia – che ha permesso a Mimmo Lucano di dare vita a un progetto così importante e vincente? A mio parere una cultura profonda e una consapevolezza che nasce dall’essersi formati al grande pensiero dell’umanesimo marxista e illuminista che ha forgiato le lotte per l’emancipazione e la liberazione degli ultimi, degli oppressi.
Gli uomini come Lucano sono il raggio di luce che fende le nebbie della sottocultura del disprezzo e dell’odio il cui esito ultimo è quello di condurre l’Italia nel marasma del discredito e dell’infamia.”
Parole pesanti quanto misurate ed appropriate che usa Ovadia. Sottolineo che è l’unico che richiama il “grande pensiero dell’umanesimo marxista e illuminista”, nel libro, in un’epoca in cui il pensiero marxista è messo di fatto all’indice.

L’intervista a Mimmo Lucano, il sindaco sospeso di Riace, è un piccolo capolavoro, che vale da solo la lettura del libro:
“Mi sono trovato per una casualità ad accogliere una nave sulle coste di Riace, con dei profughi: da quello sbarco mi sono avvicinato a questi esseri umani. Tanti elementi hanno fatto breccia nella mia sensibilità, per esempio la questione curda e le rivendicazioni politiche, che durano da più di un secolo, di questo popolo senza uno Stato, a cui viene impedito persino di parlare il proprio idioma. …
I nostri luoghi sono stati crocevia di scambi, di incontri, di contaminazioni tra culture, tra popoli, tra etnie e questo ci permette di incontrare con soddisfazione e orgoglio e senza pregiudizi le altre persone. …
Avevo capito che meno le realtà sono contaminate dalla società dei consumi, che tende a far prevalere gli aspetti della materialità, della competizione e dell’egoismo, più sopravvive questo spontaneismo dell’animo. E questo è stato un elemento fondamentale. Nessuno ha mai detto “sono arrivati, ci rubano il lavoro”. L’apertura ci ripagava e nasceva il turismo solidale e nascevano queste attività di artigianato nelle cantine abbandonate dove lavoravano insieme persone del luogo e rifugiati.
…….. se è stato possibile in quel luogo dove si vivono queste condizioni e dimensioni di fortissima precarietà con le emigrazioni, con il latifondismo agrario, con l’emarginazione e la rassegnazione sociale, con le mafie, allora è possibile ovunque. Se è possibile nei luoghi dove si emigra, è possibile ovunque. Allora non ci sono alibi. Perché Riace non è una teoria, è una storia vera. Fatta di persone, uomini, donne, bambini. Di persone che hanno cercato di creare una comunità globale e che hanno dimostrato che la convivenza tra esseri umani che provengono da luoghi diversi e con diverse etnie e religioni è possibile. E che insieme è meglio. È possibile quasi connettere le varie identità e il riscatto dello stato sociale e dello stato umano. Riace ha dimostrato questo. Quindi anche per il futuro bisogna ripartire da quest’idea. È una speranza per l’umanità.
Le conclusioni sono di Alfonso Navarra, sotto il titolo “Il nuovo umanesimo è la nonviolenza efficace”.
“La nonviolenza di cui parlava il partigiano Hessel, e da me condivisa, non era e non è l’ideologia passiva e moraleggiante del “sopportate le ingiustizie e sforzatevi di perdonare i prepotenti”, ma l’intelligenza strategica fondata sulla forza dell’unione popolare.
Il fascismo dei nostri giorni è attrattivo non perché leva il braccio nel saluto romano e nemmeno perché offre ai suoi adepti l’adrenalina di un nuovo squadrismo; bensì perché propone assistenza sociale agli uomini dimenticati, promettendo alle vittime della globalizzazione neoliberista l’illusione dell’appartenenza a comunità omogenee, “identitarie”, frammentate, l’una contro l’altra, armate nella concorrenza reciproca.” Qui Navarra rilancia il rigetto della guerra tra poveri. E propone:
“Dobbiamo costruire una nuova Internazionale dei movimenti alternativi che sospinga le enormi opportunità di liberazione e trasformazione delle campagne ecopacifiste, a partire da quella per la proibizione giuridica delle armi nucleari, primo passo per la loro eliminazione effettiva.
La nonviolenza efficace: questa via in cui i mezzi sono omogenei ai fini è quanto mi permetto ancora di suggerire a chi, alla ricerca di un nuovo umanesimo, ha fame di verità e sete di giustizia.”
Scritto a Livorno, la città dei Quattro mori incatenati dai Medici, banchieri e schiavisti, nel primo giorno di una primavera dimezzata dal Coronavirus 21 marzo 2020

1) ICAN International Campaign to Abolish Nuclear Weapons, Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari, che raccoglie 541 organizzazioni in 103 paesi, e ha ottenuto il premio Nobel per la pace nel 2017.
2) Valentino, cristiano martirizzato nel 270 d.c.

*Maurizio Marchi – Medicina Democratica Livorno

Riace. Musica per l’umanità, con intervista a Mimmo Lucano, a cura di

Laura TussiFabrizio Cracolici Mimesis Edizioni, Milano 2019, pp.116, euro 10

 

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