La violenza non è il mio destino: il posto delle parole
Il posto delle parole diretto da Livio Partiti presenta:
Tiziana Di Ruscio vive la violenza in un incubo tra vita e speranza, tra disagio e volontà di riscatto. Il riscatto dato dall’essere riuscita a denunciare. E soprattutto una emancipazione, una liberazione morale nello scrivere questo fondamentale libello per la sua esistenza.
L’introduzione di Rita Trinchieri pone in evidenza la prima legge del 1996 che riconosce la violenza sessuale come reato contro la persona.
La prefazione di Laura Tussi e la postfazione di Fabrizio Cracolici denunciano l’atto della violenza sessuale tra le mura domestiche.
Le illustrazioni di Giulio Peranzoni, Mauro Biani e Francesca Quintilio rappresentano, in una cornice di verità narrativa, la sconcertante realtà. Inoltre conclude il racconto, il parere dell’esperta, la psicologa Mizar Specchio
La violenza non è il mio destino, Mimesis Edizioni
Prefazione di Laura Tussi
“Tiziana Di Ruscio, bambina, ragazza e adesso donna e madre.
La sua storia di vita, narrata in questo libro di drammatica verità, rasenta però l’incredibile e l’indicibile.
È un susseguirsi di eventi di violenza sia psicologica sia fisica sia sessuale che accomuna molte donne nel mondo e nella storia dell’umanità.
Donne che diventano succubi del potere e della violenza perpetrati dal sistema patriarcale, maschilista, misogino.
La prima legge innovativa sulla violenza sessuale è la numero 66 del febbraio 1996 dopo anni di lotte nell’ambito della tutela delle donne, come riporta nella sua introduzione l’amica Rita Trinchieri.
Rita, in stretta collaborazione con Tiziana, ha fondato l’associazione contro la violenza di genere “Il nastro rosa” e insieme con la ferma testimonianza, la forza della verità, la legge dell’amore propongono questa terribile narrazione, che rasenta l’inverosimile, in varie scuole per sviscerare e raccontare l’accaduto, senza preamboli, pudori, reticenze anche alle nuove generazioni.
Il titolo del libro è “La violenza non è il mio destino” .
Un titolo fortemente vissuto dall’autrice che subisce la violenza come un “baratro” esistenziale, un annientamento della vita, un annullamento della sua dignità e identità di donna.
Tiziana vive un nuovo “destino” una rinascita, dopo aver preso la sua vita in mano, dopo essersi riappropriata di se stessa, in seguito alla denuncia alle autorità e, scrivendo questo suo libro, denuncia i misfatti di violenza sessuale e fisica perpetrati e subiti da parte del marito. ‘Violenza’ e ‘Destino’ sono i due vissuti, i due archetipi ambivalenti e nettamente contrastanti che Tiziana descrive molto bene in questo racconto autobiografico…”
Postfazione di Fabrizio Cracolici
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.
Costituzione Italiana Art. 3
Ma che società è questa?
Una società da sempre basata sulla forza maschile e la sottomissione femminile.
L’uomo va alla guerra, la donna cresce figli per mandarli alla guerra.
Così è sempre stato e il sistema patriarcale non intende in nessun modo cambiare.
Leggi importanti sono state scritte a tutela della donna, ma il problema di fondo rimane, perché sono leggi troppo spesso pensate per cambiare tutto senza cambiare niente.
Prendiamo ad esempio le famose quote rosa. Stabilire per legge un minimo sindacale di rappresentanza femminile significa che comunque la quota maschile rimane predominante ma con la connotazione del politicamente corretto.
Ancora oggi esistono palesi disuguaglianze per esempio sul posto di lavoro, mansioni manuali e sottopagate alle donne e ruoli di responsabilità lautamente remunerati a uomini.
Che fare?
Come mutare radicalmente questo stato di cose?
È qui che tutti noi, assieme dobbiamo lavorare per costruire un tessuto sociale sano, capace di ripensarsi, una società equa, dove donna e uomo possano assieme sradicare completamente quel patriarcalismo e maschilismo che da troppo tempo è alla base di regole più o meno scritte che devono cambiare.
Tiziana, oltre ad aver avuto il coraggio di denunciare l’orrore che ha subito, senza romanzarlo, nella sua narrazione trasmette un grande insegnamento di vita: tenacemente bisogna riappropriarsi di ciò che naturalmente dovrebbe essere un diritto, il diritto alla felicità…” continua.
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