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Contropiano – Eppure soffia. Recensione al libro Memoria e futuro di Alberto Bertoli

Contropiano – Eppure soffia. Recensione al libro Memoria e futuro di Alberto Bertoli

Sul Bimestrale del partito della Rifondazione Comunista SU LA TESTA, diretto da Paolo Ferrero – Sinistra Europea.

di Laura Tussi

Eppure soffia

Recensione al libro Memoria e futuro di

Alberto Bertoli figlio di Pierangelo Bertoli

Memoria e futuro Libro a cura di Laura Tussi, Fabrizio Cracolici, Alfonso Navarra

Memoria e futuro (Mimesis Edizioni), libro a cura di Laura Tussi, Fabrizio Cracolici, Alfonso Navarra, consta di due parole importantissime che riassumono probabilmente in toto la raccolta di interventi sulla “Terrestrità” presenti in questo saggio. Il concetto stesso di appartenere a una “famiglia” in quanto membro e non padrone dovrebbe essere naturale e crescere dentro di noi fin dalla prima infanzia. Se così fosse probabilmente scrivere e parlare di questi argomenti sarebbe pleonastico, invece ci troviamo davanti ad un volume necessario in questo preciso momento storico.

Una sorta di trascrizione di idee esposte “live” da pensatori dinamici e protagonisti di questo nostro tempo che si interrogano sulla possibilità di fare qualcosa di concreto per fare fronte alle minacce globali che ci stanno insidiando: tra cui la minaccia nucleare, la minaccia dell’ingiustizia sociale e infine la minaccia ambientale.

Tra gli interventi, Vittorio Agnoletto, Alex Zanotelli, Moni Ovadia, Antonia Sani un saggio di Luigi Mosca e molti altri.

Tutto il mondo sembra svegliarsi di scatto da un torpore lungo secoli dove abbiamo anteposto il profitto (spesso di pochi) alla nostra vita, al nostro prossimo, al nostro ambiente. Occuparsi dell’ambiente significa avere cura dei nostri figli, dei nostri nipoti, degli altri, insomma del nostro futuro, ma anche rivolgere uno sguardo più umanistico verso chi per un motivo o per un altro oggi non gode delle stesse nostre possibilità. Il nucleare è l’antonomasia di questo concetto che è in sostanza la realizzazione delle sovrastrutture che l’uomo ha costruito per nascondere il fatto che è ancora pienamente dominato dai propri istinti animali seppur molto più sofisticati.

Il nucleare inteso come fornitore energetico non ha ancora i crismi di sicurezza e resilienza che il pianeta e chi lo abita necessitano, ma abbiamo tecnologie per eludere questa risorsa piuttosto agilmente, basterebbe volerlo. Oggi possiamo parlare con persone a migliaia di chilometri di distanza, ma spesso, quando lo facciamo è per promulgare i nostri interessi personali e non quelli di una società evoluta. Il desiderio di avere una vita migliore passa da una spinta personale, ma se questa è realizzata in modo egoistico allora non porta mai ad una felicità concreta. Se il nostro percorso invece viene da una condivisione di intenti, le cose sono destinate a rimanere. Siamo asserragliati dietro concetti più grandi di noi che spesso ci portano a sentirci complicati e profondi, ma quando volgiamo lo sguardo sul mondo in maniera totale ci accorgiamo che la strada su cui siamo è da cambiare.

I conflitti appena scoppiati all’interno dell’evolutissima Europa ne sono una rappresentazione quasi grottesca: siamo un popolo ricco, madre della fratellanza, culla della filosofia, patria della Bellezza e l’unica cosa che riusciamo a fare davanti ad un problema nettamente politico è scatenare una guerra. Sembriamo persone in cerca di un cappello che abbiamo sulla testa. Il titolo e il concetto di quest’opera sono riassunti in due delle più belle canzoni a mio avviso scritte: “Eppure soffia” che parla della speranza che non si è arresa alla voglia di possedere anche l’ambiente ai fini personali, e “A muso duro” che parafrasando il titolo recita “…con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro”.

CONTROPIANO: https://contropiano.org/news/ambien…

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Mosaico di pace – A Vienna per smilitarizzare il mondo a partire dalle armi nucleari

Ican, Beatrice Fihn: “Lanceremo un piano per la fine delle armi nucleari”

Anche i rappresentanti di diverse associazioni ecopacifiste italiane collegate a Ican partecipano alla “Settimana di iniziative antinucleari”, che prevede inoltre un convegno scientifico (il 20 giugno), oltre alla vera e propria Conferenza degli Stati firmatari del TPNW, dal 21 al 23 giugno a Vienna.

La subalternità alla Nato
Il governo italiano, a causa del controllo Nato, non partecipa ai lavori, neanche in veste di osservatore, alla Conferenza degli Stati, parti del Trattato per la proibizione delle armi nucleari.

Una crescita antinuclearista e nonviolenta
La Delegazione delle associazioni ecopacifiste italiane ha fatto propri in questo percorso vari aspetti.
La consapevolezza strategica: l’intreccio tra minaccia nucleare e minaccia ecologico-climatica.
L’obiettivo generale che può essere rafforzato da iniziative locali di denuclearizzazione.
Il TPNW deve condizionare il percorso TNP (Trattato di Non Proliferazione), quindi finalmente la guerra deve diventare un tabù e la nonviolenza è il cammino che dobbiamo imparare a percorrere.

Le interrelazioni degli ecopacifisti
Durante il grande festival, i nostri attivisti hanno potuto ascoltare in video il primo ministro della Nuova Zelanda e il ministro degli Esteri austriaco. Hanno ascoltato le testimonianze dei sopravvissuti ai test nucleari in Kazakistan, nelle Isole Marshall e in Nevada, così come i sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki.
Per la partecipazione dell’Italia alla revisione del TPNW, invece, nessuna speranza si profila all’orizzonte.

Un importante intervento: Alessandro Capuzzo, movimento antinucleare di Trieste
Con la considerazione “strategica” di spazi aperti dai trattati internazionali, ha concluso la serata Alessandro Capuzzo, del movimento antinucleare di Trieste, in delegazione a Vienna.
Abbiamo confermato il nostro intento di puntare sull’evento collegato: “Give peace a chance”, che si è tenuto il 19 giugno e di cui Alessandro Capuzzo è tra i relatori rilasciando agli atti un documento.
La conferenza ha riunito rappresentanti statali, organizzazioni internazionali, comunità scientifica, sopravvissuti e società civile per discutere ed esplorare ricerche consolidate e nuove sulle conseguenze umanitarie e sui rischi delle armi nucleari.

La deterrenza nucleare è una minaccia per tutta la vita terrestre
La Conferenza scientifica di Vienna sull’impatto umanitario delle armi nucleari denuncia che la deterrenza è una minaccia per tutta la vita terrestre.
La nuclear ban week di Vienna arrivata a metà del suo percorso, prevede la revisione del Trattato di proibizione delle armi nucleari operata dagli Stati parte.
Martedì 21 giugno 2022 inizia a Vienna la conferenza di revisione del trattato di proibizione delle armi nucleari.
Ci sono all’Austria Center, parlamentari, sostenitori, esperti di politica, attivisti, creativi, funzionari delle Nazioni Unite e molti altri partecipanti della società civile e dei governi.

Ican meritato Premio Nobel per la Pace
Decisivo il ruolo di Ican che con Beatrice Fihn, direttrice esecutiva della Rete, ha preso la parola subito dopo il segretario generale dell’Onu Guterres e il presidente della Croce Rossa, Peter Mauer.

Una scadenza per l’eliminazione delle armi nucleari
L’ambasciatore Rüdiger Bohn stamattina è intervenuto a Vienna per la Germania ribadendo che l’obiettivo di Berlino rimane “un mondo libero dalle armi nucleari”. E fino a qui siamo nella normale retorica Nato, cui si conformano tutti gli Stati membri dell’Alleanza.
L’incontro coglierà il problema di una maggiore flessibilità in entrata del Tpnw e riuscirà a fissare una scadenza per l’eliminazione delle armi nucleari per gli Stati dotati di armi atomiche che decidessero di aderire al Trattato.
Alla conferenza di Vienna, denominata “Segmento di Alto Livello”, si susseguono le dichiarazioni degli Stati e gli interventi della società civile.

Mosaico di pace: https://www.mosaicodipace.it/index.php/rubriche-e-iniziative/rubriche/approfondimenti/la-parola-a-voi/3088-a-vienna-per-smilitarizzare-il-mondo-a-partire-dalle-armi-nucleari-2

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La denuclearizzazione del Golfo Internazionale di Trieste. Da Trieste un forte NO ai porti nucleari

La denuclearizzazione del Golfo Internazionale di Trieste. Da Trieste un forte NO ai porti nucleari

Alessandro Capuzzo durante il Nuclear Ban Week (Foto di Patrizia Sterpetti)

La denuclearizzazione del Golfo Internazionale di Trieste, sulla base del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari e del Trattato di Pace del 1947 con l’Italia, è sempre un argomento attuale?

Il 20 giugno 2017 a New York le ONG WILPF Italia e Disarmisti Esigenti hanno depositato agli atti del Convegno ONU di fondazione del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari (TPAN) il Documento di lavoro A/CONF.229/2017/ONG/WP.44 dal titolo DA TRIESTE (ITALIA) PROPOSTA DI CASI DI STUDIO SUI PORTI DA DENUCLEARIZZARE, firmato dal sottoscritto e dall’ex sindaco di Koper-Capodistria (Slovenia) Aurelio Juri.

Che ruolo svolge nella denuclearizzazione del Golfo Internazionale di Trieste il TPAN?

Il Trattato per la messa al bando delle armi nucleari, che la maggior parte dei paesi membri delle Nazioni Unite ha istituito in base alla pressione della Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari (ICAN) di cui tutti gli eco-pacifisti si sentono parte, può cambiare gli equilibri di potere tra stati nucleari e non, grazie all’introduzione di una sostanziale trasparenza a vantaggio della società civile, e dell’insieme dell’Umanità. In quanto cittadini del territorio che il Trattato di Pace con l’Italia del 1947 definì demilitarizzato e neutrale ne siamo particolarmente coinvolti.

Qual è il ruolo della Nato?

Attualmente Italia e Slovenia condividono il Golfo di Trieste con la Croazia, fanno parte dell’Alleanza Atlantica e si oppongono a questo Trattato, poiché coinvolte nei programmi nucleari militari dell’Alleanza.

Quali sono i pericoli che comporta il nucleare nel Golfo Internazionale di Trieste?

Il Golfo di Trieste ospita, in contrasto con il Trattato di Pace, due porti nucleari militari di transito, Trieste in Italia e Koper-Capodistria in Slovenia. La presenza stessa dei due centri urbani rende impossibile prevenire seriamente i possibili incidenti, rispetto alla propulsione nucleare delle navi, alla presenza a bordo di armi di distruzione di massa, e alla possibilità di diventare bersaglio di guerra.

Quali istanze avete proposto alle Nazioni Unite?

Col working paper presentato nel 2017 abbiamo proposto alla Conferenza ONU per un Trattato che metta al bando le armi nucleari, l’avvio di casi di studio sul rischio e la mancanza di trasparenza in materia da affidare, riguardo a Trieste alla Scuola di Prevenzione Nucleare dell’Agenzia Atomica (AIEA), presso il Centro Internazionale di Fisica Teorica di Miramare.

Quali sono gli altri siti nucleari? E quali soluzioni proponete per la loro denuclearizzazione?

I casi di studio proposti possono interessare i dodici porti nucleari militari italiani (oltre a Trieste, Venezia, Brindisi, Taranto, Augusta, Castellammare di Stabia, Napoli, Gaeta, Livorno, La Spezia, La Maddalena e Cagliari) e le basi aeree nucleari di Aviano e Ghedi. Chiediamo anche una ripresa dei colloqui per la denuclearizzazione del Mar Mediterraneo, ispirati al Trattato per la messa al bando delle armi nucleari, che coinvolge il nostro Golfo in quanto legalmente vincolato alla Demilitarizzazione e Neutralità, dal Trattato di Pace con l’Italia.​

Qual è la situazione di oggi, dopo la tua partecipazione alla Conferenza di revisione del TPAN a Vienna in delegazione coi Disarmisti esigenti?

Oggi, a cinque anni dalla sua approvazione, il Trattato è finalmente entrato in vigore, e siamo stati a Vienna ad esaminarne contenuti e attuazione. Lì abbiamo invitato le delegazioni presenti a considerare la proposta avanzata, e la sua fattibilità, resa possibile dai due Trattati citati nel Working Paper 2017: il TPAN e il Trattato di Pace del 1947.

Benché le implicazioni del Nuclear Ban Treaty siano note, pochi sono a conoscenza delle disposizioni del Trattato di Pace, recepito dal Consiglio di Sicurezza con Risoluzione S/RES/16, che ha avocato alle Nazioni Unite la giurisdizione sul Territorio Libero di Trieste; esistito come stato indipendente dal 1947 al 1954 all’estremità meridionale della “cortina di ferro”.

Competenze giurisdizionali mantenute nel tempo, come confermato nel 2015 dall’ex segretario generale Ban Ki-Moon in una lettera al presidente palestinese Abbas, ove si elencano i territori sotto diretta competenza ONU.
Lo Statuto dell’ex Territorio Libero di Trieste, contenuto nel Trattato di Pace con l’Italia, è un unicum giuridico nel Diritto Internazionale, paragonabile alla scelta costituzionale di abolizione dell’Esercito operata dal Costa Rica; vi sono iscritti il Disarmo e la Neutralità della fascia costiera sul Golfo Adriatico, dove si uniscono Italia Slovenia e Croazia.
Queste norme, “dimenticate” per esigenze politiche degli Stati coinvolti, se associate al Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari consentono la denuclearizzazione del Golfo di Trieste. Invitiamo quindi ONG e Stati parte del TPAN a verificare insieme la fattibilità di questa proposta di implementazione del Nuclear Ban Treaty.
Un invito particolare è rivolto agli Stati iscritti nel Trattato di Pace con l’Italia, per il diritto di utilizzare il Porto Franco Internazionale di Trieste: Austria, Cechia, Francia, Gran Bretagna, Italia, Polonia, Slovacchia, Stati Uniti, Svizzera, Ungheria, e tutti gli Stati emersi da Jugoslavia ed Unione Sovietica.

Inoltre, Australia, Belgio, Bielorussia, Brasile, Canada, Cina, Etiopia, Grecia, India, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Ucraina e Sud Africa, sono pure coinvolti nel Trattato di Pace con l’Italia.

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Disarmare il mondo dal nucleare? A Vienna si cercano soluzioni e la strategia giusta

Disarmare il mondo dal nucleare? A Vienna si cercano soluzioni e la strategia giusta

Mentre Putin e Biden agitano la minaccia nucleare, a Vienna si è discusso il TPNW, Trattato per l’abolizione delle armi di distruzione di massa nucleari.

La prima conferenza delle parti sul TPNW a Vienna, è stato un evento di interesse mondiale per l’abolizione delle armi nucleari che riguarda l’intera umanità.

A Vienna si sono trovate soluzioni per il disarmo con il Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari e il Premio Nobel per la Pace ICAN.

Le centinaia di partecipanti al Forum di Vienna sono stati accolti dal saluto di Beatrice Fihn, direttrice dell’International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (ICAN).

Beatrice Fihn ha lanciato un proclama: “lanceremo un piano per la fine delle armi nucleari”.

Gli ecopacifisti partecipanti al Forum di Vienna

Anche i rappresentanti di diverse associazioni ecopacifiste italiane collegate a ICAN hanno partecipato alla  “Settimana di iniziative antinucleari”, che ha previsto un convegno scientifico (il 20 giugno), oltre alla vera e propria Conferenza degli Stati firmatari del TPNW, dal 21 al 23 giugno 2022 a Vienna.

Il governo italiano, a causa del controllo e della subalternità Nato, non ha partecipato ai lavori, neanche in veste di osservatore, alla Conferenza degli Stati parti del Trattato per la proibizione delle armi nucleari.

Le delegazioni delle associazioni ecopacifiste hanno fatto propri in questo percorso vari aspetti.

La consapevolezza strategica: l’intreccio tra minaccia nucleare e minaccia ecologico-climatica.

L’obiettivo generale che può essere rafforzato da iniziative locali di denuclearizzazione.

Il TPNW deve condizionare il percorso TNP (Trattato di Non Proliferazione), quindi finalmente la guerra deve diventare un tabù e la nonviolenza è il cammino che dobbiamo imparare a percorrere.

L’inclusività multiculturale del Forum

Nel suo discorso introduttivo Beatrice Fihn ha sottolineato come l’organizzazione abbia lavorato duramente  per rendere il Forum e gli eventi della settimana il più inclusivi possibile. Beatrice Fihn, direttrice esecutiva di ICAN, ha concluso i lavori del Forum il 19 giugno scorso ospitando sul palco il numeroso staff di volontari (circa 40 persone) che con le attività di servizio hanno supportato organizzativamente l’incontro.

Il suo commiato è stato una decisa esortazione, tra gli applausi e le grida di giubilo dei partecipanti, a rimboccarsi le maniche sostanzialmente sulle modalità di lavoro fin qui percorse. Lo slogan è semplice e rischia anche una declinazione semplicistica: “The ban is the plan”. Si pensa cioé che il disarmo nucleare sarà la conseguenza della adesione progressiva degli Stati al TPNW.

Un meritato Premio Nobel per la pace a ICAN

Nel suo intervento Beatrice Fihn ha sottolineato che: “L’adozione di questo TNPW è frutto del ruolo chiave della società civile. Lavoreremo con i governi per implementare e universalizzare il Trattato” è stato concordato in una assemblea mattutina di ICAN.

Durante il grande festival, i nostri attivisti che sono collegati a ICAN con le varie associazioni ecopacifiste, hanno potuto ascoltare in video il primo ministro della Nuova Zelanda e il ministro degli Esteri austriaco. Hanno ascoltato le testimonianze dei sopravvissuti ai test nucleari in Kazakistan, nelle Isole Marshall e in Nevada, così come i sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki.

Per la partecipazione dell’Italia alla revisione del TPNW, invece, nessuna speranza si profila all’orizzonte.

L’intervento di Alessandro Capuzzo, movimento antinucleare di Trieste

Con la considerazione “strategica” di spazi aperti dai trattati internazionali, ha concluso la serata Alessandro Capuzzo, del movimento antinucleare di Trieste, in delegazione a Vienna.

Abbiamo confermato il nostro intento di puntare sull’evento collegato: “GIVE PEACE A CHANCE”, che si è tenuto il 19 giugno e di cui Alessandro Capuzzo è stato tra i relatori rilasciando agli atti un documento.

La conferenza ha riunito rappresentanti statali, organizzazioni internazionali, comunità scientifica, sopravvissuti e società civile per discutere ed esplorare ricerche consolidate e nuove sulle conseguenze umanitarie e sui rischi delle armi nucleari.

Il nucleare è la minaccia assoluta

La Conferenza scientifica di Vienna sull’impatto umanitario delle armi nucleari ha denunciato che la deterrenza è una minaccia per tutta la vita terrestere.

Lunedì 20 giugno, si è svolta, come da programma, all’Austria Center, la Conferenza scientifica sull’impatto umanitario delle armi nucleari organizzata dal governo austriaco.

Basandosi sulle precedenti conferenze di Oslo (marzo 2013), Nayarit (febbraio 2014) e Vienna (dicembre 2014) , Vienna ha fatto il punto sui risultati chiave di queste conferenze, e ha presentato nuove ricerche nelle sue tre sessioni di lavoro:

  • Fatti chiave su conseguenze e rischi umanitari  delle armi nucleari;
  • impatto delle armi nucleari sulla gente e sul pianeta
  • i rischi della deterrenza nucleare.

Il TPNW trattato Onu che proibisce le armi nucleari

Martedì 21 giugno 2022 ha avuto luogo a Vienna la Conferenza di revisione del Trattato di proibizione delle armi nucleari.

Erano presenti all’Austria Center, parlamentari, sostenitori, esperti di politica, attivisti, creativi, funzionari delle Nazioni Unite e molti altri partecipanti della società civile e dei governi. Decisivo il ruolo di ICAN che con Beatrice Fihn, direttrice esecutiva della Rete, ha preso la parola subito dopo il segretario generale dell’ONU Guterres ed il presidente della Croce Rossa, Peter Mauer.

L’ambasciatore Rüdiger Bohn è intervenuto a Vienna per la Germania ribadendo che l’obiettivo di Berlino rimane “un mondo libero dalle armi nucleari”. E fino a qui siamo nella normale retorica Nato, cui si conformano tutti gli Stati membri dell’Alleanza.

L’incontro ha colto il problema di una maggiore flessibilità in entrata del TPNW e riuscirà a fissare una scadenza per l’eliminazione delle armi nucleari per gli Stati dotati di armi atomiche che decidessero di aderire al Trattato.

Alla conferenza di Vienna, denominata “Segmento di Alto Livello”, si susseguono le dichiarazioni degli Stati e gli interventi della società civile.

Il percorso della proibizione delle armi nucleari a Vienna conclude una tappa importante  

La conferenza di Vienna è terminata con una dichiarazione di impegno per un mondo libero dalle armi nucleari. La sintesi del presidente austriaco ha previsto un piano d’azione per implementare il TPNW. Appuntamento in Messico tra cinque anni per la seconda revisione del Trattato.

L’incontro a Vienna degli Stati parti del Trattato di proibizione delle armi nucleari, sostanzialmente, si è concluso con l’approvazione di una DICHIARAZIONE e con la sintesi del presidente austriaco della Conferenza ONU Kmennt, che includerà il PIANO DI AZIONE per l’implementazione del Trattato.

*saggista e attivista pacifista

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E’ il momento che il pacifismo sia una forza innovativa in Parlamento

Non è il momento che il pacifismo sia una forza innovativa in Parlamento?

È sempre più necessario muoverci e mobilitarci come popolo pacifista e comunista contro la guerra. In questo momento è necessaria l’unione di queste istituzioni: i partiti comunisti e i movimenti pacifisti.

Ma dove sono i pacifisti? Cosa significa pace?

La pace è un concetto chiave che per estensione concreta e attuativa racchiude tutti i problemi della società civile e dell’umanità in senso lato. Se la pace mondiale dominasse il nostro pianeta si risolverebbero davvero tutti i problemi che affliggono le specie viventi sulla terra.

Le problematiche inerenti la pace.

La pace contro l’attività militare che trova la sua massima espressione nella guerra  nucleare. La pace per la risoluzione dei cambiamenti e dei dissesti climatici causati dalle eccessive emissioni di gas serra di origine antropica nell’atmosfera e derivanti per il 20 per cento dall’inquinamento prodotto dalle attività di guerra e dalle esercitazioni militari e dagli svariati conflitti in corso. Pace e disuguaglianza sociale globale con lo sfruttamento dei lavoratori tramite il neoliberismo imperante e il capitalismo feroce e nello specifico il neofascismo e il fascismo nei luoghi di lavoro e nelle istituzioni. La pace comporta l’assenza di violenza strutturale, la parità di genere, la prevenzione della violenza sulle donne che trova il suo culmine e il suo massima risvolto e tragico epilogo nel femminicidio, una autentica piaga della società, trasversale a ogni contesto e a ogni luogo del pianeta.

La prevenzione della violenza contro gli LGBTQ, contro tutti i più fragili della terra. La pace risolverebbe i flussi migratori, le migrazioni forzate. Dal concetto di pace e affermando i contesti della pace si declina un mondo migliore.

La pace non è solo assenza di guerra

La pace non è solo assenza di guerra, ma è risoluzione di tutte queste emergenze e minacce che affliggono i popoli del pianeta, come la corsa agli armamenti e l’incremento esponenziale delle spese militari, la rincorsa alle armi e la subcultura del nemico. La guerra in atto in Ucraina e le tante e molteplici guerre in corso nel nostro mondo, stanno toccando le corde degli italiani e degli europei.

Pacifismo come forza politica strutturata e organizzata in Parlamento.

Dunque non è il momento che il pacifismo entri e sia rappresentato come innovativa forza politica in parlamento? Come pacifisti non ci sentiamo rappresentati nel parlamento europeo e italiano.

Una forza politica pacifista per avere una speranza di successo elettorale non deve solo lanciare slogan e comparire solo quando scoppia una guerra vera e propria. Ma il popolo pacifista se è capace di mobilitare persone deve trattare di tutti i problemi e di tutte le questioni sociali. Al centro deve essere sempre il significato di pace e la proposta pacifista su tutte le questioni attuali irrisolte.

Evitare le formule pleonastiche.

Ad esempio affermare sempre che noi siamo i pacifisti perché siamo contro la guerra è solo un sillogismo, una formula pleonastica, che non porta a risultati. Vi è la possibilità che il pacifismo diventi una forza politica organizzata per entrare e contare nel parlamento italiano e europeo? Un esperimento politico pacifista se viene proposto nelle politiche del 2023 e se in Italia funziona e riscuote credibilità, sarà possibile ripeterlo con le elezioni politiche del 2024 in Europa.

Il pacifismo può contrastare il capitalismo e il neoliberismo ed è un valore talmente vasto che dovrebbe accomunare tutti i paesi, soprattutto quelli sotto il controllo della Nato.

* saggista e attivista pacifista

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A Vienna con il TPAN. Per la ratifica del trattato da tutti i paesi Nato

A Vienna con il TPAN. Per la ratifica del trattato da tutti i paesi Nato

Immagine: Vienna.icanw.org

A margine di un evento con Alex Zanotelli, Vittorio Agnoletto, Chiara Castellani e altri si vuole indagare sulle analogie e differenze tra l’Ucraina e la Repubblica democratica del Congo e le situazioni e condizioni in atto rispettivamente interagenti. Il mio intervento vuole individuare che un fattore di analogia tra i due paesi è proprio il nucleare. Infatti in Congo dalle miniere viene estratto l’uranio che è servito anche per costruire le bombe nucleari di Hiroshima e Nagasaki. Mentre in Ucraina esistono centrali nucleari attive che, come accaduto vicino a Kiev, all’inizio dell’attuale conflitto, possono diventare bersaglio per atti terroristici e azioni militari in tempo di guerra come quello attuale.

Il summit di Vienna e il controvertice Nato a Madrid

Il 20 giugno 2022 è la data in cui a Vienna si tiene la conferenza delle parti per la revisione del trattato di proibizione delle armi nucleari – TPAN dove si farà il punto della situazione con gli Stati firmatari del TPAN e dove Ican, la rete internazionale per l’abolizione degli ordigni di distruzione di massa nucleari partecipa come osservatore.

A Vienna, avranno luogo tre eventi a formare una unica NUCLEAR BAN WEEK.

La prima sessione di revisione del Trattato di proibizione delle armi nucleari si svolgerà presso l’Austria Center di Vienna, in Austria, dal 21 al 23 giugno 2022.

Il 20 giugno 2022 l’Austria ospiterà una conferenza internazionale sull’impatto umanitario delle armi nucleari. Il 18 e il 19 giugno la rete Ican riunisce il suo Forum.

Vi saranno una serie di iniziative per convincere tutti gli Stati a ratificare il TPAN. Anche le nazioni più forti sotto l’egida della Nato, che non hanno certamente interesse ad abolire le armi nucleari.

Nello stesso tempo si terrà il controvertice Nato a Madrid, dove, in opposizione, il vertice Nato ratificherà l’adesione della Svezia e della Finlandia alla Nato. All’alleanza atlantica. Anche se buona parte dell’opinione pubblica svedese è contraria a entrare nella Nato.

Il Premio Nobel per la pace contro le armi nucleari.

Ricordiamo che il premio Nobel per la pace è stato assegnato nel 2017 a Ican per il disarmo nucleare universale e per l’abolizione degli ordigni di distruzione di massa nucleari e questo premio è stato attribuito al trattato TPAN, il trattato ONU votato nel luglio 2017 a New York a palazzo di Vetro, la sede delle Nazioni Unite, con 122 nazioni organizzate in Ican e la società civile che ha votato. Ma il TPAN non è stato ancora ratificato in tutti quei paesi sotto l’ombrello dell’alleanza atlantica. Fino adesso sono 61 gli Stati con la Costa d’Avorio che hanno firmato il TPAN.

Il TPAN è in vigore dal gennaio del 2021, ma prima, per il processo di ratifica, deve passare dalle norme legislative dei parlamenti e dei governi per la ratifica e per essere posto in atto. Questo Premio Nobel per la pace è un riconoscimento collettivo di cui facciamo parte tutte noi associazioni ecopacifiste affiliate a Ican: circa 500 realtà associative, Ong, Onlus in tutto il mondo e una decina Italia.

Il coordinamento antinucleare europeo

Gli Stati Uniti vogliono stoccare le B 61-12 armi e bombe potentissime e sofisticatissime di carattere nucleare nelle basi Nato di Ghedi e Aviano e di Buchel in Germania come sono stati stoccati gli euromissili negli anni ’80 a Comiso in piena guerra fredda.

Noi Ecopacifisti alterglocalisti siamo dalla parte della terra contro il flagello della guerra e è per questo che come rete stiamo cercando di organizzare un coordinamento antinucleare europeo con diversi esponenti di vari paesi europei.

L’Europa di Pace

Ci stiamo mobilitando per un’Europa di pace, come l’Europa di Ventotene in base al diritto internazionale, all’ONU, alla dichiarazione universale dei diritti umani del 1948, con Agenda ONU 2030, con le varie Cop per il clima, con lo stesso TPAN.

Un’Europa di questo tipo è un disturbo per la narrativa di guerra e per la propaganda di paura dove tutti minacciano la guerra nucleare.

Il gioco sporco della Nato

La Nato impone all’Unione Europea l’innalzamento delle spese militari. Sono tutti fondi tolti alla transizione ecologica e alla conversione energetica. La Germania  per questo motivo rallenta la rivoluzione Green e di questo passo si adeguano tutte le nazioni Nato. Ogni paese deve per forza contribuire al settore militare. Questi fondi sono tolti alle spese di bilancio come la spesa sanitaria, l’istruzione e l’università e la ricerca, lo Stato sociale. La corsa agli armamenti e l’incremento delle spese militari sottraggono risorse alla cooperazione internazionale e sempre maggiore è l’impoverimento e sempre più sono le vittime dei paesi più poveri del mondo come l’Africa e l’America latina.

In nuce un dialogo tra est e ovest sui trattati antinucleari

È in nuce un coordinamento antinucleare europeo. Podemos si è già incontrato con ManifestA, il nuovo progetto e soggetto politico di ispirazione pacifista per costituire una rete ecopacifista che porti a un dialogo tra est e ovest del mondo dove vengano risolti i problemi dei trattati non solo il TPAN, ma anche il Trattato INF per il disarmo nucleare che è saltato sotto l’amministrazione Trump. L’obiettivo è quello di far esprimere la cittadinanza europea sulla presenza delle armi nucleari sul territorio e sulla denuclearizzazione anche civile. È un’espressione per dire basta alla tassonomia nucleare e del gas.

La società civile va sensibilizzata su un orizzonte più vasto di quello della guerra in Ucraina.

Ad esempio deve essere sensibilizzata sul fatto che mancano i trattati antinucleari per cui vi è un ritorno degli euromissili ipersonici a medio raggio in una guerra limitata al teatro europeo.

La narrativa di guerra e la propaganda di paura

Stiamo vivendo un momento pericoloso perché aumenta la narrativa di guerra e di paura. Biden e Putin minacciano la guerra nucleare costantemente e quindi è necessario, in opposizione alternativa, diffondere e creare tutti insieme pensieri di pace e trovare soluzioni e costruire azioni contro la guerra in atto. E’ necessario dire no alla tassonomia che prevede il nucleare nelle fonti energetiche sostenibili e dire no e dire basta all’atto delegato in Europa che vuole inserire nelle fonti sostenibili il gas oltre che al nucleare.

Costruiamo ponti di memoria e reti di dialogo

Dobbiamo lavorare per un terreno di collaborazione in comune con la pace e con la natura e con la conversione ecologica e la transizione energetica e per questo è necessario costruire in collaborazione ponti di memoria, ponti di dialogo, reti di relazioni, legami di pace per contrastare la supremazia dei potentati dei signori dell’atomo, della guerra, del petrolio, dell’acciaio che detengono ancora il rischio della guerra e della terza guerra mondiale e di conseguenza della guerra nucleare.

Non dobbiamo mai separare la questione e l’aspetto ambientalista, antimilitarista, energetico e pacifista.

Laura Tussi

Docente, giornalista e scrittrice, si occupa di pedagogia nonviolenta e interculturale. Ha conseguito cinque lauree specialistiche in formazione degli adulti e consulenza pedagogica nell’ambito delle scienze della formazione e dell’educazione. Coordinamento Italia Campagna Internazionale ICAN – Premio Nobel per la Pace 2017 per il disarmo nucleare universale, collabora con diverse riviste telematiche tra cui PressenzaPeacelinkIldialogoUnimondoAgoraVox ed ha ricevuto il premio per l’impegno civile nel 70esimo Anniversario della Liberazione M.E.I. – Meeting Etichette Indipendenti, Associazione Arci Ponti di Memoria e Comune di Milano. Autrice dei libri: Sacro (EMI 2009), Memorie e Olocausto (Aracne 2009), Il dovere di ricordare (Aracne 2009), Il pensiero delle differenze(Aracne 2011), Educazione e pace (Mimesis 2012), Un racconto di vita partigiana – con Fabrizio Cracolici, presidente ANPI Nova Milanese (Mimesis 2012), Dare senso al tempo-Il Decalogo oggi. Un cammino di libertà (Paoline 2012), Il dialogo per la pace. Pedagogia della Resistenza contro ogni razzismo (Mimesis 2014), Giovanni Pesce. Per non dimenticare (Mimesis 2015) con i contributi di Vittorio Agnoletto, Daniele Biacchessi, Moni Ovadia, Tiziana Pesce, Ketty Carraffa, Antifascismo e Nonviolenza (Mimesis 2017), con Alfonso Navarra, Adelmo Cervi, Alessandro Marescotti.  Collabora con diverse riviste di settore, tra cui: “Scuola e didattica” – Editrice La Scuola, “Mosaico di Pace”, “GAIA” – Ecoistituto del Veneto Alex Langer, “Rivista Anarchica”. Promotrice del progetto per non dimenticare delle Città di Nova Milanese e Bolzano www.lageredeportazione.org e del progetto Arci Ponti di memoria www.pontidimemoria.it. Qui il suo canale video.

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Odissea: non c’è più tempo. Ripartiamo da madre Terra

Odissea: non c’è più tempo. Ripartiamo da madre Terra

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Ripartiamo da Madre Terra.

Quanto tempo è disposto il pianeta a concederci prima di arrivare ad un punto irreversibile dell’equilibrio di vita sulla amata e disgraziata terra?

di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici 

L’effetto dell’attività umana sulla terra è oramai ad un livello insostenibile.
Assistiamo ogni anno ad un anticipo dell’overshot day, cioè di quella data dove il pianeta non è più in grado di darci nulla a costo ambientale zero.
Quali azioni necessarie ed urgenti devono essere subito attivate per evitare la totale degenerazione ambientale della vita sulla terra?
Domande pesanti ma che non possono più vedere la nostra indifferenza.

Uno dei motivi che vedono una forte attività di distruzione delle foreste è la necessità di avere nuovi terreni da coltivare per soddisfare il bisogno alimentare dell’uomo.
Produrre cibo vegetale per alimentare cibo animale e successivamente alimentare l’uomo è insostenibile perché se ipotizziamo di far mangiare un chilo di carne al giorno ad ogni essere umano dobbiamo sapere che per generarlo servono 11 chili di vegetali. Contiamo che sulla terra abbiamo raggiunto la quota di 8 miliardi di abitanti, di conseguenza, la produzione giornaliera richiesta sarebbe di 8 miliardi di chili di carne e 88 miliardi di chi di vegetali. Numeri pazzeschi! Una riduzione drastica del consumo di carne sarebbe un passo avanti rispetto all’equilibrio ecocompatibile.
Riflessioni, ragionamenti, azioni per un futuro che prenda urgentemente le mosse da un passato e da un presente consci dell’importanza della tutela dell’ambiente di tutti e di cui tutti noi esseri viventi derivanti dalla cosmogenesi dell’evoluzionismo delle specie umane, vegetali, animali siamo parte integrante.

Deriviamo e siamo figli della terra e di una procreazione femminile e di una cosmogenesi che è femminea e naturale. Questi concetti ricavati dalle radici del pensiero del femminismo del 1900 e dal neofemminismo ci permettono di ribadire la nostra eziogenesi da una madre terra che è appunto inequivocabilmente femmina e che esclude il pensiero di una divinità padre, maschio, onnipotente e onnipresente che è causa di deviazioni autoritarie, maschiliste e sessiste imposte dagli apparati e dalle burocrazie religiose.
Il rapporto con madre terra è in parte rintracciabile negli scritti economico filosofici del 1844 del giovane Marx, che individuava un rapporto e una correlazione stretta tra uomo e natura al contrario dell’evoluzione del suo pensiero in tarda età come ne Il capitale che metteva la produttività in primo piano rispetto alle esigenze dell’ambiente e della natura. Il nostro pensiero che deriva dai miti ancestrali delle popolazioni autoctone, dalle potnie e divinità creatrici, tuttavia non prende e non prevede l’aspetto scaramantico e tradizionalista e mitologico di questi assunti collegati alle divinità ancestrali, ma il ritrovarci tutti figli di madre terra si ricollega al pensiero prettamente positivista dell’evoluzionismo della specie di Darwin.
Noi siamo figli di una cosmogenesi femminile, figli delle stelle come intendeva l’astrofisica Margherita Hack e per questo abbiamo il diritto e dovere di tutelare, difendere e salvaguardare questo impianto generativo femmineo dalla distruzione a opera umana che potrebbe verificarsi anche con un inverno nucleare e con la molto probabile apocalisse atomica che potrebbe accadere anche solo per errore umano o di mezzi artificiali, informatici e macchine.
Queste ultime catastrofi fanno parte delle emergenze e delle minacce che incombono sull’umanità come la gravità dei dissesti e disastri climatici dovuti alle eccessive emissioni di gas serra di origine antropica nell’atmosfera. E ancora la disuguaglianza globale dove la minoranza dei “ricchi” del pianeta detiene la maggioranza dei beni comuni dell’intera umanità, causando soprattutto sperequazioni economiche e migrazioni forzate che si verificano anche a causa di conflitti e guerre in atto nel nostro pianeta. E la violenza strutturale che si declina negli stupri di massa in guerra, nella violenza contro tutte le donne che trova la sua apicalità nel femminicidio, negli atti di bullismo e violenza contro i più fragili, contro gli LGBTQ e i più deboli del pianeta, la violenza contro i lavoratori per cui non si può mai parlare di morti bianche, ma di autentici omicidi dovuti al neofascismo e al fascismo aziendale nei luoghi di lavoro e nelle fabbriche.

Il nostro pensiero che ci vede vittime di queste minacce che coinvolgono madre terra si ricollega al pensiero della complessità che prende le mosse dai grandi pensatori e partigiani da Stéphane Hessel a Edgar Morin. Il pensiero della complessità dei sistemi viventi di cui anche la donna e l’uomo sono parte nel pluriverso della coscienza planetaria che fa parte del cosmo universale. Partendo da tutti questi assunti la vera sinistra, quella ecologista e pacifista, dovrebbe elaborare un proprio pensiero laico e ateo e indipendente e autonomo dall’istituzione religiosa e prendere le mosse dal rapporto con una madre terra da cui tutti noi donne e uomini deriviamo e che abbiamo il dovere di difendere, salvaguardare e tutelare dall’estinzione.Blog ODISSEA

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Evento – Guerre mediatiche, guerre dimenticate

Evento – Guerre mediatiche, guerre dimenticate

LUNEDÌ 20 GIUGNO 2022 ALLE ORE 18:00

Guerre mediatiche, guerre dimenticate

Guerre mediatiche, guerre dimenticate.
I civili soffrono mutilazioni o muoiono e chi governa lancia proclami.
Ucraina e Congo Repubblica democratica: analogie e differenze
Con la partecipazione di:
Alex Zanotelli
Chiara Castellani
Vittorio Agnoletto
Fabrizio Cracolici
Alessandro Marescotti
Giustino Melchionne
Milly Moratti
Paolo Moro
Partecipa e conduce:
Laura Tussi
A margine di un evento con Alex Zanotelli, Vittorio Agnoletto, Chiara Castellani e altri si vuole indagare sulle analogie e differenze tra l’Ucraina e la Repubblica democratica del Congo e le situazioni e condizioni in atto rispettivamente interagenti.

Il mio intervento vuole individuare che un fattore di analogia tra i due Paesi è proprio il nucleare. Infatti in Congo dalle miniere viene estratto l’uranio che è servito anche per costruire le bombe nucleari di Hiroshima e Nagasaki, mentre in Ucraina esistono centrali nucleari attive che, come accaduto vicino a Kiev all’inizio dell’attuale conflitto, possono diventare bersaglio per atti terroristici e azioni militari in tempo di guerra come quello attuale.

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La mondialità dell’ambientalismo

La mondialità dell’ambientalismo

Riprendiamo dall’Agenzia internazionale Pressenza una intervista di Laura Tussi a Mario Salomone . L’intervista è stata ripresa anche da AgoràVox Italia

Riprendiamo dall’Agenzia internazionale Pressenza una intervista di Laura Tussi a Mario Salomone . L’intervista è stata ripresa anche da AgoràVox Italia e dal blog di cultura Odissea, diretto da Angelo Gaccione

Mario Salomone è segretario della Rete mondiale di educazione ambientale – WEEC. In quali iniziative consiste questo importante incarico?

L’iniziativa più importante e prestigiosa, da cui è nata la rete, è quella dei congressi biennali, cui partecipano delegati provenienti da Paesi di ogni parte del pianeta – secondo i casi, cinquanta e oltre cento. Nel marzo scorso abbiamo tenuto l’undicesimo congresso a Praga, stiamo lavorando al dodicesimo nel 2024 e stiamo già cercando la sede per il tredicesimo nel 2026.

Cerchiamo di conservare l’eredità dei congressi passati, che documentiamo sul sito internazionale www.weecnetwork.org, e di mantenere vivi i rapporti tra i membri della comunità mondiale di pratica e di ricerca tra un congresso e l’altro, tramite il sito, le periodiche newsletter, i social media.

Un’altra funzione fondamentale è quella di curare la selezione delle candidature a ospitare i congressi, che finora hanno toccato tutti i continenti e di garantire la continuità di ispirazione e di metodo: ai comitati organizzatori locali diamo una serie di linee guida e portiamo sia tutta l’esperienza accumulata in quasi vent’anni dal primo WEEC in Portogallo, sia l’apporto scientifico della nostra rete internazionale. In questo modo conciliamo la continuità e la coerenza degli eventi, derivate dalla nostra azione, con l’apporto originale che il paese ospitante può dare grazie alla diversità di culture e di contesti. Si può dire, insomma, che ogni edizione del WEEC abbia una identità comune ben riconoscibile e allo stesso tempo una felice dose di originalità: non è lo stesso fare un congresso a Göteborg, a Bangkok o a Marrakech.

Mario Salomone è anche saggista e scrittore. Autore di numerose monografie, di saggi e articoli su riviste scientifiche e scrittore di romanzi e racconti. Da quali esperienze deriva questa sua poliedricità e da dove scaturisce il suo eclettismo nella scrittura?

Scrivere mi ha dato da sempre piacere e in questo mi sento vicino a quanto dice il mio amato Giacomo Leopardi nello Zibaldone. Per incentivarmi mio padre mi regalò una Olivetti Lettera 32 e da allora non ho mai smesso. Scrivere mi fa stare bene. Quanto alla varietà, direi che scaturisce dalla curiosità, che mi spinge a guardare più al futuro che al passato, e dall’idea di trasversalità e interconnessione propria della visione ambientale. La realtà è unica, siamo noi che la frammentiamo e ci chiudiamo in tante scatole, che dovremmo rompere.

Mario Salomone fa parte del comitato di direzione della Cattedra UNESCO in sviluppo sostenibile dell’Università di Torino. Può esporci l’importanza di questa sua esperienza di magistero?

Il bello di lavorare all’università è da un lato che ti costringe a studiare e ad aggiornarti continuamente e ti permette di trasferire quanto appreso in saggi e articoli scientifici e dall’altro ti mette a contatto con i giovani: fare lezione è un’esperienza stimolante e una spinta a ricercare e a rinnovarsi. Negli argomenti di cui mi occupo non è possibile riscaldare sempre la stessa minestra: viviamo in tempi di grande e crescente accelerazione, che sfidano a trovare nuovi dati e nuove risposte.

La Cattedra UNESCO in sviluppo sostenibile dell’Università di Torino inoltre è un bell’ambiente, per sua natura e mandato, centrata sui temi del presente e su un dialogo interdisciplinare sia con colleghi di tutti i dipartimenti dell’Ateneo torinese, sia con le altre cattedre UNESCO delle università italiane, che hanno dato vita a un coordinamento e hanno prodotto un interessantissimo documento comune, ponendosi all’avanguardia del mondo accademico del nostro paese.

Quali sono i libri più importanti che ha scritto e ai quali è più affezionato?

Quali siano i più importanti lo lascerei decidere ai lettori, anche se in generale ritengo più significativi i testi che maggiormente mettono in discussione il paradigma dominante (riduzionistico, “occidentale” e antropocentrico) e il nesso tra giustizia sociale e ambientale. I libri a cui sono più affezionato sono forse quelli di narrativa, come “Messaggio dal futuro”, romanzo fanta-ecologico giocato sui guai prodotti da una macchina del tempo, o i racconti, come il racconto lungo “Ippo” e quelli più brevi di pianeti immaginari o quelli usciti per alcuni anni su “Popotus”, il supplemento per bambini del quotidiano “Avvenire”. Sono affezionato anche ai romanzi non nati. Ad esempio, ce n’è uno, abbozzato, che mi curo nella mente da anni, ma è fermo un po’ per mancanza di tempo un po’, confesso, perché non ho ancora trovato la chiave giusta per risolverlo.

Una sua presa di posizione consapevole sul Premio Nobel per la pace a Ican, rete internazionale per l’abolizione degli ordigni di distruzione di massa nucleari e per il disarmo nucleare universale. Tutti noi ecopacifisti e disarmisti ne siamo diretti testimoni e ci sentiamo chiamati a rammentare il valore implicito di questo Premio Nobel per la pace collettivo all’intera umanità ormai in pericolo e al tracollo, in balia dei venti di guerra mondiali.

Giustizia. Sociale e ambientale, di Mario Salomone -Doppiavoce, Napoli

Sono un convinto sostenitore del nesso pace-ambiente: lavoriamo tutti per costruire nelle menti e nei cuori (e si spera anche nelle politiche) la comunità planetaria di destino e bene hanno fatto i giurati del Premio Nobel a dare questo riconoscimento a Ican, certo più meritato che per tanti altri vincitori. Fratellanza e sorellanza tra esseri umani e tra umanità a pianeta costituiscono un ideale che ci accomuna. Sappiamo bene quanto grave sia l’impatto ambientale e lo sperpero vergognoso di risorse degli apparati militari anche in tempo di (cosiddetta) “pace”. Viceversa, le guerre e gli apparati militari servono a impadronirsi di risorse naturali, a presidiare rotte commerciali, a imporre modelli di produzione e consumo antiecologici e insostenibili, a produrre ingiustizia sociale e ambientale. Sostengo che la guerra mondiale permanente è cominciata con le vele e i cannoni nell’epoca delle conquiste coloniali, quando la dimensione e il costo degli eserciti europei sono aumentati di dieci volte nel giro di due secoli.

Scrive per noi

Laura Tussi, docente, giornalista e scrittrice, si occupa di pedagogia nonviolenta e interculturale. Ha conseguito cinque lauree specialistiche in formazione degli adulti e consulenza pedagogica nell’ambito delle scienze della formazione e dell’educazione. Coordinamento Campagna Internazionale ICAN – Premio Nobel per la Pace 2017 per il disarmo nucleare universale, fa parte dei Disarmisti Esigenti, gruppo membro della rete mondiale e premio Nobel per la pace ICAN.