Oggi un amico mi ha donato una buona parola: felicità
Anna Frank e la felicità
Anna si ritrovava reclusa con una fanciullezza spezzata dalla guerra. La seconda guerra mondiale: la più spietata delle atrocità del cosiddetto secolo breve. Dai Lager, ai bombardamenti fino all’altrettanto crudele epilogo di Hiroshima e Nagasaki
Oggi un amico mi ha donato una buona parola: felicità
Credo che ogni giorno dovremmo soffermarci e scrivere tre frasi per dire a noi stessi quello che ci ha reso felici.
Anna Frank scriveva sempre nel suo diario tre parole o frasi che ogni giorno rappresentavano un evento, una cosa, un particolare che la rendessero felice.
Lei si ritrovava reclusa con una fanciullezza spezzata dalla guerra. La seconda guerra mondiale: la più spietata delle atrocità del cosiddetto secolo breve. Dai Lager, ai bombardamenti fino all’altrettanto crudele epilogo di Hiroshima e Nagasaki.
Anna scrive nel suo diario per non farsi prendere dalla disperazione per non perdersi nel baratro più oscuro del buio abissale.
A proposito di Anna Frank, ogni giorno quando mi sveglio penso sempre che sono fortunata perché innanzitutto mi sono svegliata e sono viva e poi ho una preziosa vita umana e che non devo assolutamente sprecarla.
Dunque dovrò usare tutte le mie energie per migliorarmi e per aprire il mio cuore agli altri e avere per gli altri parole gentili e non pensieri malvagi e cattivi. Dunque devo cercare di non arrabbiarmi, ma di fare tutto il bene che posso.
Oggi un amico mi ha donato una buona parola: felicità.
E mi ha descritto come la mette in pratica per se stesso e in rapporto alla madre molto anziana. Perché la migliore parola che possa regalare un amico è la parola felicità, da attualizzare giorno per giorno nel corso dell’esistenza.
Per esempio quando tutto sembra perso e buio è necessario donare il barlume di luce interiore che mi sta nel cuore alle persone più vicine nei momenti difficili.
Dobbiamo essere felici anche per il solo fatto di esistere e di essere in vita assieme a tutti gli esseri senzienti nell’immensità infinita di questo nostro universo.
Perché siamo forse gli unici esseri viventi di questa infinita infinità e per questo motivo dobbiamo preservarci dall’estinzione totale che può derivare da molti fattori, ma soprattutto da una guerra nucleare che può innescarsi anche solo per un errore umano o di dispositivi tecnologici.
Il diritto alla pace sancisce la responsabilità dell’unica famiglia umana nel salvaguardare l’ecosistema e la specie animale, umana, vivente, terrestre.
Una guerra nucleare annienterebbe per sempre il significato e il portato dell’entità umana, tutta la sua storia, positiva o negativa che sia e dei progressi che la civiltà abbia compiuto in sintonia con la natura e con madre terra.
La felicità è un diritto come la pace e l’essere umano ha la necessità appunto di vivere e sopravvivere senza la paura della guerra nucleare. Perché questo sta scritto nel “diritto alla pace” che dovrebbe essere codificato dall’UNESCO, ossia l’agenzia scientifica e culturale dell’ONU.
Il diritto alla felicità e alla pace vanno di pari passo oltre le barriere ideologiche, per una svolta umanistica ancora prima che umanitaria, affinché l’oppresso, l’emarginato, l’ultimo della terra siano redenti, salvati e valorizzati, in un abbraccio che accoglie perché vogliamo la pace.
Proprio nel poter confrontare le innumerevoli soluzioni grafiche proposte nei vari dossier che trattano di conflitti e pace e guerre nel mondo è facile osservare subito alcuni fattori dominanti come il ricorso massiccio a simboli universalmente riconosciuti
Il progetto, prodotto da GiocOvunque e da Reservoir film, con la collaborazione del compositore Tiziano Fantappiè, nel settembre 2020, è uscito con il primo episodio UNA GIORNATA DA BIMBISVEGLI, dedicato al progetto omonimo del maestro di Serravalle d’Asti, Giampiero Monaca
Questo è il nuovo racconto di Rosaria Longoni tratto dal suo ultimo romanzo Il cortile degli oleandri, che narra la storia di una famiglia, immigrata in Brianza durante la seconda guerra mondiale, solidale con Resistenti, Renitenti e Partigiani nel periodo nefasto dell’incubo nazifascista
Una canzone di Marco Chiavistrelli narra il metodo pedagogico Bimbisvegli del maestro Giampiero Monaca e un filmato accompagna le rime e le note della canzone
Per chiedere il rispetto dei diritti umani occorre dare il buon esempio
Parte la Campagna Guantanamo: da oggi puoi firmare anche tu
L’obiettivo è fare pressione sul governo italiano perché richieda al presidente USA Joe Biden la chiusura della prigione di americana Guantanamo, luogo di torture e di violazioni dei diritti umani, oltre che delle Convenzioni di Ginevra.
Associazione PeaceLink
Parte da oggi la Campagna Guantanamo.
Chiunque può firmare la lettera che invieremo al Presidente del Consiglio Mario Draghi. L’obiettivo è fare pressione sul governo italiano perché richieda al presidente USA Joe Biden la chiusura della prigione americana di Guantanamo, luogo di torture e di violazioni dei diritti umani, oltre che delle Convenzioni di Ginevra.
Questa campagna ha buone possibilità di successo perché siamo in un momento in cui molte cose cambiano e il presidente Biden in passato si era espresso per la chiusura. Ma occorre una costante pressione dell’opinione pubblica perché si passi dalle parole ai fatti. E occorre mettere alla prova chi chiede ai talebani il rispetto dei diritti umani senza dimostrare uguale coerenza per il proprio campo di appartenenza. Per chiedere il rispetto dei diritti umani occorre dare il buon esempio altrimenti è solo ipocrisia. Vediamo chi firma e chi si volta dall’altra parte.
Note: La prigione di Guantanamo è collocata nella base militare che gli americani hanno voluto mantenere sull’isola di Cuba.
Firma anche tu la lettera al presidente del Consiglio Mario Draghi. L’Italia chieda agli Stati Uniti la chiusura della prigione americana di Guantanamo dove si torturano i prigionieri e dove vengono violati sistematicamente i diritti umani. La tua firma apparirà pubblicamente sul sito web di PeaceLink sotto la lettera a Draghi.
Al Presidente del Consiglio Mario Draghi
Gentile Presidente,
in questo delicato momento in cui si invoca il rispetto dei diritti umani in Afghanistan, noi crediamo che sia importante dare il buon esempio chiedendo al tempo stesso che venga posta fine alla violazione dei diritti umani nella prigione di Guantanamo, gestita dagli Stati Uniti a Cuba.
E quindi le scriviamo affinché lei richieda formalmente al Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, un gesto importante e altamente significativo come la chiusura della prigione di Guantanamo.
Amnesty International non solo ne chiede la chiusura ma chiede che vengano processati i responsabili di quella vergognosa e criminale esperienza di sospensione del diritto umanitario. Noi concordiamo con tale richiesta di Amnesty International.
Non si può essere credibili nel chiedere ai talebani il rispetto dei diritti umani se poi noi quel rispetto non lo chiediamo agli Stati Uniti.
Quella prigione è come la Bastiglia e non ha più ragione di esistere. È il simbolo odioso delle torture e degli abusi, in aperta violazione delle Convenzioni di Ginevra, compiuti in nome della lotta al terrorismo. Quell’orribile prigione, quella vergogna della storia non ha più alcun appiglio per restare in piedi.
Le chiediamo pertanto di rispondere a questa nostra richiesta di giustizia internazionale. Oggi – in questo contesto di grandi cambiamenti – la chiusura del carcere di Guantanamo ha molta più possibilità che in passato di avvenire. Farebbe onore all’Italia, a cui tra l’altro era stato affidato il compito di riformare il sistema giudiziario in Afghanistan, farsi promotrice, anche in seno all’Unione Europea, di un passo verso la giustizia e il rispetto dei diritti umani.
Per essere credibili in Afghanistan bisogna dare il buon esempio a casa propria.
Distinti saluti
Vittorio Agnoletto, Gianni Alioti, Lino Balza, Angelo Baracca, Mauro Biani, Patrick Boylan, Annamaria Bonifazi, Tiziano Cardosi, Chiara Casella, Adelmo Cervi, Marcella Costagliola, Fabrizio Cracolici, Giorgio Cremaschi, Massimo de Magistris, Adriana De Mitri, Tonio Dell’Olio, Alessio Di Florio, Irma Dioli, Antonino Drago, Domenico Gallo, Lidia Giannotti, Agnese Ginocchio, Fulvia Gravame, Francesco Iannuzzelli, Mimmo Lucano, Linda Maggiori, Gianfranco Mammone, Fabio Marcelli, Alessandro Marescotti, Aniello Margiotta, Francesco Monini, Moni Ovadia, Elio Pagani, Domenico Palermo, Maria Pastore, Gaia Pedrolli, Enrico Peyretti, Maurizio Portaluri, Olivier Turquet, Laura Tussi, Alex Zanotelli
Nell’educazione il contributo di un innovativo antifascismo sociale
Rivista.eco – Educazione e Antifascismo sociale
Dal mondo dei movimenti per la pace e il disarmo la proposta di una “educazione alla terrestrità”. Raccogliendo l’eredità di partigiani come Stéphane Hessel ed Edgar Morin, guarda a un futuro possibile, costruito grazie ai temi della pace, dell’ambiente, del disarmo e della giustizia sociale
Nell’educazione il contributo di un innovativo antifascismo sociale
di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici
Nell’ambito dell’incontro online del 13 giugno 2021 promosso da Disarmisti esigenti, Sardegna pulita, WILPF Italia, è stato presentato il Libro Memoria e futuro e la correlata Rete di Educazione alla terrestrità.
Memoria e futuro è lo strumento culturale, politico, scientifico atto a divulgare la rete di educazione alla terrestrità.
Questo libro contiene i contributi di Moni Ovadia, Alex Zanotelli, Vittorio Agnoletto e molti altri attivisti, con un saggio ben articolato e molto competente di Luigi Mosca.
Pace, ambiente, disarmo nucleare e giustizia sociale alla base della nuova Resistenza
Memoria e futuro insieme alla rete di educazione alla terrestrità sono collocati nel settore dell’associazione Kronos Pro Natura nella coalizione Disarmisti esigenti, una delle associazioni che fanno parte della rete ICAN che ha vinto il premio Nobel per la pace 2017 e cui sono affiliate una decina di associazioni in Italia e più di 500 realtà associazionistiche e ONG in tutto il mondo.
La nostra missione parte dalla condivisione e dalla valorizzazione del patrimonio inestimabile della memoria storica della Resistenza al nazifascismo con lo sguardo rivolto a un futuro possibile, a un nuovo mondo possibile più che mai urgente e necessario, all’insegna della terrestrità collegata ai temi della pace, dell’ambiente, del disarmo nucleare e della giustizia sociale. Il presupposto della cultura della terrestrità è che l’essere umano appartiene alla terra e non la terra appartiene all’uomo: questo è un costrutto del pensiero ancestrale appartenente ai popoli indigeni. Questa impostazione di pensiero è composta di anatemi divini, narrazioni ancestrali, mitologemi arcaici dei racconti dei nativi d’America e dei popoli autoctoni di diverse etnie e parti del mondo.
Un’unica famiglia umana
Noi andiamo oltre la mitologia e ci rifacciamo ai presupposti scientifici dell’evoluzionismo darwiniano, dell’evoluzionismo della specie umana, animale, vivente e in generale terrestre. Da questo postulato scientifico, deduciamo che non siamo figli di un padre unico e onnipotente e creatore per cui la terra è nostra sorella come le altre creature, ma siamo figli di madre terra e non figli un Dio unico, onnipotente, sovrano. Siamo figli di una maternità terrestre e cosmicità femminile. In questo ereditiamo tutto il portato del pensiero laico e femminista che va contro la logica del patriarcato e del disegno divino.
Disponibile in varie lingue (italiano compreso) il testo di Morin è stato pubblicato dall’UNESCO nel 1999 e può essere scaricato gratuitamente in francese (https://unesdoc.unesco.org/ark:/48223/pf0000117740_fre).
Il diritto internazionale deve sancire la responsabilità dell’unica famiglia umana per la salvaguardia dell’ecosistema globale e universale in un nuovo internazionalismo, dove la nonviolenza efficace è legata alla memoria storica del portato valoriale della Resistenza al nazifascismo; il diritto alla pace è un futuro sviluppato in un unico ecopacifismo universale e in un antifascismo sociale che parte dalle nostre bussole e stelle polari intellettuali: i nostri partigiani, stelle della resistenza, da Stéphane Hessel a Edgar Morin.
Una piattaforma web per le scuole
Un innovativo antifascismo sociale, dove la solidarietà sia l’anticamera della giustizia sociale, per una costruzione terrena della pace che veda il superamento delle barriere e delle disuguaglianze sociali con la nazionalizzazione delle banche e delle industrie strategiche per creare lavoro e opportunità e non divisioni e settorialismi, anche ideologici fomentati dalla discriminazione e dalla persecuzione di capri espiatori inventati dal populismo e dal parafascismo.
Come rete di educazione alla terrestrità, abbiamo una piattaforma web per le scuole, rivolta anche al mondo dell’attivismo e ai ricercatori che si esplica in un canale video YouTube dal titolo “Siamo tutti i premi Nobel per la pace con Ican” creato dei Disarmisti esigenti: è uno strumento comunicativo con testimonianze sul progetto storico del diritto internazionale, vale a dire l’abolizione degli ordigni di distruzione di massa nucleari. Il titolo altisonante, ma concreto e coerente deriva dall’attribuzione del Premio Nobel a tutti gli attivisti a livello mondiale per il disarmo nucleare.
Materiali di archivi storici
Il canale video “Siamo tutti premi Nobel per la pace con Ican” è un progetto ambizioso per la didattica della memoria storica viva e articolata. È in collaborazione con il bollettino telematico Il Sole di Parigi.
Questo canale sta diventando una web TV con canali tematici che sviluppano gli argomenti della cultura della terrestrità con varie conversazioni disarmiste portate avanti e condotte da diverse personalità del mondo dell’attivismo antinucleare.
Un’altra sezione si ispira al modello sociale di Riace come modello universale di base per un co-sviluppo tra nord e sud del mondo per risolvere le emergenze che incombono sull’umanità. Poi abbiamo materiali di archivi storici come l’archivio Massimo Sani, come il progetto “Per non dimenticare” delle città di Nova Milanese e Bolzano di cui noi, Fabrizio Cracolici e Laura Tussi, siamo promotori e referenti e ancora l’archivio Genova 2001 in collaborazione con Vittorio Agnoletto. Poi è compresa una sezione di musica di impegno civile con i vari cantautori per la pace e la nonviolenza. Un altro settore è quello di pedagogia della memoria con centinaia di articoli pubblicati sul sito PeaceLink – Telematica per la pace con decine di libri editi perlopiù da Mimesis edizioni e locandine degli altri 450 eventi pubblici di presentazioni librarie e interventi svolti in questi ultimi dieci anni.
I principi della terrestrità
L’aggettivazione del concetto di terrestrità vede le premesse negli scritti giovanili di Marx che parlava a suo tempo di umanesimo naturalistico fino a spaziare al pensiero della complessità. Sussistono vari punti del concetto di terrestrità: l’internazionalismo, l’antifascismo sociale e la coscienza ecologica planetaria che sono il presupposto dell’unica umanità: unica, presente e futura umanità.
Questi punti vanno riconosciuti nel diritto internazionale e nel diritto alla pace con la nonviolenza efficace che vede le sue premesse e spunti nel grande lavoro per la pace del XXI secolo – e a cavallo tra i due secoli – di cui TPNW/TPAN, COP per il clima, Agenda Onu 2030, la Dichiarazione universale dei diritti umani e le costituzioni nate dall’antifascismo sono un tassello di questo grande lavoro mondiale per la pace. Inoltre, analizziamo tutto questo, con alcuni punti di vista, in cui verifichiamo le minacce che incombono sull’umanità:
economico – della disuguaglianza sociale dove il10% della popolazione detiene il restante 90% dei beni comuni dell’umanità;
ecologico – per i dissesti climatici causati dall’eccessiva emissione di gas serra di origine antropica nell’atmosfera;
pacifista – il disarmo nucleare, dove l’attività militare trova la sua massima espressione nella guerra nucleare;
di genere e ceto sociale – la violenza contro le donne, contro gli LGBT, contro i lavoratori e verso i più fragili del pianeta.
La nonviolenza efficace deve migliorare i trattati sul clima con il progresso del diritto internazionale: questo sul piano politico.
Nei trattati per il clima dobbiamo fare inserire l’istanza e il diritto del disarmo e questo avviene attraverso i voti degli Stati, gli appelli internazionali, le grandi manifestazioni di massa in un enorme lavoro politico di cui il retroterra culturale consiste nella rete di educazione alla terrestrità.
su Rivista.eco, diretta dal Professor Mario Salomone – Sociologo dell’ambiente, giornalista e scrittore, Mario Salomone dirige “.eco” dalla fondazione (1989), è autore di saggi, romanzi e racconti e di numerosi articoli su quotidiani e riviste. Già professore aggregato all’Università di Bergamo, è Segretario generale della rete mondiale di educazione ambientale WEEC, che realizza ogni due anni i congressi del settore.
La Rai ha realizzato un filmato nel 2011 incentrato sullo straziante monologo di Moni Ovadia in ricordo delle vittime innocenti del terrorismo per la strage alla stazione di Bologna di comprovata matrice fascista
Vogliono farci credere che costruire armi sia necessario per la Pace nel mondo. Vogliono farci credere nello sviluppo e nella crescita per sfruttare il pianeta. “Se volete dare di nuovo un messaggio all’Occidente, deve essere un messaggio di Amore, un messaggio di Verità”, disse il Mahatma Gandhi
Recensione al volume di Gianmarco Pisa, Di terra e di pietra. Forme estetiche negli spazi del conflitto, dalla Jugoslavia al presente, Multimage, Firenze 2021
Nato nel 1921 a Voltana, una frazione di Lugo di Romagna, partecipa alla Resistenza nelle Brigate Garibaldi. In questo video ha 94 anni e traccia i momenti essenziali della sua vita ricordando l’impegno e il sacrificio di chi ha lottato per un mondo migliore.
12 agosto 2021
Archivio Luciano Marescotti
Fonte: Video del 2015
Luciano Marescotti ha terminato la sua vita a Taranto il 31 maggio 2017, a 96 anni. Qui lo vedete nella sua casa che racconta a Fabrizio e a Marinella la sua storia. Lo fa in modo semplice e immediato, cercando di far capire cosa è stata la storia, spesso terribile, del Novecento.Luciano è nato nel 1921 a Voltana, una frazione di Lugo di Romagna, e ha partecipato alla Resistenza nelle Brigate Garibaldi. Tutta la famiglia ha vissuto i tragici momenti dell’occupazione tedesca e dei rastrellamenti. Luciano doveva nascondersi in una botola durante quei rastrellamenti.
La sua storia personale si intreccia con quella dei suoi compagni di lotta che a Voltana hanno militato nella Resistenza al nazifascismo.
Luciano racconta l’8 settembre 1943, quando la caserma di Cremona, dove faceva in militare come aviatore, venne accerchiata dai tedeschi. Catturato per essere deportato in Germania, riesca a fuggire e a tornare a Voltana dove scopre che i suoi amici sono nella Resistenza e così anche lui entra a far parte delle Brigate Garibaldi.
Nel 1956 Luciano – che in gioventù aveva fatto il muratore – entrò nella scuola come maestro elementare e si trasferì a Taranto, assieme alla moglie Fiorenza Rambelli, a insegnare. Mantenne però un costante contatto con la Romagna, dove tornava ogni estate con i figli Marinella e Alessandro, conosciuto da tutti i parenti come Sandro.
A metà degli anni Settanta Luciano volle intervistare e raccogliere le memorie dei suoi compagni di lotta in un libro dal titolo “Protagonisti raccontano”.
L’impegno per conservare e tramandare la memoria si è poi rinnovato con un incontro speciale, quello con il pittore tarantino Enzo Falcone, impegnato sui temi civili e storici.
Il resto è in questa intervista, il cui video è stato realizzato da Fabrizio Semeraro, che ringraziamo vivamente.
Per i cento anni dalla nascita si è tenuto un recital online a cui hanno partecipato, da varie parti d’Italia, vari amici e compagni dell’ANPI. La rielaborazione video del recital è di Fabrizio Cracolici (ANPI Nova Milanese).
Note: In questa pagina web c’è l’immagine della targa consegnata dal presidente dall’ANPI di Voltana, William Savorani, a cento anni dalla nascita di Luciano Marescotti. C’è scritto: “Nel centenario della nascita 1921-2021. A LUCIANO MARESCOTTI, PARTIGIANO E MAESTRO. Dalla tua terra di Romagna, figlia di un filo rosso e partigiano. Voi che conosceste l’Odio, scriveste per noi la Costituzione perché non scordassimo mai di restare umani”.
Se c’è una cosa che ci ha dato l’identità nella giovinezza, questa è stata la Resistenza. Un’identità declinata in tanti modi, e che oggi vogliamo orientare verso ciò che tante donne e tanti uomini allora sognarono fino allo stremo: la fine della guerra, la pace.
In questo video parlano i compagni di Voltana, il paese della bassa Romagna in cui è vissuto e ha operato Luciano, e varie ANPI italiane. Legami formati nel tempo e che si rinnovano nella memoria di ci ha lasciato con ciò che di positivo ha fatto.
24 aprile 2021 – Alessandro e Marinella Marescotti
Il 17 febbraio, alle ore 20.30, ci incontreremo online e ci sarà un recital. Sarà un momento per riannodare i fili della memoria e delle tante amicizie nate sul ricordo della Resistenza a cui Luciano Marescotti ha partecipato.
31 gennaio 2021 – Alessandro e Marinella Marescotti
Una mamma mi ha fermato per dirmi che quella storia non l’avrebbe mai dimenticata e che suo figlio gliel’aveva raccontata. Vorrei una scuola così, che lasci un ricordo e storie da custodire, perché la vita, anche in classe, può diventare bella, indimenticabile e commovente.
La Rivista dell’Ecoistituto del Veneto Alex Langer, Gaia presenta:
Gaia: Riace. Musica per l’umanità
Nel novembre 2019, Fabio Fazio ha intervistato l’indiscusso protagonista della vicenda Riace, Mimmo Lucano su Rai2 a “Che tempo che fa” menzionando e presentando il libro Riace, musica per l’umanità e padre Alex Zanotelli che ha collaborato con altre 15 personalità alla sua stesura
La presentazione del libro Riace, musica per l’umanità a Milano nell’ottobre 2019 è stata molto partecipata: la città ha risposto con oltre 1000 persone in sala.
Fabrizio Cracolici ha portato un appello alla comune umanità partendo dall’esempio dei nostri grandi maestri di vita.
Laura Tussi ha sviluppato il contenuto del libro inserendolo nell’ambito delle lotte sociali.
Giovanna Procacci presidente del comitato 11 giugno di Milano, che segue personalmente le fasi del processo a Mimmo Lucano, ha spiegato cosa sta succedendo.
Alfonso Navarra ha sottolineato l’importanza di unire le lotte sui diritti umani a quelle per la salvaguardia dell’ambiente, del clima e per la sicurezza del pianeta contro il rischio di guerre nucleari.
Vittorio Agnoletto ha fatto un excursus storico sul diritto alla mobilità dell’uomo.
E poi è stato il momento della testimonianza di Mimmo Lucano, un fiume in piena, con grande umanità e trasparenza, da una persona che sta dedicando la sua esistenza a una causa comune come quella del diritto alla vita di chi fugge dalle guerre per cercare un riscatto.
L’iniziativa è stata chiusa dall’intervento di Moni Ovadia che ha stimolato tutti ad un impegno collettivo.
Gli interventi sono stati intervallati dalla musica di impegno di Renato Franchi, Gianfranco D’Adda & Orchestrina del Suonatore Jones.
Per l’intera durata dell’incontro Giulio Peranzoni ha disegnato dal vivo i temi affrontati in questa presentazione.
Questo evento ha inaugurato la presentazione di un libro che è un mezzo a sostegno di una causa per il bene comune.
Durante questo incontro Mimesis Edizioni e gli Autori (Laura Tussi e Fabrizio Cracolici) hanno aperto una sottoscrizione a sostegno della fondazione Riace – E’ stato il vento e hanno donato a tutti i contribuenti il libro.
Successivamente, nel novembre 2019, Fabio Fazio ha intervistato l’indiscusso protagonista della vicenda Riace, Mimmo Lucano, su Rai2 a “Che tempo che fa” menzionando e presentando il libro Riace, musica per l’umanità e padre Alex Zanotelli che ha collaborato con altre 15 personalità alla sua stesura.
Vogliono farci credere che costruire armi sia necessario per la Pace nel mondo. Vogliono farci credere nello sviluppo e nella crescita per sfruttare il pianeta. “Se volete dare di nuovo un messaggio all’Occidente, deve essere un messaggio di Amore, un messaggio di Verità”, disse il Mahatma Gandhi
Recensione al volume di Gianmarco Pisa, Di terra e di pietra. Forme estetiche negli spazi del conflitto, dalla Jugoslavia al presente, Multimage, Firenze 2021
Testo e musica di Marco Chiavistrelli noto compositore e cantautore che ha cantato con varie personalità del mondo dello spettacolo da Battiato a De Gregori, dai Nomadi agli Area, da Guccini a Bennato e è impegnato in movimenti alternativi con importanti lotte sociali
Nostro dovere è tutelare e salvaguardare l’intera storia dell’umanità, i suoi progressi, le sue fasi storiche perché l’essere umano probabilmente è l’unico essere raziocinante che è ospitato dalle infinite galassie del cosmo e di questo trattava anche l’astrofisica Margherita Hack
Nostro dovere è tutelare e salvaguardare dalle minacce che incombono sul pianeta, l’intera storia dell’umanità, giusta o sbagliata che sia, i suoi progressi, le sue fasi storiche perché l’essere umano probabilmente è l’unico essere raziocinante che è ospitato dalle infinite galassie del cosmo e di questo trattava anche l’astrofisica Margherita Hack
La Terra non sarebbe “bene comune” dell’Umanità, al contrario l’Umanità verrebbe concepita come “bene comune della Terra”. La società sarebbe elemento vivo componente della complessità relazionale di cui è costituito l’unico ecosistema globale che ci ha originato e ci sostenta. Il “benicomunismo” sarebbe allora ribaltato nel significato e nel suo senso, se fosse valido l’assunto che il libro “Memoria e Futuro” pone alla base della rivoluzione culturale della “terrestrità”. Il concetto che l’Umanità appartiene alla Terra e non viceversa, nella sua nuova interpretazione, ben oltre il sentimento “antico come le montagne”, è dovuto a una intuizione, riprendente la concezione ancestrale dei popoli indigeni, del portavoce dei Disarmisti esigenti, Alfonso Navarra. In un certo senso, secondo Navarra, si tornerebbe alle tesi giovanili del Marx dei Manoscritti economico-filosofici del 1844: compito della Storia sarebbe un movimento comunista “per la piena umanizzazione della Natura, e per la piena naturalizzazione della società umana”.
Con il libro Memoria e futuro, edito da Mimesis edizioni, curato da Alfonso Navarra, insieme a Fabrizio Cracolici e a chi scrive (Laura Tussi), con i contributi, tra molti altri, di Moni Ovadia, Vittorio Agnoletto, Alex Zanotelli, si sta dando vita a una vasta rete di attivismo ecopacifista con il progetto rivoluzionario di Educazione alla terrestrità che prende le mosse da associazioni affiliate a ICAN -campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari premio Nobel per la pace 2017.
In particolare collabora, con la capofila Disarmisti esigenti, WILPF Italia, insieme ad altre associazioni italiane, affiliate alla Carta della Terra UNESCO, per avviare, appunto, la “Rete di educazione alla terrestrità”. Si tratta di sviluppare il lavoro culturale, argomentando che l’Umanità è una sola e appartiene alla Terra, è un sistema vivente unico e integrato, nel fondamento al lavoro politico che faccia riconoscere pienamente tale verità dal diritto internazionale: ciò che può essere considerato la nonviolenza efficace.
Si parla, titolo del libro, di “Memoria e futuro”, perché dalla memoria del passato e dalla Resistenza partigiana antifascista, partendo dai moniti dei partigiani Hessel e Morin e dal pensiero della complessità, si arriva al “diritto alla pace”.
Il diritto alla pace consiste nei grandi progressi del diritto e nel lungo percorso dell’ordinamento internazionale che, a partire dalla dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 e dalle costituzioni nate dalla resistenza antifascista, arriva oggi al TPAN/TPNW – trattato Onu di proibizione delle armi nucleari, alle Cop per il clima, all’agenda ONU 2030.
Oggi in particolare l’obiettivo è di inserire il disarmo nel percorso delle COP per il clima ed un banco di prova di questo sforzo è quello che si riuscirà ad ottenere in questo senso alla conferenza ONU di Glasgow il prossimo novembre.
Chi scrive ha contribuito a Memoria e futuro con un intervento pedagogico ed uno etico. E’ mia ferma convinzione che siamo figli della cosmicità e delle stelle e questa nostra appartenenza a Madre Terra non deriva da basi mitologiche come nelle narrazioni degli antichi popoli indigeni, ma da presupposti scientifici contenuti nell’evoluzionismo delle specie di matrice darwiniana e da tutto l’impianto delle scienze della Natura. Per questo l’educazione alla terrestrità, a mio parere, è il nuovo ecopacifismo, in quanto come specie di esseri viventi raziocinanti e senzienti abbiamo una precisa responsabilità nell’infinità senza tempo dell’immenso universo cosmo.
Il nostro dovere assoluto è quello di tutelare Madre Terra dalla catastrofe e dall’apocalisse nucleare e dalle minacce ecologico-climatiche e dell’ingiustizia sociale.
Per questo il diritto internazionale deve dotarsi di un diritto alla pace e al disarmo per scongiurare la fine incombente del nostro esistere.
E il nostro dovere è tutelare e salvaguardare l’intera storia dell’umanità, giusta o sbagliata che sia, i suoi progressi, le sue fasi storiche perché l’essere umano probabilmente è l’unico essere raziocinante che è ospitato dalle infinite galassie del cosmo e di questo trattava anche l’astrofisica Margherita Hack di cui recentemente abbiamo ricordato l’anniversario della scomparsa.
Una canzone di Marco Chiavistrelli narra il metodo pedagogico Bimbisvegli del maestro Giampiero Monaca e un filmato accompagna le rime e le note della canzone
La Rai ha realizzato un filmato nel 2011 incentrato sullo straziante monologo di Moni Ovadia in ricordo delle vittime innocenti del terrorismo per la strage alla stazione di Bologna di comprovata matrice fascista
Vogliono farci credere che costruire armi sia necessario per la Pace nel mondo. Vogliono farci credere nello sviluppo e nella crescita per sfruttare il pianeta. “Se volete dare di nuovo un messaggio all’Occidente, deve essere un messaggio di Amore, un messaggio di Verità”, disse il Mahatma Gandhi
Tiziana Di Ruscio è una donna forte e determinata.
E’ una mia vera amica.
Lei ha subito vent’anni di violenza dall’ex marito che la minacciava con armi. È sopravvissuta al femminicidio.
Sembra una storia come tante perché sono troppe e innumerevoli le storie simili che si ripetono nella cronaca e nell’attualità. Nel nostro quotidiano.
Una storia come tante? No! Una vera tragedia.
La violenza: un dramma che si consuma per molte, troppe donne in Italia e nel mondo. In qualsiasi longitudine e latitudine del pianeta, in qualsiasi ceto sociale e appartenenza religiosa e orientamento sessuale, la violenza è sempre preponderante, dirompente, trasversale alla società e all’intera umanità.
Tiziana insieme a Rita, Rita Trinchieri presidente Anpi Pineto Teramo, ha fondato l’associazione “Il nastro rosa” contro la violenza di genere.
Naturalmente tutto questo dopo un processo che ha determinato la condanna dell’ex marito.
Ma troppe cose non funzionano ancora. Il mostro non ha ancora scontato un solo giorno di prigione e gli hanno concesso un lavoro sicuro.
Tiziana al contrario non ha un lavoro fisso. È costretta a far molta fatica per sopravvivere e per aiutare i suoi tre giovani figli.
Ma Tiziana rinasce! Rinasce prima di tutto perché finalmente è riuscita a svincolarsi dal vortice psicologico e dal baratro oscuro e mostruoso della violenza. In seguito ha con estremo coraggio denunciato i maltrattamenti, le violenze fisiche, sessuali, psicologiche, verbali subite.
Tiziana rinasce perché nella scrittura ha trovato un’ancora e un approdo di salvezza. Con l’aiuto di tutti i suoi amici ha scritto ben due libri.
Una favola per bambini contro la violenza dal titolo “Bruco blu” e poi la narrazione della sua tragedia, della sua reclusione in un’ orribile storia di vita descritta nel libro “La violenza non è il mio destino”.
Tiziana rinasce con le ali colorate di una farfalla arcobaleno che sorvola i mali dell’umanità.
Vede l’odio e lo trasforma in amore.
Vede la guerra e la trasforma in gioco.
Vede la disuguaglianza sociale e la trasforma in sororità e fraternità.
Tiziana con la scrittura diventa artefice del proprio presente. Del proprio destino. Un presente e un destino pieni di insidie e difficoltà.
Ma Tiziana rinasce ogni volta che racconta i suoi libri e crea ampie comunità sociali di ascolto e di mutuo aiuto e solidarietà e sostegno con tante persone a loro volta vittime di aggressioni e violenze.
La voce di Tiziana è alta è ferma è fiera e non ha paura di ritorsioni e vendette da parte dell’ex marito che è ancora in libertà.
Tiziana ha un grande coraggio e un’intima bontà d’animo e racconta, racconta, racconta, per resistere sempre e soprattutto per aiutare altre donne come lei che denunciano, ma che si trovano sole.
Sole? Ma come sole? E le istituzioni ? E lo Stato? dove sono? Praticamente assenti e inesistenti. Un baratro. Un vuoto.
E così con l’aiuto dell’associazionismo e della cittadinanza attiva, Tiziana costruisce un mondo diverso, il suo mondo privo di paura e di omertà, un mondo dove si grida il dolore e si cerca e si chiede aiuto. Un aiuto che stenta ad arrivare.
Ma la lotta continua.
E le persone interessate ai libri di Tiziana continuano ad aumentare. Intorno a lei si crea un alone di fiducia e solidarietà anche e soprattutto tra donne. Tiziana non è rancorosa. Lei ha perdonato il mostro. Soprattutto. Ha un animo nobile, buono, sincero. Infatti crede nell’intima bontà dell’essere umano. Crede in un riscatto. Non è vendicativa. E’ una donna nonviolenta, magnanima e dedita ai suoi tre giovani figli.
E la scrittura la porta lontano.
La porta nelle case. Nelle storie. Nella violenza che viene perpetrata quotidianamente. E così i suoi libri diventano sempre più importanti. Diventano un approdo, un punto di riferimento per chi prova dolore. Per chi è ferito. Per i cuori che sanguinano. Ma Tiziana rinasce per aiutare tutte queste persone vittime di sopruso. Da ogni parte del mondo. Da ogni angolo di paese e città. Ovunque venga richiesta testimonianza Tiziana rinasce!
È stata per noi una grande sorpresa e un immenso piacere, poter leggere “Il cortile degli oleandri”, opera della cara amica Rosaria Longoni. Un libro intenso, scritto con il cuore e con la consapevole volontà di tramandare una memoria importante: una memoria capace di trasmettere emozioni e valori
L’Atlante dell’uranio è per tutti noi, amici della nonviolenza, della pace come lotta alle disuguaglianze sociali e del disarmo un testo di riferimento attuale, valido per comprendere che il nucleare non è assolutamente uno sbiadito ricordo del passato, ma una minaccia sempre attuale e molto dannosa
Adele Marini sostiene che il suo libro è profondamente antifascista. Infatti il 25 Aprile è una ricorrenza molto sentita da quella parte di sinistra politica che esiste ancora, ma purtroppo assistiamo al ritorno del fascismo e al revanchismo dell’estrema destra
Il libro Memoria e futuro di Alfonso Navarra, Luigi Mosca, Laura Tussi, Fabrizio Cracolici è frutto di un impegno collettivo portato avanti dai Disarmisti Esigenti con i contributi di Vittorio Agnoletto, Moni Ovadia, Alex Zanotelli e molti altri
La conoscenza delle biblioteche scolastiche tra memoria e futuro
Le biblioteche tra memoria e futuro
Le biblioteche scolastiche purtroppo sono poco valorizzate e i progetti su di esse scarseggiano di risorse con i tagli economici da parte del ministero e con la politica sempre più lontana dalla possibilità di un loro potenziamento
La conoscenza delle biblioteche scolastiche tra memoria e futuro.
Le biblioteche cosiddette scolastiche, ossia situate nelle scuole secondarie di primo grado, purtroppo sono poco valorizzate e i progetti su di esse scarseggiano di risorse con i tagli economici da parte del ministero e con la politica sempre più lontana dalla possibilità di un loro potenziamento. Come diceva Seneca: se hai una biblioteca e un orto possiedi tutto. Questo detto dovrebbe avere piena attuazione nelle scuole di ogni ordine e grado.
In molti istituti dove ho insegnato, esistono importanti biblioteche per la qualità dei contenuti librari.
Quasi ogni scuola possiede una biblioteca con molti volumi storici e collegati a percorsi storiografici degli eventi contemporanei del territorio e alle memorie storiche della resistenza e delle deportazioni, perlopiù nelle scuole dell’hinterland milanese e nella provincia di Monza e Brianza dove il fenomeno resistenziale è stato molto preponderante.
I libri delle biblioteche scolastiche potrebbero essere adeguatamente catalogati e posti in archivi online e in database fruibili da un’utenza che spazia dai docenti agli studenti, dai genitori al personale scolastico.
Inoltre ogni docente adibito alla gestione di queste biblioteche della memoria e del futuro potrebbe trasformare il proprio progetto in un “fiore all’occhiello” dell’istituto stesso, anche tramite partenariati con associazioni, patrocini di enti e patronati di istituzioni.
Si potrebbero organizzare attività di lettura ad alta voce e laboratori di scrittura creativa aperti a tutti, ricollegandosi alla memoria storica del tessuto territoriale, partendo dai temi ampi del pacifismo fino alla storia della Resistenza e delle Deportazioni tramite le narrazioni degli orrori del cosiddetto secolo breve.
Il docente incaricato potrebbe scrivere recensioni, schede didattiche, percorsi di lettura, trasposizioni teatrali, per ogni libro, fruibili dall’intera comunità scolastica e dal territorio. Inoltre si potrebbero organizzare incontri e convegni a tema con esperti, studiosi, giornalisti per ampliare e far emergere la consapevolezza della ricchezza di tali biblioteche.
Purtroppo le potenti politiche alquanto miopi e completamente assenti e prive di lungimiranza non solo relativa al portato culturale bibliotecario, ma anche didattico e formativo, hanno impedito a molti docenti di accedere al ruolo nelle biblioteche delle scuole secondarie di primo grado che rappresentano un autentico patrimonio inestimabile per la didattica e le attività formative nel loro complesso.
Una biblioteca racchiude tutto il bene dell’umanità. È un patrimonio inestimabile.
Queste biblioteche diventano un luogo di ritrovo nell’ambito della cultura e custodiscono potenzialità di esercizio mentale complesso e multifunzionale, creativo, proprio per fare formazione e aprire le menti al valore del passato storico, della memoria degli eventi, per recuperare un ideale inestimabile e imprescindibile come quello della pace che è soprattutto un diritto inalienabile sancito dalle costituzioni e dal diritto internazionale.
È nostro dovere coltivare la pace ripercorrendo i contenuti delle costituzioni nate dall’antifascismo, sancite con il sacrificio di partigiani, di deportati, di resistenti e di tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione e costruzione di un altro futuro possibile all’insegna del cambiamento per porre fine alla guerra, per l’intera umanità martoriata dal secondo conflitto mondiale. Questo rappresenta un alto monito ideale di civiltà utile a tutte le cittadinanze e non solo.
Le biblioteche scolastiche si aprono al mondo, alla memoria del passato per un nuovo futuro possibile e quanto mai necessario, come possibile e necessario è il progetto di tante biblioteche sul territorio nazionale.
Dunque come fare per poter valorizzare e potenziare questo immenso patrimonio culturale e formativo non solo locale, ma anche nazionale?
Le politiche scellerate perpetrate di anno in anno con ingenti tagli di risorse economiche e di personale alle scuole pubbliche hanno praticamente distrutto i più meritevoli progetti.
Nel mondo antico le biblioteche rappresentavano autentiche ricchezze. Si pensi, ad esempio, alla sontuosa e mitologica biblioteca di Alessandria d’Egitto, dove le genti, gli intellettuali, confluivano da tutto il mondo per fare tesoro e attingere dagli incunaboli preziosi, dai manoscritti minuziosi fino alle pergamene elaborate dagli amanuensi presenti negli archivi bibliotecari.
La comparsa e l’incremento delle nuove tecnologie ha sminuito il ruolo delle biblioteche come centro di aggregazione, educazione e trasmissione didattica informativa e formativa del sapere. Per superare il deficit del fenomeno delle tecnologie e dei social network virtuali è necessario recuperare il significato della collettività, l’importanza dell’incontro interpersonale, il significato di ritrovarsi attraverso la lettura e lo studio che non sono solo una dimensione individuale della preparazione culturale, ma diventano simboli, sistemi, ambiti di recupero del vivere comunitario e collettivo, dell’apprendimento collegiale e plurale.
Le biblioteche nelle scuole devono essere valorizzate e il loro ruolo deve essere sancito nell’ambito della programmazione didattica per una formazione completa che coinvolga la cittadinanza attiva, la comunità intera, in un grande percorso di recupero anche del disagio esistenziale giovanile e in generale più complesso, che permea, nella nostra attualità, gran parte del tessuto sociale delle città e delle periferie.
Il sapere, lo studio e la dedizione culturale verso il conoscere tramite la lettura e la scrittura sono fattori importanti per la crescita di ogni persona, concepita nella propria complessità emotiva, culturale, psicologica, in ogni dimensione dell’essere della propria identità inserita in contesti molteplici e plurali, che formano tutti i soggetti, a partire dagli studenti a una innovativa cittadinanza attiva che ci vede non solo abitanti di questo mondo, ma soprattutto figlie e figli di un contesto universale.
Testo e musica di Marco Chiavistrelli noto compositore e cantautore che ha cantato con varie personalità del mondo dello spettacolo da Battiato a De Gregori, dai Nomadi agli Area, da Guccini a Bennato e è impegnato in movimenti alternativi con importanti lotte sociali
È stata per noi una grande sorpresa e un immenso piacere, poter leggere “Il cortile degli oleandri”, opera della cara amica Rosaria Longoni. Un libro intenso, scritto con il cuore e con la consapevole volontà di tramandare una memoria importante: una memoria capace di trasmettere emozioni e valori
Da più di un mese il caro amico Giampiero Monaca è in digiuno, un digiuno di giustizia per affermare prima di tutto il diritto e dovere che ha un maestro di educare i suoi alunni secondo un metodo che pone le basi sull’insegnamento dei grandi maestri della pedagogia nonviolenta
Scrivere per sé, di sé e per gli altri è un atto bello
Raccontarsi è bello
Un tema che mi sta a cuore è la pace, perché da piccola sentivo in famiglia la storia di mio nonno che ha contribuito alla Resistenza antifascista, come personalità libertaria, come resistente, compiendo sabotaggi e partecipando in qualità di operaio della Breda agli scioperi del 1943 e 44
Scrivere per sé, di sé e per gli altri è un atto bello.
È un’azione liberatoria che comporta un’analisi interiore introspettiva attenta a far emergere dall’interiorità i nostri traumi, i tasti dolenti, le difficoltà, ma soprattutto la scrittura fa emergere il bello dell’esistenza anche quando si raccontano eventi importanti esterni a noi, ma che pur ci appartengono e ci riguardano.
Dobbiamo essere felici già per il solo fatto di vivere, di esistere e assaporare e raccontare e scrivere l’esistente e dobbiamo gioire di ciò che ci circonda e della vita in qualsiasi condizione essa ci ponga, perché anche questo è un atteggiamento nonviolento di apertura mentale.
L’analisi dell’io interiore e gli scritti di eventi e argomenti che ci stanno a cuore, possono essere condotti anche con l’animo e l’ausilio di un mentore, di un amico, di un maestro, entità maschile e femminile, che ci accompagnano nel percorso dell’esistere.
In quanto esistere non è una malattia dell’anima, un problema viscerale, ma una grande risorsa, un dono della cosmicità materna, il più bel privilegio che madre terra ci abbia concesso.
L’esistenza può essere dedicata a percorsi e ricorsi ideali e valoriali, verso principi positivi che noi vorremmo attuare nella vita come costruzione per il superamento delle disuguaglianze del tessuto sociale.
Un tema che mi sta a cuore è la pace, perché da piccola sentivo in famiglia la storia di mio nonno che ha contribuito alla Resistenza partigiana antifascista, come personalità libertaria, come resistente, compiendo sabotaggi e partecipando in qualità di operaio della Breda di Sesto San Giovanni agli scioperi del 1943 e 44. In famiglia ho sempre respirato il terrore, la paura e la drammaticità della guerra di cui mi raccontavano i miei zii materni.
La pace è il bene sommo. È l’ideale altissimo per cui ciascuno di noi dovrebbe agire nel cammino del proprio esistere.
La solidarietà è l’anticamera della pace, che non si deve esplicare tramite l’assistenzialismo religioso o laico fine a se stesso, ma deve abbattere le barriere delle disuguaglianze di ogni tipo nel tessuto sociale e agevolare prospettive per creare lavoro pulito per tutti e attivare mezzi sociali utili per prevenire, risolvere e trascendere i conflitti. Mi piace scrivere di disarmo e pace perché è importante.
Ma cosa è la pace? E l’assenza di conflitto? La pace è soprattutto disarmo. È una dimensione non solo interiore, ma terrena che comporta sia l’assenza di guerra, ma soprattutto l’accordo e l’amore tra persone, genti, popoli e minoranze. Tramite incontri pubblici è possibile creare ambiti e percorsi di pace, ossia comunità sociali in costante dialogo con persone di ogni credo politico e anche religioso che pongono agli interlocutori domande su quanto viene esplicitato, ad esempio durante la presentazione in pubblico di uno scritto e di un libro di spessore. Il libro diventa un incunabolo, ossia un ricettore di ideali e speranze e diventa uno scritto collettivo appartenente a tutti: diviene un bene comune ricco di contenuti, principi, valori, quali il disarmo, la pace e l’amore tra gli esseri umani, gli esseri viventi, gli animali e la natura nella sua complessità. Certi libri contengono il portato valoriale della memoria storica contro il nazifascismo con uno sguardo rivolto al futuro possibile, partendo dalla memoria degli eventi. Uno sguardo rivolto a un altro mondo possibile più che mai urgente e necessario.
L’amore per la pace e per la vita non sono istanze e sentimenti passivi, ma sono costantemente proiettati verso un nuovo futuro, verso la prossimità dell’altro. All’interno delle comunità sociali, dove collettivamente si attualizzano valori e ideali, insieme si raccolgono i frutti delle idee più belle, anche solo quando gli ascoltatori, i destinatari di messaggi e tutti coloro che apprezzano i contenuti di pace, ringraziano, questo è un evento importante. Perché dai libri condivisi in comunità emergono prospettive di speranza, di bellezza in quanto si creano proprio visioni di bellezza e bontà dell’esistente e si pone soprattutto il giudizio sulle nefandezze, sulla violenza, sulle ingiustizie sociali che permeano la società e di riflesso le nostre vite.
Essere figlie e figli di una cosmicità femminile, di una maternità terrena, aiuta a travalicare le violenze del patriarcato, del maschile, del misogino, dell’essere divino, unico Dio creatore, maschio e onnipotente perché siamo donne accompagnate da uomini che vogliono il bene dell’universo e aborriscono ogni forma di violenza.
La guerra di cui spesso sentivo parlare in famiglia è sempre più drammatica e vicina.
Per questo esistono i coordinamenti antinucleari europei che si attivano e si spendono per bloccare gli arsenali di morte della nato, dove sono stoccate le bombe nucleari statunitensi B-61 e quelle ancora più sofisticate per la guerra del domani ossia le B 61-12.
Tutto il nostro essere di attivisti nonviolenti aborrisce la violenza e la guerra e per questo mi piace scriverne intimamente.
Scrivere in questo mio diario virtuale.
In questo mio diario intimo ma, al contempo plurale e condiviso. E ancora penso alle nostre stelle, le “stelle della Resistenza” da mio nonno al nostro amico Partigiano Deportato Emilio Bacio Capuzzo, scomparso nella data storica del 2017 per il Premio Nobel per la pace a Ican, fino ad arrivare al papà Partigiano di Alessandro Marescotti e ai grandi padri del pacifismo da Stéphane Hessel a Edgar Morin a Turoldo. Coloro che ci insegnano sempre a amare la vita, gli altri anche nei momenti più bui e oscuri dove i demoni della mente si impadroniscono dei nostri sensi. Ma appellarci alle stelle, alle “stelle della Resistenza” è una salvezza per vincere le tenebre, il nefasto, l’inimicizia, l’ostilità e la cattiveria e per far prevalere la bontà, l’amore, la bellezza.
Testo e musica di Marco Chiavistrelli noto compositore e cantautore che ha cantato con varie personalità del mondo dello spettacolo da Battiato a De Gregori, dai Nomadi agli Area, da Guccini a Bennato e è impegnato in movimenti alternativi con importanti lotte sociali
È stata per noi una grande sorpresa e un immenso piacere, poter leggere “Il cortile degli oleandri”, opera della cara amica Rosaria Longoni. Un libro intenso, scritto con il cuore e con la consapevole volontà di tramandare una memoria importante: una memoria capace di trasmettere emozioni e valori
Da più di un mese il caro amico Giampiero Monaca è in digiuno, un digiuno di giustizia per affermare prima di tutto il diritto e dovere che ha un maestro di educare i suoi alunni secondo un metodo che pone le basi sull’insegnamento dei grandi maestri della pedagogia nonviolenta
Intervista: Dal profitto a una società della cura e della pace
Vittorio Agnoletto: il costituzionalismo terrestre
La nostra comune umanità e il sentimento e il sentire umano della nostra specie sono chiamate a affrontare e risolvere le gravi sfide globali, l’intreccio tra minaccia nucleare e militare, ecologica e climatica e della disuguaglianza e delle oppressioni sociali
L’esigenza di una convergenza tra i movimenti per costruire un’alternativa al sistema della potenza del profitto e una società della cura e della Pace: va in questo senso il nostro contributo con il libro Memoria e futuro (Mimesis Edizioni, 2021) che può essere molto utile e è opportuno perché questa convergenza ha come sbocco possibile anche un nuovo costituzionalismo globale. Sarebbe necessario che i vari movimenti che lottano per i diritti umani e il diritto internazionale per la pace e il disarmo e l’ambiente, la sanità e la giustizia sociale si mettessero insieme anche per cercare di creare degli avanzamenti del diritto internazionale: la nonviolenza efficace. Da questo punto di vista credo che sia importante avere il concetto di una Costituente per una “costituzione della terra”: è un’iniziativa che in questo momento sta andando avanti promossa da un importante gruppo di giuristi. Personalmente ritengo che sia meglio avere la capacità tattica di fare convergere le lotte in corso se dobbiamo cambiare nel senso di avere un diritto e un ordinamento internazionale che affermi la pace e la giustizia fra le nazioni. E, secondo quanto dice il nostro articolo 11 riguardo appunto l’ordinamento internazionale, per esempio, sarebbe importantissimo che anche a livello di normativa internazionale gli stati che hanno ratificato il bando per la proibizione delle armi nucleari si facciano soggetto attivo di questo discorso insieme ai vari movimenti sulle altre campagne globali che hanno implicazioni sulle norme internazionali. Per esempio quella sul clima globale, anch’essa costitutiva di accordi giuridici, cercando di coinvolgere non solo i soggetti e la società civile, ma anche, a livello di Stati, questi nuovi avanzamenti importanti del diritto internazionale. Antonio Papisca parlava di un nuovo ordine internazionale democratico da ottenere con l’incuneamento negli spazi già aperti, più che proporre una specie di Stati Generali, una San Francisco 2.
Il problema non è allora scrivere tutti una nuova carta della terra, perché per esempio la nostra letteratura fa già riferimento a una carta della terra che sostanzialmente è stata promossa da Gorbaciov e adottata dall’Unesco. Più che questo sarebbe importante trovare le sinergie e le convergenze tra queste grandi campagne globali per i diritti umani dell’umanità e della natura (il TPAN, Parigi sul clima…) e sui beni comuni. La Terra va considerato il bene comune non dico per eccellenza perché come beni comuni potremmo fare l’elenco dei quattro elementi fondamentali della cultura antica (anche il fuoco, l’aria e l’acqua). Poi ci sono i beni pubblici che riguardano la capacità della società di costruire delle condizioni collettive e strutturali per il progresso e per i diritti. Quello che poi vogliamo sottolineare in questo libro è una metafora particolare che vorremmo proporre dal punto di vista culturale. Cioè non rifacendoci al pensiero magico, ma al pensiero scientifico vediamo questo concetto della vita della Terra più legato alla metafora non della casa comune per ora abbastanza corrente, ma a quella che propongono gli indios sulla foresta cui apparterremmo come le foglie appartengono agli alberi, che esprime meglio la realtà che come umani siamo parte integrante della natura. Ecco questa visione organica la poggiamo su basi scientifiche, non su basi mitologiche; ed è importante proporre questo concetto: anche Vittorio Agnoletto nel suo contributo al libro si rifà al concetto di corpo vivente unico del Pianeta; lo recepisce e lo ripropone perché propone un nuovo ruolo dell’essere umano nel mondo…ovviamente non abbiamo le soluzioni, ma sicuramente lo vediamo come parte integrante.
Questa è l’intervista di lancio del libro Memoria e futuro intervista di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici a Vittorio Agnoletto con introduzione di Alfonso Navarra: il libro Memoria e futuro vuole essere lo strumento e il mezzo per rilanciare la Rete di Educazione alla Terrestrità.
1-La crisi planetaria è alimentata dai dettami di potere del capitalismo neoliberista, nelle sue varie declinazioni, dagli squilibri tra ecosistemi ambientali che ormai arrancano sotto le pressioni e i misfatti della società che ha smarrito ogni senso del limite, e dal mancato controllo popolare sulla sanità dominata da Big Pharma, le multinazionali farmaceutiche. La nostra comune umanità e il sentimento e il sentire umano della nostra specie sono chiamate a affrontare e risolvere le gravi sfide globali, l’intreccio tra minaccia nucleare-militare, ecologica-climatica e della disuguaglianza e delle oppressioni sociali. La pandemia da covid19 come si inserisce in questo quadro? Possiamo paragonare il virus pandemico globale a una “bomba nucleare prevedibile”?
Grazie per questa domanda perché mi permette proprio di partire da una considerazione fondamentale, cioè che questa pandemia ci lascia dei messaggi importantissimi.
Siamo di fronte a qualcosa che era tutt’altro che imprevedibile. Noi stiamo assistendo a una zoonosi, cioè ad un salto di specie da parte di un agente infettivo che finora era vissuto all’interno di alcuni animali separati da altre specie e in particolare da quella umana. Le conseguenze dell’attuale modello di sviluppo hanno favorito il salto di specie.
Questa è la causa fondamentale della situazione che stiamo vivendo. Sfruttando ogni centimetro quadrato del pianeta, attraverso meccanismi quali la deforestazione, gli allevamenti intensivi, stiamo provocando i cambiamenti climatici e l’abbattimento delle barriere che separano una specie dall’altra. Questi processi hanno provocato la situazione attuale. Se noi vogliamo evitare nel futuro di doverci confrontare con altre pandemie e con le loro conseguenze, è arrivato il momento di prendere coscienza dell’assoluta necessità di cambiare questo modello di sviluppo.
Lo sfruttamento senza limiti della Terra porta alla distruzione del pianeta stesso e di tutti gli esseri viventi. Non si può pensare di uscirne tornando alla situazione precedente perché proprio quel modello è la causa del disastro attuale. Dobbiamo uscirne guardando in avanti e trovando una modalità completamente diversa di coesistenza e convivenza tra gli esseri umani e le varie specie; da questa situazione o ne usciamo insieme o non ne usciamo.
Pensiamo all’aspetto più banale e più semplice; attraverso l’uso della mascherina inviamo un messaggio preciso: salviamo la nostra vita e quella di chi ci sta vicino.
Ma da tutto ciò ne deriva anche una valutazione politica. Noi vent’anni fa dicevamo: voi G8 noi 6 miliardi. Adesso noi possiamo dire: noi 7 miliardi 800 milioni, voi poche centinaia o forse decine di migliaia di persone.
Un ristrettissimo gruppo di individui – gli azionisti delle grandi aziende farmaceutiche che stabiliscono prezzi estremamente alti e rivendicano per vent’anni il monopolio dei brevetti sui farmacie sui vaccini – sta condannando a morte milioni di persone.
Questa pandemia ha esplicitato questo scontro, ma ha reso evidente anche l’esistenza di due logiche fra loro totalmente diverse e alternative. Da una parte il ‘tutti contro tutti,’ per esempio la concorrenza tra un Paese e l’altro per procurarsi i vaccini e dall’altra parte invece la collaborazione internazionale. Pensiamo solo ai medici cubani, venezuelani, cinesi, rumeni, albanesi che sono venuti volontariamente a lavorare in Italia per darci una mano nella lotta contro la pandemia.
Sono culture inconciliabili che si scontrano in modo estremamente duro e ognuno di noi ha la responsabilità di decidere da che parte stare.
2-La possibilità di restare soffocati, di rimanere “senza respiro”, non è solo un sintomo del virus pandemico, ma è una metafora dei nostri tempi affannosi e tribolati, alla ricerca di soluzioni globali, di radicali svolte a livello planetario. Come può, secondo voi, e in particolare secondo te, Vittorio, che sei stato portavoce del Social Forum globale, avvenire tutto questo grandioso processo umano, che aveva mosso i suoi primi passi con il movimento alter-global, arrestato con la brutale repressione degli attivisti ecopacifisti che manifestavano contro il G8 di Genova 2001?
Il movimento altermondialista aveva capito dove stava andando il nostro pianeta; dove ci stava portando questo modello di sviluppo. Allora, negli anni a cavallo tra i due millenni, noi avevamo lanciato un grido d’allarme: “Questo modello di sviluppo rischia di provocare una crisi economica e sociale catastrofica attraverso la finanziarizzazione dell’economia e rischia di creare degli sconvolgimenti nella natura, che potranno condurre anche alla scomparsa di alcune aree del pianeta e di interi popoli.” Abbiamo lanciato questi allarmi indicando quali erano le strade alternative da percorrere. Non ci hanno creduto. Hanno attivato una repressione durissima cercando di screditare quel movimento e le conseguenze le abbiamo davanti agli occhi.
Ma le ragioni di quel movimento non sono scomparse.
Ricordiamoci che 10 anni dopo il 2001, l’anno del primo Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre e del Forum di Genova, in Italia una grande coalizione riuscì ad unire le stesse realtà che avevano costruito il Genoa Social Forum vincendo i referendum per la difesa dell’acqua come bene pubblico e quello contro il nucleare. Sono i semi del grande movimento che si è sviluppato a cavallo tra i due secoli e che ritroveremo anche in Fridays For Future, con una spinta proveniente soprattutto dalle giovani generazioni che rivendicano l’unicità del pianeta e affermano a gran voce: non abbiamo una Terra di riserva!
E’ un messaggio molto forte, che ci ammonisce sulla responsabilità delle generazioni attuali rispetto alle generazioni future. Mai come in questo momento le scelte che gli esseri umani possono compiere, avranno una capacità così forte di impattare il destino delle generazioni future.
“Io non respiro, non respiro…Voglio respirare, respirare”. Quando ripensiamo al grido di George Floyd in quel momento di disperazione nella lotta per la sopravvivenza, udiamo il grido che viene da tutta l’umanità, dalla natura, dal pianeta, perché siamo noi esseri umani che rischiamo di non poter più respirare.
Nel dicembre 2020 abbiamo assistito al primo tentativo di trasformare l’acqua in un prodotto da collocare sui mercati finanziari internazionali, come una merce qualunque, aprendo la strada alla possibilità che, in un futuro forse non troppo lontano, un pugno di multinazionali possano diventare proprietarie di una parte significativa delle riserve idriche del pianeta. Di questo passo prima o poi qualcuno penserà di privatizzare anche l’aria!
In questa situazione la risposta non può altro che essere globale. Dobbiamo puntare sullo sviluppo di reti internazionali, costruire la rete delle reti per cambiare il destino del pianeta. Venti anni fa dicevamo ‘un altro mondo è possibile’: oggi dobbiamo dire ‘un altro mondo è urgentemente necessario’. E’ una corsa contro il tempo.
3 – Come considerate l’entrata in vigore del TPAN – Trattato Proibizione Armi Nucleari, se per “nonviolenza efficace”, come fa anche Papa Francesco nella Laudato si’, intendiamo i progressi del diritto internazionale? Ritenete che “l’ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le Nazioni” (art. 11 della Costituzione italiana, secondo comma) sia componente imprescindibile del movimento internazionale della società civile che scommette sul futuro sostenibile di una unica comunità planetaria di destino?
Credo che sia stata questa una tappa molto importante nella storia del genere umano. Però purtroppo, come accade molte volte, quello che viene sancito nelle dichiarazioni e nei trattati internazionali non si trasforma automaticamente in una pratica reale e condivisa. Ci siamo battuti per arrivare a questo trattato: il TPAN. Adesso l’impegno più importante è che venga rispettato e che il maggior numero possibile di Paesi lo sottoscriva e lo ratifichi. Mentre noi stiamo discutendo di questi argomenti, la corsa al nucleare prosegue non solo nell’ambito civile, ma anche nell’ambito militare. Assistiamo ad una farsa, secondo la quale esiste la possibilità di un nucleare verde, pulitissimo, non rischioso. Su questo dobbiamo avere una posizione netta e precisa.
Hai fatto bene Laura ad accennare alla necessità di iniziative finalizzate a riscrivere l’architettura istituzionale che dovrebbe regolare la convivenza tra gli esseri umani; questo è un punto fondamentale. Abbiamo bisogno di una Costituzione globale. Oggi, per fare un esempio, una nazione può decidere di costruire una grande diga modificando il percorso di un fiume, provocando conseguenze pesantissime su altri Paesi; in casi simili le legislazioni nazionali sono totalmente impotenti e le dichiarazioni e i trattati internazionali non hanno forza cogente e non vi è nessuna autorità in grado di esigerne il rispetto.
Dobbiamo operare per arrivare ad una Costituzione mondiale; apprezzo molto, ad esempio, le elaborazioni in questo campo di Riccardo Petrella e di Luigi Ferrajoli.
4 – In quale modo pensate che il concetto di educazione alla cittadinanza planetaria possa trovarsi in rapporto alla cultura della pace che i Disarmisti esigenti hanno declinato come cultura della terrestrità nel libro “Memoria e futuro”? Stimate essenziale che il cittadino del mondo sia anche un soggetto dotato di responsabilità ecologica verso la Terra come “unico corpo vivente” ben oltre la metafora della “casa comune”?
Credo che non ci siano dubbi che ogni soggetto vivente abbia una sua responsabilità rispetto al presente e al futuro; per poter gestire in modo consapevole tale responsabilità è necessario avere memoria del passato e delle conseguenze che certe scelte hanno prodotto. Senza memoria è impossibile sviluppare una credibile progettualità futura; per questo “Memoria e futuro” (Mimesis Edizioni, 2021) è un titolo “azzeccato”. Non si può parlare di futuro senza mettere al centro il ruolo delle istituzioni pedagogiche e formative; ma questo è un altro tallone d’Achille della nostra società, come abbiamo potuto purtroppo verificare anche durante la pandemia, con il grande disinteresse per il presente e il futuro dei nostri giovani.
Tornando al dibattito sulla necessità di una Costituzione mondiale, è importante sottolineare come tale progetto debba partire, prima di tutto, dalla piena attuazione di quelle dichiarazioni universali, di quei trattati, di quegli accordi internazionali firmati e sottoscritti e che rischiano di rimanere inattuati, di rimanere solo vuoti esercizi lessicali. Sta a noi richiamare gli Stati e le istituzioni alle loro responsabilità.
Appello delle Acli, dell’Azione cattolica italiana, dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, del Movimento dei Focolari e di Pax Christi. “Nelle basi di Aviano (Pordenone) e di Ghedi (Brescia), sono presenti ordigni nucleari (B61), una quarantina circa”.
La cara amica Antonia Baraldi Sani, già presidente di Wilpf – Women’s International League For Peace and Freedom Italia, in una nostra conversazione telefonica, riflette sul concetto di pace e di pacifismo.
ICAN, una campagna per rafforzare l’impegno antinucleare, oggi sottovalutato e tralasciato, che è impegno per un mondo fondato sulla forza dei diritti umani e dell’umanità
Il libro Memoria e futuro di Alfonso Navarra, Luigi Mosca, Laura Tussi, Fabrizio Cracolici è frutto di un impegno collettivo portato avanti dai Disarmisti Esigenti con i contributi di Vittorio Agnoletto, Moni Ovadia, Alex Zanotelli e molti altri