Il modernismo: sintesi di tutte le eresie
Una riforma illuminata. Il modernismo
Nel 1907 il Santo Uffizio condannava il modernismo con l’enciclica di Pio X. Con questi documenti di condanna la Chiesa reagiva in modo estremamente duro contro un movimento che si definiva sintesi di tutte le eresie.
Il modernismo, affermatosi prima in Francia e poi in Italia tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento non era in realtà un fenomeno unitario. In esso confluivano le più diverse esperienze ed esigenze religiose e lo stesso termine modernismo venne usato per la prima volta solo dagli avversari del movimento con una connotazione negativa e dispregiativa.
Il modernismo dentro, ma contro l’istituzione ecclesiastica
I modernisti si proponevano comunque una riforma della chiesa che armonizzasse i valori della tradizione e della cultura cattolica con i problemi impellenti e gravidi di sfide posti dall’età moderna, adattando dunque la rivelazione neotestamentaria a una spiritualità in rapida evoluzione e crescita e alle problematiche della società contemporanea, uscendo così dal bigottismo e dal provincialismo filoclericale.
Tutto questo però non contro la chiesa, ma nella chiesa stessa, traendo ispirazione dall’evoluzione del pensiero religioso ottocentesco e adottando come strumento di ricerca anche in campo religioso il metodo storico moderno.
L’anticipazione del Concilio Vaticano Secondo?
L’adozione del metodo storico moderno come strumento di ricerca comportava una maggiore spregiudicatezza nell’esegesi biblica, un più libero atteggiamento nei confronti dell’insegnamento religioso, il richiamo all’esperienza religiosa e come testimonianza della verità della fede e tutte queste aperture al mondo e alle problematiche sociali che poi vennero riprese dal Concilio Vaticano Secondo.
Ernesto Buonaiuti e il mondo laico
Con queste esigenze, che si erano manifestate in varie opere proprio grazie ad Ernesto Buonaiuti, indubbiamente la personalità di maggior spicco del modernismo italiano, il programma modernista si delineò fra il 1905 e il 1908, coinvolgeva anche i laici con il loro portato rivoluzionario, innovativo e riformista delle emergenze imposte da una attualità sempre più negativa e problematica, che anticipava tutte le meschinità del periodo fascista.
Significativo è infatti l’attivo coinvolgimento di un gruppo milanese che faceva capo a Tommaso Gallarati Scotti, che nel 1907 fondò la rivista Il Rinnovamento.
L’anno prima, del resto, al movimento aveva aderito anche lo scrittore Antonio Fogazzaro che con il suo romanzo Il santo aveva delineato il ritratto di un prete modernista e evidentemente spregiudicato rispetto alle imposizioni della dottrina.
La durissima reazione dell’istituzione ecclesiastica e del Vaticano
La reazione della chiesa fu durissima e stroncò il movimento sul nascere proprio mentre esso tendeva ad allargarsi. Tra il 1903 e il 1907 molte opere moderniste furono messe all’indice e il 1907 vide la condanna del Santo Uffizio e l’intervento di Pio X con l’enciclica che elencava minuziosamente tutte le proposizioni condannabili in quanto moderniste.
Anche se molti motivi del modernismo vennero ripresi dalle formazioni democratiche cristiane più progressiste, la condanna segnò la fine del movimento.
Le posizioni degli intellettuali rispetto al modernismo
Molti intellettuali modernisti rientrarono nella chiesa, come Fogazzaro mentre al contrario altri, spingendo all’estremo il pensiero modernista, uscirono definitivamente dal cattolicesimo: in Francia del resto lo stesso Loisy, considerato l’iniziatore del modernismo, si avviava verso l’approdo dell’agnosticismo. Solo Ernesto Buonaiuti rimase fedele al suo pensiero, nonostante la scomunica che lo raggiunse nel 1926, criticando aspramente l’operato della chiesa, ma continuando a proclamarsi suo figlio fedele fino alla morte avvenuta nel 1946.
Scomunicato e dimesso dallo stato clericale dalla chiesa cattolica per aver preso le difese del movimento modernista, Buonaiuti fu prima esonerato dalle attività didattiche, in base ai Patti Lateranensi tra Chiesa e Regno d’Italia, e poi privato della cattedra universitaria per essersi rifiutato, con pochi altri docenti (appena dodici), di giurare fedeltà al regime fascista.
Bibliografia ragionata:
Bruti Liberati, Il clero italiano nella grande guerra, Editori Riuniti, Roma
Morozzo della Rocca, La fede e la guerra. Cappellani militari e preti soldati, Editori Riuniti, Roma
Soave, Fermenti modernisti e democrazia cristiana, Giappichelli, Torino
Ulteriore bibliografia di approfondimento:
AA.VV. , Bandiere di pace, Chimienti, Taranto
Aron, Pace e guerra tra le nazioni, tr.it. Comunità, Milano
Bartels, L’Europa dei movimenti per la pace, in Giano n. 4/1990
Battistelli, Sociologia e guerra. Il problema della guerra nelle origini del pensiero sociologico, Archivio Disarmo, Roma
Bobbio, Il problema della guerra e le vie della pace, Il Mulino, Bologna
Collotti, G. Di Febo, (a cura di), Contro la guerra. La cultura della pace in Europa (1789-1939), Dossier Storia, Giunti, Firenze
- P. Taylor, English History 1914-45. Oxford University Press
Analisi:
Branson, M. Haienemann, L’Inghilterra degli anni Trenta, Laterza Bari
Ceadel, Pacifismi in Britain, Oxford University Press
Approfondimenti:
Elorza, Documenti e discorsi del militare ingenuo, San Sebastian
Erasmo da Rotterdam, Contro la guerra, a cura di F.Gaeta, L’Aquila
Trattato sulla tolleranza, a cura di Palmiro Togliatti, Editori Riuniti Roma
Foto:
Il modernismo catalano e Antoni Gaudì
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