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Il Giorno della Liberazione

Il 25 Aprile al tempo del coronavirus

Il Giorno della Liberazione

Resistenza è stata lotta, sacrificio, guerra, deportazione. Ora Resistenza è indignazione e denuncia

25 aprile 2020

Laura Tussi e Fabrizio Cracolici

Il 25 Aprile del 1945 l’Italia è stata liberata dall’orrore e dall’occupazione nazifascista.

Questa attuale è la prima volta in 75 anni che non si celebrerà il Giorno della Liberazione in tutte le piazze d’Italia a causa di un evento che sta mettendo in ginocchio il vivere civile, sociale, politico, economico del mondo: l’emergenza pandemia.

Ma ancora più importante è tenere in considerazione quello che sta avvenendo a livello globale e planetario per mantenere alta l’attenzione sui valori e gli ideali contenuti nella grande esperienza della lotta partigiana antifascista che ha consegnato al mondo intero carte costituzionali e dettati di diritto internazionale: dobbiamo arrestare i nazionalismi, i sovranismi, i suprematismi e le dittature mascherate da democrazie. Ricordare e fare memoria della Resistenza non è un atto né scontato e né banale anzi è di fondamentale importanza attuale e contemporanea.

Molte sono le considerazioni e le analisi da fare in questo preciso momento storico. Una di queste riguarda la riemergenza in vasti settori della società nazionale e mondiale sotto l’influenza di ideologie fasciste, naziste, razziste e xenofobe, sotto forma di nazionalismo da parte di molte e troppe forze politiche nel mondo. Dall’Ungheria con Orban, alla Brexit, alle politiche antiecologiche e guerrafondaie americane di Trump, alla Turchia di Erdogan contro i Curdi, alla guerra in Siria, Libia e nello Yemen, alle tragiche guerre e ai criminali genocidi nel corno d’Africa, nella striscia di Gaza in Palestina colonizzata da Israele, all’asservimento dell’Europa alla Nato, all’export di armi e alla rincorsa al riarmo e alle logiche spietate dell’energia e degli ordigni nucleari e alla riemergenza del razzismo, del cattivismo dilagante e del qualunquismo antiegualitario che contrastano nettamente con le carte e le costituzioni nate dall’Antifascismo.

Come possiamo oggi dare valore e riconoscimento a questa grande esperienza di lotta per la pace e per i diritti umani che è stata la Resistenza?

L’unico modo è impegnarsi per costruire una società basata sulla forza del diritto e non sul diritto della forza che dia attuazione ai dettati costituzionali e che guardi ai cittadini come persone con tutte le loro rivendicazioni oltre ai loro doveri. Il rispetto delle leggi, la tutela di nostra Madre Terra, la salvaguardia dell’assetto ecologico e climatico planetario e dei diritti umani devono diventare una priorità che va oltre gli interessi personalistici di potenti e multinazionali che per i loro interessi non tengono minimamente in considerazione, anzi disprezzano la vita e la salute, ma guardano all’esclusivo e sporco guadagno e ricavo economico e alle speculazioni di ogni tipo e in ogni settore.

Dov’è la giustizia quando persone vengono abbandonate in mare perché si stabilisce che l’Italia non è un porto sicuro?

Dov’è la giustizia quando in una piena emergenza sanitaria, persone malate di coronavirus vengono trasferite in case di cura dove, invece che proteggere persone fragili, vengono messe addirittura a contatto con il virus e con la possibilità di sviluppare patologie che addirittura possono portare alla morte?

Queste sono le grandi lotte che gli attivisti per la pace nel mondo, quelli che saranno i nuovi partigiani, dovranno attivare per permettere all’intera umanità di salvarsi perché non ci si salva da soli, individualmente, ma solo tutti assieme possiamo salvarci.

L’esperienza della Resistenza Antifascista ha portato centinaia di Resistenti e Partigiani al sacrificio personale finalizzato alla conquista del bene comune. Questi sono i gli ideali e i valori che noi dobbiamo evidenziare e a cui credere convintamente e questa è l’importanza che ricopre oggi Anpi – Associazione Nazionale Partigiani nella società tutta, perché ricordare di avere come stella polare questi valori e ideali è per tutti noi una opportunità per uscire finalmente da un periodo oscuro e da diverse epoche atroci per l’umanità intera. Basti ricordare il periodo della strategia della tensione, le stragi neofasciste a cui molte forze sociali e politiche si sono opposte per donare un nuovo e futuro periodo di pace vera basato sui valori fondanti della giustizia sociale e del rispetto istituzionale.

Resistenza è stata lotta, sacrificio, guerra, deportazione.

Ora Resistenza è indignazione e denuncia.Resistenza

Note: Per non dimenticare questi tragici eventi segnaliamo l’archivio Lager e Deportazione del progetto inerente la memoria storica e la pace dal titolo Per non dimenticare di cui siamo referenti e promotori con le città di Nova Milanese e Bolzano: una autentica realtà di impegno e attivismo in vari settori della società civile per promuovere gli ideali della memoria storica e della pace in tutto il mondo.

Questo il Link di riferimento:

https://www.peacelink.it/pace/a/37386.html

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Premio Ponti di Memoria per l’azione civile al Progetto Riace. Musica per l’Umanità

Nel 75esimo anniversario della Liberazione

Premio Ponti di Memoria per l’azione civile al Progetto Riace. Musica per l’Umanità

I promotori: Associazione Arci Ponti di Memoria, Casa della Memoria, Anpi Milano, MEI – Meeting Etichette Indipendenti

Premio al Progetto Riace. Musica per l'Umanità

In diretta streaming dalla pagina Facebook dell’Associazione Ponti di memoria

https://www.facebook.com/AssociazioneArciPontiDiMemoria/

In condivisione e in cross-posting su centinaia tra pagine e profili privati

 

Nel 75esimo anniversario della Liberazione

Premio Ponti di Memoria per l’azione civile al Progetto “Riace. Musica per l’Umanità”

I promotori: Associazione Arci Ponti di Memoria, Casa della Memoria, Anpi Milano, MEI – Meeting Etichette Indipendenti

L’Associazione Arci Ponti di memoria, in collaborazione con Casa della memoria e Anpi Milano, presentano la terza edizione del “Premio Ponti di memoria per l’impegno civile”

Il 22 aprile alle ore 21, in diretta live streaming dalla pagina Facebook dell’Associazione Arci Ponti di memoria, in cross-posting e in condivisione su centinaia di pagine e profili, andrà in scena la terza edizione del premio all’impegno civile nell’arte e nella cultura, destinato a personaggi o entità che si sono distinti nel recupero della memoria e nella sua trasmissione alle nuove generazioni. Accanto a nomi conosciuti della musica, del teatro, del cinema, della cultura e dell’informazione, saranno premiate persone che hanno rappresentato un punto di riferimento nella memoria di Milano.
La memoria che si propone di riscoprire non è solo passato, ma si trasforma in un ponte tra generazioni che condividono identici valori.

Come fosse un passaggio di testimone.
La cerimonia di premiazione si sarebbe dovuta tenere alla Casa della memoria di Milano, ma a causa dell’emergenza Coronavirus si trasferisce su internet, in forma virtuale e partecipata.

 

PROGRAMMA
Premio “Ponti di memoria” alla memoria

Claudia e Silvia Pinelli (in memoria di Pino Pinelli)

Tiziana Pesce (in memoria di Giovanni Pesce e Onorina Brambilla)

Rossella Traversa (in memoria di Libero Traversa)

 

Premio “Ponti di memoria” musica di impegno civile e ricerca 

Marino Severini Gang

Gianluca Spirito Modena City Ramblers

Massimo Priviero

Gaetano Liguori

Renato Franchi e Orchestrina del suonatore Jones

Luca Taddia

Andrea Sigona

Banda Popolare dell’Emilia Rossa
Premio “Ponti di memoria” teatro 

Gabriele Vacis (per il lavoro di ricerca e sperimentazione in campo teatrale)

Renato Sarti (per lo spettacolo “Il rumore del silenzio” su Piazza Fontana)

Tiziana Di Masi (per lo spettacolo “Io siamo” sul concetto di Bene comune)

 

Premio “Ponti di memoria” letteratura e saggistica

Gino Marchitelli (per i libri “Il covo di Lambrate” e (Campi fascisti, la vergogna italiana”)

Adele Marini (per il libro “L’altra faccia di Milano”)

 

Premio “Ponti di memoria” azione civile 

Vittorio Agnoletto (per l’impegno civile nel lavoro di medico e per il programma “37,2” a Radio Popolare)

Laura Tussi e Fabrizio Cracolici (per il progetto Riace, musica per l’umanità)

 

Presenta Daniele Biacchessi, giornalista, scrittore, presidente dell’Associazione Arci Ponti di memoria.
Regia e Coordinamento: Daniele Biacchessi Presidente di Ponti di Memoria

Contatti:

E-mail:
biacchessi@gmail.com
Siti:
www.pontidimemoria.it

 

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Per scrivere questa storia, l’Autore Franco Schirone ha ripreso un capitolo de “La gioventù anarchica” e l’ha ampliato utilizzando documentazione e materiali cartacei che ha potuto ritrovare con una serie di ricerche negli ambiti dell’attivismo anarchico. “Si tratta di fogli e ciclostilati: una produzione che è cresciuta un po’ in tutt’Italia, prodotta dai gruppi o da individui che si identificano in quell’ampio movimento noto con il nome di ‘contestazione globale’: sono i Provos, i Beatniks, i Beats, i Pleiners, i Nozems, i Cavalieri del nulla” afferma l’Autore nel libro.

A metà anni 60, in un’Italia ancora molto provinciale e tradizionalista, appena uscita da un dopoguerra disastroso e dalla ricostruzione, ove sussistono ampie sacche popolari arretrate, da cui attingere manodopera per le grandi industrie del Nord; in un’Italia che vede l’accelerare dell’abbandono dalle campagne e la concentrazione urbana in un vorticoso incremento produttivo e consumistico; in un’Italia che nonostante il cosiddetto boom economico rimane provinciale e tradizionalista, si fa strada un nuovo soggetto sociale: i giovani.

Un soggetto sociale che desta non poche preoccupazioni in quanto prende di mira qualsiasi atteggiamento autoritario, fondante l’assetto e l’ordinamento sociale esistente.

Molti di questi giovani sanno ciò che sta accadendo altrove, fuori dai ristretti confini della penisola. La Beat Generation, gli Yippie statunitensi, il Pop inglese, il movimento dei Provos in Olanda non sono lontane chimere e i loro echi giungono forti a una generazione che vuole essere libera di pensare fuori da convinzioni e convenzioni , da tradizioni e da qualsiasi schema precostituito; che vuole vestirsi come gli pare e portare i capelli lunghi; che odia la guerra e vuole un mondo senza armi, senza divise, senza confini; che sogna un mondo nuovo dove imperino solo la pace e la fratellanza universale; che rivendica la libera unione senza matrimonio, la libertà sessuale e la pillola anticoncezionale. E, che mette in atto, fin da subito, una lotta all’autoritarismo, contestando, innanzitutto, l’autorità paterna, quindi l’autoritarismo nella scuola, quello della gerarchia ecclesiastica, dell’istituzione militare e l’autorità statale in genere. Pacifista e non violento, il nuovo soggetto sociale, i giovani, come un torrente in piena, lacera le certezze del corpo sociale e le sue convinzioni, le sue istituzioni quella familiare soprattutto.

A Milano il gruppo “Onda Verde”, che fa propria l’esperienza Provos , diffonde volantini, incitando i giovani all’obiezione di coscienza, alla non violenza, alla lotta contro la proliferazione delle armi, al rifiuto dei falsi miti patriottici.

Si organizzano manifestazioni contro l’intervento statunitense in Vietnam, con happening davanti al consolato americano e autoincatenamento in piazza San Babila a Milano, allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi dell’antimilitarismo e dell’obiezione di coscienza. Le manifestazioni contro il Vietnam, organizzate in quell’anno 1966-1967, insieme a quelle aventi per tema il disarmo, saranno una costante che unirà i giovani di ogni parte d’Italia in un ideale e in una concreta unione con i giovani che negli Stati Uniti contestano per gli stessi motivi.

I ringraziamenti da parte dell’autore di questo saggio breve,  ma molto denso di significati, Franco Schirone, vanno innanzitutto all’anonima moltitudine di giovani di quella che ci piace definire la generazione dell’innocenza. Senza di loro nulla sarebbe cambiato nella società. Non si può dimenticare di ringraziare le persone che, tra lo sberleffo dei più, hanno avuto il piacere e il coraggio della conservazione della carta, per cui i volantini qui riprodotti, i giornali ciclostilati nel biennio 1966 1967, li potete leggere grazie alla loro eroica azione di salvataggio. Un grazie ai compagni dell’Archivio Storico della Federazione Anarchica italiana di Imola, oltre a tutti quelli passati e presenti che hanno reso possibile questo luogo.

Naturalmente per la copertina un ringraziamento va a Ivan poeta di strada a Milano autore del disegno.

Note: Per richiedere il libro: https://umanitanova.org/?p=8469

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Un soggetto sociale che desta non poche preoccupazioni in quanto prende di mira qualsiasi atteggiamento autoritario, fondante l’assetto e l’ordinamento sociale esistente.

Molti di questi giovani sanno ciò che sta accadendo altrove, fuori dai ristretti confini della penisola. La Beat Generation, gli Yippie statunitensi, il Pop inglese, il movimento dei Provos in Olanda non sono lontane chimere e i loro echi giungono forti a una generazione che vuole essere libera di pensare fuori da convinzioni e convenzioni , da tradizioni e da qualsiasi schema precostituito; che vuole vestirsi come gli pare e portare i capelli lunghi; che odia la guerra e vuole un mondo senza armi, senza divise, senza confini; che sogna un mondo nuovo dove imperino solo la pace e la fratellanza universale; che rivendica la libera unione senza matrimonio, la libertà sessuale e la pillola anticoncezionale. E, che mette in atto, fin da subito, una lotta all’autoritarismo, contestando, innanzitutto, l’autorità paterna, quindi l’autoritarismo nella scuola, quello della gerarchia ecclesiastica, dell’istituzione militare e l’autorità statale in genere. Pacifista e non violento, il nuovo soggetto sociale, i giovani, come un torrente in piena, lacera le certezze del corpo sociale e le sue convinzioni, le sue istituzioni quella familiare soprattutto.

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Si organizzano manifestazioni contro l’intervento statunitense in Vietnam, con happening davanti al consolato americano e autoincatenamento in piazza San Babila a Milano, allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi dell’antimilitarismo e dell’obiezione di coscienza. Le manifestazioni contro il Vietnam, organizzate in quell’anno 1966-1967, insieme a quelle aventi per tema il disarmo, saranno una costante che unirà i giovani di ogni parte d’Italia in un ideale e in una concreta unione con i giovani che negli Stati Uniti contestano per gli stessi motivi.

I ringraziamenti da parte dell’autore di questo saggio breve,  ma molto denso di significati, Franco Schirone, vanno innanzitutto all’anonima moltitudine di giovani di quella che ci piace definire la generazione dell’innocenza. Senza di loro nulla sarebbe cambiato nella società. Non si può dimenticare di ringraziare le persone che, tra lo sberleffo dei più, hanno avuto il piacere e il coraggio della conservazione della carta, per cui i volantini qui riprodotti, i giornali ciclostilati nel biennio 1966 1967, li potete leggere grazie alla loro eroica azione di salvataggio. Un grazie ai compagni dell’Archivio Storico della Federazione Anarchica italiana di Imola, oltre a tutti quelli passati e presenti che hanno reso possibile questo luogo.

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    Un soggetto sociale che desta non poche preoccupazioni in quanto prende di mira qualsiasi atteggiamento autoritario, fondante l’assetto e l’ordinamento sociale esistente.

    Molti di questi giovani sanno ciò che sta accadendo altrove, fuori dai ristretti confini della penisola. La Beat Generation, gli Yippie statunitensi, il Pop inglese, il movimento dei Provos in Olanda non sono lontane chimere e i loro echi giungono forti a una generazione che vuole essere libera di pensare fuori da convinzioni e convenzioni , da tradizioni e da qualsiasi schema precostituito; che vuole vestirsi come gli pare e portare i capelli lunghi; che odia la guerra e vuole un mondo senza armi, senza divise, senza confini; che sogna un mondo nuovo dove imperino solo la pace e la fratellanza universale; che rivendica la libera unione senza matrimonio, la libertà sessuale e la pillola anticoncezionale. E, che mette in atto, fin da subito, una lotta all’autoritarismo, contestando, innanzitutto, l’autorità paterna, quindi l’autoritarismo nella scuola, quello della gerarchia ecclesiastica, dell’istituzione militare e l’autorità statale in genere. Pacifista e non violento, il nuovo soggetto sociale, i giovani, come un torrente in piena, lacera le certezze del corpo sociale e le sue convinzioni, le sue istituzioni quella familiare soprattutto.

    A Milano il gruppo “Onda Verde”, che fa propria l’esperienza Provos , diffonde volantini, incitando i giovani all’obiezione di coscienza, alla non violenza, alla lotta contro la proliferazione delle armi, al rifiuto dei falsi miti patriottici.

    Si organizzano manifestazioni contro l’intervento statunitense in Vietnam, con happening davanti al consolato americano e autoincatenamento in piazza San Babila a Milano, allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi dell’antimilitarismo e dell’obiezione di coscienza. Le manifestazioni contro il Vietnam, organizzate in quell’anno 1966-1967, insieme a quelle aventi per tema il disarmo, saranno una costante che unirà i giovani di ogni parte d’Italia in un ideale e in una concreta unione con i giovani che negli Stati Uniti contestano per gli stessi motivi.

    I ringraziamenti da parte dell’autore di questo saggio breve,  ma molto denso di significati, Franco Schirone, vanno innanzitutto all’anonima moltitudine di giovani di quella che ci piace definire la generazione dell’innocenza. Senza di loro nulla sarebbe cambiato nella società. Non si può dimenticare di ringraziare le persone che, tra lo sberleffo dei più, hanno avuto il piacere e il coraggio della conservazione della carta, per cui i volantini qui riprodotti, i giornali ciclostilati nel biennio 1966 1967, li potete leggere grazie alla loro eroica azione di salvataggio. Un grazie ai compagni dell’Archivio Storico della Federazione Anarchica italiana di Imola, oltre a tutti quelli passati e presenti che hanno reso possibile questo luogo.

    Naturalmente per la copertina un ringraziamento va a Ivan poeta di strada a Milano autore del disegno.

    Note: Per richiedere il libro: https://umanitanova.org/?p=8469

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Per un futuro senza eserciti

Recensione

Per un futuro senza eserciti

Contro la guerra infinita e la militarizzazione sociale

Libro

Recensione di Laura Tussi

Recensione al Libro – Atti del Convegno antimilitarista tenutosi a Milano edito dal gruppo editoriale ‘Usi – Cit’ e Zero in condotta.

 

Questa riflessione e presa di consapevolezza e di azione collettiva contro la guerra, il militarismo, la violenza, dal titolo “Per un futuro senza eserciti: contro la guerra infinita e la militarizzazione sociale”, risulta e prende forma e consistenza di attivismo e militanza pacifista e nonviolenta, dalla profondità dell’esigenza di non arrendersi alla logica dominante del neoliberismo, dei poteri forti e dell’emergenza di reazione a un’urgenza macabra, atroce e quotidiana di distruzione e di morte. Negli atti di questo convegno editi da Usi- Cit e Zero in condotta si leggono i contributi di singoli, gruppi e organizzazioni nel tentativo sociale e politico, della volontà di capovolgere nella pratica e nel pensiero, la tragica congiuntura e crisi strutturale economica, politica e sociale e di valori attuale. Con gli approfondimenti, le note, i dati elencati dei relatori risulta che la scelta antimilitarista dovrebbe essere essenziale e scontata. Ma da questo studio emerge che risulta paradossalmente difficile e complicato capovolgere e rovesciare e disinnescare i meccanismi sociali del razzismo e i dettami del linguaggio che chiama la guerra ‘pace’, la distruzione ‘democrazia’, le persecuzioni razziali ‘sicurezza’, la povertà e l’umiltà ‘assenza di decoro’.

Questo testo, attraverso le diverse sensibilità intellettuali culturali e di ricerca degli innumerevoli relatori partecipanti, vuole diventare uno strumento, o meglio, una risorsa per  pensare, ripensarsi e approfondire, confrontarsi e dibattere. Infatti risulta inaccettabile spendere e sprecare 64 milioni di euro al giorno per le spese militari: acquisire strumenti di guerra, armi sempre più sofisticate e letali per commettere atti di morte e distruzione significa abituare tutti gli essere umani alla logica del terrore e alla dinamica della sopraffazione. Perché non rientra nella norma di una vita felice vivere in territori dove sono installati ordigni bellici, basi militari, testate nucleari e poi faticare per uno stipendio dignitoso, accettare che si taglino posti di lavoro e si scarichino queste tensioni sugli ultimi della terra, dai migranti ai disabili ai senzatetto.

Dobbiamo provare a diffondere gli atti di questo importante convegno e raccontarli e soprattutto trasformarli in momenti concreti di lotta, per non arrendersi al negativo e al brutto imposto dal potere. Ma al contrario per far diventare la realtà quotidiana il vero mondo che vogliamo, “un altro mondo possibile”, bello e positivo. In questi atti, la federazione anarchica e l’unione sindacale italiana ragionano sul rilancio dell’attività antimilitarista, sulla spesa militare correlata all’industria bellica con le infrastrutture militari, le forze armate in un sistema che ingenera guerre, profughi, immigrazione. Alternativa Libertaria analizza le problematiche connesse alla Nato e alla politica di potenza. La Lega per il disarmo unilaterale denuncia il rischio di una guerra nucleare, attualmente in aumento e annuncia un alto monito di speranza come il trattato Onu del luglio 2017, trattato di proibizione delle armi nucleari varato a New York a palazzo di vetro con 122 nazioni e la società civile organizzata in Ican – Campagna per l’abolizione degli ordigni di distruzione di massa nucleari, che è valsa, a tutta questa vasta rete di attivisti per il disarmo nucleare universale, il premio Nobel per la Pace nel 2017.

E ancora le stragi dell’uranio impoverito, che vede l’Adriatico una discarica di bombe inesplose sganciate dagli aerei e gli effetti devastanti e l’uso bellico di questo agente altamente radioattivo.

Inoltre si fa presente che alcuni aerei cacciabombardieri f35 sono di stanza nella base militare di Amendola e sono forniti della stessa dotazione degli Eurofighter.

E ancora ricordiamo la piaga mortifera dei poligoni di tiro, come in Sardegna. E la Sicilia che diviene una piattaforma militare nel centro del Mediterraneo con il tragico excursus di basi militari USA e NATO: la Sicilia che ieri era ponte verso l’Africa e oggi è frontiera della fortezza Europa con vari aspetti nevralgici del militarismo dilagante e della questione migranti. La Sicilia che ha visto ingenti lotte popolari contro la militarizzazione: Augusta, Comiso, Niscemi. Ricordiamo la caratteristica della lotta No Muos, tra solidarietà, incomprensioni, indifferenza. Dunque occorre incrementare le azioni di contrasto e opposizione alle politiche di guerra e di investimenti e spese militari, tutte risorse sottratte alle nostre principali necessità di case, ospedali, asili, scuole, servizi sociali e risulta soprattutto necessario disincentivare la spregiudicata propaganda militarista nelle scuole e nelle università per formare invece le nuove e future generazioni alla salvaguardia e alla tutela dell’ideale umanitario e umanistico più bello e importante: la pace.

 

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Le stelle della Resistenza

Hessel, Pesce e Pinelli: la loro lotta sia il nostro impegno

Le stelle della Resistenza

Per costruire con la musica, l’arte e i libri una vera cultura di pace
Laura Tussi

Laura Tussi (Rete ICAN Premio Nobel per la Pace)

Le stelle della Resistenza

Personalità della Resistenza come Hessel, Pesce e Pinelli costituiscono la stella polare e l’orientamento del nostro agire culturale e del nostro impegno e attivismo politico e non partitico.

La seguente analisi è scaturita dalla sintesi delle nostre presentazioni in pubblico con le figlie di Giuseppe Pinelli, con la figlia di Giovanni Pesce, dalle letture dei libri di Stéphane Hessel e dalla proposizione del suo alto messaggio.

Pino Pinelli, da Partigiano anarchico, vive lo stesso periodo storico, seppure in spazi e tempi differenti, con il partigiano socialista libertario Stéphane Hessel per la concezione di antifascismo sociale, differente e contrastante con le frange estreme attuali di antifascismo violentista. Pino Pinelli come antimilitarista nonviolento (Cfr. F. Schirone, Giuseppe Pinelli: il ferroviere di San Siro, con il Patrocinio dell’Associazione Culturale “Pietro Gori” – Milano e USI – CIT, Unione Sindacale Italiana e intervista di Laura Tussi a Claudia Pinelli) ha condiviso e promosso l’impegno per il disarmo con l’obiezione di coscienza e la disobbedienza civile. Così come queste istanze compaiono negli appelli di Stéphane Hessel per un disarmo nucleare universale come principio dell’umanità a vivere il diritto alla felicità senza la paura della catastrofe nucleare e da cui hanno preso le mosse i movimenti internazionali come Ican e Occupy Wall Street e associazioni come Disarmisti Esigenti, Peacelink e altre che operano a livello nazionale e internazionale e che sono state insignite Premio Nobel per la pace nel 2017 per l’attivismo di pace nell’impegno per l’abolizione degli ordigni di distruzione di massa nucleari e per il trattato Onu TPNW varato a New York a palazzo di vetro con 122 nazioni e la società civile organizzata con Ican.

“La nonviolenza è il cammino che dobbiamo imparare a percorrere” è la celebre riflessione di Stéphane Hessel (Cfr. Navarra, Mosca, Agostinelli, La follia del nucleare, con Introduzione di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici e Prefazione di Alex Zanotelli, Mimesis Edizioni) così come Pinelli portava avanti i valori della giustizia sociale con la costruzione della pace e della nonviolenza dal basso. Pinelli era aperto al dialogo e al confronto così come lo è la problematicità insita di Giovanni Pesce con il testamento spirituale e gli appelli al disarmo e alla pace, come si legge nel libro di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici dal titolo “Giovanni Pesce. Per non dimenticare” Mimesis Edizioni. La nonviolenza politica contrasta con l’assoluto etico ma è la strategia efficace per prevenire il degenerare dei conflitti nella concretezza storica che impone di reagire alla situazione di violenza con scelte anche armate per ridurre il tasso complessivo della violenza e per impedire genocidi organizzati. “Anarchia è responsabilità e ragionamento” così come la capacità di Pinelli di costruire con l’impegno per la pace e la nonviolenza e l’attivismo culturale ambiti e punti di riferimento creativi e intelligenti che vanno oltre le formule astratte e gli schematismi ideologici precostituiti per puntare alla radice dei problemi con l’incrollabile fede nell’umanità che è unica e nelle persone che sono libere e uguali.

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