Intervista a Vittorio Agnoletto sul film “C’era una volta in Italia. Giacarta sta arrivando”.
Vittorio Agnoletto: “Ecco come la privatizzazione sta cancellando il diritto alla salute”
Un viaggio che abbraccia il mondo intero partendo da Cariati, piccolo centro calabrese che ha rappresentato una svolta nel percorso delle lotte per il diritto alla salute a livello globale, grazie anche all’appoggio di nomi illustri come Roger Waters e Ken Loach. C’era una volta in Italia è il docufilm narrato da Vittorio Agnoletto che affronta proprio questi temi. Ne abbiamo parlato con lui.
Da vari mesi il documentario “C’era una volta in Italia. Giacarta sta arrivando” viene diffuso in tutto il Paese e sta riscuotendo un importante successo che si basa solo sul passa parola tra associazioni che ne organizzano la proiezione nelle varie sale cinematografiche e nei vari ambiti tematici. L’argomento è drammatico. Riguarda soprattutto la privatizzazione della sanità pubblica. Gli interlocutori del film sono Vittorio Agnoletto, Gino Strada, Roger Waters, Ken Loach, Jean Ziegler, Nicoletta Dentico e altri, tutte personalità celebri e rinomate per le loro lotte sociali e per il loro impegno civile. Vogliamo intervistare Vittorio Agnoletto a proposito di questo film e documentario in cui lui è uno dei protagonisti e delle voci narranti.
Il docufilm si sviluppa su differenti scenari: locale, nazionale e mondiale. Qual è il tema che tiene insieme queste differenti narrazioni?
Il tema è molto semplice: la conquista del diritto all’assistenza sanitaria pubblica in tutto il mondo e l’attacco che il neoliberismo porta a questo diritto nel tentativo di trasformare la nostra salute in merce e di trasformare un diritto universale in un profitto per pochi. La particolarità del film è proprio quella di tenere insieme un racconto che si svolge in un piccolo paesino della Calabria – ed è una storia vera di una popolazione che si oppone alla chiusura di un ospedale, anzi che lotta per ottenerne la riapertura – con la dimensione nazionale, europea e globale, mostrando che la situazione è simile in diverse parti del mondo dove la sanità pubblica è sotto attacco.
A livello mondiale nel 1948 l’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, stabilisce che la salute non è solo assenza di malattia, ma “uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia”. Che rapporto sussiste tra questa affermazione e quanto stabilito nella nostra Costituzione?
Vi è un parallelismo impressionante, una coincidenza incredibile di date tra l’elaborazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l’affermarsi del diritto alla salute nel nostro Paese. Una coincidenza temporale che non esiste in nessun’altra nazione al mondo.
Due sono le date fondamentali: il 1948 e il 1978.
Il 1948 entra in funzione ufficialmente l’OMS che elabora la definizione di salute quale “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non semplicemente assenza di malattia o infermità”. Siamo di fronte ad una visione olistica che tiene insieme tutti gli aspetti dell’essere umano, il quale viene collocato dentro una forte dimensione sociale. Per parlare di “benessere” si deve tener conto di tutte queste condizioni. Sempre nel 1948, il 1° gennaio, entra in vigore anche la nostra Costituzione che all’art. 32 recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività…”.
Trent’anni dopo, nel 1978 si svolge la grande conferenza mondiale dell’OMS ad Alma Ata, una città dell’ex Unione Sovietica, dove viene riaffermato che la salute è un diritto umano fondamentale e che l’assistenza sanitaria primaria deve essere garantita a tutti.
Nello stesso anno, nel 1978, in Italia viene approvata la riforma sanitaria, la legge 833, che istituisce un Servizio Sanitario Nazionale (SSN), universalistico, ad accesso gratuito perché sostenuto dalla fiscalità in modo proporzionale rispetto ai guadagni di ciascuno.
Il 1948 e il 1978 rappresentano i due momenti più alti nella storia della affermazione del diritto alla salute sia a livello globale che a livello nazionale.
Dopodiché cosa accade?
Il ciclo dei movimenti e delle grandi lotte si esaurisce in Italia e in tutto il mondo occidentale. Inizia una china discendente e diventa sempre più difficile controllare l’applicazione di quella riforma.
Non dimentichiamoci che, quando nasce la riforma sanitaria in Italia, ci sono già diversi consultori attivati dal movimento delle donne e i primi servizi di medicina del lavoro, dentro le fabbriche più inquinanti, organizzati spontaneamente dai lavoratori dopo l’autunno caldo. Con la riforma del 1978 queste realtà vengono integrate nel SSN. Ma già negli anni immediatamente seguenti si rafforza il tentativo di abbattere tali conquiste e questo avviene sia a livello nazionale che a livello internazionale.
Come mai?
Perché nel frattempo in quegli anni, a partire dalla Scuola di Chicago, si sviluppa il pensiero neoliberista che pone al centro il mercato, entità onnipotente, che sarebbe in grado di autoregolamentarsi distribuendo dividendi di giustizia sociale in tutto il mondo.
Noi sappiamo che non è assolutamente così.
La prima nazione a sperimentare il pensiero liberista fu il Cile, dopo il colpo di stato dell’11 settembre 1973, quando la giunta militare del generale Pinochet affidò la gestione economica di quel Paese agli esperti neoliberisti formatisi alla Scuola di Chicago. Negli anni seguenti arrivano al potere Margaret Thatcher in Gran Bretagna, che conduce un durissimo attacco contro i minatori e contro il diritto di sciopero e negli Stati Uniti Ronald Reagan. Tra i principali obiettivi di questi governi neoliberisti vi è proprio l’attacco alla sanità pubblica e il servizio sanitario inglese, il primo sorto in Europa a vocazione universalistica, viene massacrato e distrutto proprio dalla Thatcher.
L’OMS subisce fortissimi contraccolpi a causa dell’affermarsi della logica del mercato in ogni ambito della società, sanità compresa.
I principi solennemente affermati ad Alma Ata e l’obiettivo della salute per tutti entro il 2000 non verranno mai realizzati.
In Italia, pochi anni dopo l’approvazione della L. 833/’78 si insedia al ministero della sanità un liberale, che era l’unico partito ad aver votato contro la riforma sanitaria.
Da quel momento verranno costantemente inseriti elementi e pratiche di privatizzazione nel Servizio Sanitario fino alla definitiva apertura alle aziende e al capitale privato.
Viene per esempio autorizzata l’intramoenia cioè la possibilità per i medici dipendenti pubblici di svolgere attività privata all’interno del servizio sanitario. Viene inserito il concetto di convenzione o accreditamento tra il SSN e le strutture private. sono istituiti i ticket, per cui scompare la gratuità dell’accesso alla sanità pubblica per altro già finanziata da ognuno di noi attraverso le tasse. Questo smantellamento della valenza pubblica del SSN prosegue nei decenni fino ad arrivare alla situazione attuale, dove in gran parte d’Italia la possibilità o meno di curarsi dipende dal portafoglio. Ma questa non è una storia puramente italiana, è una vicenda che si sviluppa dal locale al globale e attraversa tutto il pianeta.
Ed allora si torna a Cariati, al piccolo paesino in Calabria, dove in una sola notte, proprio in base a questa logica neoliberista, erano stati chiusi diciannove ospedali, tra cui quello di Cariati; qui la popolazione non ha dove curarsi, gli altri ospedali sono lontani, le strade, che le ambulanze dovrebbero percorrere, sono in pessime condizioni. La lotta dei cittadini di questo paese ci rimanda allo scontro apertosi a livello mondiale che nel film viene raccontata da Ken Loach, Jean Ziegler e da chi, fra noi, da decenni si batte in difesa del diritto di tutti alla salute.
Quali sono le principali tappe che ripercorre il film?
In parte l’abbiamo già detto. Abbiamo già citato il neoliberismo e gli attacchi che subisce la sanità pubblica fino ad arrivare ai giorni nostri, dove abbiamo addirittura reparti gestiti da privati dentro gli ospedali del SSN. In Italia, un altro passaggio è stato il blocco delle assunzioni nel pubblico impiego e il mancato adeguamento degli stipendi degli operatori sanitari, con la conseguenza che negli ultimi vent’anni ben 180.000 di costoro hanno abbandonato l’Italia per andare a lavorare all’estero.
Come spiegavo prima, questi processi si verificano anche a livello globale; inizialmente il bilancio dell’OMS era sostenuto unicamente dalle nazioni e ogni Paese, in base ad alcuni indicatori come il Pil, il reddito pro capite, l’età della popolazione e la ricchezza, doveva destinare una parte delle sue risorse economiche al funzionamento dell’OMS.
Oggi non è più così, le strutture private, aziende e fondazioni possono finanziare l’OMS attraverso risorse destinate e vincolate a specifici interventi/progetti.
L’OMS non è più autonomo nello scegliere le priorità, ma deve discutere le proprie decisioni con le strutture private dalle quali ha ricevuto un sostegno economico, ad esempio la Fondazione Gates, che è uno dei suoi massimi finanziatori insieme agli Stati Uniti e alla Germania. Queste Fondazioni, così come le aziende private, hanno interessi da difendere e profitti da implementare attraverso le campagne alle quali hanno vincolato le loro donazioni.
Queste strutture private che finanziano l’OMS sono portatrici di enormi conflitti d’interesse. Questo è un aspetto importante.
Vi è un altro aspetto che il film racconta in modo preciso. Siamo a metà degli anni ’80 e nel campo della salute entrano in scena altri due soggetti: la Banca Mondiale (BM) e il Fondo Monetario Internazionale (FMI). Oggi sono molti più i fondi della BM impegnati in ambito sanitario a livello mondiale che quelli dell’OMS. Ma la BM e FMI hanno altri e differenti obiettivi rispetto all’OMS, per la quale la salute viene prima di tutto, loro lavorano per produrre profitti da distribuire tra i propri azionisti. Il FMI negli anni ’80 e ’90 attraverso i Piani di Aggiustamento Strutturale si rivolgeva ai Paesi africani che chiedevano un prestito ponendo precise condizioni: vi do questi soldi, ma voi dovete tagliare i servizi sanitari e l’istruzione. “Per esempio, perché mai dovete mettere a disposizione il pulmino che passa nei villaggi per prendere i bambini e portarli a scuola? Devono arrangiarsi. Perché gli date e le matite e i quaderni? Se li devono procurare per conto loro. Perché nei vari villaggi ci devono essere gli ambulatori? Chiudete gli ambulatori. Fate solo un grande ospedale nella capitale. A pianterreno possono entrare tutti per le urgenze, poi per il resto delle cure invece i piani successivi di questi grandi edifici sono a pagamento.”
Questa è la filosofia dei Piani di Aggiustamento Strutturale del FMI che hanno contribuito a distruggere il servizio sanitario e l’istruzione primaria che molti Paesi africani avevano avviato dopo che si erano liberati dal colonialismo. La BM si muove nella stessa identica direzione.
Quando negli anni ’90 e poi nel 2001 col Forum Sociale Mondiale, da Seattle a Porto Alegre, da Genova a Firenze, noi contestavamo queste scelte, che allora ci venivano spiegate dai missionari che in Africa ne sperimentavano i risultati, non avremmo mai pensato che quelle politiche sarebbero poi state utilizzate anche contro alcuni Paesi europei, in Portogallo e in Grecia, con la complicità della Banca Centrale Europea (BCE). Pensate che a un certo punto hanno imposto al governo greco che ogni dieci medici che abbandonavano il servizio sanitario, perché ad esempio andavano in pensione, potevano assumerne uno solo. In tal modo è stato distrutto il servizio sanitario.
Come si è sviluppato il rapporto tra neoliberismo e sanità?
Quello che ho raccontato fino ad ora mi pare spieghi bene come la sanità sia diventata un terreno di conquista per produrre profitti privati.
Nel film si ricorda che Wikileaks ha reso pubblico un file di una riunione riservata del TiSA, l’Accordo sul Commercio dei Servizi, un’intesa segreta sulla commercializzazione di sanità, istruzione, banche e trasporti alla quale stavano lavorando alcune delle nazioni più potenti del pianeta con le grandi multinazionali. In questo file, registrato durante una riunione, un rappresentante dei fondi finanziari internazionali spiega che la sanità sarebbe un ambito privilegiato per investire e ottenere enormi profitti a condizione che gli Stati, le istituzioni religiose e le organizzazioni no profit facciano un passo indietro e abbandonino il campo. Non credo vi sia necessità di ulteriori commenti.
Vorrei invece cogliere l’occasione per sottolineare in quanti e differenti ambiti si scopre quale è stata e quale è l’importanza di Wikileaks e di Assange per un’informazione onesta e corretta, anche su accordi segreti le cui decisioni ricadono sul nostro futuro.
Torniamo al tema centrale del film.
Per il neoliberismo l’importante non è la salute, ma la malattia; più malattie e più malati vi sono e più aumentano i profitti privati. Invece più permane una condizione di salute, più si interviene sulla prevenzione, più diminuiscono le malattie e il numero di malati, più si risparmia e quindi più guadagna l’economia pubblica e più, ovviamente, perdono i privati in sanità.
Non dimentichiamoci che i privati investono solo nella cura non investono nella prevenzione. Per il pubblico al centro vi è la salute, per il privato al centro vi è la malattia.
Quali sono i messaggi che ci lancia il film?
Il film ci manda un messaggio semplicissimo. La possibilità di cambiare le cose esiste, se ci informiamo, ci organizziamo e lottiamo. Alla fine del film l’intervento di un personaggio importante aiuta l’azione del comitato di Cariati. Ma quel personaggio interviene proprio perché è stato sensibilizzato dalla lotta dei cittadini di quel paese; l’iniziativa dal basso a volte può arrivare a sensibilizzare persone che hanno un potere di immagine e di comunicazione molto importanti e spingerle ad appoggiare la lotta in corso. Il nostro destino non è segnato. Dobbiamo però costruire organizzazione ed essere consapevoli che il conflitto sulla salute non ha confini. È un conflitto universale.